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UCRAINA/RUSSIA: LA GUERRA INCOMBE di Stefano Orsi

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Con l’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Joe Biden, l’orologio della storia è tornato indietro di quattro anni. Siamo allo stesso punto in cui ci saremmo trovati con Hillary Clinton come Presidente e nei medesimi teatri bellici. Solo che con l’elezione di Donald Trump, la Russia ha avuto quattro anni per prepararsi alle intenzioni manifeste degli USA: arrivare inevitabilmente e a ogni costo a un conflitto per riportare la Russia al loro modello ideale, uno Stato diviso e frammentato senza alcuna valida guida, come loro avevano progettato negli anni Novanta di Boris Eltsin. Trump non è stato un Presidente incline alla guerra, Biden invece lo è e lo era anche come vice di un altro guerrafondaio, Barack Obama. Dal mese di dicembre quindi abbiamo assistito ai preparativi della Russia, di tutti i suoi sistemi difensivi e offensivi, su tutto il territorio del Paese. Sapevano bene che cosa sarebbe arrivato assieme al “Sonnacchioso Joe”.

Obbedendo ai voleri di Washington, a partire dalla fine di febbraiol’Ucraina ha iniziato a muovere truppe e mezzi sempre più ad Est. Gli accordi di Minsk 1 e 2 sono stati sistematicamente violati in ogni parte, i cannoni sono tornati laddove non potevano stare, così come i carri armati, i mortai pesanti, i blindati. Solo a movimenti quasi a termine, la Russia ha iniziato a posizionare le proprie forze lungo il confine occidentale, perché i riposizionamenti ucraini dovevano ricevere adeguata risposta. La minaccia era chiara, Kiev intendeva riprendere con la forza quei territori che perse nel 2014 a seguito del golpe di Maidan, della proclamazione delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk e del referendum della popolazione in Crimea che richiese l’annessione alla madrepatria Russia, referendum riconosciuto e accolto nel suo esito dalla Federazione Russa.

La Russia ha dato prova di incredibile capacità logistica portando al fronte, lungo tutti i confini con la vicina Ucraina, innumerevoli unità, spostando dapprima quelle del Distretto Meridionale e poi via via facendo giungere nel settore forze da molti altri distretti anche agli estremi orientali del Paese, come nel caso dei marines di Vladivostock. Il ministero della Difesa ha precettato 16 mila carri ferroviari che servivano per le industrie, l’agricoltura e l’economia del Paese.

Fin dalle prime notizie, quindi, mi è parso evidente che di scherzo o semplice esercitazione non si trattasse. A mano a mano che i filmati dei convogli in movimento o in arrivo si susseguivano, si svelava ciò che molti ancora oggi non riescono a realizzare: non si sta preparando un conflitto, ma un conflitto è già in corso. Non sto parlando del conflitto nel Donbass. Il dispositivo militare messo in campo dalla Russia, e prima ancora dall’Ucraina, sono preparati per uno scontro massivo, in cui il teatro di guerra non sarà più o solo quello delle due Repubbliche secessioniste e i protagonisti non saranno solo l’esercito ucraino e le male addestrate milizie popolari. Questa volta è tutto diverso, l’esercito russo non avrà un ruolo di presenza ai confini come nel 2014, questa volta interverrà.

Gli anni sono trascorsi e l’esperienza maturata dalle forze russe, esercito da un lato e politica dall’altro, ha affinato le loro arti, ne ha amplificato i sensi, affilato gli artigli. Nel 2014 spostare masse di soldati così numerose, con tanto equipaggiamento e farlo in un tempo incredibilmente breve, sarebbe stato impossibile. Tutti i sistemi d’arma impiegati dall’esercito russo sono stati aggiornati e modificati sulla base dell’esperienza bellica siriana. Molti reparti si sono avvicendati, così come anche gli equipaggi degli aerei. Sulla base delle loro esperienze sono stati individuati debolezze, difetti, pregi, punti di forza, modificate le tecniche di impiego, le armi da impiegare. Elicotteri Mi e KA ne hanno tratto molto giovamento. Molte soluzioni del carro armato T90-M, nate dal suo impiego sul campo di battaglia, sono state adottate anche per le nuove versioni aggiornate dei T72B3M. Tutti i caccia (Su-24, SU-25, SU-34, Mig35S, Mig 30SM2) sono stati aggiornati, e anche i bombardieri TU-22M3M e TU-160M2. Di quest’ultimo è stata anche riavviata la produzione, tutti i velivoli ancora efficienti sono stati nuovamente dotati di Sonda per il rifornimento in volo.

