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REFERENDUM IN CILE: LEZIONI DI UNA SCONFITTA di Loredana Soffio*

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LA “COSTITUZIONE PIU’ PROGRESSISTA DEL MONDO” RIGETTATA DALLA MAGGIORANZA DEL POLOLO CILENO NEL REFERENDUM DI DOMENICA 4 SETTEMBRE

Un vero terremoto elettorale: hanno votato l’86,8% degli aventi diritto, vale a dire 13 milioni di persone. Mai si era registrato un numero così alto di votanti in tutta la storia del Cile.

Nemmeno le proiezioni più favorevoli al “rechazo” (=rigetto) avevano pronosticato un risultato così schiacciante: Il 61,8% dei votanti (circa sette milioni di cileni) ha scelto il “rigetto”, mentre il 38,1% (4,2 milioni) ha votato a favore del testo dell’assemblea costituente insediata dopo le proteste di piazza del 2019. Perfino le Zone metropolitane che erano state determinanti per l’elezione a presidente del giovane deputato della sinistra Gabriel Boric, si sono schierate per il rigetto.

Il voto rappresenta un’evidente svolta a destra dell’opinione pubblica cilena. C’è da chiedersi però come sia stato possibile passare dai contenuti radicali della ribellione del 2019 a un sentimento popolare di rigetto per la carta che quei contenuti voleva incarnare. Per maggiore chiarezza espositiva, richiamo qua le principali tappe del processo costituente da Ottobre 2019 a settembre 2022:

OTTOBRE 2019 Una massiccia protesta sociale, in cui ampi settori della classe media e popolare esprimono il loro rifiuto del modello neoliberista, scuote Santiago e il resto del Cile. Le popolazioni indigene partecipano attivamente alle proteste che portano avanti in modo particolare nel territorio che i Mapuche abitano da sempre da loro chiamato “Wallmapu”. Questo territorio si estende nel Cono meridionale del Sud America e comprendente i territori sovrani dell’attuale Repubblica del Cile e Repubblica Argentina.

12 NOVEMBRE 2019 A quasi quattro settimane dall’inizio delle manifestazioni, lavoratori statali, sindacati e più di 70 organizzazioni sociali attuano uno sciopero generale (80.000 persone, dati ministero degli Interni).

15 novembre 2019 i leader di tutti i principali partiti politici (Partito Democratico Cristiano, Partito Socialista, Partito per la Democrazia, Partito Liberale, Partito Rivoluzione Democratica, Partito Unione democratica Indipendente, Partito rinnovazione Nazionale, Partito Evoluzione Politica ,Partito dei Comuni, Partito Radicale, Partito Comunista firmano “El Acuerdo por la Paz social y la Nueva Constituciòn, un accordo che getta le basi di un Processo Costituente per il Cile.

OTTOBRE 2020 Una larga maggioranza della popolazione, quasi l’80 per cento, approva la modifica della Costituzione attualmente in vigore nel paese, scritta durante il regime di Augusto Pinochet.

MAGGIO 2021 Il Cile elegge i 155 membri che formeranno la Convenzione Costituente che avrà il compito di redigere una nuova Costituzione.

19 dicembre 2021 Gabriel Boric, un giovane deputato della sinistra leader del Frente Amplio e del Partito Comunista, è il nuovo presidente cileno. Si tratta di una vittoria clamorosa e in parte a sorpresa. Boric vince promettendo la rottura con le politiche del passato e ottiene più del 55,18% dei voti mentre il suo sfidante, il candidato di estrema destra, José Antonio Kast, chiamato anche il ‘Bolsonaro cileno’, si ferma al 44,92% dei voti.

APRILE 2022 Tre differenti sondaggi di opinione, per la prima volta, registrano il vantaggio dell’opzione “Rigetto” rispetto a “Approvo” nel plebiscito finale.

MAGGIO 2022 La Convenzione costituzionale presenta la prima bozza della proposta di nuova Costituzione per il Cile che 155 persone hanno redatto per dieci mesi. Il documento di 499 articoli è passato alla Commissione per l’armonizzazione per i miglioramenti redazionali relativi alla grammatica e alla coerenza giuridica, alla Commissione per la redazione del preambolo, e alla Commissione per le norme transitorie che si occupa degli articoli transitori per il passaggio da una Costituzione all’altra.

