Browse By

IL SESSO POSTEMODERNO È REAZIONARIO di Angelica Deluigi

728 visite totali, 1 visite odierne

Col consenso della giovane autrice volentieri pubblichiamo questo suo intervento, nella speranza che sulla sua scia anche altri intervengano. Al netto del drastico e liquidatorio giudizio sul ‘900, che non condividiamo affatto, ci permettiamo di dissentire dalla condanna di quella che l’autrice definisce “liberalizzazione dei costumi sessuali” (stroncata come “pornografica”), che venne avanti dai movimenti giovanili degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso — ci si batteva allora, contro ogni forma di pornografia e per la liberazione non certo per la liberalizzazione! La nausea verso le concezioni sul fluid gender e Lgbtqia+ non può giustificare alcuna nostalgia passatista per la morale puritana, patriarcale e bacchettona della società che fu.

*  *  *

Tempo fa giocavo con un caro amico a cercare di inquadrarmi, una volta per tutte, in un’etichetta politica. Anche lui, benché dotato di un retroterra teorico molto più solido del mio, faticava a incasellarmi in maniera netta. Di una cosa però era certo: «Di sicuro sei progressista!» Già.

Il progressismo nell’Occidente contemporaneo, ossia, in sostanza, in tutto il mondo globalizzato, è inteso come lotta ai valori e agli stereotipi clerico-borghesi del secolo scorso. Questo è oltremodo stupido per molte ragioni, ma le principali sono a mio avviso due.

In primo luogo, il Novecento, come un colossale dinosauro, oggi non è che un fossile. La sua giusta collocazione è un museo; il nostro compito è studiarlo, conoscerlo, apprezzarlo e forse anche giudicarlo. Viceversa, la postmodernità viaggia su un binario completamente diverso da quello del secolo precedente e completamente nuove sono le sfide che ci propone. I vecchi paradigmi sono carne per gli storici.

In secondo luogo, se la lotta al mondo clerico-borghese viene concepita come una lotta al potere dominante, allora il progressismo postmoderno è quanto di più distante da una simile lotta, visto che è proprio il pensiero mainstream a farne un vessillo.

Il progressismo postmoderno, dunque, altro non è che un abile prestigio ai danni di chi ama sentirsi ribelle nel conformismo. Lusinga gli animi fragili di chi è cresciuto in una molle agiatezza materiale, storicamente mai vista in modo così esteso, accompagnata al contempo da una prepotenza di stimoli, in intensità e in varietà, altrettanto sconosciuta prima. In altre parole, il potere costruisce un apparato ideologico falsamente ancorato a valori clerico-borghesi novecenteschi, e lo mette nel recinto dei conservatori. Poi costruisce un altro recinto, di quelli che guardano il primo, lo criticano e cominciano a lottarci contro: ecco creato il recinto dei progressisti. Questi ultimi si sentono i buoni, i paladini della giustizia, quelli che si battono ogni giorno affinché tutti siano liberi di pitturarsi le unghie del colore preferito.

La libertà è dunque una pura espressione formale? Alcuni risponderanno che, sì, la libertà senza forma in grado di darle manifestazione sociale non è che una libertà puramente interiore, immaginaria (o immaginata). D’altro canto, se si riduce tutta la libertà a mera forma si perde il suo significato profondo, in ultima analisi ontologico, visto che credo profondamente che nella libertà risieda l’essenza autentica dell’esperienza umana. Ad ogni modo, scendendo di un gradino e andando a indagarne il senso sociale, libertà è, sopra ogni cosa, libertà da ogni recinto. In questa prospettiva il vero progressista, inteso come colui che abbandona le certezze della tradizione per avventurarsi verso il nuovo, ha come primo compito quello di evadere da ogni recinto e, nel mentre, possibilmente, rompere qualche staccionata, così da facilitare future evasioni altrui.

Ora, veniamo brevemente alla questione del sesso, parola utilizzata nel titolo e ragion per cui buona parte dei lettori avrà aperto l’articolo. Come detto sopra, un tempo fu la morale clerico-borghese, recinto numero uno che reprimeva nella sua muffosa ipocrisia ogni pulsione non conforme alle rigide maglie delle regole sociali, portando alla disperazione le anime più combattute, salvo poi condonare tutto ai più autoindulgenti («basta che non si sappia in giro»). In seguito, la liberalizzazione dei costumi sessuali, cominciata una cinquantina d’anni fa e accolta come una grande svolta progressista, non fu che l’ennesimo gioco di prestigio. Si trattò infatti di una liberalizzazione di tipo puramente pornografico, anziché erotico. Con eros si intende infatti un’esplorazione, gravida di curiosità e gioia, del Bello, e il riappropriarsi del gioco e del principio del piacere, con tutta la sua portata anarchica (per definizione!) e, a mio avviso, rivoluzionaria. Al contrario, l’approccio pornografico al sesso non fa altro che riprodurre gli stessi meccanismi di dominio, sfruttamento e mercificazione della società capitalistica (o, in questo caso, tardocapitalistica); in questo modo il potere riesce a insinuarsi in tutti gli anfratti della vita dell’individuo, arrivando a inquinare persino la sfera più intima e privata, proprio quella in cui dovrebbe risiedere la maggiore libertà. Alla mancanza di rispetto sostanziale del secolo scorso, si aggiunge quella formale; i corpi sono intercambiabili: usa, in caso riusa un paio di volte (al massimo), poi butta. Per non parlare della percentuale spaventosamente alta di persone dipendenti dalla pornografia online, non già come svago, ma come vera e propria patologia. Il sesso postmoderno è una prigione reazionaria.

Per queste ragioni occorre dunque ripensare il nostro rapporto con il sesso, che, per quanti giocattoli a pile e per quanti siti internet dall’offerta illimitata possano volerci far ingollare, rimane, in ultima analisi, un rapporto con l’Altro. E non già in senso moralistico e piccolo borghese, non vi chiedo di aspettare la prima notte di nozze. Ci chiedo invece di uscire da tutti i recinti (spesso siamo anche in più di uno, con le lacerazioni che questo comporta) e di esplorare il sesso – e tutti gli ambiti della vita – in modo autentico, profondamente, intimamente, nostro.

Il potere sarà tale solo finché gli permetteremo di entrare nelle nostre vite.

* Fonte: Essenzialismi

2 pensieri su “IL SESSO POSTEMODERNO È REAZIONARIO di Angelica Deluigi”

  1. Pingback: SESSO E POSTMODERNITÀ: “SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO”?di Alessia Vignali  
  2. Trackback: SESSO E POSTMODERNITÀ: “SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO”?di Alessia Vignali  
  3. Pingback: Sesso e postmodernità: "Si stava meglio quando si stava peggio" ? - Come Don Chisciotte
  4. Trackback: Sesso e postmodernità: "Si stava meglio quando si stava peggio" ? - Come Don Chisciotte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *