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LA VERA VIA D’USCITA Proposte per evitare la catastrofe dell’Italia

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“Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele”. (Seneca)

Quando un corpo è malato e le sue difese immunitarie sono deboli, basta poco per mettere a repentaglio la sua vita. E’ proprio ciò che sta accadendo al nostro Paese. Lo shock della “pandemia” è stato come un infarto. Le misure draconiane prese dal governo, con conseguente paralisi di gran parte delle attività economiche, con la reclusione forzata dei suoi cittadini, spingono il Paese verso un collasso irreparabile. Più ancora che la “pandemia”, sono il blocco economico causato dalle misure durissime del governo, le colpevoli perdite di tempo e chiusure dell’Unione europea, a penalizzare i cittadini che non hanno santi in paradiso e un cospicuo conto in banca. Il governo giustifica le sue decisioni dicendo che così sarà salvata la vita di molti. Vero, ma il prezzo sarà che fra poco milioni di italiani meno abbienti moriranno di fame e di stenti. Questa è la prima, straordinaria emergenza a cui si deve fare fronte.

Chiediamo dunque al governo:

– uno stanziamento immediato di almeno 30 miliardi per sostenere tutti coloro senza alcun reddito e che si troveranno senza lavoro, compresi lavoratori autonomi e partite Iva;

– di stabilire la sospensione immediata del pagamento delle rate per chi avesse contratto prestiti con le banche e le finanziarie, azzeramento del pagamento delle bollette per chi è senza reddito;

– di stanziare 100 miliardi da concedere, sotto forma di prestiti a fondo perduto, a tutte le aziende, gli esercenti, gli agricoltori e gli artigiani affinché possano riaprire le loro attività.

Ma queste misure immediate e straordinarie non sono sufficienti. Per evitare la catastrofe e promuovere la rinascita del Paese occorre invertire la rotta.

Stiamo assistendo al fallimento del modello economico neoliberista. Non si può più lasciare l’economia in mano alla finanza speculativa e alle multinazionali, attribuendo invece allo Stato una funzione essenziale di indirizzo e pianificazione.

In vista della conquista della piena sovranità nazionale, politica popolare e monetaria, dell’uscita unilaterale dall’Unione europea e dalla gabbia dell’euro, indichiamo gli otto provvedimenti per mettere in sicurezza il Paese che, nel rispetto della Costituzione del ‘48, della democrazia e dei diritti di libertà, siano le fondamenta della sua rinascita.

1) Moratoria sul debito pubblico posseduto dalla grande finanza speculativa, così da evitare ogni azione predatoria ai danni del nostro Paese da parte della finanza globale.

2) Piano di investimenti pubblici da 400 miliardi per la piena occupazione che contempli la creazione di nuove infrastrutture, anzitutto nel Mezzogiorno, la manutenzione di quelle esistenti nonché la tutela del patrimonio pubblico e demaniale, il potenziamento nei settori pubblici della sanità, dell’istruzione, della giustizia e degli enti locali.

3) Salvaguardia del risparmio dei cittadini. Oggi esso è controllato dal sistema bancario privato speculativo, mentre potrebbe essere tutelato, valorizzato e utilizzato come una risorsa per la rinascita del paese. Si dovranno emettere Titoli di stato di solidarietà a sottoscrizione facoltativa con un interesse positivo dedicati esclusivamente ai cittadini italiani.

4) Emissione di una moneta di Stato per creare tutta la liquidità necessaria al sistema economico. Una moneta non a debito, garantita dallo Stato ed a sola circolazione interna.

5) Ricostituzione immediata dell’IRI, con la nazionalizzazione di settori e aziende nazionali strategiche — energetico, telecomunicazioni, viarie e di trasporto, bancarie e assicurative.

6) Rinazionalizzazione della Banca d’Italia affinché sia in grado di emettere a breve la nuova lira, stabilendo contestualmente la netta separazione tra banche d’affari e banche commerciali.

7) Controllo statale del movimento dei capitali, col divieto di cedere a compagnie straniere aziende e/o quote azionarie, nonché beni e patrimoni pubblici. A questo scopo vanno ripensate le funzioni della borsa, da sottoporre a controllo pubblico per renderla funzionale allo sviluppo armonioso della comunità nazionale.

8) Una riduzione generalizzata delle imposte in vista di una profonda ridefinizione del sistema fiscale.

Non c’è altra soluzione realistica, solo con queste otto fondamentali trasformazioni il Paese potrà essere messo in sicurezza e risorgere.

Non c’è da fare affidamento né sull’attuale governo, né sui partiti che ci hanno portato sull’orlo della catastrofe poiché tutti ubbidiscono al grande capitalismo. Diffidiamo infine di consegnare il Paese nelle mani dell’ennesimo “salvatore della patria” organico al sistema predatorio. Per questo è urgente come non mai che sia il popolo ad alzare la testa ed a prendere in mano i destini del Paese.