GIUGNO 2022  Consegna dei lavori delle tre commissioni e nuova votazione degli emendamenti proposti.

4 LUGLIO 2022 Cerimonia pubblica di Consegna della nuova Carta.

4 SETTEMBRE 2022 Referendum popolare per decidere se approvare o rifiutare la nuova Magna Carta – Vince il “Rigetto”.

Il risultato di questo plebiscito non è stato un fulmine a ciel sereno e deve essere analizzato politicamente. Un dato che balza agli occhi (anche considerando la martellante campagna di “informazione” della destra e la conseguente forte polarizzazione della società cilena) è che si tratti di un riflesso del rifiuto della situazione economica e sociale rappresentata dal governo “di sinistra” di Gabriel Boric.

Non è casuale che la campagna poderosa messa in piedi dalla destra per sostenere e diffondere le ragioni del rigetto sia stata incentrata sulle pensioni, sulla salute, sulla casa. Il governo di Boric, invece di prendere serie misure per contrastare la crisi economica e sociale, ha portato avanti ricette proposte dalle destre: taglio della spesa (con il pretesto della diminuzione del debito), un bonus misero alle famiglie in difficoltà, l’abbandono della rinuncia al sistema pensionistico privato . Anche l’aumento del salario minimo è stato eroso dall’inflazione. Tutte misure che sono andate ad impattare pesantemente sulla vita quotidiana di milioni di cileni. Vale la pena ricordare che Boric, considerato “erede politico” delle rivolte dell’ottobre 2019, aveva promesso di rafforzare il ruolo dello Stato nell’economia, di aumentare le tasse per finanziare la spesa sociale e la fine del sistema pensionistico privato ereditato dalla dittatura.

Appena concluso lo spoglio delle schede sono iniziate le interpretazioni per cercare di dare un significato a qualcosa che pare, anche ad osservatori che guardano da lontano, abbastanza evidente.

Da una parte, la direzione della Assemblea Costituente si è affrettata a fare un’autocritica in merito al deficit comunicativo che ha accompagnato i lavori. Già dall’inizio di aprile 2022 tre diversi sondaggi di opinione registravano un vantaggio per l’opzione Rigetto rispetto all’Approvazione nel plebiscito di uscita e María Elisa Quinteros, la presidente della Convenzione Costituente, aveva indicato che il calo di fiducia nel lavoro della Convenzione poteva essere spiegato con una mancata efficacia comunicativa rispetto alla campagna demagogica che la destra portava avanti (con ampio uso dei media) in vasti settori della popolazione. “Hanno saputo coordinarsi, hanno fomentato polemiche, sottolineando che sarà una costituzione indigena e che dividerà il Paese”.

C’erano state inoltre alcune proposte radicali che avevano focalizzato l’attenzione pubblica poiché proponevano un disegno complessivo della società e dello Stato che spaventava. Tra queste, un’iniziativa che voleva eliminare i tre poteri dello Stato (Esecutivo, Legislativo e Giudiziario), sostituendoli con un’Assemblea Plurinazionale dei Lavoratori e dei Popoli che costrinse lo stesso Boric a entrare nel merito criticandola aspramente.

Ma lo scollamento tra il governo di “sinistra” che incarnava le ragioni dell’”Approvo” e il popolo vanno ben oltre problemi di natura comunicativa. Ad esempio, mentre la Convenzione parlava di plurinazionalità a favore del popolo mapuche, il governo manteneva la politica di militarizzazione del precedente governo Piñera, abbracciando la politica antimapuche della destra e  portando avanti una pesante repressione delle rivolte mapuche in Wallmapu. Le rivendicazioni Mapuche sull’annosa questione delle terre ancestrali occupate da aziende forestali private non ha mai trovato risposta da parte del governo Boric e questo aveva portato le comunità ad avviare processi di recupero e controllo del territorio, espropri che andavano a colpire gli interessi del monopolio forestale e proprietario terriero. La pesante repressione con incarcerazione dei principali leader della rivolta portata avanti da un governo di sinistra che aveva promesso un dialogo con il popolo mapuche, ha dimostrato che tale dialogo si limitava agli aspetti culturali, senza toccare il problema sullo sfondo, le rivendicazioni territoriali, poiché queste minacciano la proprietà delle grandi aziende forestali che il governo ha mostrato di voler difendere fin dal suo esordio.

