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SALVINI: “DRAGHI? WHY NOT?” di Sandokan

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[ martedì 12 novembre 2019 ]

Giorni addietro, commentando la richiesta di Salvini di ripristinare lo “scudo penale” per i manager di Arcelor Mittal, lo definivo IL SOVRANISTA DI SUA MAESTA’.

Le cose accadute negli ultimi giorni mi pare lo confermino.

Che l’immunità penale in caso di non rispetto dei vincoli ambientali (come nell’accordo sottoscritto col governo) fosse un pretesto, è mostrato con ogni evidenza dal fatto che ora la multinazionale “per non andarsene” annuncia un taglio drastico della produzione con tanto di dimezzamento degli addetti. 

Un ricatto che fa tremare il governo e che sta smascherando tutti i politicanti neoliberisti, tra questi il Salvini. Chi non è accecato dal neoliberismo sa che la nazionalizzazione dell’impianto siderurgico è la sola soluzione fattibile. Contro questa soluzione si sono subito schierati tutti i neoliberisti: la Confindustria ovviamente, il Ministro dell’economia, renziani, il Pd e quindi Matteo Salvini. Tutti concordi che lo Stato non deve impicciarsi, che deve lasciare mano libera all’impresa. Tutti concordi nel rispettare il divieto europeo ad “aiuti di Stato”. E Salvini rincara la dose perorando, da perfetto montiano che “invece di creare ostacoli il governo deve favorire gli investimenti di aziende estere”. Viva quindi la globalizzazione, viva il libero scorazzare dei capitali, viva il liberoscambismo!

E fin qui eravamo alla torta. Ci mancava la ciliegina e Salvini non ce l’ha fatta mancare.

 

Il 6 novembre scorso, ospite del cyborg Mario Giordano (trasmissione “Fuori dal coro” di rete 4), alla domanda secca del conduttore:

«Mario Draghi prossimo presidente della Repubblica?”. E il leader della Lega risponde senza esitazioni: “Why not? Diamoci un tocco di inglese”». 

Salvini insomma vede bene l’ex presidente della Banca centrale europea al Quirinale dopo Sergio Mattarella. 
 
Altro che fuori dal coro! Salvini ha conquistato un posto di prima fila nel folto gruppo di voci bianche che da settimane sta perorando l’ascesa di Draghi al Quirinale.
 
Il Salvini che tuonava fuoco e fiamme contro Draghi e la Bce è solo un pallido ricordo.
 
Cosa non si fa per salire al governo… e non cambiare nulla.

5 pensieri su “SALVINI: “DRAGHI? WHY NOT?” di Sandokan”

  1. Anonimo dice:

    Ma la ggente, er popolo, vuole a Sarvini e noi dovema annà cor popolo, sinnò famo la figura dei rivoluzionari duri e puri, senza se e senza ma, e nun capimo la strateggia della dissimulazione.francescoP.s. nel caso si sia sbagliato "aggratis", per (ri)creare la fiducia non si può prescindere dal riconoscimento dell'errore fatto.

  2. SOLLEVAZIONE dice:

    Ci risiamo con l'errore che avremmo compiuto nel sostegno tattico e critico al governo giallo-verde.Non siamo affatto pentiti.Il fatto è che si fa finta o non si capisce cosa sia un sostegno tattico, in quanto tale esso è condizionato. Per noi era vincolato alla capacità di tenere testa alla Ue e ribellarsi ai suoi diktat ed era una maniera di stare accanto ad una maggioranza popolare che con le elezioni del 4 marzo 2018 aveva chiesto una svolta anti-Ue e anti-austeritaria.Indiscutibile che il braccio di ferro c'era, che i giallo-verdi avevano contro tutti i poteri forti. Abbiamo cessato ogni sostegno critico quando è venuto fuori chiaramente che i giallo-verdi, pur non facendo come Tsipras, si sono de facto arresi ed hanno abbandonato il campo.Ciò detto, non abbiamo mai codisticamente avallato le decisioni di quel quel governo su svariate questioni.

