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L’EUROPA, l’ISLAM E IL POSTO DELL’ITALIA di Angelo Vinco

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Riceviamo e pubblichiamo

E’ evidente, nella nuova fase di turbolenze geopolitiche, l’impreparazione e la marginalità delle fazioni di destra e sinistra cosiddette antagoniste o sovraniste o non saprei come definire. Da parte neofascista riemerge l’antica ossessione della salvezza della civiltà europea, da parte neo-marxista la strategia sociale incardinata sull’operaismo messianico germanizzante, per quanto declinata in una modalità che presuntuosamente viene considerata all’altezza dei tempi.

In entrambi i casi abbiamo il portato di antiche ideologie occidentalistiche e illuministiche-hegeliane il quale, come uno spettro ancestrale, riecheggia pesantemente nel liberalismo eurocentrico di fondo che accompagna la destra e sinistra terminali autoreferenziali e alienate. E’ l’idea e strategia di Clash of Civilizations teorizzata già nel lontano 1993 su “Foreign Affairs” dal geniale, anche se certamente nemico e fazioso, Huntington a dover essere considerata se si vuole ricalibrare con occhi non faziosi o partigiani la storia novecentesca.
La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell’umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro. Disse Renzo De Felice nel 1974 che la parola fascismo andava abolita dal vocabolario italiano e di conseguenza dal dizionario storico e storiografico mondiale; intuì, il grande storico prima marxista poi craxiano, che continuare ad alzare istericamente un allarme fascista di fronte a fenomeni che non corrispondevano affatto al fascismo storico, ne erano anzi antitetici, avrebbe condotto al relativismo assoluto e all’agnosticismo politico, oltre che all’analfabetismo politico di massa, l’intera società civile occidentale. Il Sionismo liberale tecnocratico egemone di contro, spalleggiato da talune fazioni storiche politiche marxiste occidentaliste antiarabe e antiorientali, ha spinto sull’acceleratore in questa direzione in virtù del comune pregiudizio per il quale l’unica vera persecuzione del ‘900 sarebbe stata quella compiuta dai nazi contro gli ebrei; purificare “l’uomo europeo civilizzatore” da questa unica scoria residuale diveniva la missione; il neofascismo occidentale ha reagito a questo assalto culturale proprio nel senso auspicato dai sionisti, volgarizzando su tutta la linea la tesi del Nolte, storico conservatore tedesco allievo di Heidegger, fondata su una presunta guerra civile europea, in base a cui la persecuzione nazi non sarebbe stata altro che una reazione al precedente massacro “giudeo-bolscevico” di milioni di cristiani russi.

Questa prassi puramente distruttiva e ispirata dallo Spirito della Menzogna (Iblis) ha finito per annichilire ogni tessuto sociale europeo e le stesse identità nazionali popolari ma di contro ha riacceso le speranze e le possibilità d’azione delle masse oppresse planetarie che avrebbero avuto, con il Febbraio 1979 e la Rivoluzione Islamica del popolo iraniano, il modello tattico e operativo richiesto dallo Spirito del Tempo (Imam Zaman).

In base alla loro filosofia di fondo e alla visione del mondo fanaticamente eurocentrica sia i neofascisti sia i neo-marxisti, tranne rare e lodevoli eccezioni, come ad esempio il Campo Antimperialista nei primi anni 2000, che superò realmente questa frattura dicotomica assai provinciale e “minoritaristica” sperimentando con ardita ipotesi teorica e geopolitica la concreta possibilità di una nuova civilizzazione euro islamica antimaterialistica oltre occidentalismo e orientalismo, finiranno proprio per portare acqua al mulino delle elite angloamericane in guerra mondiale contro l’Islam, perseguitato da ogni lato.

