IL PROSSIMO GOVERNO DI GUERRA di Moreno Pasquinelli
Le parole di buon senso pronunciate da Berlusconi hanno seminato il panico negli ambienti euro-atlantisti. Il peggio di tutti è il segretario del PD. Facendo eco al fantoccio ucraino — “ Non votate gli amici di Putin” —, Letta ha affermato: “Non votate gli amici di Mosca o l’Italia finirà in recessione”. Il carico da undici ce l’ha messo la Von Der Leyen, che non s’è fatta scrupoli a dire che ove il futuro governo sgarrasse (se cioè di defilasse dalla linea oltranzista di scontro con la Russia) verrebbe sottoposto a minacce e sanzioni come Ungheria e Polonia.
Tutto stava già cambiando a causa della decisione, lungamente meditata, di portare l’attacco al cuore della Russia. La decisione di Putin di alzare col tiro anche la posta è fattore di accelerazione del mutamento. La guerra guerreggiata che l’Occidente imperialistico è riuscito per decenni, e non senza fatica, a tenere oltre i suoi confini, ora se la troverà in casa. Lorsignori hanno sbagliato i calcoli: l’orso russo non indietreggia, esso, pur di sopravvivere, è disposto a tutto, anche a portarsi nella fossa l’intero Occidente.
Se è vero che il Rubicone è stato oramai varcato; se abbiamo ragione a ritenere che il conflitto tra Russia e blocco USA-NATO-UE è destinato a sfociare in uno scontro armato su larga scala (con inediti modalità e ritmi); questo vuol dire che il fattore guerra è il bullone a cui sta agganciata tutta la catena degli altri fattori, la pietra angolare, l’elemento portante del complessivo contesto sociale e politico. Se non si capisce questo mutamento di contesto, la sua radicalità e profondità, nulla si capisce.
Usciti storditi dall’Operazione Covid i cittadini, privati della capacità di intendere e volere, tendono a rimuovere la minaccia che incombe sulle loro teste, si rifiutano di guardare in faccia la realtà; che con la guerra alle porte avremo un’economia di guerra, un regime di guerra, governi di guerra. La psicologia delle masse muta con estrema lentezza, in affanno insegue sempre i fatti, che procedono molto più veloci. La loro mentalità conservatrice è tuttavia condannata ad essere fatta a pezzi dai fatti materiali medesimi, che in ultima istanza sono destinati a prevalere.
Il pallino, ahinoi, è quindi in mano alle oggi servilissime classi dirigenti italiane, appiattite sulla posizione oltranzista antirussa malgrado questo allineamento rechi gravissimo nocumento non solo al popolo lavoratore ma ai loro stessi interessi di classe. Rimarranno a pecoroni per quanto tempo ancora? Ci resteranno fino a quando riterranno di stare a lato del vincitore, ed oggi pensano che l’Occidente imperialistico sia destinato a prevalere e la Russia a capitolare. E fino a quando riterranno di star appollaiate sul carro del vincitore ubbidiranno alla chiamata NATO alle armi. Cambieranno casacca, come hanno sempre fatto, in caso contrario. Tutto sta a vedere se si sganceranno dalla Casa Bianca prima della catastrofe o solo a babbo morto, quando l’Italia sarà già stata distrutta.
In effetti ci sarebbe un altro modo di svincolarsi per tempo dagli artigli dell’aquila yankee, un modo che come tutte le cose semplici è tanto difficile a farsi. Immaginate che si riesca a mettere in piedi una grande, massiccia e tenace mobilitazione popolare all’insegna del “FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA!”. Quanto pensate resisterebbe il governo atlantista, della Meloni o chi per loro, alla pressione dal basso? Il governo andrebbe in frantumi, il popolo prenderebbe fiducia in se stesso, si aprirebbe la possibilità di una svolta storica che mai venne e mai verrà dalla urne. Utopia? Noi sappiamo che senza utopia non c’è vita, ma le masse la afferreranno solo se dall’altra parte sentiranno incombere la morte.
Vedremo presto se il nostro Paese è un cadavere che cammina o se troverà le energie per risorgere.
Fra poco si esauriranno anche gli epiteti …
per definire i governanti europei ed i partiti ch eli sostengono , che tutti all’unisono e pappagallescamente ripetono gli ordini ricevuti da Washington/Pentagono/Poteri Profondi :
che lo facciano per viltà è fuori di dubbio, e questa loro giustificata paura personale (sappiamo come i loro padroni sanno metterli a tacere – a volte per sempre – servendosi di altri sciocchi come nel caso Moro, che aveva avuto il coraggio invece di opporsi alla svendita dell’Italia).