  3. RobertoG dice:

    Aldilà di Salvini che possiede un'animaccia profondamente reazionaria e col quale, almeno io personalmente, non mi sono mai sentito di condividere alcun tipo di appoggio neppure tattico, bisognerebbe capire (e dall'esterno è un po' difficile farlo) a quali tipo di pressioni e probabilmente anche di minacce sono sottoposti questi politici che dapprima sembrano intenzionati a lottare per cambiare le cose e poi arrivati al dunque sempre si allineano docilmente al potere. Penso ad esempio ai voltafaccia dei vari Bagnai, Borghi per non parlare del signor Di Maio divenuto ormai talmente istituzionalizzato da fare invidia ad un piddino. Non penso che si tratti soltanto di opportunismo perchè la cosa mi pare sinceramente troppo sistematica.Emblematica poi (ed inquietante) la vicenda di Marcello Foa nominato presidente in RAI. Le sue posizioni pregresse riguardo il ruolo dei media generalisti nella confezione del pensiero unico ammetto che avevano acceso in me la fiammella della speranza affinchè si potesse finalmente aprire un qualche squarcio nella consueta coltre di omerta e distorsioni interpretative cui ci delizia da sempre il cosiddetto servizio pubblico. Invece, proprio per timore di questo, egli viene dapprima ferocemente osteggiato da parte di tutte le opposizioni come se fosse il diavolo in persona e la sua nomina addirittura respinta dalla commissione di vigilanza, ma successivamente la canea magicamente si placa, egli assume appieno la sua carica, col risultato però (adesso dopo più di un anno lo possiamo dire) che la qualità, si fa per dire, del servizio pubblico non cambia neppure di una virgola. Tutto è come prima, peggio di prima.

  4. Anonimo dice:

    Il problema, cari compagni, è che concetti come "false flag" o "gatekeeper" io li ho approfonditi grazie a voi.A me sembra di aver applicato il vostro metodo, e un partito che ha rappresentato e rappresenta interessi strutturali del Capitale non può compensare l'assenza di una politica a favore del Salariato con temi sovrastrutturali come Popolo (non lavoratore), Sicurezza, Rosario…E purtroppo alla Link Campus University era A. M. Rinaldi che faceva gli onori di casa a persone come Fassina, L.B.C., Cesaratto, D'Attorre etc che chiedendosi dove (non) andasse la sinistra (con l'euro) condividevano le cose che prima di loro aveva detto Moreno, anche se da ultimo relatore; ma se oggi Sovrani/smo-sta coincide con Salvini allora qualcuno dovrebbe sgrullare dall'acqua i padiglioni auricolari.francesco

  5. Anonimo dice:

    Rispondo a RobertoGSecondo me a cadere prima o poi inevitabilmente fra le braccia degli eurocrati (miseramente e penosamente, "alla Tsipras-Varufakis-Iglesias") sono tutti quei pretesi "rivoluzionari che più rivoluzionari non si può" (mi ricordano tantissimo in "versione farsa", inevitabilmente in quanto ripetizione della storia, tantissimi miei coetanei che nel "'68 e dintorni" si collocavano sempre sistematicamente "alla sinistra della sinistra più sinistrorsa" e ben presto si sono ritrovati a fare gli ascari della peggiore reazione…) che non hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà.La realtà attuale é che, dopo la caduta del muricciolo di Berlino e la distruzione dell' URSS, non esiste più alcun margine oggettivo per il riformismo.Costoro, anziché promettere al popolo lavoratore sudore, lacrime e sangue, come sarebbe inevitabile se davvero si volesse andare fino in fondo contro l' Europa degli strozzini istituzionali (e chi se ne frega se sono parole di un porco reazionario! La verità é sempre rivoluzionaria!), si illudono di trovare impossibili "accomodamenti indolori" con i nemici del popolo, e puntualmente, caduta questa tragicomica illusione, cadono automaticamente anche le loro rispettive braghe.Giulio Bonali

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