Molti nuovi sistemi d’arma sono stati presentati in questi anni dal settore missilistico russo: Khinzal, KH101, il primo ipersonico il secondo subsonico ma stealth, lo Zirkon, l’aliante ipersonico Avangarde, e molti altri ancora. Gli attacchi di Usa e Israele in Siria hanno consentito di affinare le capacità di gestione dei sistemi difensivi antiaerei. I famosi S300 PMU2 non hanno mai lanciato perché hanno sempre lavorato sottotraccia acquisendo informazioni sulle strategie e sulle tattiche di attacco delle aviazioni occidentali, monitorando anche gli aerei Stealth occidentali presenti in Medio Oriente. Un accumulo di informazioni ed esperienze che non ha prezzo.

Gli ucraini si sono portati molto a ridosso del Donbass e della Crimea, con minori forze ai confini Nord e Nord-Est. Anche nel settore Ovest sono state trasferite molte unità per portarle a ridosso della zona delle operazioni, in quello che dovrebbe essere il teatro nelle fantasie ucraine, ovvero Donetck e Lugansk. Diverse fonti confermano che il loro addestramento si è particolarmente incentrato sul CQB, Close Quarter Battle, in ambiente urbano. Nelle loro intenzioni ci sarebbero la conquista delle città di Donetck e Lugansk e la difesa ad oltranza di Mariupol, oltre che la devastazione della Crimea con le artiglierie pesanti, per poi tentarne la riconquista. I comandi ucraini probabilmente sono partiti dal presupposto di contenere lo scontro nei limiti del precedente conflitto, ipotesi forse rafforzata da consulenze americane. Ma le cose potrebbero andare molto diversamente.

Le truppe schierate dalla Russia contano decine di battaglioni, a Nord, a Smolensk, molti a Voronezh, il grosso a Rostov sul Don dove sono circa 15-20 battaglioni e in Crimea dove sono arrivati altri 10 battaglioni schierati. Il tutto coperto dall’ombrello delle più svariate tipologie di sistemi antiaerei, dai famosi S400 Triumf, gli S300, S350, Buk M2 e M3, Pantsir, Tor M2, e circa 350 velivoli tra caccia e cacciabombardieri destinati a sostenere le operazioni. L’Ucraina invece è praticamente priva di aviazione, le decine di droni che probabilmente possiede la rassicurano visti i risultati dell’Azerbaigian nel Nagorno Karabakh, ma la Russia non è l’Armenia, così come non lo è stata la Siria o lo scenario libico.

Se lo scontro divamperà, allora non sarà limitato ma totale, tutta l’Ucraina ne verrà interessata, dalle infrastrutture alle vie di comunicazione. Non credo si assisterà ad una lunga campagna aerea preparatoria sul modello della guerra anglo-americana all’Iraq, perchè la Russia non può permettersi di lasciare tempo agli Usa o alla Nato di organizzare una reazione. A costo di perdite maggiori, le forze di terra di Shoigu avanzeranno su Karkov, Sumi, Chernihiv, Dnepopetrovsk, Poltava, Zaporizie, Odessa, Mikolaiv e infine si occuperanno del grosso dell’esercito ucraino bloccato tra Dnepopetrovsk e il Donbass, con poco carburante e bersagliato dai caccia.

Vedremmo, in caso di guerra, diversi sbarchi anfibi, reparti aviotrasportati dietro le linee nemiche, moderni sistemi di guerra elettronica ed informatica affrontarsi in nuovi teatri mai visti prima, se non solo da una parte della barricata. Vedremo Kiev circondata e molti profughi non russofoni prendere la via della regione di Leopoli, anticamente appartenuta alla Polonia. La gran parte della popolazione delle altre regioni dovrà invece scegliere, se restare se nella Russia allargata alle loro terre o migrare a Ovest. L’Ucraina potrà vendere cara la pelle nelle fasi iniziali, ma i limiti abnormi nella logistica bloccheranno le sue armate sulle loro posizioni, decretandone la sconfitta in tempi relativamente brevi.

