IN MEMORIA DI MASSIMO BONTEMPELLI a 10 anni dalla morte
Dieci anni fa, il 31 luglio 2011, dopo breve malattia, ci lasciava lo storico e filosofo Massimo Bontempelli. Fra i maggiori pensatori dell’epoca presente, aveva compiuto nella sua non lunga esistenza di docente e di saggista (Pisa,1946, ivi, 2011) uno sforzo critico e ricostruttivo della situazione spirituale del tempo (“geistige Situation der Zeit”) che si colloca ai vertici della cultura italiana ed europea tra XX e XXI secolo.
Qui vogliamo concretamente ricordare e sottolineare l’impegno scientifico e militante del Bontempelli docente e studioso dei processi involutivi della Scuola e della cultura italiana, specchio del declino della società sempre più dominata dalla “sacralizzazione” della riproduzione sociale capitalistica.
Le considerazioni di Bontempelli (come quelle dello scienziato e umanista Lucio Russo) furono svolte a margine di un convegno organizzato presso l’Università di Salerno il 28 ottobre 1999 sul futuro della Scuola italiana. Un futuro che si è sempre più, purtroppo, realizzato e che con gli ultimi sviluppi del governo Draghi giunge come coerente compimento, grazie all’emergenza Covid, del ciclo del “riformismo peggiorativo” iniziatosi con l’allora riforma Berlinguer.
Per gentile concessione della rivista Indipendenza, potete leggere qui il Pdf dell’intervista a Massimo Bontempelli e Lucio Russo (1999), sul futuro della scuola italiana.
Sull’argomento vedi: M. Bontempelli, L’agonia della Scuola italiana, CRT Pistoia, 2000; M. Bontempelli, F. Bentivoglio, Capitalismo globalizzato e Scuola, edizioni di Indipendenza, 2016.
*Nello De Bellis – Liberiamo l’Italia, Cpt di Salerno
Fonte: Liberiamo l’Italia
Sarebbe interessante una discussione oggi sui temi sollevati da Bontempelli e Russo più di vent’anni fa. Le loro tesi sembrano confermate, il corpo insegnante appare realmente come un insieme “animatori culturali” di comunicatori privi di solide basi critiche o almeno così si sono manifestati alla prova del covid. Gli studenti poi non sembrano nemmeno manifestarsi, intrappolati dentro una cultura da consumatori seriali che desertifica ogni altra attitudine, in particolare quelle civiche.
Sarebbe però opportuno capire se qualche forma di resistenza e controtendenza si è sviluppata dentro il corpaccione della pubblica istruzione
Grazie per questo ricordo di Massimo Bontempelli.