In questi giorni, mentre il governo prepara un nuovo patto di unità nazionale insieme alla destra per un nuovo processo costituente, presso l’opinione pubblica si danno a conoscere due grandi “narrazioni” sulla vittoria del rifiuto. Da un lato, il discorso delle élite imprenditoriali che elogiano la moderazione dei cileni e festeggiano la vittoria. Non soltanto fra la gente: i capitalisti hanno festeggiato in borsa, che ha raggiunto i massimi storici. Parallelamente, procede la narrazione che condanna gli estremismi, il massimalismo e l'”ottobrismo” . Ma non ci si ferma qui. Gli industriali, rincarano la dose sostenendo che il trionfo del rigetto è solo il primo passo e non riuscirà ad attenuare completamente le incertezze degli investitori. Sarà necessario negoziare un nuovo processo costituzionale più controllato che produca un testo diverso, più “equilibrato”.  Ovviamente, il nuovo testo dovrà essere redatto interamente dai loro partiti. Come dire addio ai valori della multinazionalità, dei diritti alle popolazioni indigene, della deprivatizzazione dell’acqua, della fine del Senato, per indicare solo alcune delle principali questioni in gioco.

Dall’altro lato i “progressisti”, demoralizzati, cercano capri espiatori definendo il popolo ignorante e succube: “”Semplicemente non eravamo preparati ad avere una Costituzione ecologica, regionalista e femminista, con un focus sui diritti sociali… Naturalmente, ogni popolo ha la Costituzione che si merita”.

Non c’è dubbio che il risultato implichi uno spostamento a destra dello scenario e dell’agenda politica. Questo è un voto conservatore. Ma incolpare il popolo e trattarlo come ignorante rivela solo quanto velleitaria fosse l’idea “progressista” di riformare lo Stato ereditato dalla dittatura con un percorso interamente istituzionale dimenticando che l’intero processo era stato originato da una forte protesta popolare che rivendicava diritti concreti per il miglioramento delle condizioni di vita. Poiché il governo non ha adottato misure serie per far fronte agli effetti della crisi economica e dell’inflazione le grandi masse hanno visto la propria situazione concreta deteriorarsi continuamente. Gabriel Boric è diventato il simbolo del deterioramento economico che è iniziato durante la pandemia, ma che è aumentato nel corso di quest’anno. Il “rigetto” ha rappresentato per ampi settori un voto contro la situazione economica e sociale, incarnata dal governo.

A questo bisogna aggiungere che la stessa Convenzione Costituzionale è rimasta altrettanto lontana dalle urgenze popolari continuando un percorso alimentato dalla incrollabile fiducia che i problemi strutturali del Cile ereditati dalla dittatura potevano essere risolti con un mutamento costituzionale controllato e senza toccare i pilastri del capitalismo cileno. Il Partito Comunista e il CUT sono stati attori fondamentali in questo percorso.

Ovvio che la destra abbia approfittato di questo scenario per promuovere una campagna demagogica e odiosa.. Gli argomenti a difesa della proprietà della casa, contro i privilegi degli immigrati e del mapuche hanno fatto breccia, in ampie fasce della popolazione, cosa impensabile due anni fa. E’ lecito chiedersi perché.

È stato il governo di Gabriel Boric, insieme a Approvo Dignità, Socialismo Democratico, a guidare la campagna di approvazione appoggiati dai Movimenti Sociali Costituenti. La scommessa del gruppo dell’”Approvo”  è stata molto chiara: cedere alle argomentazioni principali della destra per ottenere il consenso del centro. L’obiettivo dichiarato era allargare l’arco di appoggio alla carta costituzionale in modo che potesse ottenere l’approvazione, ma ciò che è accaduto è stato esattamente il contrario: hanno dato agio al discorso portato avanti dalle destre di prendere piede.