Non ci sono possibilità per gli ucraini, non esiste scenario credibile che non preveda il loro collasso dopo una settimana di combattimenti. Sottoposti ai bombardamenti aerei giorno e notte, al martellamento continuo delle artiglierie, interi battaglioni di Kiev lasceranno armi e attrezzature sul posto, solo un numero limitato di unità combatterà perché addestrate in maniera decente e perché molto indottrinate, ma la loro sorte non muterà. Feci una simile analisi delle possibilità delle forze curde nei confronti delle truppe turche ad Afrin prima e nel Nord-Est della Siria poi, e non sbagliai. Anche sulla strategia della guerra in Siria non sbagliai. Ora non vedo possibilità reali per l’Ucraina di sopravvivere come Stato a una guerra  a tutto campo con la Russia.

Purtroppo ci sono molteplici segnali del fatto che la guerra incombe:

  • il numero delle forze già schierate, che già oltrepassano le centinaia di migliaia di uomini, e il fatto che ancora ne arrivino oggi.
  • il fatto che la Russia si stia premurando di portare ingenti rifornimenti in Siria sia via mare (4 navi in una sola volta a Tartous) sia con molti cargo alla base aerea di Hemeimin, stessa cosa attraverso ponte aereo per la base in Armenia.
  • L’arrivo dei cronisti di guerra russi, solitamente molto ben informati e ben inseriti nell’ambiente militare russo.
  • La completezza degli schieramenti assemblati senza trascurare nessuno dei possibili scenari di attacco o difesa, persino una dozzina di mezzi navali da sbarco sono stati portati a Rostov sul Don dal Mar Caspio, cui si aggiungeranno a breve nel mar Nero tre mezzi di classe Ropucha usati per rifornire la base di Tartous dalla Flotta del Baltico.
  • Che siano state mosse unità ben addestrate ma incredibilmente distanti come i Marines di Vladivostock, dal Distretto Orientale.
  • Che le esercitazioni a fuoco navali abbiano progressivamente interdetto la navigazione nel Mar Nero ad altre unità navali militari, e abbiano in pratica interdetto l’ingresso e l’uscita dal Mare d’Azov per tutti con blocco di fatto di Mariupol.
  • Un rafforzamento molto corposo delle difese antinave e antiaerea che è stato approntato nella penisola di Crimea, con arrivo anche di caccia SU-34 che sono dotati del migliore radar di rilevazione e attacco navale al mondo.
  • La missione di Lavrov in Egitto, probabile che oltre di Libia abbiano parlato anche della garanzia di mantenere Suez navigabile, durante un eventuale conflitto, per le navi russe o di alleati che dovessero portare rifornimenti in Siria.
  • La Propaganda comunicativa che, dopo aver portato le forze a violare gli accordi di Minsk, presenta ora Kiev come se non volesse lo scontro, e sappiamo bene che loro hanno eseguito ordini molto precisi impartiti dagli USA.
  • Lo stesso tentativo USA di fingere di voler ripristinare un dialogo interrotto da mesi con la Russia, è finalizzato al creare i presupposti di inevitabilità di uno scontro bellico, ma attribuendone le colpe alla controparte, non sarebbe necessario se NON si volesse un reale conflitto.
  • La speranza che si risolva tutto con un mio errore di valutazione c’è e rimane forte, ma quando guardo ai fatti reali, tutto mi dice che il conflitto è già stato deciso da tempo, e che in questi giorni stiamo solo assistendo alla sistemazione in loco delle ultime tessere  di un complesso puzzle, avviato anni fa, e da poco ripreso in mano per essere completato.

Credo che la prima finestra adatta alla guerra si apra in questo fine settimana, tra sabato notte e lunedì mattina, perché ormai tutto è al suo posto. Inoltre il tempo  è un fattore essenziale: non si possono tenere tanti uomini e mezzi nelle condizioni di accampamento, oltre i 15-20 giorni un esercito moderno decade nella sua capacità e prontezza. Da questo fine settimana quindi ogni momento potrebbe essere quello buono per dare “fuoco alle micce” sperando che, assieme ad esse, non salti tutta la polveriera su cui siamo anche noi.

* Fonte: Lettere da Mosca

6 pensieri su “UCRAINA/RUSSIA: LA GUERRA INCOMBE di Stefano Orsi”

  1. AntiMaidan dice:

    Prospettiva irrealistica e pericolosa questa delineata qui.
    GLI USA parlano ma non agiscono. Cane che abbaia non morde. Magari ci cascano….
    O.G.

