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L’EBRAISMO AMERICANO E I CONIUGI TRUMP di F.f.

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Capire quanto sta accadendo negli Stati Uniti, in particolare comprendere cosa sia davvero il trumpismo, è ovviamente di vitale importanza. Malgrado dissentiamo con la visione e le posizioni dell’autore, pubblichiamo l’articolo poiché aiuta a comprendere il carattere della battaglia alle porte di decisive elezioni presidenziali. La tesi dell’autore (apparentemente corroborata dalla decisione di Trump di nominare la cattolica conservatrice Coney Barret alla Corte suprema) è forte. Essa implica che con il trumpismo sarebbe avvenuta una svolta epocale nella storia degli Stati Uniti: una nuova élite cattolico conservatrice avrebbe soppiantato ai vertici del potere la tradizionale élite WASP (bianca, anglosassone e protestante).

Daniel Greenberg è l’analista che maggiormente si è soffermato sulla posizione della comunità ebraica americana verso l’amministrazione Trump. I dati di Greenberg sono sicuramente oggettivi e precisi, assai meno il suo metodo. Greenberg trascura, come poi tenteremo di chiarire, la natura religiosa della scissione interna della comunità ebraica di fronte alla rivoluzione conservativa e sovranista di Trump e non spiega per quale motivo gli ebrei progressisti e globalisti statunitensi siano, come correttamente ci spiega, i più grandi nemici del trumpismo.

Da almeno un anno si sarebbe diffusa tra le comunità ebraiche progressiste la convinzione che sia Donald Trump sia Melania Trump siano cattolici tradizionalisti, non evangelici come si credeva. La lotta senza sosta di Donald Trump, probabilmente unica nella storia americana, sulla questione dei valori “non negoziabili” ed etici confermerebbe la effettiva appartenenza del trumpismo al fronte cattolico internazionale. Trump è stato, non a caso, il primo presidente americano nella storia ad aver parlato a una marcia pro-Vita, nel corso di tweet e discorsi in materia ha rivendicato alla sua presidenza l’onore morale di aver salvato centinaia di migliaia, se non più, di bambini dal “satanismo infanticida” dell’abortismo di Stato che i regimi e le ideologie di scuola globalista e progressista promuoverebbero.

Sarebbe monitorato, in egual maniera, il comportamento religioso di Melania Knavs, inizialmente considerata da organi dell’ebraismo progressista come cristiana di rito orientale, ora invece considerata, grazie alle rivelazioni di una ex collaboratrice liquidata dallo staff della First Lady, una cattolica praticante e conservatrice, radicalmente antiprogressista e fiera delle sue radici slave.

Secondo il ricercatore Michael Matt, Melania sarebbe sin da giovane una cattolica tradizionalista. Il presidente Donald Trump ha annunciato mercoledì 23 settembre 2020 la sua intenzione di firmare un ordine esecutivo sulla protezione di tutti i bambini nati vivi, un piano chiamato Born Alive Abortion Survivors Protection Act, un disegno di legge che dovrebbe essere approvato dal Congresso. Nel raduno annuale di “preghiera Cattolica Nazionale”, Trump ha detto che difenderà sempre il sacro diritto alla vita equiparando Stato abortista a satanismo globalista. “Oggi annuncio che firmerò l’ordine esecutivo Born Alive per garantire che tutti i preziosi bambini nati vivi, indipendentemente dalle circostanze, ricevano le cure mediche che meritano”, ha detto Trump. “Questo è il nostro sacrosanto dovere morale di cristiani e Conservatori” ha ribadito.

La presidenza Trump, del resto, si è distinta più di ogni altra nella lotta alla pedofilia. Sotto particolare osservazione è anche la rivista tradizionalista “Renmant”, che in un recente passato, per voce di Sonnier e Ferrara, invitò Trump a fare chiarezza sulla “falsa elezione” di Bergoglio, che altro non sarebbe stata, a detta dei conservatori della Destra cattolica, che un colpo di stato, una vera e propria “Primavera cattolica” in grado di arrestare il nuovo corso tradizionalista che Benedetto XVI stava praticando mandando in frantumi la eversiva rivoluzione conciliare.

