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RUSSIA E U.S.A. NON SI POSSONO ALLEARE di O.G.

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Riceviamo e pubblichiamo

Il presidente dei Rotschild e del Partito di Davos, ma non del popolo americano, ovvero Joe Biden, si sta attivando per incontrare il presidente russo Vladimir Putin a giugno. Come mai Biden ha cambiato opinione nel giro di poche settimane, passando dalla rappresentazione di Putin come fosse il peggiore assassino presente sulla terra a possibile alleato strategico?
Biden, anzitutto, non è stato in grado di infliggere alcuna ritirata strategica a Putin nè con il caso Navalny nè con la questione ucraina. Anzi, in entrambi i fronti è stato il partito di Davos e dei Rotschild ad esser messo in ritirata dalla Federazione russa. Sulla questione ucraina, il leader turco Recep Tayyip Erdogan che aveva inizialmente assicurato al presidente di Davos e delle selezionatissime lobby transgender l’interventismo antirusso si è poi saggiamente tirato indietro nel momento decisivo. Biden non trova nessuno disposto a affrontare militarmente i russi sul campo; la superiorità militare e tecnologica dell’esercito della Federazione russa è ormai tale che Putin non può più essere affrontato su questo terreno. Una missione parlamentare americana è poi corsa in Sudan in questi giorni per scongiurare la creazione di una nuova base militare russa promettendo ai governanti sudanesi ciò che non gli potrà mai esser dato. Sembra così di essere veramente tornati ai tempi della Guerra Fredda, ma allora era il fronte più debole e malmesso, quello sovietico, che inseguiva disperatamente le conquiste militari e geopolitiche statunitensi; oggi è il contrario esatto e vediamo infatti gli scagnozzi dell’imperialismo radicale statunitense ossessionati da Putin e dalla Russia.
Ciò è dovuto al fatto che dalle parti di Davos e del Deep State hanno capito che lo stesso Xi Jinping, per quanto ambiguo e accondiscente sul globalismo del Grande Reset, è in fondo molto più prudente e saggio di loro, temendo realmente l’assetto militare e tecnologico russo e non essendo disposto ad alcun avventurismo strategico antirusso. La necessità storica di annientare il putinismo con una guerra calda o con una Rivoluzione Colorata a Mosca, conducendo il presidente russo a una sorta di processo mondiale e condanna come fu quella in mondovisione imposta contro Saddam Hussein o Milosevic, è probabilmente già stata accantonata da Biden e dal partito di Davos e si è passati così a piani meno pretenziosi e più realistici. Si è forse capito che il sovranismo patriottico, con o senza Putin, sarà la condizione naturale della Russia da qui al futuro. Dunque Biden, ammesso e non concesso che Putin accetterà di incontrarlo a giugno, tratterà con la Russia da posizioni di oggettiva debolezza strategica.
Biden, che dopo i quattro anni di presidenza patriottica e antimperialista di The Donald, avrebbe voluto riadattare lo stato di emergenza, “il governo di continuità post-11 settembre” e la tattica della “guerra senza fine” ai nuovi teatri strategici e al nuovo contesto internazionale, è però già vittima della nuova realtà geopolitica che si è imposta negli ultimissimi anni. Il ritiro dei soldati statunitensi dall’Afghanistan, cuore strategico mondiale e campo prediletto del destino planetario, va proprio nella direzione dell’antimperialismo trumpiano e puntuale è arrivato l’attacco del clintonismo ortodosso il quale, fedele alle direttive di Brzezinski, ha fatto a pezzi Biden.
Dal punto di vista dell’imperialismo americano ortodosso, il ritiro dall’Afghanistan avrà gravissime conseguenze, affermano i falchi democratici e la nota sanguinaria Hillary Clinton. La frazione Obama sarebbe dalla parte del clintonismo, contro Biden. E’ assolutamente corretto, in termini di scienza geopolitica, l’approccio della frazione più estremista e bellicista del Deep State, quella clintoniana e neoconservatrice: abbandonare l’Afghanistan significa darla a vinta a Putin e ai russi che, dopo l’11 settembre, attirarono magistralmente gli americani nella trappola afghana.
Abbiamo quindi il Partito Democratico americano in una micidiale guerra di frazione.
Tale guerra di frazione altro non è che la manifestazione di una guerra interna al Deep State. Il clintonismo ortodosso avendo già sconfessato Biden e The Donald ha annunciato proprio il 4 maggio che contro il golpe antidemocratico e anticostituzionale del novembre 2020 ha deciso di aprire una campagna politica nazionale in difesa del lavoro, delle comunità solidali e della classe operaia statunitense. Il piano economico elitista e “keynesiano” del Grande Reset di Biden sarà il suo principale bersaglio, oltre al fatto che la campagna nazionalistica di vaccinazione, di ritiro dall’Afghanistan e l’obbligo di comprare americano sono un neotrumpismo attuato da Biden che si è appropriato di successi non suoi.
Radicali critiche The Donald riserverà, evidentemente, allo stragismo abortista e alla politica gender contro le famiglie americane dell’amministrazione Harris/Biden.
Solo Putin potrà quindi salvare Biden attaccato da tutti i fronti. Il presidente degli antifa, di BLM, dell’élite di Davos e dei Rotschild a cui non rispondono né ufficiali né soldati, né la grande maggioranza dei lavoratori americani. E’ auspicabile vivecersa che la Federazione russa lavori diplomaticamente per il superamento storico dell’élitismo antidemocratico del Partito Democratico statunitense, la forza più sanguinaria e criminale di questi nostri tempi storici, e per la nuova e rapida ascesa del patriottismo sociale antimperialista e democratico di The Donald, l’unico presidente nella recente storia americana ad aver azzerato il “governo di continuità” imposto dalle lobby del Pentagono, del Deep State e di Davos.

