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LA BREXIT ED I PUGILI SUONATI di Piemme

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[ venerdì 13 dicembre 2019 ]

«Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso».
Mark Twain
A causa della batosta subita in Gran Bretagna gli euroinomani sembrano pugili suonati. 
Ma facciamo un passo indietro. 

Non fa eccezione l’amico Stefano Fassina il quale, invece di salutare la brexit in quanto è una bruciante sconfitta dell’élite eurocratica si è focalizzato su quella “drammatica (?!) del partito laburista”.


Ricorderete che dopo il referendum del giugno 2016 che diede la vittoria alla brexit, essi minacciarono sicuri sfracelli per l’economia britannica. Profetizzavano così l’inevitabile crollo del Pil e del commercio con l’estero, il fulmineo e catastrofico deprezzamento della sterlina, l’impennata dei prezzi a causa dei maggiori costi delle importazioni, la recessione.
Un esempio “a caso”. Quel giornalaccio de IL FATTO QUOTIDIANO scriveva ancora nel luglio 2017:

«Brexit, l’economia inglese accusa il colpo: salgono i prezzi, le famiglie si indebitano e May studia nuovo piano di austerity… Nel primo trimestre la Gran Bretagna è stata fanalino di coda del G7 per crescita del pil. Il reddito disponibile è stato inferiore del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il maggior declino dal 2011. In difficoltà a causa dell’inflazione, molti lavoratori stranieri stanno valutando se andarsene. Nel settore della raccolta frutta c’è già penuria di manodopera e le fragole potrebbero rincarare del 50%».

Non il rallentamento economico globale la causa di quelli britannico bensì… la brexit alle porte. Identiche bugie — a scopo evidentemente intimidatorio e ricattatorio verso i cittadini britannici — erano diffuse a tutto spiano dalla stampa europeista, Regno Unito compreso.

E ora veniamo a noi.

Giunti i risultati definitivi delle elezioni che hanno dato la vittoria schiacciante alla brexit abbiamo che la borsa di Londra è in rialzo e che la sterlina si apprezza, e non di poco sul dollaro (segno evidente di un afflusso di capitali in fuga da altre zone, tra cui quelle euro). Segno che non il “panico dei mercati” abbiamo avuto, ma il contrario.

Ed i nostri euroinomani, come pugili suonati, pur di tener fede alla loro profezia che fuori dall’Unione c’è solo il baratro ci raccontano, udite! udite!, che l’ottimo stato di salute della City non abbia connessione con la vittoria di Boris Johnson, che dipenda solo dall’annunciato accordo commerciale USA-Cina. Alcuni economisti si sono spinti a dire questa mattina che la rivalutazione della sterlina sulle altre valute sarebbe “la più grave minaccia per l’economia inglese poiché farebbe crollare le loro esportazioni”.

Avete capito? Ci sarà l’abisso inglese, ma per ragioni opposte a quelle che indicavano fino ad un mese fa.

Aveva proprio ragione Mark Twain:

«Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso».

Ps

Forse qualcuno si ricorderà che anni addietro gli euroinomani, contro chi auspicava l’uscita dall’euro, usavano l’argomento che in tal caso avremmo avuto una svalutazione abnorme e fuori controllo della nuova lira. Chi come noi sosteneva, tra essi anche gli amici della MMT,  che sarebbe ben stato possibile il contrario veniva deriso. A chi da ragione quanto sta oggi accadendo?



2 pensieri su “LA BREXIT ED I PUGILI SUONATI di Piemme”

  1. Anonimo dice:

    Quindi i mercati vogliono lo sgretolamento dell’UE? Il problema dello spread è solo un problema monetario dunque

  2. SOLLEVAZIONE dice:

    I mercati, ovvero i principali fondi avvoltoio, le grandi banche d'affari, avevano scommesso e scontato la separazione dalla Ue.del resto la City è un loro fortino, e tale resta, anche con la brexit…

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