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UMBRIA: L’ARIA CHE TIRA

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[ domenica 27 ottobre 2019 ]

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Non è, quello accanto, un fotomontaggio per dileggiare Matteo Salvini. Nient’affatto. Bastardo è il nome di un frazione di uno dei comuni più piccoli della mia regione, per la precisione Giano dell’Umbria. Fino a lì a giunto Matteo Salvini, a conferma di una campagna elettorale martellante, sistematica, debordante, tracotante.

Se il centro-destra vincerà sarà anzitutto grazie a questa capacità, sua e della Lega, di aver coperto la regione in lungo e in largo. 
Il problema non è se la coalizione di centro-destra vincerà. Avrebbe vinto anche senza lo scandalo “sanitopoli”. Ce lo dicono non solo le ultime elezioni europee — Lega al 38% e centro-destra oltre il 50 % — nonché quelle recenti nei comuni — le tre principali città, Perugia, terni e Foligno già espugnate.

Il problema è la dimensione di questa vittoria.
Se il distacco tra centro-destra e centro-sinistra ricostruito (coi grillini) andrà ben oltre il 10% esso avrà un impatto sicuro a livello nazionale poiché ci dirà che il governo Conte Bis e l’inciucio Pd M5s sono due cadaveri che camminano.

Vedremo. Vada come vada, in barba al demenziale autogol di Conte — “In Umbria sono solo 700mila elettori meno che nella provincia di Lecce” — per la mia regione questo 27 ottobre 2019, sarà una data di valore simbolico e storico: crollata una delle tre roccaforti di quella che viene chiamata “sinistra”. Su scala certo microscopica sarà come il crollo del muro di Berlino. Salvini lo sa e su questa chiave simbolica ha fatto campagna e giocato tutte le sue carte.  

E’ da questo sentimento di vendetta tutta politica verrà la sua vittoria. Una vendetta sociale e non solo politica, visto che soprattutto la povera gente, tradita dalla sinistre (tutte, non solo il Pd) darà un voto alla destra. 

Altro che “sanitopoli” e corruzione. E’ la crisi economica e sociale (-17% del Pil), la disoccupazione, la povertà crescente, la precarizzazione per chi il lavoro ce l’ha, lo sfascio del vecchio tessuto sociale e industriale (aggravato da un’immigrazione sregolata), i giovani che emigrano, l’agricoltura che boccheggia, lo spopolamento delle aree appenniniche, una ricostruzione delle zone terremotate mai iniziata davvero, un sistema dei trasporti allo sfascio. In due parole il senso di abbandono avvertito dalla maggioranza del popolo.

Questi sono i veri carburanti dello sfondamento di Salvini e della meritata e inevitabile  sconfitta storica della “sinistra”. E non si pensi che questo voto di vendetta sia solo un voto per dispetto, che sia una specie di sbandamento passeggero del “popolo bue”, o di cittadini disinformati e inconsapevoli. Non è affatto così. La svolta a destra è reale, viene da lontano, ha cause profonde, ha una portata ideologica, la sua onda è destinata durare a lungo. 

L’Umbria diventa a maggior ragione da domani un laboratorio politico.

Come, con che profilo, con quali uomini si costruirà l’opposizione politica e sociale al governo delle destre? Un’altra cosa che ci dice la mia regione è che la vecchia sinistra radicale, in tutte le sue articolazioni, coi suoi sepolcri imbiancati, è morta e sepolta. Guai a raccogliere il suo testimone.

Un’opposizione potrebbbe sorgere attorno a quella che chiamiamo “sinistra patriottica”, nazionale-popolare. La posta in palio non è, nei prossimi anni, ricavarsi una nicchia per tirare a campare, raccattare voti nostalgici di un passato che non tornerà più, ma sfidare in campo aperto le destre, contendono loro l’egemonia politica.

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