Se si volesse, in base a questi dati, connettere il trumpismo ad una precedente tradizione presidenziale statunitense, più che al jacksonismo, ci si dovrebbe piuttosto riferire alla presidenza cattolica di John Kennedy, conclusasi con lo storico e tragico omicidio del 22 novembre 1963. Peraltro la vicenda della famiglia Kennedy negli Usa è costellata di strane morti e di una scia di sangue senza fine. Che non vi sia spazio, nelle élite statunitensi, per esponenti cattolici di rilievo e che il Deep State veda proprio nel cattolicesimo politico conservatore il primo nemico è un sospetto che autorevoli membri della famiglia Kennedy hanno anche di recente avanzato, alzando il tiro contro il Deep State a guida Rotschild-Rockfeller, politicamente di frangia elitista rappresentata storicamente dalla Sinistra progressista e illuminista.

Tornando alla preziosa statistica di Greenberg, ben sette ebrei americani su dieci sarebbero ostili a Trump, in modo particolare nel Midwest (75%), nell’Ovest (64%), nel Nordest (63%) e nel Sud (61%). Il 56 % degli ebrei americani è assolutamente sfavorevole a Trump, lo considera esplicitamente un fascista e il dato è sorprendente se lo si confronta con il numericamente inferiore 42% di americani bianchi che esprime verso il presidente americano il medesimo giudizio. Con i protestanti neri (78%) e con i buddhisti (65%) la comunità ebraica sarebbe la più avversa a Trump.

Non è un caso che la crisi globale Covid 19 e la tentata Rivoluzione Colorata negli USA abbiano accelerato il processo in atto di scissione internazionale su base ideologico-sociale tra tradizionalisti e progressisti. Contemporaneamente all’inizio della tentata Rivoluzione Colorata Statunitense, ben 600 pesanti organizzazioni del giudaismo progressista americano scendono in campo contro Trump, fornendo il loro totale sostegno ai rivoluzionari colorati (BLM, Antifa, Lgtbq, organizzazioni proaborto, chiesa di satana). Il 9 agosto 2020 è addirittura la influentissima organizzazione massonica ebraica B’nai B’rith a contestare direttamente l’amministrazione Trump per la decisione di quest’ultimo di nominare Douglas Macgregor ambasciatore a Berlino. Macgregor aveva affermato riguardo alla Germania che il complesso di colpa del popolo tedesco sarebbe innaturale e malato, che non sarebbe tedesco l’unico genocidio della storia ma ve ne sono stati molti altri, che tale complesso di colpa sarebbe una malattia indotta finalizzata all’annientamento della cultura cristiana europea e all’islamizzazione dell’Europa, riguardo agli USA aveva invece sostenuto che i “neocon” sarebbero stati una élite della Sinistra radicale ebraica globalista che avrebbe controllato l’America trascinandola, tramite Clinton-Bush-Obama, in guerre suicide che avrebbero fatto esclusivamente gli interessi politici e economici di Al Qaida e dell’Islam. David Harris, Ceo di American Jewish Committe e Jonhatan Greenblatt, ceo di Anti-Defamation League, spingono affinchè Trump rimuova, appena insediato, il nuovo ambasciatore.

Dall’altro lato, abbiamo però negli Usa un ebraismo ortodosso differenzialista che non ha mire globaliste di alcun genere e che è schierato su tutta la linea con il presidente Trump: Chabad Lubavitch, di ascendenza chassidica, che ha il suo quartier generale a Kingston Avenue, ha manifestato la propria contrapposizione netta e radicale ai BLM e Antifa rioters. Sarebbe solo parzialmente giusto legare il filotrumpismo di Chabad Lubavitch alla posizione della Casa Bianca verso Israele; il movimento chassidico Satmar, antisionista come i Naturei Karta, sostiene egualmente Donald Trump “come fronte d’attacco all’ebraismo globalista di Sinistra radicale….”.

