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NO AL MES, MA SOPRATTUTTO NO ALL’UNIONE EUROPEA

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L’accordicchio raggiunto alla riunione dell’Eurogruppo non risolve alcun problema, tantomeno quello delle risorse necessarie ad affrontare la crisi attuale. Giunta al momento della verità, l’Unione europea si mostra impotente, pasticciona, divisa e dominata dal blocco del nord incentrato sulla Germania. Una prova in più della sua assoluta non riformabilità.

A fronte di un tracollo economico che si annuncia drammatico, che richiederebbe un piano di intervento di almeno duemila miliardi, l’Eurogruppo ne annuncia mille. Ma il vero problema è che questo annuncio è una bufala.

I 200 miliardi di prestiti alle imprese della Bei (per l’intera UE) rientrano nella normale attività di questa banca. Non si tratta dunque di risorse aggiuntive, salvo i 25 miliardi messi a garanzia. I 100 miliardi del fondo per la disoccupazione (Sure) semplicemente non esistono, visto che al massimo se ne potranno utilizzare 10 all’anno (sempre per tutta l’UE). Per l’Italia una cifra intorno al miliardo, ma da restituire a lorsignori.

Del Mes conosciamo la sua inaccettabilità, causa i vincoli che (contrariamente a quel che si dice) restano anche nella nuova versione. Ma anche se il governo italiano – contrariamente a quanto affermato da Conte – decidesse sciaguratamente di mettersi la troika in casa, dal Mes arriverebbero al massimo 36 miliardi, anch’essi ovviamente da restituire.

Questo è il quadro della cosiddetta “solidarietà europea”. Ma gli euroinomani di casa nostra, a partire dall’indecente Gualtieri, ci raccontano la favola del “quarto pilastro”, quel fondo anti Covid 19 al quale il documento dell’Eurogruppo accenna in termini del tutto generici (se ne parlerà forse tra qualche mese), ma solo per dirci che verrà finanziato attraverso il bilancio europeo. Dunque, ammesso e non concesso che questo fondo nasca in futuro, esso sarebbe finanziato pro-quota dai singoli stati e non porterebbe in alcun modo risorse aggiuntive per affrontare l’emergenza economica.

Siamo dunque di fronte ad un’autentica presa in giro. Ad annunci propagandistici privi di ogni sostanza. La verità è che ogni Stato dovrà affrontare la crisi da solo, come dimostra il no tedesco agli eurobond.

E’ grave che il governo italiano non si sia opposto al pacchetto dell’Eurogruppo. Ma mentre ribadiamo con forza il no al Mes, mentre chiediamo al parlamento di opporsi alla sua attivazione, un no più complessivo va pronunciato sull’intero pacchetto. Le risorse previste sono una miseria, tutte a debito, se non addirittura propedeutiche (come nel caso del Mes) al commissariamento del Paese.

Inoltre il governo Conte ha dimostrato di essere, purtroppo, del tutto in linea con la mentalità e la prassi neo-liberista che governa l’Unione Europea. I 400 miliardi di euro promessi da Conte, al di là dei proclami di facciata, si tradurranno in una serie di garanzie date alle banche, obbligando negozianti e piccoli imprenditori ad indebitarsi sempre più, col rischio che molti di essi non riescano più a riaprire la loro attività.

Giunti a questo punto, se non vogliamo sprofondare nel baratro di una crisi e di una sudditanza senza fine, c’è solo un’alternativa: quella dell’uscita dall’euro e dall’UE, della riconquista della sovranità nazionale a partire da quella monetaria.

Liberiamo l’Italia fa quindi appello a tutti coloro che si riconoscono in questo obiettivo di liberazione affinché si uniscano al più presto tutte le forze disponibili.

  • No all’accordo raggiunto nell’Eurogruppo.
  • Il governo italiano si impegni immediatamente a non ricorrere al Mes. In caso contrario si dimetta e si vada immediatamente a nuove elezioni.
  • Stop all’UE. Finiamola con l’Unione europea e con l’euro.
  • Ricostruiamo l’Italia con un piano di rinascita che attivi tutte le forze migliori del Paese.

Fonte: Liberiamo l’Italia

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