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ITALEXIT SENZA PARAGONE? di Matteo Brandi

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Verso la fine del 2020 ho deciso di vagliare il progetto Italexit con Paragone.

Sin dall’inizio, come specificato in un video e in un lungo articolo su Sfero, mi sono preposto di lavorare come una sorta di “sentinella”. La mia non sarebbe stata un’adesione acritica, bensì una costante valutazione dello stato delle cose. Piedi di piombo ed occhi aperti. Di fronte ad eventuali, gravi incongruenze, avrei suonato l’allarme. Quel giorno è arrivato.

Facciamo un passo indietro. In molti avevano delle remore su Italexit con Paragone già dal principio. Il video di Luca Donadel aveva scosso molte persone e la risposta (nervosa e per nulla esaustiva) del diretto interessato aveva gettato un’ombra molto oscura sul progetto nascente.

Il sottoscritto aveva tuttavia già fatto una scelta: guardare da vicino questa nuova realtà politica e provare a ricavarne il meglio per la battaglia sovranista. La scommessa era questa: costruire l’ossatura del partito tenendo vivo l’interesse mediatico grazie alla visibiltà del suo fondatore, chiamando a raccolta capacità singole e collettive.

Valeva la pena tentare. Turandosi il naso e ingoiando qualche rospo. Le contraddizioni erano già emerse, alcune di una certa gravità, ma la possibilità di arrivare ad un pubblico finalmente ampio e portare a milioni di italiani le istanze di un forte partito votato all’Italexit era lì, a portata di mano, per la prima volta.

Tutto questo non è avvenuto. Italexit con Paragone non ha mai fatto il grande salto. Nonostante il lavoro davvero encomiabile della base, formata da militanti sinceri e agguerriti, il partito è rimasto in uno stato embrionale. Il motivo? In gran parte, Paragone stesso, come vi spiegherò più avanti.

Non voglio tediarvi con questioni riguardanti organigramma, statuto, tesseramento, circoli e via dicendo. Così come non voglio affrontare le contraddizioni della comunicazione personale di Paragone, troppo spesso distaccata da quella di Italexit. Ho avuto modo di esprimere le mie perplessità e di arrabbiarmi nelle sedi opportune.

Sia chiaro: l’uscita dell’Italia dall’UE non è un fine, è un inizio. Una forza politica che si proponga di portare avanti questa guerra di liberazione (perché tale è) deve avere una visione d’insieme, un programma ad ampio raggio, una progettualità profonda e ambiziosa. Deve saper immaginare l’Italia tra cinque, dieci, vent’anni. Deve saper veicolare questa idea in mille modi diversi, parlando con mille mondi diversi. Le sezioni sul territorio devono essere chiamate a contribuire a questo cantiere ogni giorno, attraverso una chiara indicazione politica, ideologica e strategica. Italexit con Paragone non è stato messo nelle condizioni di farlo.

Assieme ad altre persone, ho lavorato con dedizione alla creazione di contenuti per il partito che andassero in questa direzione: informazione, cultura, visione, futuro. Fare comunicazione è il mio lavoro. A Dicembre-Gennaio in Italexit con Paragone è nata una mini squadra di comunicatori. Il budget era basso ma la scommessa era di crescere e sperimentare nuovi linguaggi con video, immagini ed infografiche. Purtroppo, nonostante l’ottimo lavoro, questo progetto è stato abortito a fine Febbraio per mancanza di fondi.

Inoltre, ed è la cosa più importante, tale impegno non ha trovato il megafono né la struttura di cui avevamo bisogno. Rimaneva l’attivismo puro e semplice, a cui mi sono dedicato assieme ai gruppi sul territorio. Eppure, anche qui, le carenze e le assenze del vertice hanno presto inceppato il tutto. In pratica, ci siamo ritrovati sul ponte di una “nave senza nocchiero in gran tempesta”.

Incapacità? Malafede? Pressappochismo? Domande che lasciano il tempo che trovano. Ciò che conta è il risultato finale, ovvero un’occasione mancata.

Alcuni parlano di gatekeeping. La cosa mi fa sorridere: se davvero fosse un progetto di gatekeeping, saremmo di fronte ad un piano davvero mal riuscito, una trappola inceppata prima ancora di scattare e catturare il dissenso. Contrariamente, il M5S fu maestro nel veicolare la rabbia popolare, cuocerla a fuoco lento per anni per poi gettarla dalla finestra in pasto allo status quo.

