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NON E’ IL VIRUS A FARE PAURA di Leonardo Sinigaglia

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“Vorrei cominciare ringraziando prima di tutto”. Inizia così il premier Giuseppe Conte il suo discorso, con il quale annuncerà il totale “lockdown” per l’Italia.

Conte ci ringrazia, ci fa sapere che i nostri sforzi non sono vani, che “l’Italia sta dando prova di essere una grande nazione”, che tutto il mondo guarda a noi, si magari anche come quelli appestati, ma anche come quelli che più di tutti stanno combattendo il coronavirus.

E qui vediamo il Conte “padre della Patria”, che sta guidando il paese in un momento difficile, e che è orgoglioso perché i suoi cittadini stanno seguendo le sue disposizioni. Ma come ogni padre, anche Conte sa che ogni tanto serve un po’ di disciplina. Sa che un paese “grande e moderno” come il nostro non sarebbe stato pronto ad un cambiamento improvviso e subitaneo del suo stile di vita, in un azzeramento immediato delle libertà politiche, associative, individuali…ed eccolo spiegare che quindi lui, previdente, ha voluto fare tutto per gradi.

Ha prima chiuso le scuole per una settimana, così, per precauzione.

Poi, mentre la Lombardia veniva isolata, ha esteso la chiusura a tutta Italia.

Ma non bastava: tutto il paese andava bloccato. “Ora, questo è il momento di compiere un passo in più. Quello più importante”. Ed eccolo quindi sospendere tutte le attività commerciali. Proprio tutte?

No, gli interessi della Confindustria saranno salvaguardati. Saranno chiuse le parrucchiere, i ferramenta, i negozi di vestiti. Operai, commessi, fattorini continueranno ad andare a lavorare regolarmente, il pericolo per loro non esiste, per loro, accalcati sul lavoro o negli autobus, basta un pochino di gel igenizzante, mentre per tutti gli altri è quarantena.

Ma non preoccupiamoci, mentre noi siamo chiusi nelle nostre case qualcun’altro si prenderà cura del paese, l’Italia sarà protetta. Anzi, diverrà proprio “l’Italia Protetta”.

Con questa inquietante locuzione il premier Conte sta de facto sospendendo ogni libertà democratica e costituzionale, sta sopprimendo qualsiasi dissenso, sta gettando i prodromi di una dittatura.

Scioperi stanno sconvolgendo l’Italia, ci sono stati 14 morti in rivolte scoppiate all’interno delle carceri, spacciati per overdose quando i 40 feriti fra i secondi sono indizio di violentissimi scontri, sono centinaia e centinaia i morti causati dai tagli fatti in nome dell’austerità e dell’onanismo mercatofilo.

Di questo Conte non ha parlato.

Non ha detto una parola sui milioni di italiani che da oggi non avranno più una fonte di reddito garantita, dai piccoli imprenditori fino ai lavoratori a chiamata.

Sono sacrifici necessari.

Occorre ora stare distanti “per abbracciarci con più calore domani”. Poco importa se questo calore non sarà già quello di un abbraccio fraterno, ma quello della morsa di un autocrazia che, invocando lo stato di emergenza sdoganato da Conte, ci condannerà forse al periodo più buio della nostra storia.

Fonte: giovineitalia.org

2 pensieri su “NON E’ IL VIRUS A FARE PAURA di Leonardo Sinigaglia”

  1. Cittadino dice:

    “milioni di italiani che da oggi non avranno più una fonte di reddito garantita”

    E’ già qualcosa. Ci sono anche quelli che il reddito non lo avevano già da ieri. Io dopo quindici anni di precariato universitario ora non ho più nulla. I titoli di servizio non valgono nulla dentro l’università dove detta legge solo il potente, anche bandiscono nuovi concorsi posso pure starmene a casa perché senza il potente alle spalle non hai nessuna speranza di ottener qualcosa.

    Non posso andare a scuola perché serve l’abilitazione (e dove già i diversi tipi di abilitato si guardano in cagnesco fra loro per chi deve entrare) e dove i miei 15 anni di lavoro contano si e no come fossero un anno. I sindacati recepiscono passivamente leggi fatte da altri e quando non rientri nelle categorie che possono avere qualcosa semplicemente ti ignorano.

    Ora leggo che iniziano a protestare le fabbriche ma anche questo tipo di protesta io conosco già. Quando quella dove mio padre lavorava chiuse fu stabilito che i lavoratori anziani dello stabilimento centrale avrebbero avuto lo scivolo verso la pensione mentre quelli delle filiali distaccate nelle altre regioni nulla. Lui per fortuna fu riassunto dall’ex direttore di filiale che si era messo in proprio altrimenti nulla.

    Ovviamente né i sindacati né i lavoratori dello stabilimento centrale ebbero nulla da eccepire. Purtroppo sta in queste rive il sindacalismo e la solidarietà di classe che ho conosciuto io. C’è la volontà di cambierà qualcosa? Di garantire i diritti costituzionale davvero a tutti? Vedremo.

    Giovanni

  2. luigi dice:

    ma perche’ fare discriminazioni tra lavoratori …… come si puo’ permettere il pres. di confindustria della Lombardia o di Brescia di voler tenere aperte le imprese private , ovvio che i lavoratori hanno paura !
    Io sono per chiudere tutto , salvo farmacie e, supermercati alimentari , tutelando i lavoratori di queste due attivita’ rigorosamente, fornendo gli stessi di mascherine e guanti , presenziate dalle forze dell’ordine, che devono controllare e poi i bancomat , che vanno sistematicamente forniti di denaro per tutta la durata della quarantena .
    Non possiamo sottostare a pressioni di alcun tipo e la confindustria stia al suo posto .
    Ovviamente parlo per le zone dove l’emergenza e’ drammatica come la Lombardia , Veneto ecc . ! E basta parlare di lesi diritti , mi sembra esagerato , c’e’ o non c’e’ questa emergenza ! Se c’e’ allora bisogna aver pazienza e rispettare con rigore le restrizioni , tutti .

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