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COSA SIGNIFICA “CONTROLLO SOCIALE” ? di Alceste De Ambris

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E’ stato affermato, giustamente, che il passaporto verde (cd. green pass) non ha finalità sanitarie, ma è uno strumento di controllo sociale. Che non sia uno strumento sanitario è evidente dalla “fallacia logica” su cui è costruita la giustificazione ufficiale. O i vaccini funzionano o non funzionano: se funzionano perché i vaccinati dovrebbero temere ed essere isolati dai non-vaccinati? E se non funzionano, ugualmente, perché distinguere le due categorie?

E’ necessario tuttavia chiarire che cosa si intende per “controllo sociale”. Il termine ha un’ampia gamma di significati, e occorre specificare cosa si intende in questo caso, che cosa rende il nuovo strumento tanto anomalo e pericoloso. Individuo tre accezioni fondamentali, di cui soltanto la terza secondo me coglie il punto.

1) CONTROLLO COME RICERCA DEL CONSENSO

In senso lato il concetto di controllo sociale è stato usato per descrivere quelle istituzioni che hanno lo scopo di alleviare lo stato di disagio delle classi subalterne, pur senza mettere in discussione le strutture gerarchiche della società. L’effetto è di un infiacchimento dell’istinto di ribellione delle masse, che può arrivare fino al consenso. In questa accezione si è parlato dei sistemi di protezione sociale, del consumismo, della società dello spettacolo e del divertimento, come di mezzi per garantire la pace sociale, per far accettare al popolo lo stato di cose presenti senza contestarlo. E’ una considerazione che non va estremizzata, pena condannare ogni concessione dall’alto come pericolosa, entrando in una logica del “tanto peggio tanto meglio”, che non ha mai portato nulla di buono.

2) CONTROLLO COME SORVEGLIANZA

  1. Zuboff parlava di “capitalismo della sorveglianza” con riferimento ai Giganti della rete e delle piattaforme, i quali vengono a conoscenza dei nostri dati, contatti e comportamenti, e li sfruttano a fini economici. A livello statuale, siamo ormai abituati alla presenza di telecamere di sorveglianza in ogni dove. Già ora la polizia ha accesso immediato a tutti i nostri dati significativi, e può localizzarci utilizzando le celle dei telefoni cellulari. Le transazioni economiche avvengono sempre più con strumenti elettronici, e sono tracciabili. La digitalizzazione della pubblica amministrazione consentirà a breve l’unificazione delle banche-dati pubbliche (anagrafe, fisco, pensione, salute, catasto, motorizzazione ecc.). In India si sta sperimentando un sistema di identità digitale chiamato Aadhaar, che consiste in un numero identificativo collegato a marcatori biometrici (impronte digitali e iride), che funge contemporaneamente da carta di identità, carta per i servizi assistenziali e carta di credito.

La sorveglianza onnipervasiva è dunque una tendenza in atto, di cui non vanno sottovalutati rischi, ma in cui la (pseudo)pandemia non ha apportato cambiamenti sostanziali, se non il venir meno della riservatezza sui propri dati sanitari (che in precedenza erano considerati tra i più sensibili). Questo tipo di controllo, se il sistema penale resta immutato, si traduce semplicemente in una capacità moltiplicata delle autorità di scoprire e punire gli illeciti (compresi quelli fiscali).

Dopodiché si può discutere se, in queste condizioni storiche, una “legalità totale” sia auspicabile o meno, e se certi tipi di illegalità possano costituire una forma di resistenza contro norme ingiuste, di lotta di classe, di riappropriazione di risorse che vengono drenate dall’alto, o anche di semplice sopravvivenza… ma ci porterebbe fuori tema. L’ideologia della trasparenza è sostanzialmente ipocrita, in quanto viene applicata alle attività delle gente comune, laddove i grandi soggetti economici, grazie alla libertà di movimento dei capitali, tramite paradisi fiscali, borse non regolamentate (cd. over the counter) e strumenti finanziari iper-sofisticati, riescono a condurre enormi operazioni nell’ombra, senza vigilanza.

3) CONTROLLO COME SISTEMA SANZIONATORIO EXTRA-PENALE

In uno stato di diritto, le libertà personali dei cittadini, stabilite dalla Costituzione, sono inviolabili, salvo che la persona sia sottoposta a sanzione penale per aver commesso un reato. Il diritto penale, dall’Illuminismo in poi, si è evoluto verso un sempre maggior garantismo, e ora è fondato su alcuni principi basilari, che la nostra Costituzione riporta agli artt.  24, 25, 27 e 111.

