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TIRA UNA BRUTTA ARIA di Piemme

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Ammetto di aver sbagliato (eravamo a metà febbraio) nel sottovalutare la portata della pandemia, non tuttavia sull’uso diabolico che ne avrebbe fatto il potere.
Scrivevo il 10 marzo [NELLE VISCERE DELLO PSICODRAMMA]:
«La voglio dire in un’altra maniera: vita associata abolita, libertà individuale sequestrata, democrazia temporaneamente soppressa. Non c’era mai stata in Italia una simile militarizzazione del territorio, una mobilitazione repressiva di tale ampiezza e contundenza, a conferma dello “Stato d’eccezione” che ha sigillato il Paese, trasformandolo in un immenso reclusorio. Si dice che siano le prove generali della dittatura. Forse è troppo. A lor signori basta che siano le prove generali del “governissimo”, Draghi o non Draghi a capo dell’Esecutivo. Di sicuro siamo davanti ad un atto eversivo, anticostituzionale, ad un auto-golpe mascherato».

Il 25 marzo tornavo sull’argomento [ DICTATOR PER CASO ]:

«E’ noto come Schmitt, proprio partendo dal suo paradigma, fosse un difensore della Costituzione di Weimar, Costituzione con elezione diretta del Presidente della Repubblica e che assegnava ad esso poteri sovraordinati rispetto allo stesso Parlamento. (…) Così ci spieghiamo come l’ascesa del potere di Hitler, chiamato alla cancelleria proprio da Hindemburg, fosse avvenuta nel pieno rispetto formale della Costituzione weimariana, considerata al tempo la più democratica.
E questo non è il solo precedente che mostra come in passato si sia passati dalla democrazia alla dittatura nel pieno rispetto formale delle regole dell’ordinamento (democratico). E’ proprio questo che i costituenti hanno immaginato di impedire con Costituzione del ‘48, che infatti ha previsto un Presidente debole e un Parlamento forte. (…)
Altri mi hanno criticato sostenendo: “ma dai?! Ce lo vedi Conte che fa il dittatore?!”.
No, io non ce lo vedo, dico che lui e la congrega che lo sostiene, stanno oggettivamente spianando la strada al Dictator, che potrebbe venire dopo di lui, grazie proprio alle sue misure draconiane».

La pandemia sta scemando. Si può tentare un primo bilancio, riconoscere chi avesse visto giusto o sbagliato. C’è stato chi ha fatto spalluce rispetto al nostro grido d’allarme (che non va confuso con l’isterico allarmismo). C’è stato detto che esageravamo nel sottolineare l’uso autoritario dello stato d’emergenza sanitaria, che non c’era alcuna minaccia per la democrazia.

Ci giunge in soccorso l’inchiesta di Demos pubblicata su la Repubblica di oggi. Ne segnalo gli estratti essenziali (vedi sotto). Viene fatta una fotografia sociale che conferma l’aria che tira e l’allarme che abbiamo lanciato.

In estrema sintesi dall’inchiesta di Demos viene fuori:

(1) che la metà degli italiani approva la sospensione delle regole democratiche in nome dell’emergenza;
(2) che questa quota  sale ulteriormente fra coloro che hanno introiettato la narrazione tossica sul Covid, quindi il conseguente senso di paura,
(3) che la pandemia ha inferto un colpo letale alla democrazia repubblicana facendo avanzare la domanda di un “uomo forte” al comando;
(4) che rafforza anche la tendenza a trasferire potere ai tecnici nella forma dei tecno-scienziati.

* * *

L’emergenza giustifica uno stop alla democrazia per 4 italiani su 10
Il Paese è cambiato, dopo tre mesi di crisi legata al virus. La richiesta di un leader forte è condivisa soprattutto da chi ha più paura del contagio



«Dopo quasi tre mesi di emergenza, la nostra vita è cambiata. Profondamente. Pervasa e co-stretta da un senso di insicurezza diffuso. Percepito da oltre 8 italiani su 10. […]
Sullo sfondo, si delinea un mutamento della democrazia rappresentativa, che, in Italia, si sta realizzando, in effetti, già da tempo. Oggi, però, risulta più profondo. Accentuato e accelerato dal clima di emergenza. I principali cambiamenti in corso sono chiari. Anche se “oscurati” dall’assedio virale. Anzitutto, c’è l’affermarsi della figura del Capo. Il Capo del Governo, ma anche delle Regioni. Un Capo a cui i cittadini guardano non solo con rispetto, ma con deferenza e obbedienza. […]

Nello stesso tempo, il ruolo del Parlamento, principale luogo della rappresentanza democratica è divenuto marginale. D’altronde oggi è difficile convocarlo. Perché apparirebbe un assembramento. […]

Per altro, il rito che sancisce e legittima i parlamentari, le elezioni, è sospeso. […]

Possiamo, quindi, parlare di una “democrazia sospesa”. Una situazione “ammessa” da oltre il 40% degli italiani, intervistati di recente da Demos. I quali accettano che in caso di emergenza alcune regole della democrazia possano “venire sospese”. Una quota che sale ulteriormente fra coloro che si sentono più inquieti a causa del Covid.
Lo stesso orientamento si osserva rispetto alla domanda di un “leader forte”, accolta con favore dalla maggioranza dei cittadini. Soprattutto dai più preoccupati dal rischio di contagio. Mentre il 38% ritiene il ruolo dei partiti poco importante, se non dannoso, per il funzionamento della democrazia. […]

Si tratta di elementi, a mio avviso, utili ad evidenziare come alcune tendenze osservate siano “di lunga durata”. L’emergenza, semmai, le ha rese esplicite e più evidenti. E’ ormai da molti anni che nel paese è emersa, sempre più forte, la “voglia di un capo”. Di un “uomo forte”. […]

Insomma, la Democrazia in Italia appare contagiata dal virus dell’emergenza. Che ha ridotto il dibattito politico. Ridimensionato lo spazio dell’opposizione. Enfatizzato il ruolo del Capo. […]
In effetti, l’unico vero segnale di svolta della nostra democrazia riguarda la figura dei “tecnici”. Gli “specialisti”. […]

Nei primi anni novanta furono i magistrati. Poi gli economisti. Oggi in questa fase di “democrazia provvisoria” emerge una categoria di Tecnici-Scienziati. Mi riferisco ai virologi e ai microbiologi. Sempre più presenti sulla scena pubblica e soprattutto mediatica. […]

Non so dire se i “virologi” fonderanno a loro volta un partito».

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