Che lo facciano per essere premiati è vero solo in parte, per i più vili e striscianti, come appunto un personaggio nostrano.
Che lo facciano per ignoranza dei fatti storici e politico-economici (sia lontani che recenti) è verissimo e sotto gli occhi di tutti.
Il caso più eclatante è la sgangherata compagine “ecologista-climadifensrice”, che pur di obbedire anch’essa ai poteri citati, ha buttato a mare con una velocità incredibile tutti i propri dogmi : “no al carbone, al nucleare, al gas di scisto, ecc.” da un giorno all’altro è divenuto “sì a tutto questo ed in aggiunta e con entusiasmo sì alle armi al regime di Kiev”, che documentatamente le usa contro gli stessi propri cittadini).
Per tutte le altre “forze” (sarebbe più corretto dire “debolezze” che falsamente si proclamano “di sinistra” vale la somma di viltà ed ignoranza, condita dall’incoscienza e dalla mancanza di contatto con la realtà. E soprattutto l’assoluta mancanza di “democraticità”: molti di costoro sarebbero anche contrari alla guerra (in astratto) ma quando arriva l’ordine concreto da dove sappiamo ecco che tutta l’energia che non sanno impiegare per studiare i problemi, capirli e trovare soluzioni si vede all’opera nel costruire le più assurde giustificazioni per coprire la vergogna di essere ancora una volta … voltagabbana.
La retorica del popolo lavoratore contrapposto agli interessi della borghesia ha stufato oltre ad essere falsa.
La gente (quale popolo!) che lavora, parla di calcio, di auto elettriche, di fotovoltaico, come se la guerra, da quella balcanica, fino all’odierna, non esistesse. Finché non sarà alla fame e alle bombe in giardino, ignorerà attivamente di esser parte organica di un sistema fondato sulla guerra. Proprio come fa l’ideologo marxista.
Al massimo dà la colpa a Draghi o a Putin, ma non si assumerà mai la responsabilità di vivere in un sistema economico politico predatorio, nato e mantenuto in vita dalla guerra moderna (la competizione capitalista è una forma di guerra). Proprio come il nostro marxista di punta, che rilancia la lotta di classe contro il cyber capitalismo e rifiuta l’idea che borghesi e proletari, traggano entrambi i loro vantaggi dal sistema capitalista. Il “popolo lavoratore” sta ancora bene nel consumismo basato sulla guerra, per accumulare il proprio pur piccolo gruzzolo. Me lo conferma mio cognato comunista: “toccagli il gruzzolo, ai giovani, e vedrai dove ti mandano”.
Dire che la maggioranza della gente sia contro la guerra è populismo. Se si fa notare che protestare contro la guerra e uscire dalla Nato, significa perdere il valore dei propri beni, depositi e redditi garantiti, la gente metterà i soldi al di sopra dei principi costituzionali, come coerentemente sta facendo ogni governo del sistema cui siamo attaccati al capezzolo. Borghesi e proletariato pari sono, attaccati al capezzolo capitalista per mungere profitti dalla guerra e dalla ricostruzione post bellica. Pecunia non olet. Vai a dire ai lavoratori che fanno armi da esportazione che vadano a coltivare patate. Vedrai dove ti manda il “popolo lavoratore”. Quanto al danno che la borghesia riceverebbe dalla guerra e dalla deindustrializzazione italica, francamente lo percepisco poco anch’io. Chi ha avuto ha avuto e giocherà il proprio gruzzolo accumulato in Borsa. Tanto lo sa che il modo di produzione capitalista è finito. Checchè ne dica chi si attacca al suo feticcio della lotta di classe.
Siamo d’accordo sul fatto che borghesi e proletari saranno entrambi danneggiati dalla guerra. Dissentiamo sull’idea che esistano classi con un valore politico e persino contrapposte, per realizzare i propri interessi. Persino fra operai gli interessi divergono quando mettono sul mercato la loro forza lavoro!
Le cosiddette classi sociali, sono sinergiche e organiche al sistema predatorio e competitivo che anela alla guerra, come all’aria, per sopravvivere. Questa banalità spiega ciò che sta accadendo molto meglio della morta retorica marxista. Borghesi e proletari sono solo figuranti del sistema feticista che li accomuna (Marx).
Questa visione è dal mio punto di vista la fotografia del nostro Paese, della nostra collettività. Auspico vivamente che una consapevolezza realistica possa illuminare i nostri cuori e le nostre menti.