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COVIDISMO, FASE SUPREMA DEL NEOLIBERISMO di Alceste De Ambris

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Con la parafrasi di Lenin del titolo, intendo suggerire che, se la situazione emergenziale durerà ancora a lungo (e l’intenzione del Sistema sembra sia di farla durare), gli storici del futuro identificheranno il 2020 come anno di nascita di una nuova forma di governo, che chiameranno forse “Covidismo”, termine con suffisso “ismo” coniato per analogia con liberalismo, comunismo, fascismo ecc. , e che andrà ad aggiungersi alla classiche forme come monarchia, repubblica, bonapartismo, colonialismo ecc.

Per capire, distinguiamo bene quattro elementi:

1) il virus, il Sars-cov2

2 ) la malattia, denominata Covid19, (molto) eventualmente contratta da chi è venuto a contatto col virus

3) la campagna di propaganda mediatica, l’ infodemia, che ha per scopo, strumentalizzando i punti 1-2), di creare le condizioni affinché si impongano le misure liberticide di cui al punto 4)

4) il sistema di governo, che ho chiamato “Covidismo”; ciò che il Sistema le chiama “le regole”, mentre i critici usano il termine “great reset” o Grande Riassetto

I media, per creare confusione, usano in tutti i casi la parola “covid”, ma è chiaro che si tratta di concetti distinti, elementi naturali i primi due (almeno in teoria), elementi artificiali, frutto della volontà umana, gli ultimi due.

Mentre il virus e la malattia sono presenti ovunque nel mondo, l’infodemia e il sistema covidista variano da un luogo all’altro. Sono massimi nei paesi occidentali e in quelli in cui gli Usa hanno forte influenza, mentre sembrano deboli nel continente africano, in Russa e in generale in Asia (in alcuni paesi asiatici il morbo viene dichiarato debellato, senza una logica spiegazione). L’impressione è che la rilevanza attribuita al covid (o addirittura la sua presenza/scomparsa), dipenda più da una “scelta” politica, che dalle normali variabili epidemiologiche.

L’infodemia consiste una propaganda a media unificati mirata a diffondere nel pubblico una paura irrazionale, che trasforma in una sorte di Pesta nera una malattia dalla bassa letalità, presumibilmente intorno allo 0,3% (non molto superiore all’influenza stagionale, che  ha una letalità dello 0,1% circa), verosimilmente paragonabile alla pandemie di influenza asiatica del 1957 e del 1968 (che ai tempi non avevano suscitato particolare allarme, né indotto a misure di distanziamento). La campagna mediatica in atto non si discosta da altre campagne a cui abbiamo assistito nei decenni scorsi: ricordiamo quelle volte a demonizzare certi Paesi che si vogliono colpire o invadere (Serbia, Libia, Venezuela ecc.), a giustificare e auspicare le “riforme” antisociali (privatizzazioni, austerità…), a condannare la “corruzione” di un certo leader politico scomodo, a spargere la fobia del terrorismo pseudo-islamico ecc. All’occhio allenato non sfugge anche nel nostro caso l’uso dei classici strumenti della propaganda: la ripetizione ossessiva, l’imposizione dell’agenda, la criminalizzazione dei dissenzienti, la censura, l’introduzione di un “esperto” per imporre certe idee sotto veste neutrale ecc.

La differenza è che questa volta la propaganda è rivolta contro il proprio paese, e pertanto il suo successo dipende anche da quanto spazio di sovranità quel paese abbia mantenuto, o viceversa quanto sia eterodiretto, com’è il caso dell’Italia. Gli uomini politici, rispetto a questa campagna martellante, appaiono succubi, timorosi di finire sotto la gogna mediatica qualora osino contraddire i dogmi del “sanitariamente corretto”. Dogmi che peraltro variano col tempo, senza una coerenza logica, per cui le dichiarazioni dei politici o degli “scienziati” in televisione assomigliano a certe gare di improvvisazione teatrale, dove gli attori devono inventarsi cosa dire sul momento, in base ai suggerimenti di chi sta fuori dal palcoscenico, e il più bravo è chi riesce a rendere verosimili le uscite più stravaganti.

La campagna-covid sembra avere scopi di breve periodo e di lungo periodo (tale differenza potrebbe rispecchiare le intenzioni di fazioni diverse dell’Oligarchia globalista, l’una più “moderata”, l’altra più “estremista”). Proveremo a individuarli.

Lo scopo di breve periodo era probabilmente quello di sconfiggere i movimenti populisti al di qua e al di là dell’Atlantico. Negli Usa occorreva sconfiggere Trump: missione raggiunta, anche grazie alle elezioni truccate. In Europa bisognava evitare il contagio della Brexit e impedire la dissoluzione dell’Unione europea, oltre che liberarsi in Francia dei fastidiosi Gilè gialli, ultimi residui di genuina protesta sociale: missione compiuta.

