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ECCO L’ISLAMOFOBIA di Angelo Vinco

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Volentieri pubblichiamo questo breve saggio di Vinco sulla natura (e la funzione) dell’islamofobia. Questa sindrome moderna si autogiustifica come apologia dell’Occidente.
Il Vinco si chiede se l’Occidente esista realmente e risponde che no.
Noi preferiamo porci una domanda forse più modesta ma essenziale: è accettabile
l’immagine  che colonialismo prima e imperialismo poi hanno voluto dare dell’Occidente
come simbolo di una civiltà destinale, opposta e antagonistica quindi a quella islamica? Non si tratta forse di una concezione falsa e strumentale tesa a legittimare l’equipollenza tra Occidente e imperialismo? 

O non è forse vero che non avremmo quell’in sé che chiamiamo Occidente fuori dalla correlazione simbiotica con quel dialettico oltre sé che è stata la civiltà islamica?

Max Weber nel suo L’etica protestante e lo spirito del capitalismo è forse colui con con più perspicacia ha gettato le premesse filosofiche dell’idea di Occidente come luogo geografico o di cultura omogenea, fondato sulla trasustanziazione del tragico imperativo morale calvinista in quello razionalista etico-economico capitalistico: “padroneggiare il mondo per essere al servizio di Dio”. Per dirla alla confuciana: “arricchirsi è glorioso” (Deng Xiaping ). Per Weber, appunto, questa razionalizzazione calvinista sarebbe la cifra dell’Occidente e della sua modernità.

Possiamo accettare questa visione? E’ davvero questa l’essenza della civiltà Occidentale? Non è invece forse vero che c’è molto altro? che l’Occidente è altro e oltre questo?

Nb: le tre immagini che abbiamo inserito nel copro del breve saggio vengono da siti cristianio-sionisti nordamericani

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ECCO L’ISLAMOFOBIA 

di Angelo Vinco 

«Il clero cristiano sa bene che il Sacro Corano ha difeso Cristo e la Vergine Maria, smentendo tutte le calunnie che sono state lanciate contro di lei. Il Santo Corano ha difeso i cristiani, le loro guide religiose e i loro santi».

Imam Khomeini, Lettera al papa, 10 novembre 1979

 


“Per la loro miscredenza e per aver pronunciato contro Maria una calunnia orrenda, per l’iniquità di coloro che sono giudei abbiamo loro proibito delle cose buone che prima erano loro lecite”. 

Corano IV, 156-160

 

Nella sua postfazione al saggio di Enrico Galoppini — 2008: Islamofobia. Attori, tattiche, finalità —, il compianto Costanzo Preve così concludeva:

«La demonizzazione dell’islam è…un vero e proprio tradimento della tradizione razionalistica occidentale. Comprendo perfettamente (e non mi scandalizzo e non monto certamente in cattedra) che ondate di massiccia immigrazione provochino spaesamento e tensioni fra i “poveri”, indifferentemente locali e migranti. Non sono un “buonista programmatico”, e so con Eraclito che il conflitto domina le cose. Ma che parti consistenti del supponente ceto degli intellettuali, in buona parte peraltro tuttologi analfabeti a causa delle carenze del “canone storico” di cui ho parlato, soffino sul fuoco ed attizzino l’odio, ebbene, questo è intollerabile!Per questo conviene leggere il libro di Galoppini. È un saggio che accende la curiosità di saperne di più, e questa è sempre la migliore lode che si possa fare ad un libro».

Aveva ragione Preve, quando sosteneva che l’islamofobia sarebbe stato un “tradimento del razionalismo d’occidente”? Noi non pensiamo che l’Occidente esista realmente.
 L’Occidente che certa ideologia tenta di contrabbandare come “civiltà” è stata una costruzione ideologica dell’ideocrazia supercapitalista globale a trazione sionista statunitense: sionista statunitense, ribadiamolo, non semplicemente americana o americanistica. Il trotskysta Abram Leon — disfattista circa le sorti del secondo conflitto mondiale, a differenza di certa sinistra antifascista occidentale che finì per lavorare per il Re di Prussia — con il suo concetto di ebraismo come popolo-classe ha ben mostrato come senza l’apporto culturale e ideologico sionista l’odierno capitalismo non si sarebbe

affermato su scala planetaria in modo così violento e perverso. Non esiste perciò un modello di civilizzazione occidentale, a meno che, appunto, non si voglia identificare il blocco occidentale con colonialismo e imperialismo e, oggi, col capitalismo casinò o con la cosiddetta borsa valori o con la retorica della “fortezza sionista”, come fanno oggi molti estremisti neo-fascisti o neo-comunisti italiani negli ultimi tempi.

Abram Leon usa l’immagine esatta per descrivere tale fenomeno: economicismo parassitario. Poche élite globali prosperano e lucrano perciò sulla sfruttamento del lavoro e l’estorsione di plusvalore di centinaia di milioni di sfruttati. Non sarebbe questo quello che il filosofo iraniano della Scuola di Al Hikma Mir Damad considerava il fraterno e caldo Occidente del divino maestro Platone (‘Afflatún Al-Ilahî’)? 

