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IL PARTITO DELL’ITALEXIT di Gianluigi Paragone

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Il nuovo progetto politico di Gianluigi Paragone sta raccogliendo sempre più consensi e alimenta il dibattito in Italia. Tra i tanti interessati a capirci qualcosa in più c’è anche Francesco Specchia che ha pubblicato su Libero una lunga intervista a Paragone per chiarire e mettere a fuoco i punti principali di questo nuovo partito: “È, in realtà, l’unica occasione pubblica per testare il sentiment degli italiani sull’Unione Europea – dice Paragone -. E imbastire quel famoso referendum sull’uscita dall’euro che non è mai stato fatto. Cosa c’è, in fondo, di più bello, chiaro e democratico? Se non verrà accolto vorrà dire che io avrò perso e che, nella percezione comune, non corrisponde l’idea di un’Europa al servizio della grande finanza e delle banche, la mia solita battaglia”.

Se il nome del nuovo partito sarà davvero Italexit, Paragone ancora non lo sa, e spiega: “Non so se si chiamerà ‘Italexit’, diciamo che per ora è una suggestione… Siamo in contatto con Farage, è molto interessato all’idea, offre molti spunti al suo progetto. Se Renzi fa il 4% noi faremo molto di più. La Ue, al di là dei proclami, non ci sta concedendo nulla. Anzi, l’assunto di partenza è che l’Unione Europea parte strutturata male: c’è la Germania che si appropria di tutto e lascia agli altri le briciole. E il problema è che molti oramai pensano che le briciole siano il pasto vero. Tutto questo fa male all’economia reale, alle famiglie, ai lavoratori e alle piccole e medie imprese”.

Aggiunge Paragone: “Vedremo presto se l’Europa ci riempirà di soldi. Il bazooka, vedrai, non riuscirà a scaricarsi a terra, noi quei soldi non li vedremo mai perché non solo passano dalle banche, ma sono sottoposti a condizioni, perimetri e procedure difficilissime da mantenere; c’è tutta un’impalcatura finanziaria che non tiene conto dell’economia reale che sono le imprese, i commercianti, i professionisti, le famiglie che stanno donando il sangue gratis. La Ue ha un’architettura cotruita per le élite e la Bce non è prestatore di ultima istanza”.

Paragone poi specifica: “Io non credo nella Ue e non credo affatto che la Bce sia il suo braccio armato, almeno fino a quando non sarà in grado di stampare moneta e di monetizzare il debito. Cosa che, invece, sta nelle prerogative della Bank of England o della Federal Reserve americana. Noi stiamo subendo il Pil a -13% che è una cosa che non s’è mai vista al mondo, una cri-si assurda! Ma non è come in America dove la banca centrale può stampare moneta illimitatamente. Qui si pensa solo a dare morfina per i mercati finanziari, qui di fatto ci stiamo indebitando per uscire dalla crisi. A questo punto io esco direttamente dall’Europa, m’informo degli strumenti che ho a disposizione e stampo moneta, e tra l’altro, guarda che non c’è manco più problema d’inflazione, magari ci fosse”.

Spiega Paragone: “Fare un partito non è come organizzare una partita di calcetto, dove ti scegli i giocatori. Tu metti in campo una tesi politica e dopo vedi chi ci sta. Ci vogliono le palle. Prendi le idee delle Cunial, sono limitate: è fuori di dubbio che Big Pharma (in rappresentanza delle grandi case farmaceutiche, ndr) abbia interessi sul Mes perché intascherà parte dei soldi allocati per la ricerca del vaccino antiCovid, ma non per questo io mi debbo per forza mettere a fare il No Vax; questo rientra in una più ampia battaglia antiliberista, che io combatto da anni”.

Conclude Paragone: “Il M5S ormai è una fake news politica, un partito inutile fatto da incapaci. Con alcuni di loro puoi andarci a bere una birra insieme, ma la politica è altro. Ma non farmi giudicare i miei ex colleghi, ci penseranno gli elettori”.

* Fonte: IL PARAGONE   

7 pensieri su “IL PARTITO DELL’ITALEXIT di Gianluigi Paragone”

  1. Cittadino dice:

    Questo partito ha senso solo se la situazione, fra la brexit e la crisi economica, precipita.
    In caso contrario, la sola prospettiva elettorale (inclusa la solita litania del referendum) servirebbe a ben poco.

    Ancora non si capisce davvero come finirà fra UK ed UE, ma penso che per fime luglio le idee saranno più chiare in un modo o nell’altro.

  2. Fabrizio dice:

    Qual’e’ l’opinione di sollevazione su questa iniziativa di Paragone?

  3. Cettina dice:

    È difficile credere in qualcuno dopo la scoppola dei 5 stalle

  4. Graziano PRIOTTO dice:

    Questione di metodo: il referendum sull’euro non sarebbe uno strumento democratico.

