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L’ULTIMO PARRICIDIO di Moreno Pasquinelli

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Ne avevamo già parlato della scissione in seno al Partito Comunista, ovvero della “sospensione del patto d’unità d’azione” tra questo e il Fonte della Gioventù Comunista (FdGC).  Chi conosce come vanno a finire certe faccende tra i marxisti-leninisti sa bene che il sostantivo “sospensione” sta in realtà per una “rottura” accompagnata dall’aggettivo irreparabile.

Di questa rottura ci da conto il Fronte della Gioventù Comunista con un comunicato dal titolo esuberante: AVANTI, AVANTI GIOVINEZZA ROSSA.

Per comprendere le cause di questa scissione (ennesima tappa del divisionismo che affligge certa sinistra radicale) è necessario sorvolare sugli aspetti secondari e concentrarsi su quelli fondamentali. Considero infatti secondari i piagnistei e le accuse, pur durissime, ai metodi arbitrari con cui il gruppo dirigente del PC raccolto attorno a Marco Rizzo avrebbe gestito la vicenda.

Possono certamente esservi fratture in cui hanno notevole peso questioni che riguardano il regime interno, i metodi con cui un gruppo dirigente conduce e controlla la vita interna di un partito, nonché i rapporti personali tra dirigenti. Tuttavia scissioni nascondono sempre una sostanza politica. E, per sostanza politica, intendo questioni programmatiche e teoriche, che vengono alla luce in differenze su faccende tattiche e strategiche. Detto altrimenti sulle cose da fare, come farle e assieme a chi. Questo è appunto il caso.

V’è, nel comunicato del FdGC, una passaggio molto illuminante, che permette di capire su quali linee è maturata la scissione e come i “giovani comunisti” giustificano il parricidio:

«Abbiamo assistito a una continua spirale involutiva, che ha visto un chiaro allontanamento dalla linea congressuale. Abbiamo visto troppo spesso abbandonare le categorie di analisi marxiste per adottare un linguaggio volutamente ambiguo, strizzando apertamente l’occhio ai settori reazionari e di destra, facendone propri i richiami sulla sovranità».

Rizzo subisce la pesante scomunica di essere un “opportunista” che ha abbandonato la “via marxista”, con l’aggravante di “strizzare l’occhio ai settori reazionari di destra, facendo propri i richiami sulla sovranità”. Solo per pudore viene risparmiata l’etichetta infamante di “rossobrunismo” ma questo è il succo. In buona sostanza i “giovani comunisti” respingono proprio la mossa che ha tirato fuori il partito dalla palude della sinistra sinistrata, il richiamo alla sovranità nazionale, la centralità della battaglia per l’uscita dell’Italia dall’Unione europea.

Mustillo e i suoi ragazzi possono darsi tutte le arie che vogliono, possono addobbarsi coi panni dei “veri marxisti”, in verità hanno deciso un ritorno a casa, di riportare il loro FdGC nel campo da dove sono venuti, quello della sinistra transgenica. E’ il campo minato dove regna il politicamente corretto, dove ogni patriottismo è bandito come nazionalismo, dove il sovranismo è equiparato a fascismo, dove l’internazionalismo si combina col cosmopolitismo dell’élite mondialista.

In questo camposanto, variegato assai, c’è ovviamente posto per tutti, ad ognuno è concesso il diritto di scegliersi il proprio luogo di sepoltura. C’è anche un loculo per depositare le spoglie dell’estremismo parolaio di sinistra, dell’antagonismo senza sé e senza ma, la tomba di tutte quelle frange che rovesciano il motto “Francia o Spagna basta che se magna” in “me ne frego se in tasca ho l’euro, il dollaro o la lira, la questione è la rivoluzione”. E’ il modo di pensare per cui non conta, ai fini dell’emancipazione dei lavoratori, chi sia il nemico che si ha di fronte, con quali strumenti esso eserciti il potere, quale sia la sua peculiare strategia di dominio.

Il modus cogitandi si un’estremismo infantile che pretende di cambiare il mondo prescindendo dalle condizioni reali, che si rifiuta di tenere conto delle peculiarità nazionali, di fare la differenza tra nemico principale e nemici secondari, di far leva sulle contraddizioni del campo avversario, di dare vita quindi ad alleanze tattiche per modificare i rapporti di forza. Non solo Lenin (senza conquista della maggioranza non c’è rivoluzione alcuna), non solo Gramsci (la classe operaia deve agire come classe nazionale per dare vita ad un nuovo blocco storico ed egemonico), ma pure Marx si rivolta nella tomba.

