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CREMASCHI: CHI È IL FASCISTA QUI? di Sandokan

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«La società dominata dall’isteria della sopravvivenza è una società di non morti. Siamo troppo vivi per morire e troppo morti per vivere. Nella preoccupazione esclusivamente rivolta alla sopravvivenza noi siamo uguali ai virus, questa creatura non morta che si limita a moltiplicarsi, quindi a sopravvivere senza vivere».

Byung-Chul Han, La società senza dolore 

No, non temete che ora vi faccia un predicozzo filosofico. Non è dei cieli della filosofia che vogliamo occuparci oggi. Voleremo molto più bassi, nella discarica delle nefandezze.

Turpi, abominevoli. Non trovo altri aggettivi per qualificare le affermazioni di Giorno Cremaschi — ex sindacalista di spicco della Cgil e ora uno dei massimi portavoce di Potere al Popolo.

Leggere per credere quanto ha scritto ieri sulla suo profilo twitter (qui a sinistra).

 

Sorprende anzitutto lo stile: si capisce che è in preda ad un conato che gli ha fatto perdere il senso di misura. Una difesa così fanatica del “green pass” da fare invidia ai Burioni, ai Brusaferro, ai Macron o agli Speranza. Ci sono diversi modi per passare armi e bagagli dalla parte del nemico. Cremaschi ha scelto quello più miserabile.

Un caso politico? No, forse solo un caso clinico di demenza senile.

Come spiegare altrimenti che gli sfugga la dimensione sociale e politica gravissima per cui si introduce, per via sanitaria, uno strumento di segregazione sociale? Come può, uno che ancora si dichiara marxista, dimenticare che ogni atto della classe dominante, è appunto pensato per consolidare il dominio di classe? Come può, il nostro, scordarsi che ogni mossa dei dominanti si camuffa dietro al velo ideologico di ingannevoli pie intenzioni? Com’è possibile che egli neghi l’evidenza per cui la pandemia è utilizzata dall’élite globalista come spauracchio per addomesticare le masse e prevenire il conflitto sociale? Com’è possibile essere, non solo sordi, ma visceralmente ostili, alle istanze sociali e politiche di chi in questi mesi è sceso in piazza in difesa dei diritti costituzionali di libertà? E com’è possibile che gli non si vergogni di avere la stessa posizione della Confindustria?

Come se non bastasse, nella sua furia, il covidiota squalifica coloro che disobbediscono alla dittatura politico-sanitaria, come “fascisti allo stato brado”.

Dobbiamo rovesciare l’accusa. Paragonare il passaporto vaccinale — la nuova stella di Davide per cui chi non si vaccina perde i diritti sociali e di libertà ed è anzi equiparato ad untore-killer (e ciò mentre è evidente che il vaccino non protegge dall’infezione ed i vaccinati possono trasmetterla) — alla Carta d’identità, al certificato di Residenza, significa appunto condividere l’idea che chi rifiuta di vaccinarsi perde i diritti di cittadinanza, è bollato come reietto, è passibile di venir segregato.

Chi è il fascista qui signor Cremaschi?

6 pensieri su “CREMASCHI: CHI È IL FASCISTA QUI? di Sandokan”

  1. Francesco dice:

    Già il fatto di paragonare il greenpass alla patente di guida o alla carta d’identità è a dir poco SCANDALOSO. Se poi ci aggiungiamo che un tale paragone viene fatto da chi si erge a paladino del Popolo, la cosa diventa addirittura OSCENA.
    Cremaschi: uno dei tanti che nascono incendiari e finiscono per fare i pompieri… Sono più realisti del re.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

    P.S. Mi permetto di riproporre l’invito a organizzare qualche iniziativa concreta per contrastare l’offensiva “covidista”: siamo già molto in ritardo sul piano della contropropaganda. Io sto facendo del volantinaggio nella zona rivierasca: magari sarà poco ma da qualche parte si deve iniziare. Muoviamoci prima che sia troppo tardi.

  2. FaBer dice:

    Se penso che Cremaschi era uno che ammiravo, perchè, come pochi a sinistra, scriveva cose vere sulle dinamiche macro economiche, devo proprio ammettere che la pancia vince 10 a 0 sulla testa. Per capire, basta tenere presente Goebbels e Bernays: in contesti di guerra il senso si appartenenza fa strame della logica, del buon senso, della memoria storica. Tutti, siamo fascisti dentro. Ma proprio tutti. Ci sono esperimenti psicologici e storici che lo dimostrano in modo inconfutabile. Non c’è argomento o logica che tenga quando la marea totalitaria travolge tutto. Perciò siamo costretti ad usare le stesse armi dei nostri nemici e le stesse tecniche di propaganda usata contro di noi. Cremaschi ha ragione. Siamo fascisti. Tutti.
    Churchill aveva ragione, nel dopo guerra: prima tutti fascisti, poi tutti antifascisti. Facciamocene una RAGIONE

  3. Luca+Tonelli dice:

    Bisogna capire che l’intera sinistra parlamentare, istituzionale e sindacale italiana è, con rarissime eccezioni, alfiere del PROGRESSISMO.
    l’unica cosa che gli interessa è sconfiggere i nemici del progressismo.
    Nel 21esimo il progressismo è stato egemonizzato da tutta quella fetta di società che si rifà ai luminari benefattori dei popoli del terzo mondo alla Soros.
    Quindi stanno dalla sua parte.

    Non gli importa niente delle conseguenze pratiche di rovina delle loro stesse proprie esistenze. Gli interessa solo sconfiggere il nemico.

    Odiatori seriali, incapaci di provare qualunque solidarietà e noncuranti di stare portando acqua al mulino di chi pianta i chiodi sulla loro bara, non solo figurativamente.

    Niente importa.
    Quello che per loro conta è sconfiggere i nemici del progressismo.
    Uccideranno, si suicideranno contenti se penseranno possa servire.
    Fine.

  4. Luca+Tonelli dice:

    Non hanno mai lottato per i diritti del lavoro per solidarietà. Ma solo perché credevano che dall’altra parte ci fosse il nemico.
    Ora che Confindustria è diventata responsabile e chiede il green pass per lavorare, finalmente possiamo fare l’alleanza capitale lavoro che sa di modernità.
    Nella loro visione è confindustria che si è finalmente schierata dalla loro parte.

  5. Luca+Tonelli dice:

    I campi di concentramento non erano sbagliati in sé.
    Ma era sbagliato dedicargli agli ebrei e ai gay.
    Ma il sistema era valido ed è stato applicato male.
    È questo che pensano in fondo anche se ancora non lo hanno maturato.
    È ora di rendercene conto.

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