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COMPLOTTO A 5 STELLE? di Sandokan

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«I grillini hanno tradito o erano traditori mascherati sin dall’inizio, a cui noi abbiamo abboccato?»

Domanda retorica questa, visto che chi me l’ha posta non ha dubbi, è la seconda che ha detto.

Io invece penso invece che siano dei traditori, Beppe Grillo in testa.

Intendiamoci infatti sul sostantivo tradimento: “L’atto e il fatto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà”.

I grillini, Grillo in primis, avevano o non avevano sottoscritto, coi cittadini, l’impegno di combattere contro la casta e il sistema neoliberista ed eurocratico di cui essa è al servizio? Sì, lo avevano solennemente sottoscritto, e per questo i cittadini hanno votato 5 Stelle.

Ricordiamo cosa prometteva Grillo il 10 febbraio 2013:

«Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro il ladro non ruba più!»

Con la sigla del patto col Partito democratico (la fondamentale protesi politica dell’élite dominante) per dare vita al Conte bis, il M5s ha messo in scena il più vegognoso “inciucione” della storia della Repubblica, altrimenti detto uno spettacolare tradimento.

Chi pensa che era tutto già scritto, che il M5s sia stato fondato a tavolino da qualche geniale stratega dell’élite, secondo me si sbaglia, e per tre ragioni.

La prima è che così si finisce per accreditare la tesi élitista per cui la storia, in ultima istanza, la fanno piccole minoranze di ottimati e mai le masse popolari — che semmai non sarebbero che un branco di pecore decerebrate.

Peggio ancora, si lascia credere che le élite che contano, quelle che davvero decidono le sorti dei paesi, siano occulte, che tramino nell’ombra le loro comgiure di palazzo. E chi farebbe parte, in questo caso, di questa conventicola di demiurghi? I servizi segreti? Le massonerie? Il Britannia si vocifera…. Cioè sul Britannia non solo si sarebbe deciso di svendere l’Italia, privatizzare tutto, e di mettere questo o quel funzionario in posizioni apicali. Si sarebbe addirittura deciso che più di dieci anni dopo Grillo sarebbe entrato in scena fingendosi un sovversivo proprio di quell’ordine che lorsignori preparavano al largo di Civitavecchia. Suvvia!

Se poi il nemico avesse queste strabilianti capacità predittive, beh, non ci sarebbe partita.

Invece… Invece il più delle volte i piani di lorsignori falliscono, ed anzi, proprio il tracollo dell “seconda Repubblica” e il voto del 4 marzo 2018, stanno lì a dimostrarlo.

La seconda ragione per cui non condivido la tesi del M5S come “Gatekeeper” costruito a tavolino, è che alla sua base vi sta una visione deterministica e meccanicistica dei processi sociali. E’ l’idea semplicistica che nella sfera storico-sociale da un dato effetto si possa linearmente risalire alla sua causa.

Invece un dato evento sociale e politico non è mail il risultato univoco di una causa soltanto, ma di una molteplicità di cause, spesso le più disparate, che ad un certo punto convergono a co-determinare un fenomeno dato, uno sbocco, un esito.

La nascita, l’avanzata prepotente ed infine il veloce declino di 5 stelle, saranno complicato tema di studio degli storici (dei sociologi lo sono già). Altro che semplificazioni complottarde!

Ci si dovrebbe pittosto interrogare sul perché la variante grillina del populismo abbia avuto un tale successo. Chiediamoci com’è che una volta saliti al potere i grillini da bestie urlanti si sono fatti tanto brutalmente addomesticare diventando una parodia di sé stessi.

Domande serie queste, imprescindibili per capire il Paese, la psicologia delle masse, i limiti di certo movimentismo civilista. Imparare la lezione dunque, non invece affidarsi a spiegazioni autolesionistiche per cui “era tutto già stabilito”.

La terza, ed ultima ragione attiene alla sfera della tattica politica.

Da queste parti abbiamo criticamente sostenuto (criticamente e senza mai cedere un centimetro di autonomia organizzativa e di giudizio) il M5stelle.

Chi crede al complotto ne deduce che siamo stati dei fessacchiotti, che siamo ingenuamente caduti in trappola. La logica conclusione è che non avremmo dovuto sostenere quella spinta alla rivolta che saliva dal popolo e che alimentava l’avanzata dei 5 stelle.

Con questo ragionamento pur di non “rimanere fregati” sarebbe stato meglio tenersi la “seconda repubblica, il suo bipolarismo truccato, con tanto di Berlusconi e Bersani.

E cosa avremmo dovuto fare? Agire come se il gioco fosse a chi è più furbo, o a chi ce l’ha più lungo? No, la partita politica, che come ogni gioco implica dei rischi, consisteva nel dare una spallata per aprire una fase nuova.

Se le cose stanno così, non abbiamo avuto torto, abbiamo perso, il che è diverso.

Abbiamo puntato la nostra piccola somma in un gioco in cui la posta era un cambio vero di regime per aprire la via allo sganciamento dall’Unione europea e dal neoliberismo.

Per questo non vediamo perché si debba fare “autocritica”. Non la facciamo perché consideriamo che i principi e il metodo che ci guidarono allora, e che attengono alla grammatica politica, siano giusti.

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