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LA SCISSIONE DI VOX ITALIA di Sandokan

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A poco più di un anno e mezzo dalla sua comparsa, VOX ITALIA ha subito una spaccatura in due gruppi. Il primo, che mantiene lo stesso nome, capeggiato da Giuseppe Sottile e Marco Mori. Il secondo, capeggiato da Diego Fusaro e Francesco Toscano, ha deciso di chiamarsi ANCORA ITALIA.

Perché è accaduta questa scissione? Non sono in grado, né di smentire né di confermare le diverse illazioni, che spesso sfociano nel pettegolezzo. Voglio credere a quanto affermano i protagonisti nelle loro dichiarazioni.

Il primo gruppo (Sottile-Mori), imputa al secondo gruppo (Fusaro-Toscano) di non agire per l’unità, di essere chiuso in una bolla autoreferenziale, di lavorare sui tempi lunghi, avere una visione culturalista e paralizzante del partito. Cosa dunque propone questo primo gruppo? Sottolineata l’urgenza dell’unità dei diversi raggruppamenti “sovranisti” , posto che l’asse della battaglia è l’uscita dalla Ue, considerato di vita o di morte l’appuntamento delle elezioni parlamentari del 2023, sostiene che occorre unirsi a “ITALEXIT CON PARAGONE”, visto che il gruppo di Paragone è il solo che, data la sua visibilità mediatica, ha chance di successo.

Il secondo gruppo respinge l’accusa di settarismo visto che anch’esso avanza l’esigenza di unire la forze ma… Dopo un anno di terrorismo pandemico e di stato d’emergenza e dopo la defenestrazione di Trump, siamo entrati in un nuovo periodo politico per cui non basta limitarsi a invocare l’Italexit, ma occorre mettere al centro sia la battaglia contro il “regime sanitario” sia quella per l’uscita dalla NATO. Dato che Paragone glissa sulla battaglia contro lo stato d’emergenza e la narrazione terroristica e, peggio ancora, considera l’atlantismo il campo geopolitico in cui si dovrebbe restare, questo secondo gruppo respinge ogni unificazione con “ITALEXIT CON PARAGONE”.

Posto che la mia chiave di lettura sia giusta, mi pare evidente che il gruppo di Fusaro-Toscano abbia ragione nella sostanza, mentre quello di Sottile-Mori abbia torto e, se mi è concesso, torto marcio.

Condivido la tesi che giunti al punto in cui siamo, fondare l’unità o addirittura un partito solo sull’italexit non solo è insufficiente, è sbagliato e conduce ad una sconfitta certa. Quando i poteri forti ci dicono che dopo il Covid “nulla sarà più come prima”, quando essi evocano il “grande reset”; essi non scherzano. Per come la vedo io se ne debbono tirare due conseguenze. Prima conseguenza: occorre sì un partito politico, ma data la nuova drammatica situazione non può più essere di “scopo” (ovvero tutti dentro basta essere d’accordo con l’Italexit) ma deve fondarsi su una visione strategica e su un progetto di alternativa di società. Seconda conseguenza: occorre sì un fronte unico ma, anche qui, non può essere solo basato sull’obbiettivo dell’uscita; la piattaforma dell’eventuale fronte unico deve accogliere le istanze delle categorie sociali gettate sul lastrico (i nuovi “eslcusi”) e quelle dei pezzi di società civile che in questo anno di Covid si sono battuti per difendere i diritti costituzionali di libertà (bollati dal regime come “negazionisti”).

La metto giù così: il gruppo Sottile-Mori va con Paragone perché è affetto da quella sindrome che una volta si chiamava “cretinismo parlamentare” o elettoralismo. Si mettono da parte visioni e divergenze pur di avere un successo elettorale. Di qui l’idea che tutto dipenda dalla “comunicazione”, dalla visibilità mediatica — la comunicazione pirotecnica prima della identità politica e di una seria visione strategica. C’è poi qualcuno che ha già fatto l’esperienza di un avvicinamento a Paragone, parlo di Liberiamo l’Italia. Coloro che oggi vanno a spiaggiarsi farebbero bene a leggere come andò a finire quel tentativo di unificazione.

A sentire Sottile-Mori, Paragone avrebbe capito la lezione, avrebbe rinunciato al suo delirio di onnipotenza e avrebbe capito che da solo non va da nessuna parte e quindi adesso sarebbe disposto a unificare le forze. Fosse vero, sarebbe una bella notizia. Per ora tuttavia è solo l’auspicio con cui essi giustificano la loro manovra. Staremo a vedere.