No, signori, la realtà è molto più semplice: Paragone non è in grado di portare avanti (o non vuole portare avanti) con dedizione e metodo la battaglia a cui tutti noi teniamo. Per questo, la struttura del partito stesso si sta sfaldando naturalmente, proprio perché costruita sull’argilla.

L’impegno della base, innegabile, diventa così il carburante di un motore che gira a vuoto.

Paragone fa un lavoro di controinformazione in molti casi utile, ma non sufficiente. Un accorato intervento al Senato deve tramutarsi in un’azione politica, altrimenti è inutile. Una diretta su Instagram porta follower, certo, ma non sostituisce una riunione di partito, la costruzione di un programma e il confronto con i territori. Un capo politico non può limitarsi a commentare i fatti del giorno, deve essere presente nella vita del proprio partito, guidarlo, sostenerlo o almeno metterlo nelle condizioni di evolversi. E sinceramente, non è ciò che ho visto.

Questo non significa che Paragone non possa continuare a calamitare su di sé l’attenzione di molti sostenitori. D’altronde la visibilità del personaggio resta importante. Ma non avremmo imparato nulla dal passato se ci accontentassimo di questo.

Auguro dunque al signor Paragone le migliori fortune, come battitore libero, giornalista, commentatore, opinionista, candidato sindaco improvvisato (e senza logo Italexit…).

Insomma, la mia conclusione è questa: l’Italia ha bisogno di altro.

Gli italiani devono poter credere in un progetto reale, concreto e innovativo. Un progetto che scavalchi la staccionata del recinto sovranista, crei collegamenti, esplori mondi all’apparenza inconciliabili, unisca un programma solido ad una comunicazione istrionica. Questa è la visione alla quale mi riferisco da sempre. Questa è la visione alla quale sto lavorando assieme a tanti attivisti che vogliono continuare la battaglia. E di questa visione, e del lavoro attorno ad essa, vi parlerò a breve.

Viva l’Italia libera e sovrana.

17 luglio 2021

* Fonte: Sfero

2 pensieri su “ITALEXIT SENZA PARAGONE? di Matteo Brandi”

  1. battista dice:

    Cari compagni,

    sono un ragazzo del Fronte della Gioventù Comunista. Vi scrivo, sorvolando le aspre critiche che avete mosso al nostro movimento, per denunciare l’ennesima vigliaccata del “compagno” Marco Rizzo. Bisogna smascherare una volta per tutte le simpatie che il Segretario del Partito Comunista ha per i neofascisti. È un dovere per noi antifascisti vigilare costantemente sulle infiltrazioni nel movimento comunista, denunciando quelli che si definiscono “puri comunisti” e per poi, invece, vanno a braccetto col fascio nemico…
    L’ultima del “compagno” Marco Rizzo, consiste nell’aver collaborato con la casa editrice Anteo dell’ex naziskin Stefano Bonilauri, concedendogli una prefazione a un libro su Erich Honecker e la DDR. Se già non lo sapete, Stefano Bonilauri è conosciuto per aver fondato il suo partito Stato e Potenza, un movimento nazicomunista sciolto anni fa dalla Digos. Collaboratore di testi antisemiti per le edizioni del nazista Claudio Mutti, attualmente pubblica libri del nazista Carlo Terracciano, del nazionalbolscevico Marco Bagozzi, dello stesso fascio Mutti e di tanti altri che collaborano al giornale fascio eurasiatico “Eurasia”, come Stefano Vernole e il venduto “compagno” Marco Costa, giornale che fa capo al prima citato Claudio Mutti, il quale anch’egli ha una casa editrice che pubblica testi nazifascisti.
    Così come molti anni fa avete denunciato l’infiltrazione di quella feccia nazista di Vincenzo Cialini (che tutt’ora va millantando in rete la sua simpatia per Stalin e Hitler, sic!) nel Partito “Comunista” di Rizzo (a cui molti fascisti strizzano l’occhio), è l’ora adesso di sputtanare definitivamente Marco Rizzo che ha sempre avuto una simpatia per questi fasci di merda. Per favore, informatevi bene e fateci un titolo in prima pagina!
    A morte il fascismo! Viva il Comunismo! Gloria eterna ai Partigiani! Hasta la Victoria siempre!

    Di un compagno del FGC

  2. Redazione dice:

    Non condividiamo lo spirito delatorio del commento di cui sopra e, da antifascisti veri, non condividiamo nemmeno l’antifascismo paranoico di cui trasuda.
    Molte cose ci dividono da Marco Rizzo, ma quelle che ci separano dai giovani come Battista sono ancora più profonde.
    Per di più il commento è ai limiti della diffamazione. Valuterà Rizzo la questione.

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