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ROTTURA IN SENSO COMUNE

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Vicenza, gennaio 2017, la prima riunione pubblica di Senso Comune  
[ mercoledì 18 dicembre 2019 ]

Su questo blog abbiamo più volte scritto del gruppo Senso Comune

Segnalammo i diversi punti di convergenza e quelli di divergenza. Ci parve una positiva novità che dal corpaccione della sinistra sinistrata sorgesse un collettivo di intellettuali che sceglieva la strada del “populismo democratico” e che non scomunicava il patriottismo.

In breve tempo il gruppo dirigente (in particolare i tre più autorevoli: Mazzolini, Gerbaudo e Nencioni) hanno sterzato verso versione sempre più edulcorata, sinistrata e moderata del “populismo democratico”, che non a caso portò al sodalizo (gennaio-febbraio 2019) col gruppo di Stefano Fassina (Patria e Costituzione).   
Segnalammo subito quanto fragile e sbagliata fosse la base politica di quell’unione, che infatti subito perse un pezzo importante, quello di Nuova Direzione. Arrogante e sordo alle critiche, esterne e interne, per quel sodalizio politico che di fatto riportava il gruppo nel campo della sinistra sinistrata, il triumvirato dirigente ha tirato diritto, fino a provocare la rottura dei dissidenti i quali hanno ieri reso nota la Lettera Aperta che più sotto volentieri pubblichiamo.
Vien fuori una denuncia serrata dei metodi burocratici e truffalidni del triumvirato. Il lettore si chiederà: “sì, va bene, ma quali sono le divergenze sul piano politico?”… “Nessuna parola sul sodalizio con Fassina che sta col governo Conte bis?”… “Nessun riferimento al fatto che alla opposizione alto-basso (paradigma del discoeso sul populismo) adesso, a motivo dello spauracchio di Salvini, si torna all’idea che il principale clivage sarebbe tornato ad essere quella destra-sinistra?”.
Giuste domande. Confidiamo che i fuoriusciti sapranno dare una risposta, poiché è evidente che certi metodi, certa insofferenza alle critiche, nascondono una sostanza politica.
*  *   *

Lettera aperta a Senso Comune


Care comunarde e cari comunardi,


con questa lettera intendiamo comunicare a tutti voi la nostra decisione di cessare la nostra attività con Senso Comune, e quindi di non iscriverci per l’anno 2020. Fra noi, molti sono attivi nel movimento già dall’assemblea fondativa, altri sono arrivati dopo, abbiamo animato gruppi territoriali, scritto sulla rivista, collaborato all’elaborazione sui social e all’organizzazione di eventi di vario tipo. Ci siamo sentiti parte di questo progetto convintamente e abbiamo allacciato rapporti umani sinceri. Senso Comune è stato il centro della nostra vita politica degli ultimi anni. 


Alla luce di questo, non vi sarà difficile comprendere quanto sia sofferta la decisione di abbandonare la vita associativa e il nostro progetto.
Crediamo infatti che continuare a resistere di fronte ad una gestione inadeguata e scorretta, che vede negli altri semplici strumenti e non compagni di strada, sarebbe in primo luogo ingiusto nei nostri confronti e in secondo luogo inutile, vista la totale impossibilità di contribuire allo sviluppo del progetto al di fuori della cooptazione con un gruppo dirigente sempre più autoreferenziale e non interessato a costruire un’organizzazione in grado di mettere i suoi membri nella condizione di partecipare.
Le emorragie di comunardi che si sono susseguite nel corso del tempo sono state solo la più lampante conseguenza della modalità di gestione accentratrice, arrogante, personalistica ed escludente da parte dell’uscente direttivo di Senso Comune, un campanello d’allarme al quale a suo tempo non si è voluta prestare attenzione e che, nel nostro piccolo, abbiamo provato a far risuonare.

Purtroppo, fin dai primi interventi critici (quali il tentativo di proporre linee programmatiche chiare ed alternative all’assemblea di Firenze del 2019 o le varie richieste di chiarimenti al direttivo su alcune scelte prese) abbiamo potuto constatare di essere stati riconosciuti come nemici interni, da espellere con ogni mezzo, piuttosto che come comunardi preoccupati dallo stato attuale in cui versava la nostra associazione e il nostro progetto. 

A riprova di questo, alle richieste, che crediamo legittime e in alcun modo tacciabili di “correntismo”, di maggiore democratizzazione dell’associazione (ad esempio attraverso la proposta di modifica delle regole di elezione del Consiglio Direttivo, passando da listini bloccati all’elezione diretta di ogni membro, compreso il presidente) e di apertura verso l’esterno, al fine di accogliere e riaccogliere i tanti che si erano allontanati o mai avvicinati a causa della mancanza di una dialettica interna e della percezione di un’arrogante chiusura verso l’esterno, si è risposto con una maggiore chiusura. 


Nel frattempo, di fronte a questo atteggiamento, sempre più comunardi si sono convinti della necessità di un cambiamento. 


Veniamo così all’assemblea ordinaria per il rinnovo delle cariche che si è svolta in questi giorni.