  2. Lorenzo dice:

    I rivoluzionari dovrebbero sperare che la polveriera ci salti sotto il sedere. Le rivoluzioni si fanno sulle macerie degli ancients régimes.

    Vent’anni fa, mentre la sinistra sinistrata faceva le marce della pace, chi aveva lo sguardo lungo finanziava sia l’elezione di Bush che il riarmo dei talebani: la prima per spingere l’impero a stelle e strisce in guerra, il secondo per fargliela perdere. L’attuale crisi dello Washington Consensus, cioè della globalizzazione turbocapitalista, è una vittoria di quelle rare menti lucide. Beninteso conseguita sui cadaveri di centinaia di migliaia di afgani.

    Oggi lo scenario su cui puntare è quello di una moltiplicata aggressività statunitense, che spinga Russia e Cina a formare un fronte compatto. Una guerra sul Don sarebbe il migliore degli inizi, anche per le conseguenze destabilizzanti che avrebbe sull’eurodittatura. Tantopiù la guerra si avvicina e tantopiù il regime comincerà a traballare. Se crolla il mostro anglosassone, assieme al nostro benessere e alla nostra serenità crollerà anche l’ordine internazionale esistente (e con esso l’attuale repubblica, che lungi dall’essere stata fondata dalla resistenza è stata fondata a Yalta).

    Nei giardini della politica, del pensiero e della diplomazia si tornerà a respirare.

  3. Fiorenzo Fraioli dice:

    Ottimo articolo.

    p.s. ultimamente state rinsavendo, ne sono felice.

  4. Bobby dice:

    Scusa Lorenzo, puoi spiegare meglio il tuo pensiero? Mi pare interessante

    Sandy

  5. Cittadino dice:

    Ho visto questo articolo appena segnalato dal Paccosi. Se questo è vero allora le cose stanno in modo un po’ diverso. Putin ha fatto capire in maniera chiara che non scherza, fatte le dovute differenze è stato il suo “whatever it takes”, and it was enough.

    Gli USA bideniani vorrebbero mandare allo sbaraglio gli ucraini con la promessa di qualche sostegno esterno e di poter emergere in posizione più vantaggiose dopo aver incendiato la ragione. Putin ha fatto capire agli ucraini che qualsiasi cosa gli abbiano promesso gli americani essi non l’avranno perché ci sarebbero solo macerie, ricordiamo la mutual assured mutual a cui Putin stesso ha accennato. Sarebbe però solo una Ucraine assured destruction.

    Davanti a questo gli ucraini possono solo sperare in un aiuto con un maggiore coinvolgimento degli USA che però non arriverà. Gli USA non vogliono e non possono.

    Questo però mostrerebbe tutta la debolezza della linea di bideniana tornata egemone, non riuscendo più a destabilizzare gli altri paesi metterebbe in una condizione di maggior debolezza anche le quinte colonne all’interno della Germania che si oppongono al nord stream 2, rafforzando di converso i gruppi che ne sostengono la realizzazione. Questo indipendentemente da una eventuale vittoria elettorale (di Pirro?) dei verdi perché ciò cha ha contato sempre in questi decenni è sempre stata la capacità statunitense di destabilizzare interi paesi, capacità che sta venendo meno.

    Ricordate quando Trump lasciando disse pressappoco di fare gli auguri a Biden perché ne avrebbe avuto bisogno? Ecco, forse ora è chiaro il significato. Vuoi continuare con la strategia della destabilizzazione interna di altri paesi per tenere in piedi l’unipolarismo? Avanti, tanti auguri Joe, voglio proprio vedere quello che fai.

    Cosa accadrebbe dopo? Magari un cambiamento di linea strategico dentro gli USA, un avvicendamento simile a quello fra Rumsfeld e Gates del 2006/07. Certo magari più tumultuoso e con un possibile superamento della globalizzazione unipolare americana (e della UE) che rischia però di essere gestito tutto internamente alla classe dominante, e quest’ultimo punto è, almeno per me, la cosa più grave e preoccupante perché lascerebbe fuori le istanze popolari.

    Giovanni

    1. Cittadino dice:

      ERRATA CORRIGE: Ovviamente è mutual assured destruction e non mutual assured mutual

      Giovanni

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