La responsabilità penale è personale (non è possibile pertanto punire una categoria di persone in quanto pericolose in astratto); il reato dev’essere stabilito da una legge (quindi votata dal Parlamento e non decisa dal governo), legge che deve essere certa (non applicabile per analogia) ed entrata in vigore prima del fatto, e soggetta al vaglio di conformità della Corte costituzionale; il cittadino è innocente fino alla condanna definitiva, la prova si forma nel contraddittorio e l’onere della prova grava sull’accusa; l’imputato ha diritto di farsi assistere da un avvocato, e di essere giudicato da un giudice terzo; la sentenza è soggetta ad appello a un tribunale superiore; infine la pena deve essere proporzionale alla gravità dell’illecito e non deve consistere in trattamenti contrari al senso di umanitàLe pene sono solo quelle previste dalla legge: nel nostro ordinamento le pene principali sono il carcere (o detenzione domiciliare) e le multe pecuniarie. La condanna può comportare anche delle pene accessorie, come l’interdizione legale, dai pubblici uffici o da una professione.

Il nuovo stato di emergenza permanente, nel subentrare al normale stato di diritto, ignora completamente e aggira tutti questi principi garantistici, creando un sistema sanzionatorio parallelo di diritto amministrativo.

Già in precedenza i famigerati “Dpcm” ci avevano abituato ad una limitazione delle principali libertà (personale, di circolazione, di riunione, d’impresa ecc.) sulla base di semplici atti amministrativi temporanei del governo, via via reiterati, dalla logica dubbia e di difficile interpretazione. Ora il cd. green pass va oltre, privando milioni di persone, i non-vaccinati, del diritto allo studio e all’occupazione, per l’impossibilità di accedere alle università e alle sedi di lavoro.. e ciò come sanzione di un comportamento (la vaccinazione) che non è nemmeno obbligatorio! Una vera e propria mostruosità giuridica. Il diritto al lavoro in particolare è il cardine sui cui poggia la Costituzione repubblicana (art. 1 e art. 4), per cui negare il lavoro a causa di una scelta personale e razionale (visti i possibili gravi effetti collaterali) introduce evidentemente una normativa incostituzionale.

Si è criticato il paragone con la discriminazione introdotta dalle leggi razziali del 1938, ma in realtà il paragone è per difetto, sia a livello qualitativo che quantitativo: agli Ebrei erano interdette alcune attività ma non il lavoro in generale, e inoltre gli Ebrei in quel periodo erano alcune decine di migliaia, mentre attualmente i non-vaccinati sono circa 8 milioni (ad oggi il 18% degli ultradodicenni). Per fare un confronto si tenga conto che attualmente i carcerati in Italia sono circa 60 mila: le vittime del sistema sanzionatorio extra-penale sono quindi oltre 100 volte tanto.

Il rischio concreto è che al lasciapassare verde vengano collegati in futuro nuovi obblighi, per poter godere delle libertà costituzionali. Ora il requisito per il rilascio del certificato è l’essere vaccinato, ma in futuro potrebbe essere ad es. non avere pendenze col fisco, o debiti privati, o magari mantenere certi comportamenti “ecologici”, non diffondere “disinformazione” ecc. Il principio da difendere, invece, è che la Costituzione garantisce i diritti fondamentali a tutti (salvo le eccezioni normate dal diritto penale), e non solo a chi dimostra di essere un “buon cittadino”.

Anche perché la tipologia di sanzioni si potrebbe ampliare a volontà e a fantasia. Anzitutto è prevedibile verranno riattivate alcune misure liberticide sperimentate nel 2020 (sempre con l’Italia come apripista), come l’arresto domiciliare di massa (cd. lockdown), il confinamento, (divieti di spostamenti tra comuni, regioni), il coprifuoco, il divieto di assembramenti, ecc. misure che non avevano senso a livello sanitario, ma ce l’hanno eccome a livello di controllo sociale, così inteso. Le misure questa volta, presumibilmente, non verrebbero applicate all’intera popolazione, ma solo nei confronti di chi non è in regola con le condizioni poste di volta in volta dal governo. Inoltre progetti in corso, come la digitalizzazione universale, gli accessori controllabili a distanza (internet of things) e l’abolizione del contante, forniranno nuovi strumenti a questo dispositivo bio-politico: ad es. sarà materialmente possibile bloccare a distanza l’automobile di una persona, o l’energia elettrica di un’abitazione, inibire l’accesso a internet, impedire di fare certi acquisti (es. per i viaggi), di accedere a certi luoghi, di candidarsi per certe posizioni, o prelevare denaro direttamente dal conto corrente ecc.

