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BUCHA: LA MESSINSCENA di Leonardo Mazzei

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Bucha è una cittadina a pochi chilometri da Kiev. Il 30 marzo è stata abbandonata dalle truppe russe. Il giorno successivo il sindaco canta vittoria, senza fare cenno a stragi e fosse comuni. Il 3 aprile la notizia del presunto massacro fa invece irruzione nel circo mediatico di ogni angolo dell’occidente. Adesso tutti conoscono Bucha, ma quasi nessuno conosce la verità.

Prima questione, cosa ci facevano i cadaveri per le strade tre giorni dopo la presa del controllo della città da parte ucraina? E’ credibile tutto ciò? No, non lo è. Ma il sospetto di una gigantesca messinscena è diventato ancor più robusto dopo la visita sul posto di Ursula Von der Leyen e dell’Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue, Josep Borrell.

Ieri, 9 aprile, i giornali di tutto il mondo mostravano in prima pagina la foto di questa coppia di avvoltoi davanti ad un gran numero di sacchi neri riempiti, si suppone, da altrettanti cadaveri. Ora, siccome a Bucha non si combatte da almeno 10 giorni, dobbiamo pensare che si trattasse degli stessi sacchi della presunta “strage russa”. Ancora non hanno trovato il modo di dargli una degna sepoltura?

E a proposito di sepoltura, se davvero la strage c’è stata, se davvero la responsabilità fosse stata dei russi, perché questi ultimi non avrebbero trasportato le salme fuori dall’Ucraina? La logica ci dice che siamo di fronte ad una messinscena ben congegnata dall’apparato propagandistico americano, quello che tira i fili al burattino a maniche corte Volodymyr Zelensky.

Siamo solo noi a pensarlo? Sembrerebbe di no. Lo stesso fantoccio di cui sopra ha detto al quotidiano tedesco Bild che: «La cosa peggiore che ho sentito negli ultimi giorni è stata quella di un politico di alto rango nell’Ue che mi ha chiesto di fornire prove che dimostrino che il massacro di Bucha non è stato una messinscena». E rispondendo ad una successiva domanda, Zelensky ha poi precisato che stava parlando di un capo di governo di un paese dell’Unione europea. Ma guarda un po’, anche da quelle parti qualcuno dubita!

In realtà, la messinscena di Bucha è solo uno dei tasselli di un mosaico propagandistico ben più grande. Qualche giorno fa le autorità di Kiev hanno parlato addirittura di 7.000 (settemila) “crimini di guerra”, come dire 200 al giorno dal 24 febbraio in poi. Oggi si parla di Makariv, ma ieri l’altro è stata la giornata del missile che ha colpito la stazione di Kramatorsk. Qui si è arrivati a mostrare i resti di un missile con la scritta in cirillico “per i bambini”. A quando una bomba con la firma autografa di Vladimir Vladimirovic Putin?

Insomma, secondo questa narrazione la guerra in Ucraina avrebbe due facce: da una parte gli eroici resistenti giallocelesti, dall’altra i mostruosi soldati russi tutti concentrati a far fuori donne e bambini. Ma non basta. I russi non solo sarebbero dei mostri criminali, ma pure degli insuperabili stupidi. Da qui la notizia secondo cui a Chernobyl si sarebbero dilettati a toccare a mani nude le scorie nucleari della ben nota centrale!

Ora, d’accordo che due anni di Covid hanno sensibilmente ridotto la normale attività neuronale di molti, ma credere a queste menzogne propagandistiche sarebbe davvero troppo.

Nella costruzione di stragi utili alla propria strategia aggressiva gli Usa non sono mai stati secondi a nessuno. Due esempi sono lì a dimostrarlo. Era il 1999, quando la cosiddetta “strage di Racak”, una fossa comune dove in realtà erano stati sepolti i corpi di circa 40 caduti nei combattimenti tra le forze di sicurezza serbe ed i miliziani dell’Uck, servì come pretesto alla Nato per bombardare la Jugoslavia. In quel caso, pur di rendere credibile la notizia di una strage di civili di cui incolpare Milosevic, si arrivò perfino a sparare un colpo alla nuca post mortem a tutti i cadaveri prima di seppellirli. Passano 12 anni, ed arriviamo alle famose quanto inesistenti “fosse comuni” attribuite a Gheddafi nel 2011. Allora, anche con l’esibizione di foto satellitari artefatte, si parlò addirittura di 10mila morti. In realtà quelle fosse non c’erano proprio, ma quella menzogna servì ugualmente ad attaccare la Libia e ad uccidere lo stesso Gheddafi.

Naturalmente, in guerra la propaganda è un’arma tra le più importanti. Il suo uso, anche quello più spudorato, non deve dunque stupire. Tuttavia, questa volta si sta davvero passando il segno. Ed è un oltrepassamento che va segnalato per due motivi.

Il primo è che esso ci parla di quanto sia stata preparata, anche mediaticamente, l’azione Usa-Nato-Ue contro la Russia. Il secondo – ancora più importante – è che questa propaganda tendente a mostrificare il nemico, è parte di una strategia che può avere un solo obiettivo: la distruzione della Russia come potenza, forse addirittura come nazione. Altro che pace, trattative ed accordi diplomatici!

Comunque vadano le cose sul piano militare, qualunque sarà la data dello stop alle operazioni belliche, quel che si sta preparando è la messa al bando della Russia, dei russi, della loro stessa civiltà. Ecco perché abbiamo già parlato di una partita mortale. Ecco perché, almeno in questo senso, la Terza Guerra Mondiale è già cominciata.

Combattere la propaganda Usa-Nato-Ue, quindi la crescente russofobia alimentata dagli apparati dell’imperialismo americano, è dunque uno dei compiti fondamentali di queste settimane. Probabilmente quello più importante. Agiamo di conseguenza e senza tentennamenti. La loro menzogna è gigantesca, che lo sia anche la loro sconfitta!

Un pensiero su “BUCHA: LA MESSINSCENA di Leonardo Mazzei”

  1. Floriana Balducci dice:

    spero nella vittoria di Putin per la sua e nostra civiltà.

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