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IL FISI E IL MOVIMENTO NO GREEN PASS di L. Inghilleri e R. De Simone*

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Nel pubblicare le caustiche riflessioni di Marco Di Mauro comparse sul sito avanti.it, auspicavamo si desse il via ad un dibattito sul movimento no green pass. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa prima risposta.

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Motivo di queste brevi considerazioni è un certo sgomento provato nel leggere il recente articolo di Marco Di Mauro, pubblicato con “gioia” sul blog di Sollevazione, solo perchè elogia, anche se sottostimandola, la piazza dello scorso 25 settembre.

Uno sgomento che nasce dal fatto, che pur nella sacrosanta libertà di pensiero e critica, esso presenta un carattere di qualunquismo nella descrizione della piazza di sabato 10 Settembre a Roma, nonchè nell’analisi nel movimento No Green Pass italiano, particolarmente inadatto al difficile momento che stiamo vivendo e privo della qualità solita del blog che pubblica articoli di spessore e lucida analisi.

In questo articolo, purtroppo, tutto il movimento del dissenso di questi due anni è ed appare oggetto di critica, in modo approssimativo e pieno di inesattezze. Se davvero quanto scritto fosse vero – e cioè che il movimento No Green Pass italiano è alla frutta – le colpe non potrebbero non ricadere su tutti, visto che la cosa è da attribuire a molteplici fattori, tra cui sicuramente le numerose spaccature interne; il fenomeno dovrebbe essere oggetto di serie analisi condivise in grado di rilevarne le cause per porvi rimedio, con un’assunzione collettiva di responsabilità all’interno dei movimenti che l’hanno connotato.  Il 25 settembre scorso a Roma c’eravamo tutti, proprio tutti.  Quest’anno no e la cosa ci deve far riflettere in modo costruttivo!

Andiamo con ordine però, perchè di “inesattezze” questo articolo ne contiene tante, e troviamo giusto segnalarle e rendere note.

Prima di tutto l’autore, come tipicamente fatto dal mondo mainstream in questi due anni, ha svilito ingiustificatamente il numero complessivo dei presenti, trasformando le circa 3000 persone (collocate forse maggiormente ai lati della piazza piuttosto che al centro, in cerca di ombra, a causa di un sole cocente e di una elevata temperatura estiva )  in 300.

Ciò, come detto, è il tipico atteggiamento che è stato adottato, purtroppo, dai “professionisti dell’informazione” contro i quali battagliamo da tempo, e vederlo ripetersi anche in chi dovrebbe invece diffondere le corrette informazioni, è deprimente oltre che imbarazzante. Certo Sollevazione è un blog che sinora ha scelto di pubblicare commenti e articoli utili alla causa comune, ma non ci sembra sia il caso di questo.  Il voler distruggere quello che fanno gli altri è una delle peggiori piaghe del nostro movimento di Resistenza. L’eliminazione di uno zero – da (almeno) 3000 a 300 – può voler dire due cose: o l’autore dell’articolo non era presente in piazze e parla per sentito dire, oppure era presente e volutamente ha deciso di affermare il falso; chi c’era può testimoniare che i numeri riportati dall’articolo del signor Di Mauro sono falsi.

Comunque, proseguendo nella lettura ci imbattiamo in un’altra approssimazione. La manifestazione è stata indetta dal FISI, come sappiamo, e in piazza i temi principali erano quelli ovviamente riguardanti il mondo del lavoro, con varie categorie e sigle “provenienti da tutta Italia” relative a tale mondo. Nonostante la piazza sia di un sindacato, ci chiediamo perché l’autore la appiattisce rendendola espressione del No Green Pass.  Perchè?  Certo, ovviamente il mondo del lavoro è stato esso stesso scosso dal regime sanitario che ha imposto la vaccinazione a tutti i lavoratori e attualmente dal rincaro delle bollette con annesse e connesse ampie questioni che stiamo affrontando tutti, da diversi punti di vista. Ciò non giustifica l’appiattimento, nuovamente volto a svilire, che emerge da ciò che si legge. Il movimento No Green Pass sulla piazza del FISI c’era perché certo molte istanze coincidono: la lotta per l’affermazione dei nostri diritti riguarda anche il mondo del lavoro, ma mettere tutto in un gran calderone non è soltanto poco professionale ma soprattutto poco utile. I movimenti No Green Pass erano lì in supporto, e molti altri movimenti del dissenso sarebbero dovuti convergere piuttosto che sperare magari nel fallimento altrui.