Occorreva inoltre annichilire (affinché non ci riprovi in futuro) la classe sociale che costituiva il nerbo di tali movimenti, ossia la classe media in crisi, la piccola borghesia, i piccoli imprenditori, gli artigiani, gli agricoltori, i negozianti ecc. Proprio a questo servono le chiusure economiche selettive, che colpiscono solo alcuni operatori, lasciando mano libera, con la digitalizzazione e il commercio elettronico, ai monopolisti della rete. E mentre tutti si indebitano (Stati, aziende e privati), le mega-banche acquisiscono nuovi crediti e si incamerano i beni dei falliti. Un colpo da maestro.

Il modello che si vuole instaurare è un capitalismo “sudamericano”, una piramide con un élite in cima e alla base una massa di poveri e nullatenenti, senza una classe media che stia tra i due. Il modello social-democratico, per rimanere nella metafora geometrica, tendeva invece a formare una società egualitaria, in forma “ovale”: pochi ricchi, pochi poveri, la maggior parte della popolazione si piazza nella fascia centrale, grazie alle sue tipiche istituzioni (protezione  sociale, diritti dei lavoratori, economia mista, tassazione progressiva).

Il neo-liberismo ha impiegato una trentina d’anni per assottigliare la fascia medio-bassa della piramide, il suo nemico storico (un agglomerato che un tempo si identificava con la “ sinistra”), sospingendola verso la base, riducendo la classe lavoratrice alla condizione di plebe, una massa amorfa di precari, lavoratori sottopagati e disoccupati. Ora il covidismo politico si è assunto il compito di neutralizzare la fascia medio-alta (quell’universo più tradizionalmente legato alla “ destra”): liberi professionisti e piccoli imprenditori sono figure destinate a sparire, nei loro progetti, tutti devono diventare dipendenti/sudditi degli Oligopoli globali. In ciò il Sistema ha impiegato il classico espediente del “divide et impera”, prima affrontando l’avversario principale (il “proletariato” appunto) e poi l’altro, sfruttando le diffidenze tra i due. In ciò è evidente la miopia della borghesia italiana, che in passato non ha perso occasione per contrastare i sindacati, i partiti di sinistra (quando esistevano) e lo Stato imprenditore: alla fine ha contribuito a creare il mercato globale senza regole (o meglio, con regole dettate dai più forti), quel mare aperto dove i pesci grossi (multinazionali e colossi finanziari) mangiano i piccoli. Il capitalismo, lasciato a sé stesso, tende inevitabilmente all’oligopolio.

Lo scopo di lungo periodo, secondo alcuni, è l’istaurazione di un nuovo regime politico, che ho chiamato “ Covidismo”, in cui le misure di “autodistruzione” economica e psicologica, imposte in via emergenziale, diventano permanenti o ricorrenti. Non conosciamo i tratti precisi di questo progetto, né sappiamo se avrà la forza di durare lungo.

Esso rappresenta una sorta di esito finale o di pieno dispiegamento del neo-liberismo (1991-2019), il quale consisteva nel superamento dello stato social-democratico di impronta keynesiana (1945-1990). Il Covidismo da una parte sembra avere certe caratteristiche dei totalitarismi moderni: potere in capo ad un’oligarchia inamovibile, partito unico (nella forma di tanti partiti tutti uguali), ideologia ufficiale indiscutibile, controllo totale dell’informazione, il popolo come massa da manipolare e non attore della vita politica. D’altra parte esso sembra rifarsi ad assetti premoderni e feudali, precedenti alla rivoluzione francese. Si è parlato di “capitalesimo”, con riferimento a tratti come: il collasso dello Stato nazionale, l’emergere di Poteri privati senza controllo, l’ereditarietà della ricchezza (appannaggio di poche grandi famiglie), la ripartizione del potere in circoli chiusi (e passaggi da un ruolo all’altro tramite il metodo delle “porte girevoli”), la sostituzione dei diritti con i benefici (revocabili), nell’ambito lavorativo l’apprezzamento del valore della fedeltà rispetto alla competenza ecc.

Semplificando, si potrebbe esprimere la novità dicendo che, nel neo-liberismo, il nuovo patto sociale prevedeva lo svuotamento della democrazia e dello stato sociale, in cambio però del mantenimento della libertà personale e di un certo grado di benessere diffuso (o almeno un’illusione di benessere). Negli ultimi trent’anni abbiamo visto appunto la democrazia evolvere in post democrazia e lo stato sociale ridursi al minimo.

Nel Covidismo si procede oltre: anche il benessere e la libertà vengono sequestrate. Il Sistema non ha più nulla di positivo da promettere, ma si impone la paura.