Ci dicono che “siamo in guerra”. Non dimentichiamo come l’Italia risorse. Tutte le forze sane e popolari del Paese si unirono in un Comitato di Liberazione Nazionale che ci liberò dall’invasore e ci consegnò quei beni preziosi che sono la Repubblica e la Costituzione.
Da lì vogliamo ripartire!

Liberiamo l’Italia
28 marzo 2020

Fonte: liberiamolitalia.org

11 pensieri su “LA VERA VIA D’USCITA Proposte per evitare la catastrofe dell’Italia”

  1. Davide Fucci dice:

    Completamente condivisibile, ma c’è un “ma”. Ovviamente primum vivere deinde philosophari, tuttavia è impossibile, per chi si proponga una linea politica, lasciare alle ortiche il drammatico vulnus costituzionale venutosi a creare con la reclusione forzata di tutti i cittadini. Hanno trovato l’escamotage legale, ma una misura governativa che apertamente vìoli i principi della Carta in modo così eclatante è un precedente gravissimo: anzi, non è soltanto un precedente, rischia di essere un pericolo adesso. Le scappatoie legali me le aspetto da un avvocato, da un team di F1 che elude il regolamento, non da un Garante dello Stato. Abbiamo bisogno urgente di misure organiche, altrimenti avremo di che pentirci! Soprattutto, occorre sapientemente dispiegare ed unire i temi prima che qualcuno dei soliti sciacalli vi piombi sopra (andate a sentire le dichiarazioni odierne di un certo signor R.).

  2. Cittadino dice:

    Però stiamo attenti con frasi tipo “cospicuo conto in banca” perché richiamo di tenerci indicatori come l’ISEE.
    Cospicuo deve significare di entità tale da consentirti di vivere di rendita sine die senza lavorare. Se consideriamo una cifra di 1500€ per 12 mesi e la moltiplichiamo indicativamente per 30 anni arriviamo a 540.000€. E non è detto che una persona non debba vivere più di 30 anni a partire da ora, Il conto è solamente indicativo e per difetto. Non sto ovviamente considerando eventuali fiammate di inflazione che fin’ora non c’è stata ma che nelle grossi crisi non tardano a farsi vedere.

    L’idea di considerare i risparmi dei cittadini è un idea molto pericolosa, anche poi lorsignori utilizzerannofiltri molto più stretti e soglie molto più basse di quella che ho indicato io su un periodo di 30 anni.

    Giovanni

    1. Cittadino dice:

      Consideriamo pure che misure come l’indennità di disoccupazione (quella robetta insufficiente e che dura solo pochi mesi) o la cassa integrazione non prevedono che si metta come criterio di erogazione il conto in banca. A meno che non siano cambiate nel tempo. Anche eventuali nuove misure non lo devono prevedere.

      Giovanni

    2. Cittadino dice:

      Ah, prima che a qualcuno venga in mente. Io non ho certo 540k in banca ma molti molti molti di meno.

      Giovanni

  3. Sollevazione dice:

    Caro Giovanni,
    a noi sembra invece che la formulazione di Liberiamo l’Italia sia corretta. Proviamo a tradurla così: «soldi subito a chi ne ha bisogno e non ai ricchi».
    In un documento sintetico si da l’indicazione generale, di cui occorre capire il senso e lo spirito.
    Liberiamo l’Italia non è un dipartimento del MEF o dell’INPS.
    Tuttavia supponiamo che il Coordinamento nazionale di Liberiamo l’Italia avrà modo di precisare, senza perdersi in funambolismi, gli aspetti tecnici della loro proposta.
    Stiamo attenti a non oltrepassare la linea che ci separa dai liberisti alla Milton Friedman, che infatti proponeva di privatizzare tutto (servizi, scuola, sanità, pensioni ecc.) però poi voleva l’elemosina dell’helicopter money

    1. Giovanni dice:

      Grazie per la risposta. Io non voglio affatto privatizzare tutto e poi avere l’elemosina, anzi tutto il contrario.

      Soldi a chi ne ha bisogno e non ai ricchi, dipende cosa intendi per ricchi. Io cosa intendo per ricchi l’ho già scritto. Facciamo un altro esempio. Una famiglia con marito e moglie, sui 45 anni, che abbiano lavorato entrambi nel settore privato (fabbrica, gdo, ecc) negli ultimi 20 anni con uno stipendio ciascuno di 1500€ (non è il mio caso, io questa cifra non l’ho mai vista, al massimo 1300€ o meno e non sempre) ha avuto una buona capacità di risparmio. Diciamo che hanno messo da parte 60k o 70k, improvvisamente perdono entrambi il lavoro, cosa si fa? Li si considera ricchi perché hanno quei risparmi? Oggi no all’assegno di disoccupazione domani magari esclusi dalla ricollocazione al lavoro possono erodere lentamente i risparmi aspettando di ridursi anche loro in povertà.

      Ripeto invece quello che già scrissi diverso tempo fa, trovare lavoro deve essere facile come iscriversi a scuola. Non basta il solo piano di lavoro, che fra le altre cose non garantisce il raggiungimento della piena occupazione (lo stesso Pasquinelli fece tempo fa un buon articolo al riguardo parlando del new deal in cui diceva proprio questo).

