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HEGEL A PECHINO di O.G.

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Dissentiamo ma volentieri pubblichiamo

La lotta mondiale per le Identità Nazionali

Abbiamo scritto che nella Guerra Liminale Globale che vede contrapposte le Potenze sovrane, ossia la Cina ormai egemone, poi i declinanti Stati Uniti e infine la Russia come terzo incomodo, se lo spirito imperiale e tecnocratico americanistico rimane caratterizzato dal messianismo isterico giudaico-cristianista – sia nella versione “sovranista” e populista che in quella altrettanto “sovranista” e pseudoelitista bidenita – la santa Russia è già, e sempre più sarà, Wagneriana più che putinista (https://www.sollevazione.it/2021/12/il-putinismo-e-lo-spirito-nazionale-russo-di-o-g.html). Ma cosa è oggi la Cina? Gli analisti occidentali, che non hanno ancora compreso che il Conflitto mondiale novecentesco fu tra Oriente e Occidente ( Tsushima 1905- Hiroshima Nagasaki 1945) e non fu perciò una “guerra civile europea”, potrebbero non ben comprendere cosa oggi voglia incarnare o stia incarnando lo spirito nazionale han (1). Dunque classificare oggi la Cina come turbocapitalista o neo-marxista, come fanno i nostri analisti che osservano lo spazio mondo con un eurocentrismo ottocentesco, potrebbe essere fuorviante. Cosa è oggi l’Anima Cinese? Le Anime Nazionali, già contemplate dalla metafisica dei padri della Chiesa, furono filosoficamente giustificate da Hegel, che rappresentò il Machiavelli come il più grande genio politico della storia moderna. L’Anima Nazionale non è statica ma un divenire, è perciò uno sforzo come tendere perenne della volontà spirituale e dell’autocoscienza comunitaria verso il regno dell’Assoluto. L’Egemonia Cinese, dopo decenni di nichilismo americanista, sta riportando al centro gli spiriti nazionali. Cosa è dunque la Cina?

Perché la Cina è neohegeliana

Il più grande ideologo dello Xiismo e del nuovo Nazionalismo han, Wang Huning, ha non a caso recuperato esplicitamente la filosofia politica di Hegel per legittimare il disegno mondiale di Pechino. Gli Stati Uniti avrebbero esportato la loro globalizzazione all’insegna della negatività nichilista corrosiva e disgregatrice in quanto l’americanismo materialistico costituisce di per sé una negazione violenta e furiosa dello Spirito Assoluto. Già nel 1991, poco dopo il crollo del Comunismo sovietico, Wang Hunin previde il declino dell’Occidente, il crollo americano e la mondializzazione dello spirito asiatico cinese quale nuovo Spirito del Tempo (America aganist America). Oggi, partorito dagli eventi il tempo dell’Egemonia che l’elite nazionalista denghista stava con così solerte saggezza preparando dalla fine degli Anni ’70 dello scorso secolo, vediamo l’Elite han dividersi, in una guerra silenziosa di fazione dai non certi esiti, sulla missione della Cina: lo stratega Qiao Liang, portavoce della fazione confuciana più tradizionalista e militarista, sostiene esplicitamente che la nuova Cina non ha la forza e la capacità di proiezione mondiale per rappresentare lo Spirito Assoluto e punta così a blindare un futuro mondo multipolare con Russia e Stati Uniti in una possibile nuova Yalta a 3, l’ideologo Wang Hunin invece – capo della Commissione della Civilizzazione spirituale e influentissimo membro del ristretto club dei 7 della Commissione permanente –  teorizza un modernismo confuciano han ispirato al motivo hegeliano dell’unità organica e dell’Assoluto universale nel quale dileguano le antinomie multipolariste, incontrando paradossalmente il totale consenso della benestante borghesia cinese e della burocrazia mandarina più che quello dell’elite militare. A differenza degli Stati Uniti, dove il potere decisionista di ultima istanza rimanda al Pentagono e alla vera e propria casta militare a cui debbono rispondere anche Big Pharma e Big Tech, la saggezza millenaria cinese rimette hegelianamente il potere alla casta di funzionari politici, che traducono in atto le massime dei Saggi come Wang Hunin. Lo Xiismo è così il mandatario dello Stato Etico universale hegeliano, moderna cinghia di trasmissione della Tradizione spirituale han. Se in Europa proprio lo spirito borghese, dopo i furori giacobini e risorgimentali, ha finito per contrastare ogni soluzione decisionista, machiavelliana o nazionalistica puntando tutto sulla democrazia rappresentativa e oligarchica, se negli Usa la borghesia ha finito sempre nei momenti topici per rimettersi alla volontà del Pentagono purché il business non si fermasse, vediamo in Cina avanzare un fenomeno sociologicamente opposto, come in parte già si vide e forse tuttora si può vedere nella storia del Giappone contemporaneo. La borghesia confuciana in perenne ascesa diviene la spada più affilata e più avanguardistica del nazionalismo Xiista che rappresenterebbe l’avanzamento cosmico dello Spirito del Tempo. La delegittimazione individualistica e atomistica della logica borghese del Credito Sociale diviene di fatto l’attacco al patto sacro nazionale tra Confucio e il moderno spirito assoluto che già Deng identificò come il nuovo Risorgimento di Pechino, che si sarebbe definitivamente concluso solo con il rientro a casa della ribelle Taiwan.