    I referendum sono un correttivo indispensabile della democrazia rappresentativa. Ma funzionano appunto dove questa esiste di fatto e non solo di nome. Ad es. in Svizzera i referendum sono una prassi collaudatissima e frequente, ma la loro vera funzione la esercitano come deterrente nei confronti di scelte politiche non corrispondenti ai desiderata popolari. Infatti il parlamento svizzero (sia quello federale che quelli cantonali) non approverebbe mai una legge sapendo che poi un referendum la potrebbe cancellare. Ciò perché i risultati referendari in Svizzera sono presi sul serio ed applicati scrupolosamente, non sono ciòè una barzelletta come in Italia.
    Esiste poi un motivo strategico frondamentale per sconsigliare un referendum sull’uscita dall’euro: possiamo considerare l’operazione come una sortita di fanti senza copertura dell’ artiglieria o dell’aviazione: non ne arriva uno solo vivo allel trincee opposte. La speculazione internazionale è pronta a colpire senza pietà e la sola dichiarazione di indire unj referendum farebbe precipitare i conti italiani (il cosiddetto “spread” crescerebbe oltre ogni limite sostenibile). Abbiamo visto ciò di cui è stata capace l’UE nei confronti dellal Grecia o del Brexit, ma questo è nulla in confronto a ciò che farebbero i “teuto burocrati” o “teutocrati” se un partito in Italia proponesse l’uscita dalla moneta unica. L’uscita dall’euro è inevitabile se si vuole evitare il crollo e declassamento dell’economia italiana a quello di una colonia teutonica. Ma occorre preparare questa uscita senza informare sulla data e l’ora dell’assalto. Un governo che promettesse di restare nell’euro finché possibile (connettendo il possibile con precise richieste nei confronti del blocco dominante dell’UE) dovrebbe predisporre strumenti alternativi per evitare il blocco dei contanti (come avvenuto ia Cipro ed in Grecia) e la fuga dei capitali. E la manovra dovrebbe essere improvvisa e repentina. Quando Rep. Ceca e Slovacchia decisero di separarsi firmando nella famosa villa Tugendhat a Brno il protocollo di “divorzio” riuscirono a sostituire la moneta comune con le due singole monete nel corso di un finen settimana. Il problema tecnico – monetario è facile da risolvere, quello politico va predisposto con astuzia ed oculatezza. E nn certo in modo dilettantesco come alla fine, quando i buoi erano scappati e la stalla vuota (il contante bloccato) sembra avesse previsto Varoufakis in Grecia.

  5. x dice:

    mi sembrano tutte iniziative velleitarie , troppa frammentazione tanta dispersione , invece occorre coordinazione tra i tanti mov e nuove realta’ per riuscire a sperare in qualcosa di concreto . Si deve fare gruppo sapendo che ci sono diversita’ di fondo , ma e’ necessario almeno in partenza fare blocco .
    Mi riferisco al mov Roosvelt di Magaldi
    a R 2020
    al mov. del dott. Paolo Maddalena
    allo stesso mov pop. di liberazione
    si , anche a Pappalardo e altri se ce ne sono , che abbiano in comune almeno queste poche cose , come ,l’ uscita dall’euro , il cambio dell’assetto istituzionale con l’elezione diretta del pres. della Rep. e riforma della magistratura con la separazione delle carriere ( era d’accordo persino Falcone ) e poi la questione dell’informazione . Poi ognuno per la sua strada se non si trova coesione . So che e’ difficile , ma non e’ impossibile , e poi come si dice l’unione fa la forza o no ?

  6. RobertoG dice:

    Lo dico senza mezzi termini: non mi fido affatto di Paragone. Uno che venne catapultato da appoggi autorevoli alla direzione della Padania e poi su una delle televisioni più consustanziali al regime come La7. Oggi Paragone viene intervistato sull’eventualità di un nuovo partito addirittura su giornali come Repubblica. Ve lo vedete voi un Pasquinelli intervistato su quel fogliaccio per parlare di Liberiamo l’Italia o un Francesco Toscano a proposito di Vox?
    E poi ancora con questa storia sul referendum dopo che già se n’era riempito la bocca Grillo. Ma la vogliamo capire o no che se facciamo un referendum sull’uscita corriamo serissimi rischi di perderlo con tutto il sistema mediatico che spaventerà e manipolerà la gente prospettando sciagure epocali in caso di successo? Dopodichè anche se fosse soltanto consultivo con quali argomenti potremmo più sostenere di ritornare all’indipendenza nazionale?
    Tra l’altro già si è formato un partito con quella denominazione (Italexit) e che noi tutti tirando fuori un po’ di orgoglio nazionale dovremmo invece chiamare uscITA. Che cosa vuole fare Paragone la versione 2?
    Stiamo attenti perchè se dopo i 5Stelle ci facciamo fregare un’altra volta mi sa che poi non ci sarà più tempo per rimediare.

  7. Francesco dice:

    Concordo con quanto scritto dal sig. RobertoG. Anche io non credo affatto alle “folgorazioni sulla via di Damasco”. A mio avviso Non ci si puo’ fidare di personaggi (vedi Paragone, Pappalardo e altri…) che fino a ieri erano organici al sistema che vogliamo abbattere.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

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