9 pensieri su “RUSSIA E U.S.A. NON SI POSSONO ALLEARE di O.G.”

  1. Cittadino dice:

    “Il clintonismo ortodosso avendo già sconfessato Biden e The Donald ha annunciato proprio il 4 maggio che contro il golpe antidemocratico e anticostituzionale del novembre 2020 ha deciso di aprire una campagna politica nazionale in difesa del lavoro, delle comunità solidali e della classe operaia statunitense. Il piano economico elitista e “keynesiano” del Grande Reset di Biden sarà il suo principale bersaglio, oltre al fatto che la campagna nazionalistica di vaccinazione”

    Capisco che la politica è sporca e ci sono doppiezze e triplezze, però questo passaggio si fa fatica a capirlo.

    Passi che lo scontro sui vaccini diventi uno scontro fra una campagna di vaccinazione fatta su basi globaliste ed una fatta su basi nazionaliste che vedrebbe l’appoggio anche del trumpismo. Del resto Trump (ma anche Farage in UK ricordiamolo) nelle sue varie dichiarazioni ne ha fatte anche a sostegno della campagna di vaccinazione. Della nostra salute ovviamente se ne fregano bellamente tutti, ormai lo abbiamo capito.

    È però oscura la ragione per cui proprio il clintonismo dovrebbe attaccare il golpe del novembre e per di più mettersi contro il grande reset. Vabbè che da fascisti ad antifascisti è un attimo per lorsignori e i loro lacchè, noi storicament elo sappiamo bene, ma l’ipotesi mi sembra audace. Un ipotesi audace può anche essere possibile visti gli scontri interni ai dominanti ma andrebbe giustificata meglio.

    Non solo, ma davvero “E’ auspicabile vivecersa che la Federazione russa lavori diplomaticamente per il superamento storico dell’élitismo antidemocratico del Partito Democratico statunitense”? Non sarebbe questa una soluzione della crisi tutta interna alla classe dominante che finirebbe di nuovo col non aprire nessuno spiraglio per noi classi dominate? Il superamento concordato dell’elitismo è da auspicare o da temere? Io penso che sia più da temere.

