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“NON FIRMATE” – In merito all’appello dei 101 economisti

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Altrimenti “Faremo da soli”.

Queste tre parole, riprese da un’affermazione di Conte, chiudono il breve ma importante appello sottoscritto qualche giorno fa da 101 economisti. L’appello è ovviamente rivolto al governo, affinché rigetti il recente accordo dell’Eurogruppo.

I 101 hanno le idee chiare. Siamo ad un passaggio che non ammette scorciatoie. La spesa pubblica necessaria andrà monetizzata, l’alternativa sarebbe il disastro. Dunque, o la Bce deciderà di emettere moneta – al pari di quel che stanno facendo le banche centrali di Usa, Cina, Giappone e Gran Bretagna – o dovrà farlo qualcun altro al suo posto. Ovvio il riferimento alla Banca d’Italia e ad un percorso di fuoriuscita dalla gabbia dell’euro.

La cosa interessante è che questo testo è stato sottoscritto da tanti economisti di area Pd, proprio mentre i dirigenti di quel partito andavano dichiarando addirittura la bontà dell’attivazione del Mes. Evidentemente in quel mondo sta succedendo qualcosa.

Scritto con linguaggio moderato ma fermo, l’appello dà voce ad una consapevolezza che non ammette arzigogoli. Se la Bce non procederà alla monetizzazione dovremo “fare da soli”.

I “101” hanno scelto di non dire di più, ma il bivio che ci si para davanti è comunque descritto con sufficiente chiarezza. E questo è quel che conta, specie nel momento in cui altri – vedi i promotori del “Piano di salvezza nazionale”, che abbiamo già criticato – scelgono di illudersi con soluzioni “tecniche” che vorrebbero aggirare il nodo della piena riconquista della sovranità monetaria.

Tra il confusionarismo genetico di questi ultimi, e lo schema di ragionamento moderato ma concreto dei 101, le forze patriottiche, democratiche e costituzionali non possono avere dubbi su quali potranno essere i migliori alleati. Se le parole hanno un senso, e se (noi ne dubitiamo) la Bce non farà il miracolo di salvare la baracca eurista ancora una volta, la battaglia per ricostruire il Paese avrà bisogno di un nuovo Comitato di liberazione nazionale. Il “Fare da soli” è lì che porta.

Qui sotto l’appello dei 101 economisti.

Ue, appello di 101 economisti al Governo: “Non firmate quell’accordo”

Tra i firmatari dell’appello anche Jean-Paul Fitoussi e James K. Galbraith.

Ue, l’accordo all’anno zero

L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo.

Non prende atto dell’eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell’ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni.

Tra i ministri delle Finanze sembra prevalere l’idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità di riconosciuta competenza come l’ex presidente della Bce Mario Draghi.

L’eccezionalità delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali:

– essere attivabili in tempi il più possibile brevi;

– ridurre al minimo possibile l’aumento dell’indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi.

La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto.

La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero.

Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l’accordo dell’Eurogruppo, l’Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea.

In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, “Faremo da soli”.