Perché la Cina ha vinto  

Lo Stato Etico della Città Proibita – che non va confuso con quello del neo-idealismo o del neo-machiavellismo che tentò di attuare il regime fascista italiano o con lo “Stato di polizia” prussiano (Polizeistaat) figliastro del von Ranke –  è ciò che i deboli e incerti “statisti” europeisti stanno tentando di riportare in auge in questa fase emergenziale e post-democratica nella quale ci troviamo. La Cina ha dunque di fatto già vinto, sul piano della idea politica: non solo perché l’Occidente e l’Europa partono con più di quarant’anni di ritardo rispetto alle Quattro Modernizzazioni etico-hegeliane di Deng (1978), ma perché la crisi da COVID 19 ha finito per rivelare che i sistemi politici e sociali occidentali – a differenza di quello Xiiista – facevano di fatto acqua da tutte le parti. Non vivevamo dunque nel “migliore dei mondi possibili” come si amava propagandare. Infine se l’Unione Europa vorrebbe oggi imitare le disposizioni sociali cinesi, in quanto più efficienti e produttive, lo fa con scarsa saggezza. I burocrati europei non hanno infatti capito che la Cina è  sostanzialmente una Idea, solo formalmente una tecnocrazia. La filosofia politica hegeliana viene di fatto piegata a una Idea di Egemonia su base nazionale e sociale han, ma ciò che mette in moto più di un miliardo di cinesi è comunque una Idea e una volontà di Spirito Assoluto. Quanto di più distante vi possa essere dal nichilismo pratico e dalla furia del dileguare dei sovvertitori burocrati di Bruxelles, che gioiscono nel disgregare e non nel costruire ed edificare. La Cina ha vinto sull’Occidente intero: prende se ne prende consapevolezza totale, meglio sarà. In Vaticano e in Israele ne sono certi. Con l’Islam arriverà volentieri a patti, senza eccessivi problemi. Il Partito Cinese, nell’intero Occidente – compresi gli Stati Uniti – è molto forte, più forte di quanto si pensi. Le uniche barriere che si pongono di fronte allo Stato etico hegeliano di Pechino sono rappresentate dagli spiriti nazionali russo (Wagneriano) e indiano (Hindutva), che sembrano per ora gelosi esclusivamente della propria sovranità e della propria logica neutralistica. Il grande successo cinese e il grande fallimento europeistico mostrano infine che proprio in tempo di tecnocrazia naturalistica la conoscenza filosofica politica e la cura del pensare sono indispensabili per superare determinate prove: con il “politicamente corretto” si va verso l’abisso.

NOTE

  • Unica notevole eccezione è rappresentata dallo storico francese P. Grosser, del quale Einaudi ha pubblicato Dall’Asia al Mondo.

3 pensieri su “HEGEL A PECHINO di O.G.”

  1. Gengè dice:

    Fiuù quanta roba e chi non condivide ma pubblica.
    Fiuù significa rispetto, ma pure condividendo alcuni assunti (p. es. Manuel Vasquez Montalban quello che scrisse “Crea un fattore di disordine e poi massacra i dissidenti“ in un suo libro scrisse che il cibo del futuro sarà quello cinese, cosa che corrisponde come la cultura del Mac Donald americana alla cultura dominate del “neo” mondo). Poi mentre gli americani asfaltano (con bombe) uomini e città i cinesi asfaltano strade. Costruiscono scuole e ospedali e fognature (trovate lo stupendo “Brian di Nazareth” e sentirete queste critiche che erano a l’imperialismo Romano). E non pensate che solo questo è vincente tra chi ha il suono delle bombe ancora nelle orecchia, mentre a noi europei ne sono passate di generazioni dl 1943-45 (meno che ogni dove occorreva ricordarlo: Serbia, Libia, Siria e tanti popoli neanche nominati perché non hanno mai sfiorato il pasto italiano mentre guarda al TV?).
    Il popolo è ora come uno sleeper, e deliberatamente tenuto vessato da propaganda perché non possa mai svegliarsi (e ritornare come il contadino “scarpe grosse cervello fino” non certo quello di Hegel ma di contadino). Perché svegliandosi se ne fotterebbe di americani e cinesi, tutti amici ma a casa mia comando io. E domanderebbe «chi lo ha voluto?», «ha mai avuto il mio deliberato consenso». Si vorrà mai fare questo percorso che chiamavano Varodna Volja per ora culturale?