Samuel Huntington

Tali movimenti culturali e politici non hanno probabilmente compreso inevitabili le conseguenze della stessa geniale teoria mondiale dell’Huntington, una tale comprensione li avrebbe infatti costretti a reinventarsi un nuovo campo di gioco e di analisi sperimentale. Una revisione in senso defeliciano del Novecento sarebbe stata a tal punto necessaria: fascismo/comunismo descritti da Nolte e Sionisti liberali o marxisti come i movimenti essenziali e caratteristici avrebbero perso quel carattere centrale e prioritario che gli è scorrettamente stato assegnato, ideologie come quelle di mascherare quali socialiste società comunque dominate dal profitto o come fasciste società dove la logica realistica machiavellica pan-politica si è talvolta imposta su quella spirituale e mistica sindacalista rivoluzionaria(Cfr. gli intuitivi studi di Z. Sternhell, storico israeliano marxista) sarebbero state distrutte alla prova dei fatti.

Le analisi di Lenin, che finirono per ispirare le più brillanti intuizioni del Trotsky maturo, sul processo di espansione — esterno e interno — dei mercati occidentali erano corrette. Cosa scaturì però da questo? Il contrario di quanto Lenin previde. L’Europa fu seppellita da questo gigantesco terremoto spirituale, geopolitico, economico, da questo processo di civilizzazione, lo chiamerebbe Huntington, sino a scomparire definitivamente, come oggi vediamo, da qualsiasi decisionismo globale.

Già la Seconda Guerra Mondiale, ben oltre il riduttivismo teorico razzista della guerra civile europea, fu in larghissima parte caratterizzata dalla grande spinta espansionistica e antianglosassone del Giappone imperiale costretto a fare i conti con la sua atavica povertà e la storica penuria di beni primari; la cronaca asiatica registra la furiosa distruttività di epilogo di uno scontro millenario tra bianchi e non bianchi che non ha avuto evidentemente paragone nell’intera storia umana, come sostenne giustamente lo stesso Huntington contrastando il provincialismo della storiografia europea, fosse essa comunista, conservatrice o liberale. Fascista il generale Sadao Araki e fascista l’elite militare dell’Incidente del Febbraio 1936? Fascista la Kodo-ha? Fascista l’ammiraglio Yamamoto e poi fascista Tojo stesso? Fascista Yukio Mishima? Perfetto: non erano, allora, a rigor di elementare logica geopolitica, fascisti i nazi-tedeschi che hanno perseguitato gli ebrei — “giudeo-bolscevichi”[2] secondo un complottismo di scuola cattolica reazionaria ripreso dai nazi —, in quanto se i primi, nelle varie fazioni strategiche, combattevano e morivano per distruggere e annientare il potere secolare dell’uomo bianco, se, i Fascisti nipponici imperiali, arruolavano gli oppressi afroamericani, compresi i militanti di Nation of Islam prima che questi ultimi per questo fossero messi fuori legge e in stato di detenzione, i secondi per assolutamente conservarlo come Stalin voleva non a caso conservare la schiacciante e asfissiante influenza neo-coloniale russa sul movimento comunista internazionale a scapito dell’irregolarismo maoista, sostenendo assai astutamente i nazionalisti cinesi anticomunisti prevedendo correttamente che il Maoismo sarebbe divenuto il primo nemico del neo-colonialismo sovietico.

Ed in effetti il maoismo panasiatista e irriducibile nemico di Yalta si sarebbe inverato, pochi anni dopo, con la dottrina linbiaoista della Seconda Linea Orizzontale il nemico assoluto dell’Urss, sino ad appoggiare su tutta la linea Pinochet in Cile ma i peronisti in Argentina contro Videla sostenuto dai sovietici. Significativo assai il fatto che di fronte alla epocale Rivoluzione Islamica del popolo iraniano, sia cinesi sia sovietici sia angloamericani, come mostra l’agente statunitense Huyser nel suo “Missione a Tehran”, tentarono sino all’ultimo, contro la volontà di Dio e dell’Imam del Tempo, di puntellare la monarchia filoccidentale e subcoloniale di Rezah Pahlavi.