FIRMATARI

Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza)
Giorgio Alleva (univ. Roma La Sapienza)
Davide Antonioli (univ. Ferrara)
Amedeo Argentiero (univ. Perugia)
Pier Giorgio Ardeni (univ. Bologna)
Alberto Avio (univ. Ferrara)
Lucio Baccaro (Managing Director, Max Planck Institute, Colonia)
Alberto Baccini (Univ. Siena)
Roberto Balduini (economista, Roma)
Federico Bassi (univ. Paris Nord)
Annaflavia Bianchi (economista, Bologna)
Maria Luisa Bianco (univ. Piemonte Orientale)
Francesco Bogliacino (Univesidad Nacional de Colombia)
Paolo Borioni (univ. Roma La Sapienza)
Luigi Bosco (univ. Siena)
Alberto Botta (univ. of Greenwich)
Carmelo Buscema (univ. della Calabria)
Sergio Bruno (univ. Roma La Sapienza)
Eugenio Caverzasi (univ. dell’Insubria)
Elena Cefis (univ. Bergamo)
Sergio Cesaratto (univ. Siena)
Federico Chicchi (univ. Bologna)
Roberto Ciccone (univ. Roma Tre)
Giulio Cifarelli (univ. Firenze)
Valeria Cirillo (univ Bari)
Carlo Clericetti (giornalista)
Caterina Colombo (univ. Ferrara)
Andrea Coveri (univ. Urbino)
Antonio Cuneo (univ. Ferrara)
Salvatore D’Acunto (univ. della Campania)
Massimo D’Antoni (univ. Siena)
Antonio Di Majo (univ. Roma Tre)
Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant’Anna)
Luigi Doria (univ. Ca’ Foscari)
Lucrezia Fanti (ricercatrice, Roma)
Caterina Ferrario (univ. Ferrara)
Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po, Parigi)
Thomas Ferguson (univ. of Massachusetts, Boston)
Guglielmo Forges Davanzati (univ. del Salento)
Maurizio Franzini (univ. Roma La Sapienza)
Andrea Fumagalli (univ. Pavia)
James K. Galbraith (univ. of Texas at Austin)
Mauro Gallegati (univ. Politecnica delle Marche)
Claudio Gnesutta (univ. Roma La Sapienza)
Antoine Godin (univ. Sorbonne Paris Nord)
Dario Guarascio (univ. Roma La Sapienza)
Andrea Guazzarotti (univ. Ferrara)
Alan Kirman (univ. Aix-Marseille)

Heinz D. Kurz (univ. Graz)

Valentino Larcinese (London School of Economics)
Andres Lazzarini (univ. of London e Roma Tre)
Riccardo Leoncini (univ. Bologna)
Emanuele Leonardi (univ. Parma)
Riccardo Leoni (univ. Bergamo)
Enrico Sergio Levrero (univ. Roma Tre)
Gianna Lotito (univ. Torino)
Stefano Lucarelli (univ. Bergamo)
Ugo Marani (univ. Napoli l’Orientale)
Maria Cristina Marcuzzo (univ. Roma La Sapienza e Acc. Lincei)
Massimiliano Mazzanti (univ. Ferrara)
Marco Missaglia (univ. Pavia)
Antonio Musolesi (univ. Ferrara)
Nicola Negri (univ. Torino)
Guido Ortona (univ. Piemonte orientale)
Ugo Pagano (univ. Siena)
Ruggero Paladini (univ. Roma La Sapienza)
Thomas Palley (Independent economist, Washington D.C.)
Dimitri B. Papadimitriou (Levy Economics Institute)
Valentino Parisi (univ. Cassino)
Gabriele Pastrello (univ. Trieste)
Paolo Piacentini (univ. Roma La Sapienza)
Paolo Pini (univ. Ferrara)
Paolo Polinori (univ. Perugia)
Cesare Pozzi (Luiss Guido Carli e univ. di Foggia)
Felice Roberto Pizzuti (univ. Roma La Sapienza)
Lionello Franco Punzo  (univ. Siena)
Michele Raitano (univ. Roma La Sapienza)
Simonetta Renga (univ. Ferrara)
Riccardo Realfonzo (univ. del Sannio)
Louis-Philippe Rochon (Laurentian University, Canada)
Umberto Romagnoli (univ. Bologna)
Roberto Romano (economista)
Sergio Rossi (univ. di Friburgo)
Vincenzo Russo (univ. Roma La Sapienza)
Roberto Schiattarella (univ. Camerino)
Mario Seccareccia (univ. Ottawa)
Alessandro Somma (univ. Roma La Sapienza)
Antonella Stirati (univ. Roma Tre)
Giuseppe Tattara (univ. Venezia)
Pietro Terna (univ. Torino)
Mario Tiberi (univ. Roma La Sapienza)
Stefano Tomelleri (univ. Bergamo)
Leonello Tronti (univ. Roma Tre)
Gianni Vaggi (univ. Pavia)
Marco Valente (univ. dell’Aquila)
Vittorio Valli  (univ. Torino)
AnnaMaria Variato (univ. Bergamo)
Carlo Vercellone (univ. Paris 8)
Matias Vernengo (Bucknell University, Usa)
Marco Veronese Passarella (Leeds University Business School)
Giulia Zacchia (univ. Roma La Sapienza)
Maurizio Zenezini (univ. Trieste)
Gennaro Zezza (univ. Cassino)