In questo quadro mi pare importante cosa dica e anzitutto faccia Liberiamo l’Italia. Segnalo il comunicato del 24 febbraio QUESTO E’ IL MOMENTO, in cui, date le numerose consonanze in quanto ad analisi e proposte, si annuncia l’avvio di un confronto serrato con il gruppo di Fusaro e Toscano, confronto che possa fare da apripista ad un più ampio e inclusivo processo costituente per dare vita ad un partito unitario del patriottismo costituzionale. Il gruppo di Fusaro e Toscano, dopo il convegno del 27 febbraio scorso, celebrerà un primo congresso d’organizzazione il 2 e il 3 aprile. Vedremo che verrà fuori.

Qualcuno ora mi chiederà: e in tutto questo dove sta il Fronte Sovranista Italiano di Stefano D’Andrea? Guarda caso anche questo gruppo celebra il suo congresso domani e dopodomani (27 e 28 marzo). Sempre stando a quel che ci dice Liberiamo l’Italia il FSI ha respinto la proposta di far parte di un processo d’unificazione. La cosa non mi stupisce. Mi dicono tuttavia che proprio in vista del congresso si sono manifestate voci interne di dissenso rispetto alla tradizionale linea isolazionista.

Vada come vada, di una cosa si può stare certi: un anno di Covid e di stato d’emergenza non hanno solo sconvolto il quadro sociale e il perimetro politico sistemico (vedi il governo Draghi), stanno terremotando il campo occupato dai “sovranisti”. E’ in atto un assestamento. Fra qualche mese vedremo cosa verrà fuori.

8 pensieri su “LA SCISSIONE DI VOX ITALIA di Sandokan”

  1. Claudia Serini dice:

    Esprimo la mia modesta opinione!! Chi non ha intenti nascosti non può non unirsi!! 🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹🇮🇹

    1. Longo francesco dice:

      Cari signori, io vi chiamo amici e ve lo dico con il cuore in mano , quando verranno le elezioni politiche non dovete ne litigare e ne dire io vado da solo , no questo non deve succedere , perche da soli si va solo nell’aldilà. E quindi coi tutti mettetevi di impegno e cercate la via giusta , perché con il dialigo si trova la via è la soluzione; quindi se veramente amate l’Italia e amate gli italiani mettetevi d’accordo almeno su tre punti , uscire dall’euro e dall’Europa e dalla nato? Dopo aver fatto questo vedrete che le altre cose vi troverete meglio e sarete d’accordo su quasi tutto , cari signori e amici mi raccomando non deludetemi anche voi , perché altrimenti e la fine della nostra patria ITALIA. Con questo mi fermo e vi abbraccio tutti e vi auguro un buon lavoro GRAZIE

  2. Carlo dice:

    Non mi sembra si possa dire che sul covid Italexit taccia, anzi, un post su tre sui suoi social e moltissimi interventi parlamentari di Paragone sono di critica dura alla logica emergenziale applicata alla pandemia, al buisness delle case farmaceutiche, all’inutilità del lockdown. Non parla esplicitamente di complotto, e ci mancherebbe altro, volete che serva su un piatto d’argento ai dominanti la critica pretestuosa con cui i suddetti zittiscono chi contesta la gestione del covid? Per inciso io credo che, se il grande reset è una rapina, la stanno portando avanti con una pistola vera (il virus) , non finta.
    Sulla Nato è vero, c’è reticenza ed elusione del problema (non adesione esplicita), ma anche lì dalla Nato si potrà uscire dopo aver riconquistato la piena sovranità, porlo come obbiettivo contestuale al’exit significa mettere i carri davanti ai buoi.
    Con stima per l’ottimo lavoro culturale e politico di Sollevazione, Liberiamo l’Italia e Pasquinelli e amici. Credo e spero (se la legge elettorale lo consentirà – o imporrà-) che si farà una coalizione.
    Carlo

  3. Federico Gl dice:

    Carlo
    Seguo Paragone. Sul Covid e le riaperture fa solo il verso a Salvini e Meloni. Nulla di che. In parlamento è più coraggioso Sgarbi… Paragone non oercenuto…
    Dante l’avrebbe gettato tra gli I G N A V I…. Che come si sa non li volevano manco all’inferno ….

