IN RICORDO DI RENATA BALDI
Il 17 Dicembre 2021, pochissime ore dopo quelle stesse in cui il Comune di Firenze inaugurava nel parco delle Cascine una statua del suo amatissimo Dostoevskij, lasciava la realtà terrena una diplomatica italiana di lunghissimo corso, la Signora Baldi.
Romana di origini siciliane, allieva del professore Angelo Maria Ripellino, la Baldi era sicuramente tra le più grandi slaviste e russiste viventi in Occidente. La sua conoscenza della lingua russa, che alternava peraltro a quella del tedesco, del persiano, del francese, dell’ebraico e del latino e greco dell’antichità, era pressoché perfetta al punto che da segretaria particolare dell’Ambasciatore Sergio Romano, verso il quale la Nostra avrebbe sempre nutrito una profondissima duratura stima professionale ed una sincera riconoscenza, era solita sostituire, in caso di missioni delicate, la specifica traduttrice preposta.
A lei dobbiamo varie traduzioni in lingua italiana di pezzi fino a allora inediti di Puskin, Solzenicyn e del poco conosciuto generale Aleksandr Svecin – padre dell’odierna Scienza militare russa – ucciso nel 1938 nel corso del periodo detto “Grande Terrore”. Profondamente ispirata dalle motivazioni fondamentali della Spiritualità russa, la diplomatica italiana nel corso degli Anni ’80 fu molto vicina al movimento per la ricostruzione artistica e patriottica chiamato Pamjat (Memoria) e al noto artista Ilja Sergeevic Glazunov, che venerava in modo particolare.
La diplomatica Baldi, che già dalla fine degli Anni ’70 aveva elaborato un documento in cui prevedeva lucidamente il crollo dell’Unione Sovietica sulla base della “Questione Nazionale” ancor prima che sul motivo del catastrofismo economicistico, visse come un assordante e intimo trauma la recente e violenta scissione della Ucraina dalla Russia. Considerato il significato spirituale primigenio di Kiev per la cristianità grande-russa, era solita paragonare la perdita dell’Ucraina a quella del Kosovo subita dai serbi negli anni recenti.
Aliena da estremismi e fanatismi di sorta, data anche la sua pregressa esperienza sul campo, non lasciava affatto passare nemmeno certi toni russi, che giudicava stonati, non rammemoranti affatto la lunga e terribile raccolta di innocente sangue ucraino versato negli anni ’30 del ‘900. Rifiutò per questo un delicato incarico affidatogli dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in vista di una missione diplomatica italiana a Kiev, quando il conflitto nel Donbass stava già purtroppo divampando.
Univa a una eccezionale conoscenza del campo astronomico e fisico-scientifico una profonda religiosità – devota in modo particolare a Serafino di Sarov, Padro Pio da Pietrelcina e Teresa di Lisieux –, ebbe modo di conoscere il precedente Pontefice Benedetto XVI e i precedenti Patriarchi di Mosca Pimen I e Alessio II; un suo scritto inviato nell’aprile 2013 all’attuale Pontefice Francesco, in cui si prevedevano guerre ibride biochimiche e climatiche, nel più universale quadro di una secolare conflittualità geopolitica, invitando chi di dovere a correre immediatamente ai ripari, non fu preso nell’adeguata considerazione.