  2. Giovane hegeliano dice:

    Non ho gli strumenti per giudicare il testo per quanto riguarda la Cina. Li ho per quanto riguarda Hegel e mi sembra che ci siano molte inesattezze. Per Hegel l’Assoluto non è incarnato da in singolo Stato, lo stato non fa parte dello spirito assoluto ma dello spirito oggettivo. Pertanto ha delle unilateralità determinate dal clima, dalla lingua, dalla vicinanza della Natura e dalla vicinanza dello spirito soggettivo (cioè la lotta di classe, la fenomenologia servo padrone).
    Dimenticare ciò significa fare di Hegel un cosmomopolita. Inoltre Hegel è convinto che maggiormente plurale sia lo Stato maggiore sarà la sintesi che questo opererà. Per esempio usa questo argomento per difendere la riforma protestante e il pluralismo religioso tedesco. Mi sembra che la Cina in termini sia di pluralismo che di lotta servo padrone sia ben poco hegeliana e molto asiatica (universalismo del primo momento, quello in sé, che non è ancora l’universalismo sintetico che permane di fronte al negativo, che accoglie il negativo e di fronte ad esso cresce, lo supera e lo conserva)

  3. OG GO dice:

    La invito a rileggere con più attenzione quanto scritto. Non ho scritto da nessuna parte che uno stato singolo o in sè raccoglierebbe l’Intero dello Spirito del Tempo quale Spirito assoluto. Ho posto al centro gli Spiriti Nazionali e le Anime Nazionali su cui lo Hegel si sofferma a lungo sui corsi di Filosofia della Storia. Li, in quei corsi specifici, il filosofo tedesco delinea la relazione e lo svolgimento dell’Anima di popolo in connessione con l’Anima del mondo e con l’epoca storica egemone. Ma già nei Gesammelte Werke lo Hegel sosteneva che un popolo, in quanto coscienza della forma individuale della singolarità, realizza un’opera cosmica e che l’anima del mondo è obbligata a tendere continuamente, a lottare per conquistare l’universalità come forma, mentre lo spirito di popolo è immediatezza spirituale. Tale scissione è per Hegel il tendere eterno, l’eterno creare come il creare del concetto dello spirito del mondo. Lo spirito deve ripristinare in sè l’unità, altrettanto nella forma dell’immediatezza: esso è perciò, in effetti, la storia universale. I vari popoli o i vari condottieri sono gli strumenti di una sostanza spirituale mondiale – che nulla ha a che vedere con il cosmopolitismo kantiano o marxiano o cattolico – , la misisone specifica di un determinato Popolo Storico può concretarsi per particolari motivi che ora non vogliamo sottolineare come adempimento di un compito superiore – sacrificio hegeliano; inoltre Hegel differenzia il divenire in epoche della storia universale, il quarto come noto è quello germanico segnato dal principio della interiorità dello spirito ma nulla di cosmopolitistico o di globalistico vi è in ballo così come la visione dell’anima del mondo agente, per il filosofo, nel grande nazionalista francese difficilmente può essere considerata cosmopolitistica, tuttaltro direi! Farei comunque attenzione a trarre giudizi definitivi sullo statalismo hegeliano in quanto, come saprà, nella FD lo Hegel afferma esplicitamente che, “l’ ingresso di Dio nel mondo è lo Stato; il suo fondamento è la potenza della ragione che si realizza come volontà. Nell’ idea dello Stato, non devono tenersi tenersi presenti Stati particolari; anzi si deve considerare per sè l’ idea, questo Dio reale”.
    Quanto alla Cina avanza considerazioni sulla filosofia dello spirito hegeliana che non ho fatto assolutamente. Rilegga meglio. Mi riferivo, di nuovo, all’Anima nazionale han e alla sua scalata verso il dominio mondiale. Sul fatto che lo Stato mandarino sia hegeliano mi riferivo al teorico nazionalista cinese di tale tendenza ma se nota bene non confermavo né smentivo. Grazie dell’attenzione, OG GO

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