Il benessere (anche nel suo lato negativo, il consumismo) viene meno perché l’élite economica globalista, (che trae i suoi profitti non tanto dalla produzione industriale ma dalle rendite finanziarie), non è più in grado di garantirlo, né ha interesse a farlo, né intende introdurre correttivi (aumento della domanda interna, inflazione, limiti ai movimenti dei capitali ecc.) che minerebbero la propria posizione. Le crisi economiche e la disoccupazione di massa divengono cicliche e non c’è modo di evitarle: anche senza emergenza sanitaria, una nuova crisi era già prevista da molti. Svanisce il grande argomento contro il socialismo reale, ossia che il mito della maggiore efficienza del capitalismo: il capitalismo è inefficiente, ma non si può confessarlo apertamente, e quindi i suoi fallimenti vengono attribuiti… a una malattia. Questo futuro di miseria generalizzata viene poi mascherato sotto il paravento della riconversione ecologica (per cui, quando il cittadino medio potrà permettersi di comprare solo una bicicletta come mezzo di trasporto, ciò verrà presentato come un grande progresso…).

La libertà viene sequestrata tramite i noti provvedimenti neo-proibizionisti di segregazione e confinamento. L’isolamento sociale qui non è un mezzo, ma il fine stesso, ossia evitare la formazione di movimenti, di partiti, anche semplicemente di manifestazioni e aggregazioni, di persone che intendono discutere e opporsi al progetto. La politica richiede presenza e partecipazione fisica: non solo le fabbriche, ma anche le scuole le università, persino i bar e i teatri sono stati storicamente i luoghi in cui la coscienza politica di è sviluppata.

A questo punto qualcuno potrebbe chiedere come si concilia il piano di lungo periodo, qui ipotizzato, con la propaganda vaccinale, che da qualche mese ci presenta il vaccino come farmaco miracoloso e senza rischi, unica soluzione per uscire dall’emergenza sanitaria. Apparentemente infatti vi è contraddizione, perché se veramente i vaccini funzionano, l’infodemia resterebbe priva di contenuti e il governo covidista subirebbe un arresto. E’ difficile dirlo… logicamente le alternative sono:

1) Il vaccino è realmente efficace e risolutivo; in questo caso (e nel caso 2) significa che il piano di lungo periodo non esiste o è stato accantonato

2) Il vaccino dal punto di vista medico è di dubbia utilità, ma funge da pretesto per porre termine alla campagna covid (se, grazie all’immunità di gregge, la malattia si esaurisce da sola, qualcuno potrebbe pensare che le misure liberticide non erano così necessarie…)

3) Il vaccino viene propagandato per favorire i profitti delle case farmaceutiche (ma, a mio parere, le poche decine di miliardi di profitti non possono costituire il movente principale di un’azione di così vaste proporzioni)

4) Il vaccino rappresenta la “carota davanti all’asino”, ossia un’illusione di libertà futura, che serve per far tollerare nel presente segregazioni e impoverimento, senza protestare

5) E’ irrilevante l’attuale vaccino in sé, conta il “dispositivo” che il vaccino porta con sé, ossia quel cambiamento che le popolazioni altrimenti non avrebbero accettato: ad es. l’obbligo universale di vaccinarsi ogni anno (con riserva, qualora occorrerà, di somministrare qualsiasi altra sostanza, in modo aperto o occulto), oppure un controllo totale e una limitazione permanente alla libertà di movimento (passaporto vaccinale)

6) Il vaccino è controproducente perché favorisce la comparsa di varianti del virus più pericolose (anziché più attenuate, come avviene naturalmente quando una malattia diventa endemica), e quindi prolunga la permanenza della patologia

Quale che sia il progetto preciso, è imperativo opporsi. Il compito dei sovranisti è aggregare una compagine più ampia possibile, intorno a un programma minimo, come presupposto per la liberazione e il socialismo. Tornando ancora a Lenin, egli aveva escogitato le parole d’ordine “pace e terra”, che rappresentavano le istanze immediate dei contadini e della maggioranza della popolazione. Nel nostro contesto le parole d’ordine potrebbero essere “no euro  – no segregazione”, oppure in positivo qualcosa come “italexit “ e “liberi tutti”.

No pasaran!

3 pensieri su “COVIDISMO, FASE SUPREMA DEL NEOLIBERISMO di Alceste De Ambris”

  1. Francesco dice:

    Errata corrige

    Analisi semplicemente PERFETTA. Articolo da diffondere quanto piu’ e’ possibile.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

  2. Antonio de Chiara dice:

    Fatto il punto della situazione. Ottimo. La risposta andrebbe pero’ cercata nella costruzione della solidarieta’ e dello sviluppo di una cultura socialisteggiante a partire proprio dalle classi piu’ sfruttate. Ci sono movimenti ancora inorganici nel mondo che vanno nella direzione di costruire una societa’ alternativa al capitalismo.

  3. Pingback: COVID-3: IL RITORNO di Alceste De Ambris
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