  4. Tiziano dice:

    Intanto ringrazio x i tanti articoli meritevoli che sicuramente stimolano a riflessioni non superficiali.
    Prendo spunto da questo articolo x dire una cosa che avrei anche potuto dire prima.
    Sinteticamente: Tanti anni fa ci fu un bel dibattito nella mia città con molti rappresentanti dei vari ” movimenti della sinistra ” da Rifondazione in poi, con lo scopo di aggregare il più possibile tutto il mondo appunto di sinistra. Due settimane dopo si scisse Rifondazione.
    Sono passati tanti anni , capisco ragionare e discutere sulle scelte che ogni movimento- partito porta avanti, ma forse è giunto il momento di
    capire più in profondità cosa impedisce a tutti noi di accettare il benchè minimo compromesso. Una ragione x dividerci da qualcun altro la troveremo sempre , come la storia recente è qui a dimostrarcelo. Senza questo passaggio direi quasi personale non andremo da nessuna parte

  5. Graziano+PRIOTTO dice:

    L’ordine delle mosse decide la partita, ovvero da dove iniziare.

    Nella soluzione di tutti i problemi è fondamentale l’ordine delle operazioni, e se questo non è corretto nessuna delle operazioni benché di per sè giuste può condurre ad una soluzione. Uscita dall’UE, dall’euro e dalla Nato sono operazioni essenziali, forse c’è da temere che quest’ultima possa essere addirittura la più urgente, viste le mavore belliche statunitensi, la rivincita del partito delle guerre infinite (democratici) che si riprende dopo l’astinenza del quadriennio di presidenza Trump. La soluzione più logica sarebbe quanto per un attimo aveva espresso con lucidità Trump: la NATO è obsoleta, non esiste se mai fosse esistito in passato, il pericolo di un’invasione del resto d’Europa da parte della Federazione Russa. L’interesse di questa superpotenza mondiale (non regionale come aveva straparlato un certo Obama per imbeccata del Pentagono). Questo è l’obiettivo per il quale si deve lavorare in Europa. Infatti l’uscita dalla NATO non potrà avvenire per un solo Paese : questo verrebbe immediatamente attaccato dagli USA (non forse miulitarmente, ma non mancano altri mezzi, compra-vendita o assassinio di capi politici compreso, come da lunga tradizione, nonché attacchi finanziari o semplicemente destabilizzazione con mercenari ed eversione interna, Ucraina, Siria e Libia insegnano con grande eloquenza). Dunque questo obiettivo non può essere proposto in una prima fase di riacquisto della sovranità. E siccome di questo si tratta, e ricordando che oltre all’occupazione militare con un’ armata colonialista cammufata come la NATO da forza di autodifesa, la vera occupazione economica è dettata dalla UE, il passo precedente è appunto l’uscita da questo mostro giuridico e finanziario privo dei benché minimi tratti democratici. Ma anche questo passo non può essere compiuto senza spezzare prima le catene economiche – in questo caso monetarie – che soggiogano i Paesi caduti vittime dell’inganno della moneta unica. Dunque il primo passo è secondo ogni logica il riacquisto della sovranità monetaria. Per farlo non servono certo referendum : cosí come l’Italia è caduta nel tranello senza alcun consenso popolare, altrettanto deve uscirne senza lunghe discussioni. Il fallimento dell’euro l’hanno capito ormai anche i più sprovveduti (se onesti) salvo qualche sparuto gruppo di intellettuali sui quali è meglio sorvolare per pudore. Ma a questo punto, se le operazioni da compiere sono nell’ordine citato, si pone il quesito del primo passo: e questo non può essere che la progressiva nazionalizzazione di un gruppo importante di banche, in grado di emettere la nuova moneta nazionale al riparo delle ritorsioni di Bruxelles. Senza questo passo si cade nella trappola in cui finirono Tsipras e Varoufakis e si finisce come la Grecia. Inoltre la rinazionalizzazione delle imprese di importanza nazionale deve essere un obiettivo primario.
    Nessuno si è chiesto perché il primo vaccino anti-Covid sia stato predisposto nella Federazione Russa ? La risposta è semplice: si è trattato di un’industria farmaceutica in mano allo Stato, non di un’impresa privata. E per questo il vaccino è stato messo subito a disposizione di oltre 30 Stati nel mondo: lsa ricerca e lo sviluppo di quel vaccino non era assoggettata a prospettive di profitto, ai corsi delle azuioni nelle borse mondiali, e quindi non era necessario, come tutti gli altri vaccini occidentali, giocare con la sua scarsità per aumentare i profitti.
    E se questo vale per i vaccini (indipendentemente dalla sensatezza del loro impiego nel caso specifico), ancor più vale per le imprese come trasporti, autostrade, acciaio, elettricità e carburanti, last but not least le banche. In una parola, se l’obiettivo finale è la fine del dominio neoliberista, che non deve essere inteso come ritorno al capitalismo di Stato ma ad un equilibrio simile a quello delle economie miste, cioè con imprese parastatali accanto a quelle private. le ri.nazuionalizzazioni sono la via obbligata già per il primo passo, ch enon che essere l’uscita dall’euro.