Inutile dire che è la solita illusione di tutte le sinistre di governo: politiche sempre più “accomodanti” verso le istanze delle destre nell’illusione di accaparrarsi larghe fette dell’elettorato di centro. In questi ultimi giorni, a seguito dell’esito del plebiscito, abbondano le dichiarazioni di esponenti del governo che si dichiarano favorevoli a “uno spirito di unione, dialogo e accordi”, riconoscendo che  “c’è un cambiamento nell’asse politico” e che è tempo di “rimuovere gli estremi e le asprezze”. Nel suo discorso di ieri 11 settembre 2022, fatto nell’anniversario del colpo di stato del generale Pinochet che concluse in modo violento la stagione di riforme iniziata da Salvador Allende, primo presidente socialista democraticamente eletto della storia, Boric ha ribadito la sua convinzione che le trasformazioni si realizzano attraverso le vie istituzionali che esistono nel paese.

In questo modo, il presidente ha ribadito ancora una volta l’impegno del governo per una nuova costituzione, lanciando diversi appelli all’opposizione a lavorare per avanzare su quella strada. Ma Boric non è ingenuo e sa perfettamente bene chi sta convocando l’unità. Nell’opposizione oggi ci sono gli stessi partiti che furono complici della dittatura che nel suo discorso commemorativo ha criticato, sono gli stessi personaggi che fino a non poco tempo fa difendevano e/o difendono Pinochet e l’impunità che garantiva loro la Concertazione.

CHI CI HA PERSO DA QUESTO RISULTATO?

La proposta di nuova Costituzione licenziata dopo il lavoro di revisione di tre commissioni era costituita da 388 articoli che riscrivevano completamente le regole di esercizio del potere esecutivo, legislativo e giudiziario e stabiliscono le regole per la società civile.

Se è decisamente impensabile affrontare un testo così ampio e complesso nell’ambito di questo articolo, è tuttavia indispensabile notare quello che è l’impianto valoriale complessivo e vedere come questa cornice ideologica (nel senso nobile del termine) è stata poi declinata nel testo prodotto. Per fare questo dobbiamo tenere bene a mente le tre forze sociali che hanno partecipato in maniera preponderante alle proteste di piazza e le cui istanze sono stare recepite nella carta: 

  • Il mondo giovanile/studentesco
  • Il movimento femminista ( anche quello composto per la maggioranza da giovani donne)
  • Il movimento per i diritti dei popoli indigeni

La società cilena – contrariamente a quella italiana – è una società “giovane”.

La popolazione giovanile (soprattutto studentesca) è molto vivace e combattiva: nel 2001, 50.000 studenti delle scuole superiori scendono in piazza, nella cosiddetta “rivolta degli zaini”, per rifiutare il modello neoliberista gridando uno slogan rivoluzionario: “Comanda l’assemblea!”, cioè  «Comandiamo noi, non i partiti o il governo”. Nel 2006, il numero di adolescenti  scesi in piazza non  a Santiago, ma in tutto il Cile, fu di 1.400.000 nelle proteste note come «la rivoluzione dei pinguini( dal colore dell’uniforme scolastica dei giovani) urlando gli stessi slogan.  Nel 2011, seguendo la stessa logica, gli studenti universitari si  mobilitano in massa.

Dal 2012 lo facevano le assemblee cittadine territoriali e nel 2018, massicciamente, la marea femminista che porta le rivendicazioni relative alla condizione femminile.

Storia di un popolo negato : le popolazioni indigene

Il Cile ha avuto, fin dal XVI secolo, un popolo «di serie B» demograficamente maggioritario ma crudelmente vessato, le popolazioni indigene. Dal XVII secolo ad oggi hanno costituito tra il 52% e il 68% della popolazione nazionale. Fin dagli albori della colonizzazione spagnola fu negato loro il diritto a un proprio territorio, al proprio linguaggio, alla propria storia e cultura, ad un diritto scritto.