Successivamente, continuando con un certo pressapochismo, l’autore dell’articolo prima dice “Fin da subito privo di alcuna coscienza o addirittura consapevolezza politica, nato in ritardo rispetto all’agenda del nemico e sulla scia della paura più che della rabbia, quasi del tutto privo della componente giovanile, senza alcun obiettivo comune o visione politica d’insieme che andasse al di là della denuncia dello status quo, il movimento No Green Pass più che una galassia è stato un insieme di satelliti alla deriva”, e poi afferma di essere stato tra i fautori del coordinamento No Green Pass di Napoli, da cui poi è uscito. Quindi prima rivolge delle accuse a un movimento a cui anche lui ha dato il suo contributo e poi con nonchalance scarica tutte le responsabilità sugli altri. Ma se il movimento è in crisi non sarà forse che qualche responsabilità l’abbiamo tutti e in particolare i vari leader del movimento che, in molti casi, non riescono neanche a rispettarsi vicendevolmente?  Non sarebbe forse il caso di valutare bene quale apporto può venire dal puntare il dito contro gli altri? Con questi atteggiamenti e critiche non costruttive siamo davvero migliori di coloro che stiamo combattendo?

Continuando a leggere l’articolo, ecco un attacco “gratuito” e personale, che di costruttivo non ha nulla, a Ciro Silvestri. Silvestri è il segretario nazionale vicario del sindacato FISI ed in questa veste era sul palco sabato 10 settembre; quello che è stato parallelamente a tale ruolo negli ultimi anni cosa c’entra con quello che rappresentava durante la manifestazione? Nell’articolo infatti non si va a giudicare l’operato del sindacato, magari, sarebbe stato quanto meno professionale; si va piuttosto semplicemente ad aumentare il faldone degli attacchi personali sterili se non faziosi e provocatori che nessun apporto positivo danno alla lotta comune, con lo stile proprio della “cattiva politica” rispetto alla quale tutti siamo concordi nel denunciare forma e sostanza. Il sindacato FISI attualmente rappresenta una speranza per il mondo del lavoro, e se c’è qualcosa da dire a riguardo lo si faccia, con toni diversi, nella dialettica del dialogo costruttivo che tiene sempre presente la visione d’insieme e soprattutto la gente: sì, la gente con i bisogni concreti, il popolo che vorremmo prendesse coscienza e consapevolezza di ciò che noi tutti analizziamo e sappiamo; il popolo che ha bisogno di chiarezza e sostegno nel momento terribile che stiamo attraversando; il popolo sempre più confuso e disorientato; i giovani assenti, richiamati nello stesso articolo. Occorrono messaggi semplici, chiari e soprattutto unitari dal mondo del dissenso; occorrono proposte, in un atteggiamento privo di competizioni interne; occorre far focus sugli obiettivi comuni e mantenere un’unità di scopi, di contenuti, sostenendosi a vicenda pur nella diversità di scenari e di soggetti proponenti, nella variegata dialettica che compone l’area del dissenso.

Infine l’ultima parte dell’articolo riprende quanto annunciato nel titolo (che come sappiamo dà l’impronta a tutto il testo) centrandosi sulla figura di Castellino. Di lui non vogliamo parlare, non ne vale la pena, ma sicuramente i presenti tra noi a Roma possono ampiamente testimoniare che quella non è stata certamente una piazza di Forza Nuova e, tralasciando un cordone della polizia all’inizio più scenico che sensato, nulla ha rimandato a quella formazione politica, né è stato minimamente avvertito durante le ore a San Giovanni.

Ricapitolando quindi: l’articolo ci appare poco professionale, con alcune falsità e degli attacchi gratuiti, un’impronta che piuttosto che aiutare getta fango agli occhi del lettore comune sul movimento No Green Pass italiano, danneggiandoci tutti.  Al di là delle questioni di relazioni personali, al di là delle difficoltà “politiche” di trovare unioni e incontri, difficoltà che hanno condotto anche al fallimento della tanto ricercata unità dei partiti del dissenso, noi crediamo che almeno bisognerebbe evitare di pubblicare articoli del genere, che continuano a scavare solchi tra i movimenti, il sindacato, i partiti stessi, la gente comune, replicando le stesse logiche del sistema che intendiamo combattere.

Quando si capirà che mettere da parte i personalismi, di qualunque genere, anche politici, laddove gli obiettivi sarebbero invece comuni, in nome e per la causa comune, comunicando all’interno ed all’esterno con altre modalità dialogiche e costruttive, con un’unità di scopo, è sicuramente il primo passo per la costruzione reale di un mondo migliore, speriamo per tutti noi che non sarà troppo tardi.

* Liberiamo l’Italia – Salerno

18 settembre 2022

2 pensieri su “IL FISI E IL MOVIMENTO NO GREEN PASS di L. Inghilleri e R. De Simone*”

  1. carlo collina dice:

    Aggiungo un commento riferendomi alle caustiche riflessioni. La descrizione del movimento no grinpass è godibile ed azzeccata, salvo per un dettaglio fondamentale: la crisi del movimento non deriva dalla mancanza di unità, ma la precede di alcuni (diversi) mesi. Purtroppo la gente scesa in piazza, all’inizio su richiamo di uno sconosciuto canale, “Basta dittatura” (non dimentichiamolo), era al 75% politicamente analfabeta. Abituata ai commenti sui social, credeva davvero che proclamando “Un milione a Roma e cade tutto” (novembre 2021) sarebbe andata così. Ma ve li ricordate gli appelli a formare sulle strade colonne di auto e di camion, e quelli di sedicenti forze dell’ordine pronte a difenderci in piazza? Erano tutte balle, anzi provocazioni; ad esse faceva seguito la delusione di un fallimento che solo un ingenuo poteva considerare tale. Senza un partito non si fa nulla, ma la gente questo non lo capiva e non lo capisce neanche adesso, dopo le elezioni.

  2. Marco Di Mauro dice:

    Salve, sono l’autore dell’articolo. Purtroppo le mie riflessioni sono vere, lo sanno tutti i lettori della realtà – e non di favolette – e lo sanno Inghilleri e De Simone, noti amici del poco noto Silvestri, che si cimentano in risposte un po’ maldestre alle mie veritiere riflessioni, innanzitutto perché rispondono ai miei fatti con le loro opinioni, intessute di cattiva retorica – come la differenza tra sindacato e no green pass… ma non vi viene in mente niente di meglio, amici miei? – in secundis perché mi tacciano di una emotività che dall’articolo non traspare, in tertiis perché non sono riusciti a falsificare neanche una delle mie affermazioni. Perché sono alla luce del sole, e chiunque abbia buon senso lo sa che il No Green Pass è fallito miseramente. Eppure, ci hanno tenuto a farmi apparire come poco professionale, una specie di illividito incapace insomma. Non perderò tempo a smentirli: i miei articoli e la mia carriera parlano per me. Costoro in mancanza di argomenti pensano che l’offesa personale possa portare giovamento. Mi dispiace sinceramente per loro. Io non mi sono mai tirato indietro dalle mie responsabilità nel fallimento del No Green Pass, e me ne sono tirato fuori facendo le stesse riflessioni che poi ho portato nell’articolo, ma mai e poi mai abbandonando le piazze e l’attivismo. Sono tra i fondatori del comitato di Raffaele Varvara, e a differenza di certe banderuole sono ancora là, dove ho iniziato. Non mi dilungo nei dettagli perché questa risposta si qualifica da sola quando parla di 3000 persone in piazza. Io in piazza c’ero, i signori non so, ma se hanno visto tremila persone mi sa che avevano esagerato col vino – come, probabilmente, prima di scrivere questo maldestro articolo.

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