 

Nuove adesioni

Enzo Valentini (univ. Macerata)
Antimo Verde (univ. Tuscia)
Neri Salvadori (univ. Pisa)
Alberto Lanzavecchia (univ. Padova)
Salvatore Madonna (univ. Ferrara)

Jean Marie Monnier (univ. Paris 1 La Sorbonne)
Gianfranco Viesti (univ. Bari)
Carlo Giannone (univ. del Sannio)
Arsenio Stabile (univ. Siena)
Pasquale De Sena (univ. Cattolica Milano)
Francesca Coin (Lancaster University)

Davide Romaniello (Università Cattolica del Sacro Cuore)
Matteo Deleidi (Università Roma Tre)
Lorenzo Di Domenico (Università Roma Tre)
Michele Bavaro (Università Roma Tre)
Lorenzo Germani  (Università La Sapienza)
Stefano Di Bucchianico (Università di Siena)
Gianluigi Nico (Food and Agriculture Organization)
Giacomo Cucignatto (Università di Roma Tre)

Sergio Bianchi (univ. Roma La Sapienza)
Luciano Vasapollo (univ. Roma La Sapienza)
Riccardo Pariboni (univ. Siena)
Walter Paternesi Meloni (univ. Roma Tre)
Fabrizio Antenucci (univ. Roma Tre)
Marc Lavoie (univ. of Ottawa)

(14 aprile 2020)

5 pensieri su ““NON FIRMATE” – In merito all’appello dei 101 economisti”

  1. Alberto Conti dice:

    Certo è che per uno Stato che deve spendere cifre fuori dall’ordinario, per riparare i danni economici di un congelamento della produzione almeno trimestrale, è molto meglio indebitarsi con la Banca Centrale che con i “mercati” tramite emissione di bond straordinari. Questo è anche molto meglio degli eurobond, che per quanto calmierato hanno pur sempre un interesse passivo da ripagare, oltre al capitale alla scadenza. Questo è uno dei punti critici. Quale scadenza? Un bond ha sempre una scadenza prefissata, ma potrà essere “rinnovato” nel caso fosse un bond diverso dagli altri, cioè straordinario? E se a scadenza non ci sono i soldi siamo punto e a capo, abbiamo solo rinviato il problema a tempi forse anche peggiori.
    Il debito verso la Banca Centrale potrebbe invece essere agevolato, se non agevolatissimo, sia nel tasso d’interesse pari a zero, sia nella scadenza che potrebbe essere indeterminata, o comunque opportunamente regolamentata, sia nella possibilità estrema di essere cancellato dopo un periodo di tempo congruo a dimostrare ai tedeschi che questa poderosa iniezione di liquidità nell’economia reale non ha prodotto alcuna inflazione aggiunta.

    Ora un discorso così, semplice e chiaro, lo si potrebbe fare a uno Schauble, che essendo libero di essere intelligente capirebbe, ma chi da parte nostra potrebbe pronunciarlo, visto che nessuno dei nostri “politici” (si fa per dire) è libero di essere intelligente?
    E non ci sarebbe neppure la necessità di invocare alcuna solidarietà, basta che l’entità del prestito erogato dalla BCE a ciascuno Stato membro sia proporzionale al rispettivo PIL dell’anno precedente; nessun privilegio, nessuna penalizzazione.
    A quel punto il decisore tedesco diversamente intelligente dal loro Schauble sarebbe con le spalle al muro. Qualunque cosa dicesse a giustificazione del veto suonerebbe palesemente falsa e ipocrita, nascondendo in realtà le mire predatorie verso i PIIGS.

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  4. Vincenzo FRICPAR dice:

    Ma commentare cosa? Che e’ privo di fondamento definire monetizzazione del debito sia quanto temporaneamente messo in atto dalla BoE che quanto agito da Fed e BoJ? Congratulazioni a si’ vasta platea di Accademici…In quanto al reboante Faremo da Soli gia’ stanno tremando tutti davanti agli Onanisti della Liretta…Ad majora!

  5. Lorenzo dice:

    E invece hanno firmato

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