Non senza una fastidiosa vanità giovanilisitica il FdGC, per darsi un tono, pretende di giustificare la sua scissione come essa fosse una scissione di sinistra, per di più con la pretesa di dare lezioni di dottrina e di ortodossia.

Non me ne vorranno i “giovani comunisti” se considero il tutto una mascherata. Ammetto l’inconsapevolezza, ammetto anche la buona fede. Non è, la loro, solo una fuga nell’aldilà dell’astrattezza, nell’impolitico, si tratta di una formale scissione di sinistra per nascondere una reale svolta a destra.

Nessuno mi toglie dalla testa che questo loro parricidio, questa fuga a destra, è determinata dalla pressione dell’ambiente. Parlo in particolare dell’ambiente giovanile. Veniamo da almeno due generazioni intossicate dall’egemonia culturale del neoliberismo globalista, dall’erasmusianesimo, del sogno europeista che ha instillato un sentimento auto-razzista per cui tutto ciò che è nazionale è considerato spregevole, un pregiudizio anti-progressista. Il sardinismo è il distillato chimicamente perfetto di questo senso comune che è ancora egemone tra tanti giovani. E siccome si può essere giovani ma appartenere a classi sociali diverse e opposte, va detto che tutta questa cianfrusaglia ideologica europeistica è sì egemone, ma anzitutto tra i figli della borghesia e dei ceti medio-alti, tra i liceali figli di papà. Andate a dirlo ai ragazzi di Scampia, della Falchera, di Tor Bella Monaca o Ballarò, andate a vedere quanto essi abbiano a cuore globalizzazione ed europeismo…. Altro che linea proletaria quindi, abbiamo la più pericolosa contaminazione dell’ideologia dominante.

Dove andrà dunque a parare il FdGC? Lo si scopre nel documento “PER UN FRONTE UNICO DI CLASSE”:

«Per rispondere all’offensiva padronale che sta arrivando dobbiamo organizzare un FRONTE UNICO DI CLASSE. Definiamo questa tattica come la forma oggi necessaria di coordinamento e mobilitazione tra le forze sindacali e di classe, sulla base di una piattaforma di rivendicazioni comune, unitaria, di classe su cui orientare le lotte dei lavoratori. Un fronte che coinvolga sindacati di base, attivisti e rappresentanti sindacali che si riconoscono in una posizione apertamente conflittuale e che rigettano la politica dell’unità nazionale, della collaborazione con la borghesia nella gestione della crisi. Un fronte che opponga alla strategia della concertazione sindacale e alla ricerca della pacificazione sociale, quella della lotta di classe per il rovesciamento del capitalismo».

Un overdose di estremismo parolaio. Un profano direbbe che siamo in presenza di un concentrato di trotskysmo — noto, a chi conosca la materia, quanto feroce fu la polemica di Trotsky contro la tattica del “fronti popolari antifascisti”.

In verità no, non è così e infatti siamo sicuri che i dirigenti del FdGC prenderebbero la critica come un insulto. Le radici storiche di questa linea politica affondano invece in una delle fasi dello stalinismo, quella del cosiddetto “Terzo periodo” (1929-1933) quando appunto Mosca, in base all’idea che con la grande crisi del ’29 la situazione fosse diventata rivoluzionaria, vietò ai partiti comunisti ogni alleanza tattica con la socialdemocrazia, malgrado essa fosse ancora ampiamente egemone nella classe operaia europea.

Questa politica estremistica venne giustificata in nome di una teoria devastante, quella del “socialfascismo”, per cui proprio la socialdemocrazia era il nemico principale. Quindi fronte unito sì ma “dal basso”, fronte unito sì ma solo sul piano sindacale, giammai come alleanza coi riformisti, tantomeno con frazioni della borghesia.