    Giovanni

  2. Nessuno dice:

    L’attacco del clintonismo ortodosso avviene sul ritiro dall’Afghanistan, non sul golpe di novembre.
    Non penso che il conflitto sia esclusivo campo delle élite. L’alta borghesia metropolitana, il centro, è con Biden. La periferia e gli operai, non solo bianchi, sono con Trump. Le truppe cammellate del Grande Capitale o Grande Reset, BLM antifascisti, sono con Biden. Black Panthers sono invece disfattisti, ne con Trump ne con Biden.

  3. RobertoG dice:

    A leggere certi articoli a volte mi sembra di sognare. Le interpretazioni infatti andrebbero basate sui fatti e non sulle fantasie. La politica statunitense storicamente ha sempre seguito il medesimo filone che è quello di perseguire l’egemonismo mondiale indipendentemente dai presidenti che via via si sono succeduti. Per restare a quello attuale ed al precedente i fatti lo confermano appieno e non poteva essere diversamente. Ma se su Biden pare non ci siano dubbi continua viceversa a circolare questa storiella che vorrebbe Trump paladino mondiale dell’antimperialismo e del riscatto dei deboli e degli sfruttati contro le fameliche e sanguinarie “elites”. L’americanocentrismo innestato nel nostro cervello da 75 anni fa di questi scherzi e porta molti a pensare che tutto dipenda sempre da lì, sia nel male che nel bene. Ma è così? Vediamo i fatti principali:
    durante il suo quadriennio Trump non ha chiuso alcuna base militare tra le tante sparse nei cinque continenti nè ritirato contingenti. Gli Stati Uniti hanno continuato ad occupare l’Iraq nonostante il parlamento avesse votato la fuoriscita di truppe straniere dal proprio territorio e la Siria che dopo l’aggressione dei tagliagole islamisti foraggiati e sostenuti dai vassalli statunitensi dell’area ha continuato a subire le sanzioni economiche che le impediscono la ricostruzione e la rapina del petrolio proprio nelle arre controllate dalle basi (illegali) statunitensi. La sua amministrazione è responsabile dell’omicido plateale del carismatico generale iraniano Suleimani eroe della lotta contro l’Isis. Ha stretto ancor di più il cappio intorno al collo del popolo palestinese riconoscendo Gerusalemme capitale di Israele, lo stato dell’apartheid e dell’occupazione della Palestina.
    Spacciato per essere accondiscendente con la Russia, in realtà non ha mai cessato la pressione militare ai suoi confini dove è continuato l’accumulo di truppe e mezzi militari anche durante l’emergenza innescata dal coronavirus così come le sanzioni economiche che non sono mai state tolte. Ha continuato a perseguitare il Venezuela che oltre a striscianti golpe interni ha dovuto affrontare anche dei tentativi di invasione dalla Colombia, noto protettorato amerikano dell’area. Nessun ammorbidimento su Cuba che continua a dover subire un ignobile blocco economico che la punisca per volersi ostinare nel suo peccato originale, cioè quello di voler essere uno stato socialista. Ha poi cercato di imbrogliare la Corea democratica convincendola a privarsi del suo armamentario nucleare difensivo così da poterla aggredire in futuro. Ma i coreani non sono stupidi e si ricordano benissimo di ciò che dovettero subire negli anni ’50 del secolo scorso. Per quanto riguarda noi europei, nessun passo indietro della NATO e dell’occupazione militare del nostro continente. Germania ed Italia sono ancora trattate come paesi sconfitti. Basi, armi ed installazioni sono ancora tutte lì, anzi si è provveduto ad un ammodernamento dell’arsenale nucleare.
    In genere non giudico ciò che fanno le nazioni al loro interno ritenendo che debbano essere i popoli stessi ad essere arbitri del loro destino, ma data la veste che si vuol far indossare al personaggio in questione farò un’eccezione. Ad 11 mesi esatti dalla sua entrata alla Casa Bianca Trump ha portato a compimento la sua grande riforma fiscale in pieno stile reaganiano dove ha tagliato le aliquote soprattutto ai redditi più alti suscitando l’entusiasmo dei ricconi, i padroni delle multinazionali, che hanno festeggiato con incrementi record dei loro profitti. Ma ad essere precisi non è andata esattamente così perchè in realtà un’aliquota Trump l’ha lasciata inalterata. Volete sapere quale? Ma si dai che avete indovinato. E’ quella più bassa, quella del 10% sui redditi fino a seimila dollari. I poveracci insomma, che magari non si possono neppure permettere una casa e vivono negli ostelli quando non addirittura in macchina e che per mangiare usano i buoni pasto.
    Eccolo qui il patriottismo sociale antimperialista e democratico di The Donald.