      Occorre un meccanismo che garantisca l’allocazione, il disoccupato si rivolge lì e comincia ricevere l’assegno di disoccupazione finché non viene allocato. Meccanismo che deve essere accessibile in maniera indipendente dall’entità dei risparmi (nessunissimo ISEE o simili), anche ai coniugi del precedente esempio che hanno risparmiato. Occorre dare struttura a ciò che non ha struttura, l’allocazione al lavoro.

      Del resto, la cassa integrazione, la pur imperfetta indennità di disoccupazione, lo stesso stipendio, non sono erogati in base ai tuoi risparmi. Tutelare il risparmio significa anche questo, che non è il risparmio a fare da ammortizzatore sociale.

      Questo possono chiederlo solo dei socialisti, se non lo fanno loro non lo farà nessun altro. Nessun altro oltre loro potrà contestare meccanismi come quegli odiosi indicatori di povertà che servono solo a garantire l’intervento dello stato in condizioni di elemosina.

      Del resto quanti veri ricchi chiederanno di essere allocati al lavoro? Ben pochi direi. Non è che per non dare qualcosa a quei pochi si finisce per escluder altri (vedi i coniugi del mio esempio) che oggi riescono a sopravvivere ma domani chissà.

      Giovanni

      1. Giulio Bonali dice:

        Assolutamente d’ accordo con Giovanni.

        La tassazione deve essere solo ed unicamente diretta sui redditi (ogni tassa sui consumi é inevitabilmente, per una necessità “logica”, un’ iniquissima “flat tax) e fortemente progressiva; e sui patrimoni (pure fortemente progressiva) unicamente “da autentici ricchi parassiti” e non da onesti lavoratori non iperconsumisti e prudentemente risparmiatori (anche per non incentivare di fatto il fortemente deleterio consumismo; di chi se lo può permettere, ovviamente).

        1. Cittadino dice:

          Grazie.

          Colgo l’occasione per sintetizzare il punto del mio ragionamento: non può esistere piena occupazione senza un meccanismo di garanzia universale per la’gestione dell’allocazione/riallocazione dei disoccupati (universale e basato sul solo status di disoccupazione senza nessun altro criterio che tanto non c’è certo il rischio che si presentino Lapo Elkann o Marina Berlusconi).

          Questo punto dovrebbe essere inserito tra le linee generali del programma di qualsiasi forza socialista in maniera esplicita accanto la piano di lavoro. A tale eventuale piano si presenteranno maree di persone, occorre dare ordine al caos di cui parlavo sotto e questo e l’unico modo.

          Giovanni

  4. Cittadino dice:

    E intanto leggo: 10.000 al bando per 500 infermieri. Un numero 20 volte maggiore dei posti disponibili.
    E se non ci fosse stato il rischio del coronavirus che ha frenato molti, i numeri sarebbero stati anche parecchio maggiori.

    Ad un piano di lavoro quante persone si presenterebbero? Tremo al solo pensiero. Chi potrebbe gestire un simile caos ?

    Giovanni

  5. Alberto Capece dice:

    Proposta corretta, ma che manca del presupposto: dai dati che provengono da tutto il mondo questo presunto salvataggio della vita sembra alquanto improbabile perché man mano che cresce il numero degli screening sulla popolazione non ospedalizzata e senza sintomi, il Covid 19 mostra un tasso di letalità che appare inferiore a quello della normale influenza . Questo significa fare i conti senza l’oste ovvero soggiacere totalmente alla narrazione corrente della pandemia che ne esagera i termini per ottenere come risultato lo scasso senza resistenza delle istituzioni democratiche. Le stesse tesi allarmistiche sono smentite sia dall’ Istituto superiore di sanità , sia dall’Ispi, ma dagli stessi personaggi vicini, per così dire al governo, come ad esempio Burioni che calcola per grande difetto sei milioni di contagiati . Anche così la base statistica dell’ indice di letalità scende di molto e di fatto arriva al normale livello influenzale. E’ chiaro che le differenze di letalità da Paese a Paese dipendono più che alto dal numero di screening., oppure dalle misure prese e paradossalmente quanto più esse sono severe tanto più si dimostrano inefficaci: un esempio è la Svezia che non ha presso alcuna misura di contenimento generale e generico, ma si è concentrata sull’assistenza delle persone a rischio: risultato un indice di letalità oltre 50 volte inferiore a quello italiano e in più lasciando che il virus circoli eviterà di mantenere un serbatoio endemico di infezione come accadrà in Italia, dove l’autunno prossimo si ricomincerà daccapo. Ora è ovvio che accettando l’ipotesi apocalittica della pestilenza per poi criticare le misure carcerarie si arriva a posizioni di scarsa incisività . Capisco che non si voglia decostruire la narrazione epidemica rischiando di apparire poco attenti alla vita umana, ma forse sarebbe meglio fare come Le Monde che in un editoriale si chiede perché oggi queste misure e non tutti gli anni quando arriva la solita ondata di influenza che fa molti migliaia di morti e per inciso anche quest’anno ha prodotto più decessi del Covid ?

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