Qui Marco Rizzo mi consentirà una tirata d’orecchie. Egli non è incolpevole della deriva estremistica del FdGC. Questa è stata covata e preparata dalla svolta che egli ha fatto compiere al suo partito, quando decise, anni addietro, non solo di associarsi al Partito Comunista di Grecia (KKE) ma di abbracciare la sua rilettura settaria della storia del movimento comunista internazionale, rilettura che portò Rizzo ad affermare (cito a memoria) che l’origine di tutti i mali per i comunisti italiani fu quando Togliatti (capostipite dunque del “revisionismo” italiano), nel 1943, con la “svolta di Salerno” spinse il PCI ad allearsi con tutte le forze antifasciste e a dare vita al CLN. Da qui il ripescaggio, in funzione anti-togliattiana, di un personaggio come Pietro Secchia. La cosa ci porterebbe lontano. Solo en passant: per chi scrive sbagliato non fu, da parte del PCI aderire al CLN, quanto invece il disarmo e lo spogliamento di ogni funzione politica dei suoi comitati territoriali alle porte delle elezioni del 1946, quindi il loro definitivo scioglimento nel 1947. Così facendo vennero battuti (e i risultati funesti si videro presto) coloro che immaginavano che i CLN non dovessero solo essere coordinamenti patriottici provvisori, bensì organi del potere popolare nascente, nuclei anticipatori della nuova Repubblica.

Il “FRONTE UNICO DI CLASSE”, sostanzialmente solo sul piano sindacale, ci porta a ben vedere al bordighismo, alla politica suicida del PCdI prima che Gramsci ne prendesse la direzione. Fu proprio Bordiga a capeggiare l’opposizione dell’estrema sinistra al III e al IV Congresso dell’Internazionale comunista (1921 e 1922). Di contro alla tattica del Fronte unico con gli altri partiti operai (fossero socialdemocratici o d’altro tipo) suggerita da Lenin, Bordiga oppose un categorico rifiuto, accettando la tattica, al massimo, solo sul piano sindacale. Quindi nessun fronte coi socialisti (nemmeno i massimalisti di Serrati), per fermare l’avanzata del fascismo. Nessun aiuto quindi agli Arditi del Popolo che si battevano armi in pugno contro le aggressioni dei Fasci di combattimento mussoliniani in quanto erano “marmaglia interventista piccolo-borghese” — gli iscritti al PCdI, accusati di collusione con gli Arditi del Popolo vennero anzi espulsi.

Sappiamo come andò a finire la storia. Il fascismo poté vincere a causa della divisione del movimento operaio, ed anche grazie al settarismo dottrinario bordighista —che era solo una forma più elegante di massimalismo.

Il “FRONTE UNICO DI CLASSE”, dal punto di vista della sua forma, è un mostriciattolo bastardo, un pittoresco punto di confluenza tra la politica staliniana del “terzo periodo”, il bordighismo ed il massimalismo. Una linea che oggi come ieri conduce alla sterilità politica. Oggi più di ieri, vista la debolezza dei comunisti. Ed è proprio questa debolezza che forse ci aiuta a capire le ragioni di questa fuga nel settarismo operaista fuori tempo massimo.

Il settarismo, rivestito di superficiale dottrinarismo, funge da supporto autoconsolatorio alla propria irrilevanza politica. Come i simili si attraggono, così i deboli, nell’illusione che la somma delle debolezze faccia una forza, sono spinti ad aggregarsi. Il “FRONTE UNICO DI CLASSE” è solo la verbale foglia di fico per nascondere l’abbraccio con altri gruppi di estrema sinistra (PaP, SìCobas e chi più ne ha più ne metta). Un fronte non solo disunito (litigheranno alla prima prova seria) ma senza classe alcuna.

Il settarismo è infine un’escamotage per nascondere l’incapacità di compiere una “analisi concreta della situazione concreta”. E’ infatti qui che casca l’asino, qui che i giovani comunisti fanno cilecca. Smarritisi nella complessità del mondo profondamente deteriorato da decenni di neoliberismo e di mondialismo, essi hanno deciso di rifugiarsi nel loro universo incontaminato fatto di pura lotta di classe, di puri operai e puri padroni, gettando l’ancora nelle secche della verginità politica. Mentre qui non solo nessuno è innocente e nessuno è illibato, qui occorre capire che il capitalismo ha subito una profonda metamorfosi, che occorre di conseguenza svelare le sue nuove contraddizioni, quindi individuare non solo nemici, ma i potenziali alleati, scoprire infine quale può essere la strada per la rivoluzione sociale.

Per farlo occorrono due qualità principali: i piedi ben aderenti a terra e una testa capace di fare alta teoria politica. All’estrema sinistra mancano l’una e l’altra.