  4. Angelo dice:

    l superamento concordato dell’elitismo è da auspicare o da temere? Io penso che sia più da temere.

    Giovanni

    Che significa Giovanni?

    1. Cittadino dice:

      Significa che l’intero processo resta interno alle classi dominanti, concordato non ha altro significato. Ed i popoli avranno poche briciole, sempre cha gli vada bene … e non è neppure detto che vada bene. Cosa che io non auspico affatto.

      Giovanni

  5. Mariolatino@hotmail.comm dice:

    RobertoG sembra vivere nel 1948 da quello che scrive. Pensiero reazionario e inconcludente o settario.
    Mario

  6. asr dice:

    Roberto G sbaglia clamorosamente analisi, al punto da voler spiegare cosa preferiscano i russi o gli operai americani a loro stessi. Peccato che a Mosca Don era considerato se non un alleato un possibile alleato nella comune lotta contro il Globalismo elitista o il liberalismo 2.0. Inoltre, Roberto dovrebbe spiegare alla Working Class che ha votato Don in termini plebiscitari, il 70 pc del voto operaio è andato infatti al Gop oltre le differenze razziali e di etnia, che in realtà è stata vittima di una grande illusione, tocca appoggiare la Sinistra radicale del Grande Reset. O ancora, se ha ragione ma solo in parte sulla Siria e su Soleimani, Roberto dovrebbe spiegare ai cristiani del Vicino Oriente che non vi è differenza con i Clintoniani, anzi Trump è peggiore, bisogna auspicare i tempi di Obama o quelli odierni nei quali le Fratellanze Mussulmane, il NeoIsis e il sionismo più fanatico e sanguinario(cfr Gerusalemme ieri) vengono rispettivamente sostenuti dal Pentagono per impedire la nascita del Grande Medio Oriente allargato. Infine Roberto dovrebbe spiegare a Vigano’ che non ha capito nulla, il COVID ultra capitalista e Davos centrista non c’entra niente con la reazione terroristica mondiale alla politica conservatrice, populista e Democratica di The Donald che ha sovvertito l’Occidente dall’interno. Poi il bello che introduce tacciando le fantasie altrui.
    OG

  7. Arya dice:

    Più che pensiero reazionario, mi sembra ultraprogressista e globalista, ma vabbè ormai vanno d’accordo…sono la stessa cosa

  8. RobertoG dice:

    Caro asr alias OG, vedi io diversamente da te non ho svolto alcuna analisi ma ho semplicemente elencato dei fatti che sono incontrovertibili ed i fatti smentiscono clamorosamente le tue teorie arzigogolate. Se poi gli operai votano chi gli dà delle bastonate in testa non so che dire. Certo in un sistema basato su due partiti che rappresentano entrambi l’oligarchia sebbene con diverse visioni c’è poco da fare. Provino a fare la rivoluzione se ci riescono, ma non credo che neppure vogliano visto che la forma mentis dell’americano tipo è quella ultraliberista che lo porta a colpevolizzare se stesso più che il sistema per la propria condizione.
    Quanto ad Arya che mi dà del globalista, evidentemente non legge i miei commenti su questo sito altrimenti si renderebbe conto della sciocchezza che ha detto. Mentre allo sparasentenze da una riga e mezzo più sopra non è neanche il caso di rispondere.

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