Si sta affermando un diritto amministrativo arbitrario incerto e fluttuante, emanato con decretazione emergenziale, senza garanzie, applicato in assenza di contraddittorio e di processo. Non vi sono ostacoli pratici nell’implementazione della sanzione, che viene irrogata istantaneamente, a livello informatico, con la semplice revoca o mancata concessione di un certificato. Poiché la maggior parte di queste nuove pene consiste nell’impedimento ad accedere a certi luoghi (negozi, stazioni, scuole, uffici, luoghi di lavoro, musei ecc.), l’applicazione pratica sarà demandata alla vigilanza privata (che già ora vediamo onnipresente), senza bisogno di mobilitare la forza pubblica. Un nuovo totalitarismo di questo genere non necessiterebbe di polizie speciali, campi di concentramento… non vi è bisogno di esibizioni di violenza, laddove il cittadino può essere privato della sussistenza e della vita relazionale con un semplice clic.

Ma perché il Sistema ha bisogno di un nuovo tipo di controllo sociale, così definito? Consenso e sorveglianza non sono più sufficienti, in quanto il modello neo-liberista, finita l’epoca delle false promesse, non ha alcun futuro roseo da promettere alle popolazioni (e infatti promette austerità con pretesti ecologici), a maggior ragione se aumenta il costo delle materie prime. Il Capitale finanziario globale intende tuttavia proseguire quella “accumulazione per espropriazione” (cioè quell’accumulazione primitiva ininterrotta di cui parla Harvey) all’interno delle aree sotto il proprio controllo, e quindi deve impedire che i singoli oppongano resistenza e i movimenti possano creare un’opposizione organizzata (Lamar la definisce “repressione preventiva” ).

Si evoca spesso lo spettro del “credito sociale” sul modello cinese, un sistema che assegnerebbe un punteggio a ogni cittadino a mo’ di reputazione, sulla base di certi comportamenti e infrazioni. Ma si tratta, a quanto capisco, di esperimenti locali e parziali. Ho il sospetto che si tratti di una proiezione, come direbbero gli psicanalisti, di qualcosa che invece sta emergendo ma proprio qui in Occidente, dove gli Stati sembrano prendere ordini dall’esterno, disinteressandosi della volontà popolare. D’altra parte la Cina, con Pil e reddito pro capite in costante crescita, ha meno bisogno di controllo sociale di quanta ne abbia l’Occidente, deindustrializzato e cannibalizzato dal finanz-capitalismo.

Per questi motivi occorre che tutti, vaccinati e non-vaccinati, esprimano un forte NO al lasciapassare pseudo-sanitario, trovando ciascuno le forme di resistenza possibili, individuali e organizzate. Le probabilità di successo di un movimento “monotematico” dipenderanno, credo, dalla capacità di unire le lotte con quelle categorie che sono e saranno colpite dalle misure di austerità, licenziamenti, privatizzazioni ecc.

2 pensieri su “COSA SIGNIFICA “CONTROLLO SOCIALE” ? di Alceste De Ambris”

  1. Graziano+PRIOTTO dice:

    Il virus più pernicioso …
    … è quello che ha annullato le capacità logiche di ragionamento lasciando attiva solo la fede nel verbo della supposta “scienza” che in realtà è semplicemente il credo utile al potere che si presenta rivestito di argomentazioni pseudoscientifiche in continuo adattamento quando la vulgata di ieri non è più sostenibile e se ne deve inventare una nuova . Giustamente qualunque persona di buon senso prima di decidere se sottoporsi ad un esperimeneto medico si chiederebbe se esso può funzionnare. Ma qu siamo già un passo più avanti, sappiamo che questo trattamento imposto con ogni pensabile mezzo di coercizione psicologica e giuridica (benché illecita) … non funziona né per i fini dichiarati (fermare la diffusione dei contagi e mettere fine alla pandemia) che di conseguenza devono essere altri, né a livello individuale: da vaccinati ci si può contagiare e trasmettere il contagio esattamente come i “non immunizzati”. Fra l’altro è interessante notare che, pur essendo possibile con costi enormemente minori, non è stata previsto un controllo per individuare almeno gli individui in possesso di immunità naturale sufficiente a non subire danni dal contagio (e sono come si sa almeno l’80 % dei cittadini) . Bastava confrontare Paesi con diverse strategie ed i rispettivi risultati per capire l’inganno (es. Svezia, praticamente nessuna misura coercitiva, numero decessi per milione di abitanti inferiore all’Italia, che fra tutti i Paesi europei ha imposto le misure più drastiche ma rivelatesi inutili): il mondo attuale è spesso definito (a torto) un “villaggio globale” ma curiosamente la gente in maggioranza non ha informazione su ciò che avviene nel “villaggio” vicino).

  2. Gionata dice:

    Analisi eccellente e pienamente condivisibile

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