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DUGHIN E IL SECOLO DI DONALD TRUMP di OG

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Riceviamo e pubblichiamo

Il 13 aprile 2021 A. Dughin ha diffuso un documento di eccezionale importanza sulla virata del liberalismo, si chiama Liberalismo 2.0 e consigliamo i lettori interessati a leggerlo con particolare attenzione.

Il filosofo russo è considerato dai globalisti “il pensatore più pericoloso del pianeta”, appartiene spiritualmente alla corrente degli Antichi Credenti ortodossi, la sua visione metafisica e filosofica è probabilmente superiore e più sottile di quella di tutti gli odierni pensatori occidentali. Dughin è quindi un capitale universale del movimento antiliberale e antagonista, va perciò trattato con molto rispetto.

In questo scritto Dughin sviluppa due concetti. Il primo è che il Trumpismo sarebbe stato l’ultima fase del liberalismo 1.0, sconfitto definitivamente, ad avviso del filosofo russo, dal liberalismo postumano o transumanista dei Sorositi/Bideniti i cui ideologi sarebbero Von Hayek e Popper, il maestro di Soros.  Alla nuova entità post-umana in arrivo — il tecno-centrico, gender-optional, post-individuale di-individuale che Dughin definisce dividuale in antitesi all’individualismo del Liberalismo 1.0 — il conservatore rivoluzionario russo oppone su scala globale la Quarta Teoria Politica, un superamento definitivo delle tre teorie politiche fondamentali del ‘900 — liberalismo fascismo comunismo — che ne sappia però inglobare i migliori aspetti. La Quarta Teoria Politica, una sintesi in divenire della destra e della sinistra non liberali, farà della lotta politica per le libertà individuali e comunitarie il senso della sua missione su scala internazionale.

Dughin considera dunque irreversibile il Grande Reset dei Rotschild/Davos/Sorositi/Bideniti. La più grande macchina da guerra globalista del capitalismo scatenatasi in tutti gli ultimi decenni contro un leader (Trump contro tutti e tutti contro Trump) avrebbe definitivamente dato i suoi frutti.

Vediamo però se Dughin ha realmente colto nel segno. Anzitutto, il Nostro trascura i rapporti geopolitici di forza; per l’affermazione globale del Grande Reset è necessario un deal concordato con Cina, India, Russia, mondo islamico e con la stessa Unione Europea, in cui sia la Francia da una parte sia Visegrad dall’altra hanno manifestato una chiara insofferenza verso il progetto di Davos.

Prescindendo dall’Unione Europa, che è un cantiere indefinito e indefinibile, questi modelli di civilizzazione sopra elencati non stanno affatto vivendo una fase liberale o globalista, ma loro specifiche fasi di civilizzazione nazionale o imperiale, comunque multilineari. Non hanno quindi alcun interesse concreto ad assecondare il progetto di Davos e dei Bideniti. Inoltre, punto realmente dolente, Dughin sembra aver completamente abbandonato la filosofia apocalittica e escatologica di scuola russa per inquadrare la realtà planetaria secondo certi e consolidati schemi di filosofia razionalistica hegeliana e occidentale con un po’ di Carl Schmitt qua e là, al punto che quello che sarà senza dubbio il più micidiale conflitto del secolo, quello tra Patrioti (Trump) e Liberalisti 2.0 (capitalismo globalista mondiale), è liquidato dal Nostro come un gioco dialettico di tesi e antitesi di cui la Quarta Teoria Politica sarà la sintesi.

Chi scrive ritiene invece che nella storia non esiste quasi mai una sintesi e che il divenire è frutto di una non logica né prescritta combinazione di scontri terribili e mediazioni interessate. Dughin finisce per liquidare il fascismo nel campo del nazionalismo storico e il comunismo nel campo della mera “lotta di classe”. E’ invece chiaro ormai che senza Sorel, con la sua apocalittica antiebraica, non avremmo avuto Mussolini e senza l’ebreo Otto Weininger non avremmo avuto Adolf Hitler; più che sul piano etnonazionale il fascismo andrebbe compreso come fenomeno di lotta metafisica contro l’ebraismo europeo. Allo stesso modo, spiega Berdjaev, il “comunismo russo” non sarebbe comprensibile senza l’antipersonalismo mondiale o il collettivismo scientifico assolutistico di un Trotsky, che anticipa anche certe motivazioni ideologiche del mondo odierno, e senza il populismo necaievista (da S.G. Necaev 1847-1882) o il nichilismo politico staliniano che si fa ordine di Stato non avremmo avuto “gli spiriti della rivoluzione russa” .

