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PERCHÉ NO! Il MES in parole povere

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Comunicato n. 2/2020 del Comitato centrale di P101

(1) Se prima il M.E.S. (il cosiddetto “Fondo salva stati”), finanziato dai singoli stati della Ue, faceva capo all’Unione medesima, con la “riforma” il MES diventerà né più e né meno che una super-banca d’affari privata indipendente, la quale potrà prestare denaro agli stati solo a condizione che ne tragga un lauto guadagno. Di più: sarà un organismo di rango superiore agli stati nazionali e che avrà potere di vita o di morte su quelli che dovessero ricorrere al suo “aiuto” (come la troika lo fu per la Grecia).

Si tratterebbe per l’Italia di un’altra palese cessione di sovranità in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione, dell’ennesimo crimine per tenere in via il mostro liberista dell’Unione europea.

(2) La “riforma” stabilisce due linee di credito, dividendo così paesi di serie A e B, quelli considerati solvibili (che cioè rispettano i famigerati parametri ordoliberisti del 3% e del 60%) e quelli con alto debito pubblico (che non li rispettano) considerati ad alto rischio.
Abbiamo quindi, col nuovo MES, un doppio paradosso: a) paesi come la Germania con banche piene zeppe di titoli tossici godrebbero, per l’accesso al credito del MES, di una corsia preferenziale e di condizioni molto vantaggiose; mentre l’Italia, per usufruire dello “aiuto”, dovrebbe impegnarsi ad adottare draconiane misure di riduzione del debito pubblico, quindi austerità, tagli alla spesa sociale ed ai diritti, privatizzazioni; b) l’Italia, ratificando il Trattato, sarebbe un grande finanziatore del MES ma ciò a tutto vantaggio dei paesi considerati di seria A. Né più e né meno che una colossale rapina.

(3) Tutti gli analisti concordano che una conseguenza inevitabile dell’eventuale richiesta di “aiuto” provocherebbe una brutale svalutazione del valore dei titoli pubblici italiani a danno dei tanti risparmiatori che hanno acquistato Bot o Btp. Anzi! già solo l’entrata in funzione del MES, quindi l’adozione dei suoi parametri — quelli per cui l’Italia sarebbe considerata un Paese di serie B —, potrebbe innescare ex ante una fuga generalizzata dai titoli di stato italiani, con conseguente fuga di capitali dall’Italia verso altri paesi a tripla A, con l’inevitabile svalutazione del valore dei titoli di debito italiani.

(4) In questo caso sarebbe dunque altamente probabile il collasso generale del sistema bancario italiano. Le banche italiane posseggono oggi circa 400 miliardi di titoli pubblici. Una forte decurtazione del loro valore (come detto, possibile ancor prima che si dovesse chiedere “aiuto” al MES) causerebbe quindi crolli bancari a catena.

(5) Le conseguenze inevitabili sarebbero dunque: a) che il MES si comporterebbe come uno strozzino con facoltà di pignorare i beni italiani; b) che lo Stato sarebbe costretto non solo ad applicare una violenta austerità, ma, sempre per rimborsare il credito, a vendere a prezzi stracciati proprietà e patrimoni; c) che le banche, per non fallire, dovrebbero ricorre al bail-in, ovvero ricorrere ad espropri forzosi non solo degli azionisti ma pure dei correntisti, con conseguente stop all’erogazione di prestiti ad aziende e cittadini.

Una recessione violenta sarebbe dunque inevitabile con chiusura di aziende, crollo degli investimenti pubblici e privati, aumento generale della disoccupazione. In poche parole: un disastro nazionale.

Fermare il MES è quindi questione di interesse nazionale.

I governanti, venduti allo straniero, hanno già firmato la capitolazione.

Sarà il Parlamento tuttavia, nella prossima primavera, a dover ratificare il nuovo Trattato.

Prepariamo una grande mobilitazione per impedirlo!
Usciamo dalla gabbia dell’euro, prepariamo l’Italexit!

Il Comitato centrale del Movimento Popolare di Liberazione – Programma 101

10 febbraio 2019

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