Le grandi creazioni culturali e scientifiche su cui ormai in modo parassitario si basa la nostra civilizzazione tecnologica sono figlie, come noto, del genio spirituale mussulmano e della rielaborazione cristiana che ne venne fatta. Non vi è nulla di spiritualmente nuovo. Il metodo di discernimento e specializzazione è il medesimo, l’unica innovazione è il balzo in avanti in direzione razionalistica o empiristica verso una successiva dimensione di penetrazione del fenomeno materiale. Al riguardo, riteniamo che Goethe, con le sue Opere Scientifiche, fosse nel giusto. E il goetheanismo fu una profonda revisione del metodo razionalistico e di quello empiristico. Non è un caso, d’altra parte, che il Poeta fu uno strenuo sostenitore politico e geopolitico di un Islam temperato e progressivo come cuore di un’autentica civiltà occidentale.


Dunque, cosa è l’Occidente? Una costruzione ideologica sionista e americana. Esistono più veridicamente blocchi di civilizzazione politica e geopolitica. Oggi Occidente significa, nella concretezza politica, capitalismo di sfruttamento e imperialismo di rapina dispiegati con una serrata logica militare e politica su scala globale. 

Dopo la seconda guerra mondiale, il mondo islamico è divenuto il principale Nemico geopolitico dell’imperialismo e del razzismo occidentali. Uno studio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica dell’Iran, presentato un mese fa a Tehran dal Generale Hossein Salami, ha mostrato che negli ultimi quarant’anni la politica aggressiva e di sterminio dell’imperialismo occidentale in Medio Oriente ha provocato 8,5 milioni di morti ed un numero indefinito (sull’ordine dei 5 milioni probabilmente) di mutilati, feriti, paralizzati. Proprio quarant’anni fa vi fu un terremoto epocale nella logica spirituale e geopolitica globale. Quella Rivoluzione Islamica, guidata da Imam Khomeini, in grado di mostrare all’umanità che si poteva concretamente vivere al di là del materialismo e del nichilismo d’occidente e d’oriente. Vi sarà così il miracolo politico, l’eccezione politica assoluta, rappresentati da una Rivoluzione e da uno Stato democratico, “populista” e Islamico in grado di resistere per più di 40 anni con fierezza e amore per Dio e per il Popolo cristiano-musulmano mondiale (non era, a proposito, l’occidentalissimo Mazzini a far mettere sulle bandiere della Repubblica Romana Dio e Popolo?) ad assalti terroristici e islamofobi di ogni tipo. 

Dunque, l’islamofobia, come il teorico dell’Impero Hungtington ci fece capire, l’aspetto ideologico di legittimazione della guerra di sterminio ed annientamento contro le forze democratiche e “risorgimentali” di questa epoca di civiltà, dalla Intifada palestinese alla Resistenza Irachena, dalla Siria sociale e nazionale del Presidente Assad al leggendario e eroico popolo Yemenita. 

L’islamofobia, dunque, non è solo antisilamismo ma anche anticristianesimo e sionismo.

Avremmo dunque a che fare, come sosteneva Costanzo Preve, col “tradimento del razionalismo occidentale”? Purtroppo, dobbiamo dissentire. Siamo anzi in presenza del più perfetto inveramento di razionalismo e capitalismo. Laddove l’altro non si integra nel demoniaco ritmo imposto dello sfruttamento globale, razionalismo e capitalismo annientano, uccidono, sterminano. Se non vi riescono, puntano all’affamento di massa e alla morte per carestia e rapina di materie prime. 

La Rivoluzione Islamica del 1979 indicò e indica la via di un’altra globalizzazione, pacifica e equilibrata. Nell’incipiente guerra mondiale inter-imperialista che si sta preparando, l’Iran non attacca né aggredisce, rifiutando la perversa logica della corsa agli armamenti, imponendosi peraltro con la migliore risposta pratica alla ideologia islamofoba: il popolo islamico dell’Iran è non a caso, da sempre, sotto le pesantissime sanzioni imposte da potenze globali dell’Arroganza islamofoba – alleate di ferro del capitalismo reazionario e teocratico wahhabita Saudita – anche perché la Repubblica Islamica dell’Iran e la sua Guida Suprema, con il nobile diritto alla difesa, hanno inviato nei vari fronti i Soldati dei diversi reparti nelle operazioni di tutela e salvaguardia alla vita delle minoranze cristiane, minacciate e colpite con l’arma dello stragismo indiscriminato.

Per quanto concerne la vita politica e sociale italiana, infine, l’arma dell’islamofobia è chiaramente un’arma delle élite capitaliste e sioniste contro il popolo. Secondo i dati Ismu, i mussulmani in Italia sono circa 2,6 milioni, ma vengono considerati, per quanto in modo subdolo e sottile, come un pericolo o un “nemico di civiltà” da mezzi di informazioni rispondenti alla logica del grande capitale, che volgarizza in pillole la grande narrazione del liberalismo genocida imperialista e del fardello (economicistico) dell’uomo bianco. In realtà, lo spazio mediterraneo ed anche africano sarebbe la grande occasione storica e politica di un’Italia che volesse percorrere una via di nuova e alternativa modernizzazione e riscatto sociale globale. 

Ove vi fosse una classe dirigente patriottica e democratica a decidere del destino del popolo italiano, si ripercorrebbe, con significativa volontà politica, militare e economica, la via di San Francesco e del Sultano. Contro ogni razzismo liberal-capitalista islamofobo, contro ogni imperialismo, per un nuovo francescanesimo sociale. 

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