L’operazione di astratto riduzionismo del Trumpismo, inquadrato come fenomeno interno al liberalismo individualistico occidentale, grave errore di analisi che già fece Moreno Pasquinelli, inficia tutta la prospettiva del Dughin; il Trumpismo andrebbe letto invece nel senso dell’apocalittica giudaica o cristiana, come ha ben specificato Curzio Nitoglia (1) e come specificò il blog Sollevazione mesi fa, pur con errori di giudizio sulla religiosità della Flotus Melania Trump, che è cristiana ortodossa di rito serbo per quanto devota alla Madonna di Fatima, non cattolica conservatrice (2).

Non solo The Donald ha sdoganato, da rivoluzionario ben più che da liberalista, l’antiebraismo e l’antimperialismo repubblicano/populista negli Usa, identificando nella rappresentazione sociale comune l’ebraismo con il globalismo del liberalismo 2.0, della Silicon Valley, del Partito di Davos e definendo esplicitamente in almeno due casi pubblicamente il popolo Serbo come il popolo martire del ‘900 (3), ma ha addirittura invitato tramite l’ambasciatore Mcgregor i popoli europei a piantarla con la russofobia e con il complesso di colpa per la propria storia, che sarebbe artificialmente indotto dai Rotschild.

Il pregiudizio di Dughin e di Pasquinelli sul Trumpismo come individualismo occidentale deriva probabilmente dall’opposizione estremista di Trump al lockdown. Tale antagonismo a chiusure, dittatura sanitaria e coprifuoco mostra invece, secondo chi scrive, la profonda natura popolare e proletaria del Trumpismo. La base sociale di The Donald è stata non casualmente la più colpita e devastata, sia economicamente sia sul piano esistenziale, dalla sindemia postsociale élitista del partito di Davos e dei Rotschild, non vi era per il Trumpismo alternativa politica praticabile se non nella forma di un radicalismo individualista e “neo-libertario” che difendesse i diritti della proprietà e dell’individuo contro la Catastrofe sociale dei Big Tech e del Grande Reset.

Certo, Trump, il Machiavelli del XXI secolo (3), il profeta della insurrezione del mondo del lavoro e della piccola e media proprietà contro la delocalizzazione globalista e contro la tecnologia totalitaria, è caduto per ora sul piano della guerra dell’informazione, non essendosi dotato dal 2016, come avrebbe dovuto, di suoi canali informativi e mediatici. Cia, MI6, Mossad, Pentagono, FBI hanno chiaramente imposto ai big della Oscura Valle di silenziare il Presidente in carica, un fatto eccezionale ed epocale non sottolineato come meriterebbe dal Dughin. Così è stato possibile il Golpe del Liberalismo 2.0, dei Bideniti/Sorositi e del Deep State.

Ma da qui a dare il Trumpismo per fottuto ce ne passa. Lo abbiamo visto proprio con le recenti elezioni in Gran Bretagna, dove il definitivo processo di nazionalizzazione della classe operaia e della piccola e media proprietà ha frantumato ogni proposito di riscossa del progressismo globalista laburista, fautore del Grande Reset, dopo la Brexit.

La lucida profezia di The Donald, la marcia del lavoro e dei colletti blu contro i Big Tech, delle periferie contro il centro, come la autentica sfida del secolo, si è messa solo ora in marcia.

La lotta di frazione nel Deep State, integralmente antitrumpiano, in quel Deep State dei Rotschild, del Mossad, dell’MI6, di Davos e dei vari Epstein, è furiosa più che mai, nonostante il Golpe Bidenita. La separazione dei coniugi Gates è un chiaro fulmine a ciel apparentemente sereno che è in fondo l’annuncio di altre terribili scosse che a breve potrebbero arrivare. Il Trumpismo, a differenza di quanto pensa Dughin, è ai suoi primordi storici e finirà per prendere una forma che forse ora nemmeno ci possiamo immaginare.