    1. Demostophele dice:

      Apprezzo il suo ragionamento strategico, perché è più che corretto prevedere “la reazione”.

      L’uscita dall’Euro però è un attacco frontale sul terreno forte della Élite.

      Se fosse possibile un passo “zero” di indebolimento, cioè un colpo al punto debole del sistema … probabilmente a pochi interesserebbe sapere qualcosa al rispetto.
      A Paragone non interessa. Se infatti un tema non può essere spiegato in pochissime frasi, alle quali Paragone può rispondere con una sola frase, Paragone si incazza pure.
      Fusaro & Co. invece sono irraggiungibili. Ovvero, non hanno orecchie. Perché probabilmente – come per la gran maggioranza di altri gruppi – sanno tutto quello che è possibile sapere, e non è possibile che esista una strategia migliore della loro.

      Mi permetto di aggiungere qualcosa al suo commento, riguardo i requisiti “ideali” (sono in grado di presentare poi la proposta concreta):
      1) Non è una strategia arbitraria, di quelle del tipo “noi popolo abbiamo voglia di fare B invece di A)
      2) Non è un attacco diretto al sistema, ma ‘esposizione di una mancanza del sistema, che il sistema deve forzosamente correggere, senza che sia necessaria una maggioranza politica.
      2a) La leva principale è la massa critica impotente e attualmente “ignorante”. L’interruttore per ottenere un cambio significativo sarebbe costituito dalla fine dell’ignoranza, o meglio, dall’esposizione di una truffa “fondamentale”, e l’impossibilità di sostenerla una volta esposta.
      3) La partecipazione a elezioni avrebbe solo lo scopo di ampliare la diffusione e esposizione a livello nazionale tramite eletti che avrebbero il compito di fare conoscere informazione attualmente sconosciuta. (La conoscenza avrebbe un effetto esponenzialmente maggiore di qualsiasi tentativo di un gruppo politico!)
      4) Lo scenario non è l’Italia, ma il mondo. L’Italia sarebbe solo una regione del cambio in corso, e le ragioni sarebbero valide per il resto del mondo.
      Se si cominciasse in Italia, lo scopo sarebbe quello di costruire un modello da seguire per il resto del mondo. Il sistema non si può indebolire se ci si limita a agire su un solo paese.
      5) Euro, NATO, vaccinazione obbligatoria etc. sono tavolette di domino che cadranno come effetto collaterale.
      6) È possibile convincere molti astensionisti a votare … Il ragionamento parte da un astensionista (veterano), e ruota attorno all’astensionismo.

  6. Tiziano dice:

    Vorrei soffermarmi su quanto ho detto prima cercando di spiegarmi meglio.
    Ora proviamo a metterci nei panni di tutte quelle persone non addetti ai lavori a cui chiederemmo un appoggio alle prossime elezioni.
    Bene, a nessuno di questi interessa capire perchè il partito A non sta con B o con C o probabilmente con Z , chi è nauseato da come vanno le cose vuole vedere a sinistra del PD 1 o al massimo 2 partiti in cui riconoscersi.
    Ora x dare un piccolo contributo :
    Immaginiamo un cartello generico tipo ” Superamento del capitalismo x una civiltà di uguali ”
    Tutti i coloro attualmente si dividono in mille ruscelli dovrebbero confluire nel nuovo progetto che chiamerei ” con l’obbligo di accettare anche una posizione di minoranza x almeno 2 passaggi elettorali
    Sarà poi un congresso a doversi occupare della linea da portare avanti : tipo usciamo prima dalla nato o prima dall’Euro ecc . ecc
    Come dare il via ad una fase di questo per me fondamentale . Fare il primo passo : Ad esempio io Sollevazione sono disposto a stare con chiunque sottintenda regole di questo tipo
    Non vorrei essere troppo prolisso ma in tutte le cose bisogna inquadrare bene l’obiettivo.
    Se si vuole rimanere dei semplici movimenti di opinione , come ho già detto , vi rinnovo i complimenti
    Se come compare in qualche vostro articolo ( se ho ben capito ) si vorrebbe diventare un riferimento elettorale , proprio non ci siamo.
    Tendo a precisare che parlo di voi perchè sto scrivendo qui , ma come penso di essermi spiegato vale x tutti.
    PS : Capisco bene che impegnarsi a fondo come fate voi può risultare difficile nel caso di dover portare avanti idee non condivise al 100% , ma forse questa è anche la differenza fra chi aspira al 10% e chi si accontenta dello 0,….%
    Con stima Tiziano

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