Non necessariamente, in politica, il parricidio è un delitto. E’ certo un misfatto ove, una volta ucciso il padre, si vaghi nell’aldilà dedicandosi al culto dei morti.

16 pensieri su “L’ULTIMO PARRICIDIO di Moreno Pasquinelli”

  1. Francesco dice:

    Non sono un elettore comunista: sono un “astensionista forzato” da molti anni. Ma questa vicenda della scissione dell’ala giovanile del PCI a mio avviso dimostra l’incapacità dei giovani (…anche quelli che si credono “alternativi”) di saper leggere la realtà: in questo caso si rifanno acriticamente alla dottrina di Marx (…il quale, detto per inciso, aveva visto giusto su molti punti…) senza capire che Egli scrisse quello che scrisse nell’800, mentre oggi siamo nel 2020… son passati 150 anni e moltissimi aspetti della realtà socioeconomica son PROFONDAMENTE cambiati… Molte categorie che allora si potevano considerare “svantaggiate” oggi lo sono molto meno o per niente. Viceversa categorie che allora erano in situazione “vantaggiosa” oggi non lo sono più. Un esempio pratico: mediamente, oggi, un “salariato” (…anche precario) gode di tutele (…indennità di malattia, indennità di disoccupazione…) che un piccolo lavoratore autonomo/partita iva si sogna. Chi acriticamente si rifà al marxismo pensando che la ricetta di Marx scritta un secolo e mezzo fa sia riproponibile pari pari oggi, è come un generale che oggi dovesse condurre una guerra usando la cartina geografica politica dell’800… quando esistevano ancora l’impero austroungarico… il Regno delle due Sicilie… Cosa vorranno fare? Andranno a cercare alleanze presso il Gran Ducato di Toscana???

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

    1. Guardiarossa dice:

      Complimenti per la nota. Bisognerebbe rivedere la scalata politica di Mustillo che giovanissimo venne presentato da Rizzo e dal quotidiano la Repubblica come leader della sinistra studentesca. Ho sempre criticato Rizzo e il FdGC per la teoria dei 2 imperialismi, teoria che è un copia e incolla del KKE. Giusto anche affermare che oltre all’azione controrivoluzionaria di Bordiga, che denunciò gli Arditi del Popolo, ci fu l’amnistia di Togliatti, ministro della giustizia, a 10.000 repubblichini di Salò che rioccupparono quelle che Gramsci definiva Casematte mettendo le basi per uno stato atlantista servo del progetto criminale imperialista.

  2. Miek dice:

    Complimenti per la supercazzola, quasi pensavo fosse serio all’inizio ahhahaha

  3. Fabrizio dice:

    Perché tanta attenzione? Sono dei visionari. Mustillo se non sbaglio è un giovane avvocato, ne ho conosciuti molti: se gli va bene e non si integrano completamente, la mattina frequentano le aule dei Tribunali con più realismo del re, devono pur vivere, il pomeriggio – sera o il sabato e la domenica giocano a fare i rivoluzionari. Una sorta di dopolavoro. Quanto ci sarebbe invece bisogno di avvocati di strada, di classe, mo ci vuole, ma in Italia la professione è difficilissima, c’è un individualismo spaventoso e anche quelli potenzialmente impegnati vengono fagocitati da un meccanismo reificante, anche per colpa del diritto italiano che checchè se ne dica è ancora impregnato di fascismo.
    Veniamo a noi. Una domanda ce la dobbiamo pur fare. Perché il fronte che si richiama al patriottismo costituzionale, al sovranismo di sinistra , al populismo rivoluzionario (il 900 una cosa ha dimostrato:che non esistono rivoluzioni pure) non riesce ad unificarsi? Anche in questo campo ci sono divisioni e rissosità, pregiudizi che ricalcano il frazionamento della sinistra transgenica . Esempio molto semplice. Liberiamo l’Italia, Nuova Direzione, Indipendenza perché non si mettono attorno ad un tavolo per elaborare un patto comune di unità d’azione? Su questo si, ci sarebbe da ragionare.