Arrivando alle conclusioni, e dunque all’attualità, si vorrebbe qui far notare che centralizzare strategicamente l’antagonismo politico sulla questione della sovranità italiana, anche nel suo formalismo democratico-costituzionale progressista, ha finito per estraniare una larga corrente culturale e metapolitica, di cui il Campo Antimperialista era la brillante e coraggiosa punta avanzata e d’avanguardia europea, dai problemi centrali dell’era odierna e dalla vera partita antagonistica in corso. Lo scontro di civiltà tra l’Islam rivoluzionario guidato dall’Iran nella figura della Guida Seyyed Ali Khamenei e il materialismo neoilluministico e “progressista” tecnocratico occidentale. Sovranità italiana, nell’ottica di un Campo Antimperialista formatosi nel duro e serrato confronto politico e metafisico con teorici avversari dello spessore di Huntington, in un contesto come quello odierno non può esservi al di fuori di un nuovo blocco di civilizzazione che noi definiremmo “differenzialista mediterraneo” e “euroislamico”.

Questa la Missione Italiana negli anni che verranno. L’Italia culturale e antimperialista sarà all’altezza di tale compito? E’ chiaro che l’Europa, dopo il 2000, è ogni giorno di più un nano politico e un mostro spirituale, nel quale laicismo non corrisponde nemmeno più al già satanico ateismo ma vuole dire nichilismo agnostico. Come disse anni fa il Presidente Putin sotto l’influenza del buono e leale A. Solzenicyn, “l’Europa ha spiritualmente sostituito il Cristo con l’anticristo”.

Eventi come la Rivoluzione Islamica del popolo iraniano, l’11 Settembre 2001, la guerra mondiale antisiriana mettono l’uomo europeo (liberale, pseudofascista o pseudocomunista che sia) di fronte alla sua tremenda marginalità storico-politica. Come interpreta l’uomo europeo la notizia che Mike D’Andrea, il killer del Generale Soleimani e del leader dell’Hezbollah irakeno Abu Mahdi al Muhandis, oltre che di Osama Bin Laden, il capo della CIA in Asia Occidentale (o Medio Oriente) — ucciso in Afghanistan il 27 gennaio in continuità con la strategia “operazione martire Soleimani” lanciata dalla Guida Khamenei — era considerato dai suoi collegi di intelligence l’Ayatollah Mike in quanto convertito da anni all’Islam saudita wahhabita? O il fatto che un evento epocale di questi giorni ha veduto una selezionata delegazione di ebrei americani recarsi a Riad in una missione segreta per porre le basi di una nuova religione globale “sionista-islamica”, che purifichi il sacro Corano dai passi più antiebraici e che contrasti l’azione geopolitica e di liberazione antimperialista svolta dall’Iran rivoluzionario?

Cosa può pensare, di eventi mondialmente ben più pesanti dell’oscillazione dello spread o della mobilitazione sistemica delle sardine di Benetton, il mondo sovranista o antisovranista, populista o liberista d’Europa? Nulla, perché vuole continuare a servire il padrone, svegliandosi dalla catalessi solo allorquando quando si ha la bruciante percezione di danzare sopra l’abisso, come si è visto nei primi giorni del 2020 con la martirizzazione del Generale iraniano Soleimani.

Per questo vi è bisogno di nuovo di un Fronte antimperialista e antiprogressista italiano, che spacchi culturalmente l’Europa sulla questione islamica e mediterranea e che superi finalmente una cultura politica di sinistra borghese impregnata di fanatica intolleranza laicista e nichilista, come di profonda irriverenza nei confronti della donna islamica, che ormai sembra farla da padrona nello stesso Vaticano, o almeno in varie e potenti lobby vaticane. La linea indicata da Alessandro Di Battista con il suo viaggio in Iran sembra proprio andare in tale positiva direzione e ci auguriamo possa evolvere soprattutto in senso culturale e spirituale.

NOTE

[1] P. Hanebrink, “Uno spettro si aggira per l’Europa. Il mito del bolscevismo giudaico”, Einaudi 2019.

Un pensiero su “L’EUROPA, l’ISLAM E IL POSTO DELL’ITALIA di Angelo Vinco”

  1. Anonimo dice:

    E’ da condividere e ampliare pure la prospettiva indicata dal giornalista Vinco. La spaccatura sovranisti/elite è funzionale al potere mondialista!

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