Non essendo «soggetti di diritto», dal 1600 al 1931 (anno in cui fu promulgato il Codice del Lavoro), gli uomini e le donne del popolo meticcio cileno poterono essere abusati impunemente in tutte le forme immaginabili, tra cui lo stupro, la tortura e la morte. A causa di questa situazione, vissero, tra il 1600 e il 1830 circa, come vagabondi a piedi e a cavallo (gli uomini), e in miserabili capanne nelle periferie (le donne abbandonate). Fu negato loro la possibilità di vivere in coppie, o in villaggi. I loro  bambini erano  «huachos» senza riconoscimento di cittadinanza. Repressi ovunque come «stranieri e predoni», come sospetti e «nemico interno», cercarono di diventare lavoratori autonomi: contadini, minatori in proprio e artigiani di vario tipo. Poiché non avevano diritti, in quella condizione furono brutalmente derubati dai proprietari, dagli strozzini, dai mugnai, dai militari e persino dagli esattori delle «decime» della Chiesa cattolica.

Disperati, molti si rifugiarono sui monti, dedicandosi ai lavori più disparati, umili, sottopagati o illegali come  ladri di bestiame banditi che assaltavano e saccheggiavano fattorie e intere città. Il banditismo rurale cileno si estese dal 1700 al 1940 circa. Né la polizia né l’esercito riuscirono a eliminarli. Intorno alla fine dell’800 molti di loro emigrarono nelle grandi città, che circondarono di grandi case alveari.

La “città meticcia” divenne tre volte più grande della “città bianca” dell’oligarchia. Questo spiega il fatto che, ogni volta che in Cile scoppiava un disordine politico istituzionale, le masse meticce urbane uscivano dalla periferia, invadevano e saccheggiavano il centro commerciale e talvolta residenziale della città. Questo fu il caso a Valparaíso, nel 1903; a Santiago, nel 1905 e nel 1957, e in diverse città del Paese durante la tirannia militare (tra il 1983 e il 1987, soprattutto). Ogni volta si verificavano proteste violente che scuotevano profondamente le istituzioni politiche senza però riuscire ad innescare processi di cambiamento strutturale definitivi. Il modello neoliberista imposto da Pinochet produsse un grande sviluppo transazionale e consumistico, ma questo sviluppo riuscì solo a coprire la questione delle popolazioni indigene sotto una patina consumistica senza modificare la loro marginalità cronica, la loro mancanza di profonda identificazione con la cultura occidentale (tanto amata dall’oligarchia cilena) e il suo profondo risentimento per essere stata per secoli un soggetto senza piena integrazione nella società moderna. Per questo la distruzione della materialità di quella cultura si è palesata nelle lotte come apoteosi del consumismo (furto e saccheggio delle merci) e al tempo stesso come sabotaggio violento contro il sistema che li ha esclusi (distruzione e incendio di supermercati e centri commerciali, simboli di quel sistema).

Uno sguardo al testo rifiutato: Nuovi diritti approvati – Il concetto di inclusione effettiva

Il testo sottoposto a plebiscito consacrava per la prima volta un riconoscimento di gruppi storicamente esclusi come: donne, bambini e adolescenti, persone provenienti da popoli e nazioni indigene, persone con disabilità, persone con diversi orientamenti sessuali e di genere. Inoltre, si affermavano principi per rendere quei diritti effettivi.  Lo scopo era quello di stabilire la non discriminazione, l’inclusione sociale e l’integrazione come principi di base, di rendere l’uguaglianza sostanziale e non semplicemente formale.

Chi ha perso da questo risultato? I giovani, I popoli indigeni, le donne, il popolo tutto

Detto questo si comprende perché la vittoria del Rigetto è la sconfitta delle speranze del popolo cileno tutto ma in particolar modo dei giovani, delle popolazioni indigene, delle donne..

La sconfitta della proposta per la nuova Costituzione del Cile colpisce il movimento delle donne. Il testo presentato e respinto dalla maggioranza dei cileni (61,87%) è stato costruito dal primo organismo paritetico al mondo e la prospettiva femminista attraversa l’intero documento costituzionale. Il contenuto femminista del testo era esplicito nel preambolo, in nove degli 11 capitoli, in 41 articoli permanenti e in sei disposizioni transitorie.