  4. m dice:

    Penso che serva un po’ più di autocritica, Moreno.
    Il campo sovranista, soprattutto il sovranismo di sinistra, ha perso ogni appuntamento con la storia. Non ha creato un area di massa nel Paese, ha fallito con la lista elettorale, non è riuscito a fare niente di sensibile durante lo stato d’eccezione sanitaria, la principale forza politica attigua (il PC di Rizzo) si è spaccata in piena quarantena, il principale esponente (con mille contraddizioni) del campo speculare (il populismo di destra di Trump) è assediato da una rivolta antipolitica e classista-di-pancia che non è inquadrabile in un gomblotto delle elitè liberal che non sanno che pesci pigliare e che hanno un candidato debole e repellente ai riot.
    E’ normale che un groppo di giovani romani, che cavalcano le borgate, che sono sensibili allo spostamento di umori a scuola e nei centri sociali, che vedono subito che vento tira a Roma, sia interessato a partecipare al blocco che sta nascendo intorno al si cobas, sia stato interessato dagli scioperi di inizio marzo (affatto coperti da sollevazione), siano interessati dalla effervescienza di un’area che chiama manifestazioni in piena quarantena con centinaia di persone, che oggi (6 giugno) si prende le strade in tutta Italia e anche a Roma, portando i numeri che il sovranismo porta in un convegno annuale moltiplicati per 3/4 in 5 piazze in Italia, convocandoli il giovedì per il sabato. Anche io penso che più che bordighisti, gli FGC siano stalinisti del periodo del “socialfalscismo”: socialdemocrazia e fascisti lo stesso sono. Penso però che abbiano un intuito piazzaiolo (in questo più katanga anni ’70) che oltretutto è stata la fortuna della rinascita di Rizzo. Senza di loro il PC è una scissione populista dei comunisti italiani. Se l’autunno del ’20 dovesse somigliare a quelli del 14 dicembre 2010 – 15 ottobre 2011, chi fiuta ste cose sa che questo è il torrente da prendere per starci dentro. Rizzo sono anni che tiene parcheggiati i giovani per evitare loro denunce e sfasciare il partito. Non vi ricordate più il corteo anti-Merkel durante il quale Rizzo chiamò un’altra piazza separata? Gli FGC sono stanchi di finire in una piazza separata, nell’autunno 2020 non ci vogliono finire in piazze separate, vogliono starci dentro se il conflitto ci sarà. Con queste analisi mi chiedo se ci sarete voi dentro ste piazze, 4 mesi sono nulla è ora mi impostare la manovra.
    Che il sovranismo si sia perso pure loro e non abbia un briciolo di autocritica da fare, la dice lunga sulla forma mentis nella quale vi state incastrando: la critica brillante e feroce alle sinistre, l’incapacità di proporre alcunché.

  5. sollevazione dice:

    Fabrizio scrive:

    «Una domanda ce la dobbiamo pur fare. Perché il fronte che si richiama al patriottismo costituzionale, al sovranismo di sinistra , al populismo rivoluzionario (il 900 una cosa ha dimostrato:che non esistono rivoluzioni pure) non riesce ad unificarsi? Anche in questo campo ci sono divisioni e rissosità, pregiudizi che ricalcano il frazionamento della sinistra transgenica . Esempio molto semplice. Liberiamo l’Italia, Nuova Direzione, Indipendenza perché non si mettono attorno ad un tavolo per elaborare un patto comune di unità d’azione? Su questo si, ci sarebbe da ragionare».

    Nessuno quanto i compagni del Movimento Popolare di Liberazione (P101) si è speso negli anni per l’unità delle forze della sinistra rivoluzionaria e patriottica. Ricordiamo il Coordinamento della sinistra contro l’euro. Ricordiamo Eurostop. Ricordiamo la Confederazione per la Liberazione Nazionale.
    L’unità è cosa molto difficile a farsi, tanto più se non arrivano in fretta grandi risultati.
    Adesso c’è LIBERIAMO L”ITALIA (che raggruppa centinaia di attivisti in decine di Comitati Popolari Territoriali), nata sulla scia della manifestazione di massa del 12 ottobre 2019. Al suo interno ci sono militanti di diversa appartenenza, tra cui anche di Nuova Direzione, Sovranità Popolare, Riscossa e Vox. Ci sono anzitutto i militanti del MPL-P101.
    Non c’è in Italia nessun altro luogo unitario della sinistra patriottica.