Chi scrive ritiene perciò, a differenza di quanto pensa Dughin, che questo in cui siamo sarà il Secolo di Donald Trump. Il Secolo dell’unico POTUS della storia americana che si è messo di traverso ai Rotschild, alle plutocrazie, al Pentagono e all’MI6. Kennedy fu ucciso per molto meno.

NOTE

  • Curzio Nitoglia, I Lubavich e i Potenti del mondo, Effedieffe 2021, p. 158.
  • https://www.telegraf.rs/english/2458906-after-3-fingers-melania-amazed-serbs-again-they-asked-the-first-lady-of-usa-what-languages-does-she-speak-and-this-is-her-answer-video
  • https://balkaninsight.com/2016/11/11/serbian-radical-leader-seselj-plays-chetnik-song-dedicated-to-trump-11-10-2016/. https://www.youtube.com/watch?v=J5erWO-cbf8. Nel corso di un incontro con il Primo Ministro Serbo Vucic, secondo fonti di Belgrado, Trump disse di considerare i Cetnici di Draza Mihailovic la forma più nobile del patriottismo del ‘900 e il Kosmet la vera Gerusalemme dei cristiani. La politica trumpiana sul Kosovo fu chiaramente filo-ortodossa contro i diktat del Deep State e del Pentagono. Biden sta non a caso, già dalle sue prime mosse, radicalizzando la serbofobia e la Islamizzazione forzata dei Balcani e del Kosovo. A Belgrado si spera infatti in una controinsurrezione Trumpiana contro il Golpe Bidenita dello scorso novembre.
  • https://www.lastampa.it/topnews/lettere-e-idee/2018/12/07/news/machiavelli-riappare-in-america-1.34065897

 

9 pensieri su “DUGHIN E IL SECOLO DI DONALD TRUMP di OG”

  1. Maja dice:

    Articolo lo condivido in assoluto, è ottimo, tutta la parte sui Balcani è vera e è così. Puntualizzo solo che dovevate mettere ex Primo Mininistro Vucic, in quanto Trump si incontrò con Vucic realmente quando era Primo Ministro ma ora non è più tale.
    Maja Banja Luka

  2. Arya dice:

    Lo condivido del tutto. La sinistra ormai ha mostrato la sua sudditanza ai grandi Tech e alle multinazionali, questo è il presente e il futuro.

  3. FaBer dice:

    Ho letto tutto, compresi i link suggeriti. Leggere Dughin o Zizek mi da la stessa sensazione di futilità.
    Quando si capisce la rivoluzione kopernicana dei critici del valore, Dughin appare come uno che annaspa con vecchi strumenti concettuali ormai inservibili, cercando di salvare il vecchio paradigma kepleriano nel quale è nato e vissuto.
    Roba buona solo per chi non vuole cambiare il chiodo al quale è appeso la propria visione del mondo.
    Sorry, ma quando si è vista la disarmante semplicità di una chiave di lettura che unifica tutte le distinzioni cervellotiche del nostro, non si torna più indietro. Ho letto Dughin e Zizek e Melenchon e tanti altri senza trovare niente di veramente illuminante. Leggete Robert Kurz e poi questi nani del pensiero critico vi appariranno in tutta la loro reale altezza.

  4. Francesco dice:

    È tanto specialistico ma mi interessa. Chiedo a Moreno che significa necaievismo e bolscevismo?
    Francesco Leoni Passignano sul Trasimeno (Pg)

  5. Populista dice:

    Il Secolo di Donald!
    Meraviglioso, mi auguro sarà realmente così

  6. Necaiev? dice:

    Moreno, che vuol dire Necaievismo? Che c’entra con Stalin?

  7. Necaiev? dice:

    Purtroppo i miei precedenti commenti non sono passati. Invito la moderazione a cancellare eventualmente. Chiedo : non capisco riferimento a Necaiev (individualista se ben ricordo), chi mi può spiegare?
    Sono il candidato di Rifondazione comunista anni fa, Francesco di Panicale 🙏

  8. giovanni spreafico l'autonomo dice:

    Dughin è un nazista… “discepolo” di Heidegger… “un tanto al tocco!!.. un’altro che mai ha criticato il nazismo..anche se è uno dei miei filosofi di riferimento..

  9. gino dice:

    se trump appoggia in brasile il criminale nazista bolsonEro, cosa buona non é

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