Ovviamente non è corretto dire che il Rigetto riguardasse quelle tematiche in quanto il quesito del plebiscito del 4 settembre riguardava se accettare o respingere l’intero testo. Fra le altre cose, Il testo proponeva di garantire la copertura delle prestazioni per coloro che svolgono lavoro domestico e di cura. In Cile, le donne hanno una pensione inferiore del 34,8% rispetto agli uomini, secondo il Rapporto della Sovrintendenza alle pensioni, 2021. Stabiliva inoltre che i lavoratori e le lavoratrici hanno diritto a una retribuzione equa e sufficiente, che garantisca il sostentamento loro e delle loro famiglie. Le donne in Cile guadagnano il 28,1% in meno degli uomini per lo stesso lavoro, secondo i dati ufficiali.

Non si è avuto il tempo né la forza comunicativa per spiegare i dettagli ai cittadini e sulle questioni dei diritti sessuali e riproduttivi la destra ha cavalcato l’onda del tradizionalismo soprattutto in relazione al punto che fissava il dovere dello stato di garantire a tutte le donne e “alle persone con capacità di gestazione” le condizioni per portare a termine la gravidanza in modo sicuro e protetto così come la possibilità di abortire. In Cile l’aborto è criminalizzato tranne che in tre casi specifici: pericolo per la vita della madre, malformazione fetale e stupro. Secondo le organizzazioni femministe, si stima che ogni anno nel Paese vengano praticati tra i 60.000 e i 300.000 aborti clandestini. Se il testo messo ai voti nel plebiscito fosse stato approvato, l’interruzione della gravidanza sarebbe stata sottratta al dibattito legislativo e politico ordinario.

La sconfitta della proposta per la nuova Costituzione del Cile colpisce le popolazioni indigene

Il riconoscimento dei diritti delle popolazioni indigene è presente in tutto il testo sottoposto a plebiscito. Tra i più notevoli c’è il riconoscimento dell’autonomia di questi popoli e del  cosiddetto “pluralismo giuridico”, che consentirebbe la creazione di tribunali per le popolazioni indigene. Questi, come previsto dalla norma, coesistererebbero coordinati su un “piano paritario” con il Sistema di Giustizia Nazionale (iniziativa approvata senza l’appoggio della destra che l’ha fortemente avversata nella campagna per il rigetto sostenendo che avrebbe instaurato “un sistema parallelo di giustizia” che avrebbe vanificato il principio della “uguaglianza di fronte alla legge”). Si stabilisce  che lo Stato sarà multinazionale, anche se non si è voluto recepire nel testo il riconoscimento del “genocidio” indigeno come richiesto da queste popolazioni.

La sconfitta della proposta per la nuova Costituzione del Cile colpisce i giovani

Una serie di articoli era dedicata al tema dell’istruzione pubblica allo scopo di rafforzarla. Si dichiara, ad esempio, che l’istruzione sarà laica e gratuita e lo Stato dovrà finanziarla con contributi di base “in modo permanente, diretto, pertinente e sufficiente”. Inoltre viene sancita la libertà di istruzione, sia nella direzione della libertà di genitori e tutori di scegliere il tipo di istruzione per i propri figli sia nel versante di garantire la libertà di insegnamento per tutti i docenti. Si stabiliva inoltre la gratuità dell’istruzione pubblica ma anche di quella privata “che soddisfi i requisiti stabiliti dalla legge.

La sconfitta della proposta per la nuova Costituzione del Cile colpisce il popolo

Tra i principali diritti approvati nella proposta, spicca il diritto al lavoro dignitoso, il diritto a “una remunerazione equa, equa e sufficiente”, che garantisce il sostentamento dei lavoratori e delle loro famiglie. Inoltre, lo Stato ha il compito di creare le condizioni affinché il lavoro possa conciliarsi con la vita familiare e comunitaria.

La proposta di nuova Costituzione stabilisce principi, obiettivi e regolamenti per la partecipazione dello Stato all’economia del Paese. Si stabilisce che lo Stato assumerà un ruolo più attivo, oltre a regolare, controllare, promuovere e sviluppare le attività economiche. Altri diritti approvati nella bozza sono i diritti alla memoria, al cibo e all’autodeterminazione informativa, che è il diritto alla protezione dei dati personali.