    1. toni dice:

      Scusate redazione, non mi è chiaro molto bene….
      quindi nel 2019 è nato un movimento per l’uscita
      dall’euro che si chiama LIBERIAMO L’ITALIA , collegato
      a voi di Sollevazione e che si presenterà alle elezioni
      nazionali e amministrative con un suo simbolo ?

  6. Moreno Pasquinelli dice:

    “Penso che serva un po’ più di autocritica, Moreno.”

    Ringrazio subito M per la critica e la richiesta di autocritica.
    Che i giovani del FdGC si siano stufati di essere stati tenuti in naftalina da Rizzo, che si siano stancati della pratica di autosufficienza settaria del PC, è un fatto.
    L’evasione non è solo comprensibile, è giusta.
    Il problema che segnalo è che, posta la fuga, i compagni di FdGC stanno imboccando la strada per chiudersi in una diversa prigione cimiteriale, quella di un estremismo operaista fuori tempo massimo, che ritengo sia sterile strategicamente.
    Qui sta la differenza con te, differenza che ho ragione di credere si concentri su un punto: quali sono le forze sociali che possono rovesciare lo stati di cose esistente? Ho sottolineato le scaturigini dell’identità politica del FdGC, un mix di stalinismo di sinistra, massimalismo e bordighismo. Ma alla base opera il bacillo dell’operaismo italiano, del suo mito della funzione redentrice della classe operaia. Assunto rivelatosi privo di fondamento. La classe operaia come sociologica classe, priva di coscienza rivoluzionaria, è solo la parte variabile del capitale. Occorre un lievito per fare il pane, occorre un partito rivoluzionario affinché il lavoratori salariati diventino un agente della rivoluzione sociale. Se questo partito non c’è, se, ove vi fosse, esso seguisse una linea politica sballata, le crisi sociali non sfoceranno MAI in rivoluzione socialista.
    Il punto è che FdGC segue una linea teorica e d’azione sbagliata.
    Non c’è dubbio che l’autunno che verrà sarà “caldo”. Mille rivoli stanno scendendo a valle. Si vanno mobilitando i più diversi settori sociali massacrati dalla crisi sistemica e dalla politiche liberiste (e si mobilitano portandosi appresso tutti i pregiudizi, le illusioni e le contaminazioni derivate da decenni di egemonia del nemico). Occorre convogliare questi tanti rivoli in un fiume impetuoso. E qui entra in gioco la gramsciana questione del “blocco storico”. Un nuovo “blocco storico” opposto a quello imperniato sulla borghesia di fede neoliberista, sicuramente prenderà forma nei prossimi anni. Non ho dubbi che il vecchio “blocco storico” sarà spazzato via. I rivoluzionari non debbono solo stare nel gorgo, debbono, nel fuoco della battaglia, svolgere un ruolo attivo nella conformazione del blocco.
    In quanto ad autocritica, non era questo il soggetto del mio modesto articolo.
    Sbagli, nei decenni, certo ne abbiamo fatti, il principale è che ci siamo attardati a sganciarsi dalla sinistra sinistrata, in tutte le sue varianti. E quando ci siamo separati, certo, ne abbiamo compiuti altri. Ma proprio grazie a questa separazione noi oggi godiamo di ottima salute. E perché? Perché per primi capimmo che la questione dell’uscita dall’euro e dalla Ue, quindi la necessità di riconquistare la sovranità nazionale, sarebbero diventati i punti cardinali e dirimenti dello scontro sociale, politico e geopolitico.
    Questo è quello che i ragazzi del FdGC non capiscono ancora e si rifiutano di capire. E chi non capisce in che direzione tira il vento, tanto più se ha tracciato una rotta sbagliata, è destinato ad essere tagliato fuori dal campo dove si gioca la partita, col rischio di essere spazzato via dalla piena in arrivo.
    Uomo avvisato mezzo salvato.

    Moreno Pasquinelli

    Nb
    Continuo a pensare comunque che la scissione del FdGC, si manifesti come di sinistra ma in realtà sia di destra.
    Non sono certo io a dover fare l’avvocato d’ufficio di Rizzo, ma certo il nostro, per quanto in favore di una pratica autoreferenziale, bene fece a mandare a qual paese il sinistrume. Confermo quanto ho scritto, che dietro alla fraseologia da sinistra staliniana dei giovani comunisti si sente la pressione fortissima della sinistra sinistrata e sardinata. Nuove fratturazioni quindi avverranno
    Chi vivrà vedrà….