Va infine considerato, in merito, che il presidente russo Putin è anch’egli molto vicino al movimento Chabad Lubavitch, di cui apprezza, a differenza dell’utopismo rivoluzionario dell’ebraismo messianico già tragicamente sperimentato dal popolo russo sulla propria carne, il conservatorismo differenzialistico e equilibrato: il mistico ebreo Yehuda Krinsky, influente rappresentante del movimento, ha sinceramente espresso la propria devozione verso Vladimir Putin, considerato da lui un autentico e coraggioso nemico del globalismo rivoluzionario colorato massonico e messianico.

Conservatorismo antiprogressista evangelico, ebraico, cattolico, anglicano, cristiano-ortodosso e anche islamico, perché no…?, potrebbero fare fronte comune contro la Rivoluzione Colorata Globale contro-religiosa e antireligiosa, abortista, gender, nichilista messa in moto, secondo la loro teoria, dai Rotschild? E’ questo il nodo strategico centrale del secolo presente, almeno per quanto concerne il blocco euro-occidentale. Vi fosse un autentico fronte sovranista in Europa, dovrebbe vedere nell’islamico conservatore o nell’evangelico antiabortista e conservatore legittimi e potenziali alleati, non avversari. Il tema, assai vasto, ci porterebbe chiaramente fuori dal senso del presente articolo

6 pensieri su “L’EBRAISMO AMERICANO E I CONIUGI TRUMP di F.f.”

  1. RobertoG dice:

    Mah, senza entrare nel merito di queste faide mi preme constatare che gli Stati Uniti sono sempre stati imperialisti fin dalla loro nascita. Basta leggersi una loro storia non edulcorata dalla propaganda per rendersene conto ed è per questo che penso che così resterà sia che a comandare siano i progressisti globalisti o i cristiani tradizionalisti. Perchè è nella loro natura, nel loro DNA. Io la penso come la giornalista australiana indipendente Caitlin Johnstone quando afferma che “Puoi avere la pace o l’impero degli Stati Uniti. Non puoi avere entrambi”.
    https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-caitlin_johnstone_puoi_avere_la_pace_o_limpero_degli_stati_uniti_non_puoi_avere_entrambi/82_37088/

    Vorrei però approfittare di questo commento, se la Redazione me lo consente, per salutare un grandissimo giornalista e scrittore antimperialista: André Vltchek trovato morto lo scorso 22 settembre ad Istambul in circostanze sospette, ufficialmente deceduto per complicanze dovute al diabete. A me mancheranno molto i suoi articoli così passionali, schietti e controcorrente.
    Come sempre sono queste grandi figure scomode all’impero a finire tragicamente anzitempo e mai i suoi cantori. Mi viene in mente il nostro Stefano Anelli alias John Kleeves autore del celeberrimo “Uno stato pericoloso, storia non romanzata degli Stati Uniti d’America” “suicidatosi” con un colpo di balestra in faccia.
    Come ho più volte avuto modo di notare, l’imperialismo tra le sue caratteristiche precipue annovera soprattutto quella di essere estremamente e sfacciatamente fortunato.

  2. Marcello Falcone (Messina) dice:

    Articolo molto interessante, segnalo anche non detto dall’autore che la moglie di Trump come prima cosa spostò nella sua residenza alla Casa Bianca una statua molto preziosa della Madonna di Fatima donatagli da un sacerdote tradizionalista. Lo scrissero Camilleri e Pansa durante la visita in Vaticano.

  3. Giorgio dice:

    Buono e imparziale.
    G

  4. Alex dice:

    Un grande articolo, molto obiettivo.

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