Con il suo recente trasferimento nella Regione Umbria, ebbe modo di partecipare in posizione defilata alle iniziative culturali di “Fronte del Dissenso”. Fu decennale amica di Giulietto Chiesa e visse con grande tristezza e malinconia la sua recente dipartita, ricordando i comuni anni passati a Mosca. Operando in modo modesto e silenzioso, dietro le linee molto spesso solitaria, ha fatto sì, più di chiunque altro, che quel misterioso filo che lega Roma a Mosca ovvero la Prima Roma del popolo alla Terza Roma del Cristo del Secondo e ultimo Avvento, non si spezzasse mai. Il suo sacrificio non sarà di certo vano. Для нашей чести
Chi volesse meglio conoscere l’opera della Baldi, può leggere con attenzione questo suo brevissimo scritto del 2000 pubblicato da SLAVIA, pp. 85-88. Pur con la Russia allora distrutta e a pezzi, la diplomatica seppe ben anticipare la tendenza fondamentale dei nostri giorni: ossia la Rinascita del nazionalismo russo tra Imperialismo Occidentale e Orientale. http://www.slavia.it/volumi/SLAVIA_2000_04.pdf
Bisognerebbe pure dire molte altre cose della militanza culturale di Reny, dalla sua coraggiosa difesa dei bimbi russi contro le adozioni globaliste (che l’amministrazione Putin non a casò ferma da anni) alla sua partecipazione alla situazione di emergenza della Russia nel 99-2000, unica non russa autorizzata a ciò. Grazie comunque della partecipazione.
Mi spiace della scomparsa di questa illustre e geniale slavista, che ha saputo cogliere la continuità profonda e il paradosso dello spirito russo. Solo se la Russia saprà riappropriarsi pienamente delle sue profonde radici storiche e spirituali potrà difendere se stessa e rappresentare un baluardo di fronte alla disumanizzazione del mondo operata dall’attuale capitalismo assoluto.
La Pubblicazione di quest’encomio funebre pochi giorni dell’Inizio dell’Operazione Speciale di Mosca che ha cambiato storia contemporanea come eroica azione di Princip Gavrilo contro imperialisti nel 1914 Onora Tutti Voi Sollevazione; forse non sapete che alto contenuto o forse sì avete potuto mettere sul Web, data la posizione nascosta della nostra amata e indimenticata Dottoressa, per quanto la Dottoressa era chiaramente su posizioni molto più estreme e radicali, di Cattolicesimo pre-conciliare di estrema destra apocalittica e controrivoluzionaria che rifiutava a priori ogni teoria giudaico-cristiana o ecumenista, mai convertita all’unica vera fede Cristiana Ortodossa mRussa per quanto da articolo può apparire o appare l’opposto, intima di Benedetto XVI e di card. Ruini. Perciò e per questo stesso, lei che fu sottoposta a rigidi e continui controlli durante i nostri tempi sovietici per la sua esplicita vicinanza al samizdat nazionalcristiano e al pamjat accettò con grande calore il rinnovamento putiniano e la svolta del patriarca Kirill daol 2012 vedendo prima di tutti gli altri intellettuali in occidente nella Russia un vero e proprio bastione cristiano e autenticamente Occidentale ( per precisione greco) anti-materialista e anti-globocratica. Ringrazio ancora Tutti voi Sollevazione per questo.
Natasha Mosca
Di Renata non posso non ricordare le interminabili discussioni nella nostra Roma dagli anni ‘70 al ‘75, io studente di filosofia e psicologia all’Angelicum, lei di lingue orientali alla Sapienza e al Russicum: la sua predisposizione per la lingua russa le consentì, giovanissima, di leggere i grandi testi di quella letteratura nell’idioma originale. Eravamo poco più che ragazzini ed io restavo estasiato quando citava a memoria I Fratelli Karamazov, applicando la citazione ad uno spaccato delle mia giovane ed inesperta vita. Quando il Prof. Sergio Romano la volle con sé all’Ambasciata a Mosca, aveva visito giusto, lei parlava la lingua molto meglio dell’Ambasciatore stesso; egli intuì subito che Renata sarebbe stata una grande risorsa. Poi la ricordo quando andai a trovarla in Unione Sovietica: era magrissima e stressata dalle tensioni politiche e sociali che, in quegli anni, si rovesciavano sul personale dell’ambasciata. La ricordo quando, in una freddissima sera dell’inverno moscovita , mi portò in un boschetto di betulle presso un grande monastero ortodosso, mano nella mano, per farmi vedere che la luna fra le betulle solo a Mosca diventava un’opera d’arte. Credo fosse il 1985. (Gianni Tadolini)