  7. sollevazione dice:

    “Scusate redazione, non mi è chiaro molto bene….
    quindi nel 2019 è nato un movimento per l’uscita
    dall’euro che si chiama LIBERIAMO L’ITALIA , collegato
    a voi di Sollevazione e che si presenterà alle elezioni
    nazionali e amministrative con un suo simbolo ?”

    https://www.liberiamolitalia.org/

  8. sollevazione dice:

    Rosso Nera

    ci segnala la manifestazione svoltasi a Milano sabato scorso, di cui il Sì.Cobas è stata la forza principale.
    Non ci era sfuggita.
    Manifestazione sacrosanta.
    Sono la visione generale e la linea politico-sindacale del Si.Cobas che non condividiamo.
    Ci sarà modo di parlarne.

  9. Cittadino dice:

    La manifestazione del Si.Cobas nel video mi da l’impressione del solito fronte di varie rivendicazioni di categoria che le mette assieme in un mix eterogeneo ma non le fa uscire dalla dimensione della rivendicazione di categoria.

    Ad esempio in un cartello si legge il solito slogan; “stabilizzazioni unica soluzione”. Ora le stabilizzazioni sono la soluzione solo per quelli che riescono a rientrarci e non lo sono per tutti gli esclusi. Infatti ci sono state diverse procedure di stabilizzazione negli anni ed il precariato sta ancora li. Non c’è nulla di rivoluzionario in questa richiesta, non si chiede di cambiare le cose ma si chiede di entrare e non cambiar nulla. Parte dei sommersi che chiede di poter entrare nel paradiso dei salvati. Comprensibile ma resta una rivendicazione di categoria amalgamata in un fronte eterogeneo con altre all’insegna del motto”io speriamo che me la cavo”.

    Vincere la lotteria della stabilizzazione fa rimanere la sicurezza sociale una lotteria quando dovrebbe essere un diritto. Ma per questo occorre teorizzare prima e portare avanti poi un vero cambiamento nell’allocazione della forza lavoro, cosa che un fronte non fa. E per il reclutamento degli insegnati si è andati indietro da decenni arrivando ad una frammentazione un tempo impensabile con procedure lunghe e farraginose che non hanno giustificazione alcuna che dovrebbero essere aspramente criticate ed abbattute.

    Giovanni

  10. toni dice:

    In merito a LIBERIAMO L’ITALIA speravo in una spiegazione semplice da parte vostra.
    Comunque mi sembra di capire che è un movimento di liberazione non ancora diventato un partito.
    Cioè state ancora a discutere. Allora io, da ignorante, vi dico solo una paio di cose e poi mi taccio.
    Non so che partito abbiate in mente di fare. Io da elettore del M5S sono pronto a tradire il M5S a patto
    che il nuovo partito che voterò mi comprenda nell’animo, mio e di tanti altri. Fate attenzione a quello
    che sto per dirvi. Secondo voi qual’è il più grande sfregio che questa nazione a fatto a molti di noi
    italiani? quello di averci ridotto alla precarietà e poi alla disoccupazione a vita ? si anche, ma la cosa
    più offensiva è stato vedere che i nostri imprenditori hanno preferito le orde di lavoratori stranieri a noi
    che eravamo nati qui, che conoscevamo le usanze, i costumi , il territorio, i modi di dire, i divertimenti.
    Andavamo a trovare i nostri nonni in campagna che ci raccontavano le storie della guerra e noi ascoltavamo
    queste storie come leggende e pensavamo che per fortuna il mondo sarebbe andato sempre verso nuovi
    orizzonti di felicità. Questo fino a metà degli anni ’90 quando il vento cominciò a cambiare direzione.
    Mi ricordo ancora quando uscii da una delle prime agenzie interinali, dopo un colloquio, con un vago
    senso di malessere. Sulla porta vidi un pachistano tutto sorridente che ringraziava ossequioso le signorine.
    Arrivato a casa mi telefonò l’agenzia per dirmi che mi avevano rifiutato per quel lavoro. 20 anni
    dopo noi italiani abbiamo rinunciato a vivere, a farci una famiglia, mentre loro, gli indiani, i pachistani,
    i senegalesi, i romeni, se ne vanno beati con la famiglia numerosa a fare la spesa all’LIDL e ci guardano
    con superiorità. In agricoltura non ci sono più italiani. Nelle fabbriche, anche le più moderne è
    rimasto solo qualche italiano anziano che aveva il vecchio contratto a tempo indeterminato. Dunque
    avete capito cosa vogliamo? Vogliamo la vendetta. Vogliamo che facciate tabula rasa delle agenzie interinali
    della legge biagi e treu. Vogliamo che venga sancito il principio che chi nasce in italia da genitori
    italiani è un privilegiato ed ha la precedenza su tutti gli individui provenienti da fuori. Se non siete
    capaci di mettere questo principio nel vostro statuto siete come i quaquaraqua della lega e FdI
    che parlano tanto di blocco navale ma poi sono ammanicati con la confindustria che quella immigrazione
    l’ha pianificata. A tal proposito vorrei ricordare agli elettori della lega, che la lega, oltre a essere
    responsabile della legge biagi-maroni, teorizzava 20 anni fa con alcuni suoi esponenti, andate a vedervi i talk show
    dell’epoca, l’importazione di manodopera dalla romania perchè erano molto affini a noi italiani nell’ aspetto.
    Detto fatto la teoria si è avverata. Quelli della lega sempre pronti a incensari i santi imprenditori
    che danno lavoro… a chi lo danno ? a chiii ? in questi 20 anni gli Italiani hanno perso almeno tre milioni
    di posti di lavoro che sono andati agli stranieri. E poi guai a parlare di queste cose, tirano fuori la favola
    che ci sono i lavori che gli italiani non vogliono più fare e ti accusano di razzismo quando in realtà
    i veri razzisti sono gli imprenditori che conoscono bene le caratteristiche delle varie etnie nei vari settori:
    Africani per raccogliere pomodori, Indiani dalle spalle larghe per lavori di scarico, rumeni in agricoltura.
    40 anni fa ci sfruttavano, adesso sfruttano gli extracomunitari e a noi italiani ci buttano nella spazzatura.
    Dovete porre fine a questa merdosa competizione umana che piace tanto agli imprenditori.
    Se la confindustria diventerà il vostro maggior nemico e oppositore sarà il segno che siete i veri
    liberatori e non l’ennesimo bluf.
    Punto secondo: Secondo il mio modesto parere, quando deciderete di presentarvi alle elezioni è
    meglio che lasciate perdere le amministrative perchè oltre ad essere uno sforzo organizzativo
    notevole, il sistema vi infiltrerà delinquenti camorristi andranghetisti per sputtanarvi come hanno
    fatto con il M5S. Meglio sarebbe puntare direttamente al governo nazionale con una squadra di
    professori di materie umanistiche , con la promessa al popolo che quando arriverete al governo
    torneremo alla lira immediatamente senza se e senza ma. Votare voi sarà come votare per il SI
    al referendum per l’uscita dall’euro. Il riscontro del gradimento lo avrete dai sondaggi quotidiani.
    Punto tre e quattro non meno importanti: Per favore, siate meno prolissi. Il dono dell’
    approfondimento lo avete, adesso imparate quello della sintesi. Fate un programma elettorale
    che sia breve e conciso come i dieci comandamenti.
    E poi lasciate perdere tutti quei complottismi sul covid 19 che la gente vi guarda strano e pensa
    che siete come quelli che vedono gli ufo. Pensate quello che volete ma non insistete troppo
    sull’argomento. Grazie

  11. Andrea dice:

    Vorrei chiedere al compagno Pasquinelli come si posizionerà P101 e Liberiamo l’Italia nei confronti dell’ultima iniziativa del Partito Comunista che lancia una mobilitazione nazionale per il 3 ottobre con la parola d’ordine del Referendum per l’uscita dell’Italia dall’unione europea. Credo che si tratti di un passo in avanti che potrebbe favorire le posizioni di chi, nel nostro paese, lottano per l’uscita e la riconquista della sovranità nazionale in ottica socialista, ma vorrei sapere da lui le posizioni di P101, se possibile
    Andrea

    1. Pigghi dice:

      Andrea, parlando per me direi che se il Partito Comunista tirasse fuori come parola d’ordine il REFERENDUM sull’uscita dall’ue sarei decisamente dispiaciuto, perché la storia del referendum è una farsa per gli allocchi.

      Dall’unione europea si esce con gli strumenti ci dà la Costituzione, punto.

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