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PROPOSTA DI COLPO DI STATO di Leonardo Mazzei

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Ormai non ci sono più freni. Al nuovo duce tutto è dovuto. Ed i suoi scagnozzi non stanno più nella pelle.

Segnalando l’attuale china verso un regime dispotico così ho scritto la settimana scorsa: «La discussione pubblica si riduce ad un’invocazione a Lui, le principali cariche dello Stato spettano a Lui, e peccato che non possa stare contemporaneamente a Palazzo Chigi ed al Quirinale!».

Era un’esagerazione? Evidentemente no, se il tirapiedi in capo, al secolo Giorgetti Giancarlo da Cazzago Brabbia, si è permesso di dichiarare che «Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale».

Et voilà! Ecco la soluzione! Perché perdere tempo in tanti discorsi? Mica possiamo aspettare una modifica costituzionale alla francese, che poi magari gli italiani ce la bocciano. Meglio, molto meglio, attuarlo al volo quello stravolgimento. Il momento è favorevole – ecco a cosa serve lo stato d’emergenza infinito alimentato a Covid – e bisogna coglierlo al volo. Dunque, si mandi Draghi al Quirinale così 7 anni di Troika son garantiti, ma gli si consenta anche di continuare a guidare il governo pure da lì. E’ totalmente incostituzionale? E chissenefrega! Mica abbiamo dichiarato lo stato d’eccezione per pettinar le bambole, come avrebbe detto Bersani.

Il discorso di Giorgetti non si presta ad equivoci. La sua spudoratezza senza limiti lo porta ad esplicitarne la sostanza senza reticenza alcuna: «Sarebbe un semipresidenzialismo de facto» – egli ci dice – «in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole».

Come definire questo disegno, proveniente dall’interno del governo, se non come la proposta di un vero e proprio colpo di Stato? In altri tempi in molti avrebbero suonato l’allarme rosso. Oggi no, oggi al massimo si farfuglia qualche insulsa banalità, magari ricordando (come ha fatto Calenda) che per ora in Italia il presidenzialismo non c’è. Grazie, ma lo sapevamo già. E lo sa bene pure Giorgetti, che però un suo progetto ce l’ha.

Quale sia il suo piano (che non è certo solo suo) è piuttosto semplice a dirsi: draghizzare l’intera politica italiana, accelerare in tutti i modi il processo di accentramento dei poteri già in atto da mesi, disegnare in un colpo solo la maggioranza e l’opposizione, le forze abilitate a governare e quelle che dovranno rassegnarsi obtorto collo al ruolo secondario ma pur sempre ben retribuito di “opposizione di sua maestà”. Una linea di faglia che passa proprio all’interno della Lega.

Giorgetti è appena rientrato da un viaggio negli Usa, dove sia il potere politico che quello finanziario hanno nel “vile affarista” la certezza di avere un loro uomo al comando, mentre “tutto il potere a Draghi” corrisponde al millimetro al programma della marcia cupola eurista che manovra da Bruxelles. Come questi obiettivi di fondo verranno tradotti in pratica, nel decisivo gioco d’incastri che porterà all’elezione del presidente della Repubblica, ancora non si sa. Ma la volontà di lorsignori più chiara non potrebbe essere.

Tuttavia anche questo non basta. Posta la centralità di Draghi, la draghizzazione dell’intero sistema politico ha uno scopo ancora più ambizioso. Il progetto è quello di prendere due piccioni con una fava. Da una parte delimitare il campo dei draghiani senza macchia e senza peccato; dall’altra assegnare a chi resterà fuori (Fratelli d’Italia e presumibilmente la parte della Lega fedele a Salvini) il ruolo di “cara opposizione designata”.

Il sistema ha infatti una sua intelligenza. Ed il movimento contro il Green pass rappresenta una cesura storica giustamente considerata pericolosa nei pensatoi del potere, altro non fosse che per i suoi imprevedibili sviluppi. Occorre dunque riassorbire quella frattura, cercando di delegarne in qualche modo la rappresentanza ad una finta opposizione, a forze politiche strutturalmente interne al sistema ma momentaneamente escluse dal primo cerchio che orbita intorno al Sole Draghi.

Questo a me pare il disegno politico del blocco dominante. Disegno ambizioso e, ove si realizzasse, micidiale. Disegno da contrastare in tutti i modi. Per fortuna il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Toccherà al movimento sceso in campo in questi mesi dare una prima risposta, quella della consapevolezza di chi ha compreso quanto sia decisivo il ruolo dell’attuale presidente del consiglio. E’ lui il nemico principale. Agiamo di conseguenza, trasformando il dissenso in opposizione come primo passo sulla strada dell’alternativa e della liberazione.

3 pensieri su “PROPOSTA DI COLPO DI STATO di Leonardo Mazzei”

  1. ombra dice:

    Si , ma perche’ Salvini auspicava un gov. guidato da Draghi gia’ molto tempo fa ? Non mi dite che non sapesse a cosa andasse incontro !
    Al netto dei giochi machiavellici di Giorgetti credo che al fondo ci sia un gioco delle parti , questa e’ la sostanza .
    Ovverosia , dal momento che stanno arrivando i danari del pnrr o come diavolo si chiami , la lega , e primariamente il nocciolo duro del suo elettorato della imprenditoria nordista , ha deciso di far parte di questo governo Draghi , per poter controllare e gestire il malloppo da dentro le stanze del potere anziche’ da fuori . Questa e’ per me la ragione , quindi Salvini e Giorgetti sono le facce della stessa medaglia , uno deve fare il buono e l’altro il cattivo . Niente di piu’ e niente di meno .

  2. Maurixio dice:

    Draghi come il Re Sole . Giorgetti come il cardinale Richelieu. Tutti felici alla corte del nuovo monarca seduti al banchetto reale in attesa del treno di pietanze in arrivo ( i fondi europei).

  3. Gionata dice:

    Pietanze offerte a lorsignori confratelli da noi, che ripagheremo con gli interessi, si intende

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