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FEMMINISMO CONTRO IDEOLOGIA GENDER di Marina Terragni

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Essendoci occupati di gender, femminismo, studi di genere, riteniamo di  pubblicare questo testo di Marina Terragni, per segnalare come anche nel campo del femminismo contraddizioni e resistenze su gender, trans e post umano, siano presenti e forti.

Il tema dei “diritti” – dall’identità di genere all’utero in affitto – non è complementare o a latere, ma delinea l’orizzonte verso il quale ci si muove. Ma la prospettiva post-umana perseguita dai progressisti non è unica e ineluttabile. L’alternativa esiste: una civiltà a radice femminile

Ripresentando il ddl Zan, al Senato con scarsissime possibilità che passi -quando invece altre soluzioni, tipo il ddl Scalfarotto, avrebbero assicurato una legge contro l’omobitransfobia- il segretario PD Letta ha più volte sottolineato che il tema dei diritti è decisivo per il suo partito.

Tema dei diritti che tuttavia è sempre posto come complementare, a latere di questioni ritenute ben più rilevanti: la guerra, certo, i temi economici ma anche semplicemente la legge elettorale.

In verità il più della partita politica oggi si gioca proprio su quelli che vengono chiamati “diritti”.

Vero che l’utero in affitto o l’ormonizzazione dei bambini o la libera identità di genere sono questioni che sembrerebbero riguardare solo una minoranza della popolazione. Ma oggi, a 33 anni dalla fine della Guerra Fredda, sono proprio questi temi a delineare l’orizzonte in direzione del quale ci si muove -o diversamente, al quale si resiste.

Questi temi delineano quello che chiamiamo orizzonte post-umano o transumano, che pensa all’umanità naturale come arcaica e superabile. Quello che le tecnologie consentono di fare diventa immediatamente lecito e desiderabile. L’umano non costituisce più un modello per le macchine, al contrario sono le macchine ad essere modello per la corporeità umana, già a partire dal momento della riproduzione.

Lo stesso campo politico progressista che sostiene la salvaguardia della natura e dell’ambiente promuove dunque l’esautoramento della madre e la denaturazione dell’umano.

L’orizzonte transumano è presentato come destino ineluttabile, ma le cose non stanno così.

Ivan Illich, padre dell’ecologismo contemporaneo, in Gender. Per una critica storica dell’uguaglianza– aveva profetizzato che le cose sarebbero potute finire in questo modo, spiegando che la scomparsa del sesso in direzione del neutro «è la condizione decisiva dell’ascesa del capitalismo e di un modo di vivere che dipende da merci prodotte industrialmente» e «degrada le donne (…) più ancora degli uomini» perché «il linguaggio comune dell’epoca industriale è contemporaneamente neutro e sessista», e aveva concluso affermando che «la crescita negativa è necessaria per ridurre il sessismo».

Lotta al capitalismo sregolato e lotta per la libertà femminile, resistenza alla neutralizzazione e opposizione al mercatismo danno dunque forma a un unico obiettivo che si potrebbe definire “sopravvivenza del mondo umano”. Perché, spiega ancora Illich, «la lotta contro il sessismo coincide con gli sforzi per ridurre la distruzione dell’ambiente e con i tentativi di contestare il monopolio radicale di beni e servizi sui bisogni».

Affermare che il corpo esiste, lasciarlo pensare e parlare, è un passaggio preliminare ineludibile contro l’invadenza del patrimercato.

Resistere nel dirsi donne è la prima mossa di questa lotta non violenta.

L’alternativa al modello transumano è quella civiltà a radice femminile che non si fonda più sull’individuo e sui suoi diritti, ma tiene al centro la relazione intesa come atomo sociale indivisibile. In questa chiave, per esempio, sarebbe importante pensare a un diritto il cui soggetto è la relazione, e non più l’individuo: un lavoro immane e rivoluzionario.

E’ la direzione in cui vogliamo muoverci, intendendo come ultra-politici questi temi -che non possono essere evitati, come spesso accade, perché ritenuti “divisivi”: il più della partita si gioca lì.

Il modello transumano si propone come unico, ineluttabile e invincibile: non lo è.

Può essere amaro dover constatare, provenendo molte di noi da una storia di sinistra, che il modello transumano è perseguito e propagandato proprio dai progressisti e dai liberal in tutto l’Occidente democratico. Ma ci sono troppe cose da fare per stare ad amareggiarsi.

Un pensiero su “FEMMINISMO CONTRO IDEOLOGIA GENDER di Marina Terragni”

  1. celina dice:

    Intervento interessantissimo, brava!
    L’idea di proporre un diritto il cui soggetto è la relazione mi è nuova, sarebbe interessante svilupparla di più, proporre una tesi, magari radunando e commentando materiali a supporto…?

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