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ROMPERE GLI INDUGI (UN APPELLO)

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Chi sceglie solo la vita e non la libertà perde la vita e la libertà.

Nessun palliativo potrà risolvere le tre grandi crisi che si sono aperte: quella sanitaria, quella economica, quella sociale. Il comune denominatore è uno solo: il fallimento della società dei mercati e dell’UE.

1) L’Unione Europea, organo sovranazionale non democratico in cui il potere politico è di fatto delegato ai mercati e alle speculazioni dei grandi gruppi multinazionali di capitali, ha abolito i confini dei mercati dei singoli paesi, mettendo in competizione economie diverse che, senza l’appoggio statale, si sono polarizzate: le più grandi hanno divorato le più deboli. La BCE non è infatti sotto controllo politico e il Parlamento europeo funge da mera rappresentanza. Ogni volta che i popoli si sono trovati in difficoltà, la risposta è stata data in nome della stabilità economica e non della salute dei popoli stessi; pensiamo ai Greci, che ancora pagano interessi alle grandi banche speculative, azzannati dalla Troika europea. Pensiamo all’Italia: nel 2011 l’Unione ha messo al potere Mario Monti, che con le note riforme “lacrime (della Fornero) e sangue (dei cittadini)” ha distrutto lo stato sociale (innalzamento età pensionistica, voucher lavorativi, distruzione contratti a tempo indeterminato) e ha inserito il Fiscal Compact in Costituzione, impedendo politiche espansive necessarie a far ripartire il paese. Dal 2016 l’unica risposta dell’UE all’emergenza migranti è stata una parata d’imbarcazioni che, dopo aver preso i naufraghi in acqua internazionali, li accollavano tutti (o una gran maggioranza) all’Italia; e adesso, in questa depressione economica epocale, quali sono le risposte? Lo strozzinaggio del MES (la “condizionalità light” non esiste perché non prevista nei trattati), il fondo Sure e gli Eurobond? La moneta a debito finirà per tenerci legati alle misure di austerità per moltissimi anni a venire. E il governo propone nient’altro, ai cittadini, che l’indebitamento bancario. Che fare quindi nell’emergenza?

  • Uscire dall’Unione Europea e dalla gabbia dell’Euro;
  • Stanziare almeno 40 MLD per i senza-reddito, 180 MLD di prestiti a fondo perduto per le aziende e le partite IVA; istituire il giubileo fiscale in vista di un ripensamento totale del sistema fiscale e di una più equa ripartizione della ricchezza;
  • Produrre dispositivi di protezione da distribuire a tutta la popolazione, con necessarie scorte, di respiratori polmonari, di bombole di ossigeno;
  • Costruire rapidamente Covid Hospital e centri per lo screening di massa ove si esaminino i tamponi nel minor tempo possibile, aumentando drasticamente la copertura nazionale;
  • Riaprire il prima possibile i settori industriali e artigianali;

2) L’Italia è uno dei pochi paesi che è in avanzo primario da più di 24 anni: le entrate sono dunque superiori alle uscite. Com’è possibile dunque che proprio in questi due ultimi decenni abbiamo assistito ai ripetuti tagli imposti dalle politiche dell’UE? Come può aumentare l’indebitamento se si spende meno di quanto s’incamera? La risposta è nella moneta emessa a debito e, quindi, nella speculazione sui tassi d’interesse da parte dei mercati: siccome non abbiamo una Banca Centrale in grado di emettere moneta (stampandola o acquistando titoli di stato come prestatore di ultima istanza), avendo indirizzato i titoli di stato agli investitori stranieri, lo Stato ha dovuto aumentare i tassi d’interesse per renderli appetibili. Che fare dopo l’emergenza?

  • Rinazionalizzare il debito pubblico emettendo BOT esentasse destinati ai soli cittadini italiani a media o lunga durata con tassi rispettivamente dell’1% e 2%, garantiti dallo Stato e a bassissimo rischio, contrariamente ai pacchetti d’investimenti che i cittadini acquistano aprendo un conto in banca;
  • Dichiarare inesigibile il debito pubblico posseduto dalla grande finanza speculativa, proclamando una moratoria; (*)
  • Rinazionalizzare la Banca d’Italia, perché possa emettere una nuova moneta ad uso interno;(*)
  • Ricostituzione dell’IRI e rinazionalizzazione del sistema industriale strategico; (*)
  • Attuare il Golden Power per ogni società quotata in Borsa.