Alessandro Volpi, facendosi portavoce delle istanze di un folto gruppo di comunardi (comprensivo della totalità o di grosse fette di alcuni gruppi territoriali, quali Parma, Trentino, Napoli, Torino e Firenze) in vista di questa assemblea (che a metà novembre non era ancora stata annunciata) ha aperto un tentativo di interlocuzione con il Presidente Samuele Mazzolini, chiedendo di attivarsi al più presto così da permettere la partecipazione più ampia possibile. 


La risposta è stata l’annuncio dell’assemblea digitale, arrivato il 20 novembre, per i giorni dall’11 al 15 dicembre, con la possibilità di presentare liste in poco più di una settimana e prevedendo un meccanismo puramente virtuale che impedisse ogni tipo di discussione (ogni lista poteva al massimo presentare un documento politico di appena 300 parole).
 

Seppur delusi da questa ennesima risposta di chiusura e di arroccamento da parte del direttivo, ancora una volta si è tentato di comporre piuttosto che dividere.
Abbiamo proposto direttamente al Presidente, Samuele Mazzolini, di mediare per evitare la presentazione di due liste contrapposte, inserendo in un’unica lista personalità diverse e non solo espressione della cooptazione del direttivo uscente.
La risposta del Presidente è stata perentoria e di una sincerità imbarazzante: ci ha spiegato di non aver nessun interesse a mediare, di voler giungere allo scontro cosicché chi non si fosse sentito “comodo” in Senso Comune sarebbe potuto uscire.
Insomma la volontà era chiara: buttarci fuori.


A questo punto abbiamo deciso di presentare una lista, pur sapendo che la lotta non sarebbe stata combattuta ad armi pari. Anche questa volta, però, le nostre aspettative sono state superate: non si è soltanto proceduto alla chiusura delle iscrizioni (come legittimo a ridosso della votazione di qualsiasi organo associativo) ma si è arbitrariamente deciso di impedire agli iscritti degli anni precedenti di regolarizzare la propria iscrizione per l’anno corrente e si è negata la possibilità di avere contezza della lista completa dei soci, ai quali spiegare le ragioni della nostra candidatura.
Abbiamo poi scoperto con grande stupore che il numero totale degli aventi diritto al voto era di gran lunga più elevato rispetto alla situazione dell’ultima assemblea (avvenuta solo pochi mesi fa). 


Abbiamo quindi chiesto nuovamente di prendere visione del libro soci, riuscendo, alla fine, ad ottenere la possibilità di consultarlo, seppure dovendoci fisicamente recare presso l’abitazione di un membro del direttivo e senza la possibilità di riprodurlo in nessun modo, neanche copiando manualmente la sola lista dei nominativi.
 

Ad ogni modo, la consultazione di questo documento ci ha retrospettivamente chiarificato molte cose: se intorno a Luglio 2019 gli iscritti coincidevano con nomi a tutti noti nella comunità dei comunardi (cosa normale, dato la ristrettezza di forze in cui ci si ritrovava, e pari a circa 50-60 unità) tra ottobre e novembre si registrava un incremento che aveva più che raddoppiato il numero, tra i quali figuravano parenti ed amici dei membri del direttivo uscente e della lista presentata da Samuele Mazzolini per il nuovo direttivo.
Abbiamo così potuto capire perché l’assemblea è stata imposta come virtuale, perché il Presidente Samuele Mazzolini ha deciso di non mediare e di andare ad uno scontro ricercato e soprattutto perché si è tentato in ogni modo di ritardare la presa visione del libro soci. 


Questa ricostruzione, estremamente riassuntiva e che tace, non per pietà ma per necessità di essere brevi, molte altri comportamenti scorretti, arroganti ed escludenti, crediamo renda conto del perché abbiamo deciso di cessare la nostra attività nell’associazione. 


Abbiamo taciuto, in questa sede, ciò che di estremamente positivo c’è stato in questa esperienza, cosa ha significato per tutti noi in termini di crescita politica e di esperienza umana: un capitale che non vorremmo andasse perduto e che speriamo in futuro possa di nuovo ricomporsi per lavorare e diffondere quelle idee e quella nuova prospettiva emancipatrice che era alla base di Senso Comune


Purtroppo, non possiamo che registrare come Senso Comune sia divenuto, a causa di una dirigenza autoreferenziale e incapace di sviluppare organizzazione e stimolare la partecipazione, cosa morta, ridotta a un pugno di fedelissimi e qualche parente messo lì solo per cliccare e garantire che la scatola vuota rimanga nelle mani di chi se ne sente proprietario. 


I FIRMATARI:

Matteo Masi
Diego Melegari
Fabrizio Capoccetti
Marco Baldassari
Lorenza Serpagli
Lorenzo Disogra
Alessandro Volpi
Cristiano Volpi
Mattia Maistri
Michele Berti
Giulio Menegoni
Giulio Di Donato
Carlo Candi
Francesca Faienza
Lorenzo Biondi
Alessandro Monchietto
Marco De Bartolomeo
Giulio Gisondi
Matteo Falcone
Francesco Ricciardi
Antonio Bonifati
Antonella Garzilli
Piotr Zygulski
Antonio Gianfreda

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