3) Il pericolosissimo stato d’eccezione in cui siamo imbrigliati ha completato la traslazione del potere dalla politica ad altre sedi: nello specifico, a quella medico-scientifica. Dunque la scienza, per sua costituzione luogo del dibattito e della discussione delle tesi in eterna ricerca, dovendo decidere, assume una delle verità scientifiche come la verità scientifica. In nome di questa, per forza di cose, cessiamo di essere cittadini diventando pazienti: come tali, non possiamo più esigere le libertà, in quanto ciò che ci spetta è soltanto la cura. Siamo poi noi stessi, terrorizzati, e plasmati da input esterni (tarati secondo i dati personali forniti da noi alle grandi piattaforme dell’informazione telematica e del web in generale attraverso i nostri computer e smartphone), a preferire la Sicurezza invece della Libertà , siamo stati persuasi che l’una debba necessariamente escludere l’altra, ma questa è una falsa contraddizione, e il compito della politica deve essere appunto quello di trovare una mediazione. Risulta poi addirittura folle, in questa logica, chi non sia disposto a rinunciare alla Libertà in nome della Sicurezza; tuttavia lo spirito della Costituzione nata dalle Resistenza era proprio quello per cui la Vita coincideva con “la vita libera”, mentre tutto il resto era morte.

C’è poi il vulnus costituzionale enorme che si è aperto in questa crisi: le limitazioni delle libertà sono consentite infatti soltanto con riserva di legge, mentre in questa circostanza esse sono state non limitate, ma abolite, con i DPCM, che non hanno gerarchia di legge. Che fare?

  • Rimodulare le misure di arresti domiciliari sociali, soffocanti in Italia come in nessun altro Paese nel mondo (eccetto la Cina, che de facto è una dittatura): consentire gli spostamenti, anche con mezzo proprio, purché ci si doti di protezione respiratoria e si rispetti la distanza di sicurezza (dunque assicurare un controllo adeguato nei contesti pedonali);
  • Mantenere momentaneamente chiusi i locali pubblici o privati (scuole, pub, ristoranti, etc.) dove sono inevitabili gli assembramenti, destinando a chi ne ha bisogno la precedenza ai fondi di cui al punto 2;
  • Regolare, per categoria di attività e locali, le misure di distanziamento sociali (limite di accesso contemporaneo a mercati e supermercati, uffici pubblici);
  • Avviare una commissione d’inchiesta sulle mancanze del Governo nell’assumere le misure necessarie dagli inizi di gennaio ad oggi per contrastare il SarsCovid2.

INVITIAMO CHIUNQUE CONDIVIDA IL PRESENTE APPELLO A FIRMARLO E A DIVULGARLO AFFINCHE’ IN VISTA DELLA RIPRESA DELLA VITA CIVILE VI SIA UN NUCLEO DI PERSONE MATURE, CONSAPEVOLI E DETERMINATE A DIFENDERE E AD ATTUARE GLI INTENTI E I VALORI IN ESSO CONTENUTI

Salerno, 11/04/20

Biasini Bruno Nevio, studente presso la facoltà d’Ingegneria all’Università degli Studi di Salerno.

De Bellis Aniello, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico “F. De Sanctis” di Salerno.

Fucci Davide, studente presso la facoltà di lettere classiche all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

Micali Alessandra, studente presso la facoltà di Filosofia all’Università degli Studi di Salerno.

* Questi punti riprendono sostanzialmente l’eccellente appello pubblicato da Liberiamo l’Italia.

Contatti

E-mail liberitaliafoglio@gmail.com

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3 pensieri su “ROMPERE GLI INDUGI (UN APPELLO)”

  1. Martinelli dice:

    Sulla parte iniziale siamo d’accordo. Sui punti finali no, xke’ nella sostanza si sostiene lo stato di polizia. Inoltre non si evidenzia nel doc il piano globale di controllo e di militarizzazione del globo implicito nell’attuale catastrofe sanitaria politica ed economica
    Martinelli

    1. Nello dice:

      Per la verità non mi sembra che si accettino in modo acritico e passivo le misure di sicurezza prese dal Governo,se non nel riconoscere che alcuni provvedimenti sono strettamente necessari nella fase d’emergenza e difficilmente eludibili. al momento. Tutto l’impianto dell’appello è una critica dell’ordoliberismo europeo che ha aggredito in primo luogo la sanità pubblica,soprattutto in Italia,un invito pressante e argomentato ad uscire dall’euro e dall’Unione europea ed un elenco di punti programmatici per gestire la fase immediatamente successiva. Che alcuni aspetti siano stati trascurati,mi sembra normale,dato che un documento non può mai essere completamente esaustivo.
      Nello De Bellis

  2. alessandro dice:

    Aderisco. Come si deve fare…?

    Alessandro Chiavacci, insegnante, Siena

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