Per quanto riguarda la salute, si ribadisce l’obbligo dello Stato al sistema sanitario pubblico. La nuova Costituzione riconosce che siamo di fronte a una crisi climatica ed ecologica di cui dobbiamo farci carico. Per la prima volta vengono consacrati i diritti della natura; il dovere speciale dello Stato di custodire i beni comuni naturali e contempla un catalogo di diritti umani ambientali, come il diritto a un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato.

Conclusioni

I movimenti politici usciti dalle lotte dell’ottobre 2019, così come i partiti della sinistra storica, si sono concentrati sulla disputa istituzionale, entrando in una dinamica assolutamente parlamentare e rinunciando a portare avanti proprie forme di lotta, come per esempio la convocazione di propri organismi territoriali per convocare e organizzare mobilitazioni extraparlamentari o azioni coordinate di lotta. Il pericolo che la frustrazione delle grandi masse le spingesse a destra era e si è dimostrato reale. Una destra che ha fatto la usuale campagna demagogica per la sicurezza, contro gli immigrati e contro i mapuchi mentre la sinistra al governo non è riuscita neppure a garantire una politica di sostegno ai salari erosi dall’inflazione e men che mai a prendere le misure sostanziali promesse in campagna elettorale.

La lezione del Cile – Perché quanto accaduto ci fornisce elementi di riflessione sull’attuale situazione politica italiana

L’esperienza cilena mostra ai profeti di casa nostra che avventurarsi sul terreno della richiesta di una nuova Assemblea Costituente sia quanto meno insidioso. Siamo tutti consapevoli che la Costituzione Italiana del 1948 debba, su molte questioni come ad esempio quella dell’identità digitale, della libertà di scelta terapeutica e della salvaguardia dell’ecosistema essere rivista. La società italiana è profondamente mutata dal 1948 ed è impensabile poter gestire le nuove richieste che emergono dalla società civile così come le problematiche che sorgono dall’attuale fase di sviluppo della società capitalistica con un testo che certe questioni non le affronta poiché all’epoca, neppure si profilavano all’orizzonte.

E’ vero che i nostri padri e madri costituenti hanno saputo guardare lontano prevedendo la regolamentazione di aspetti e la tutela di diritti che restano tuttora centrali per la nostra società ma certe questioni restano, inevitabilmente scoperte. Sarebbe tuttavia velleitario avventurarsi adesso, in una fase di riflusso delle lotte, sul terreno prettamente istituzionale della richiesta di una nuova assemblea costituente… L’esperienza cilena ci mostra che anche quando i rapporti di forza sono a favore del popolo, condurre una lotta sul terreno puramente istituzionale, sul terreno della gestione dello status quo favorisce le destre.

Nella fase attuale, e con la grave crisi economica che si profila all’orizzonte, compito delle forze del dissenso sarà quello di lavorare per sollevare un’opposizione radicale basata sull’autorganizzazione del popolo e sulla sua mobilitazione indipendente dal governo. Nella nostra capacità di creare e organizzare una forte opposizione popolare di contrasto al regime tecno-sanitario, si giocherà grossa parte della nostra possibilità di incidere sulla vita futura nostra, delle nostre famiglie e della società intera.

* del Comitato Esecutivo del Fronte del Dissenso

Fonti:

https://www.opendemocracy.net/es/nueva-constitucion-chilena-primer-borrador/

https://eju.tv/2022/05/chile-el-borrador-de-la-nueva-constitucion-responde-a-las-demandas-del-movimiento-social/

https://www.dw.com/es/la-cronolog%C3%ADa-del-estallido-social-de-chile/a-51407726

https://www.reddit.com/r/chile/comments/x7jv73/plebiscito_cada_pueblo_tiene_la_constituci%C3%B3n_que/

https://www.laizquierdadiario.com/La-lucha-mapuche-despues-del-rechazo-ahora-que

https://elpais.com/chile/2022-09-06/el-rechazo-a-la-nueva-constitucion-chilena-golpea-al-feminismo.html

https://www.agi.it/estero/news/2022-09-05/cile-bocciata-costituzione-post-pinochet-17956962/

https://www.laizquierdadiario.com/Triunfo-del-rechazo-como-el-Acuerdo-por-la-Paz-una-Convencion-subordinada-a-los-poderes

https://www.laizquierdadiario.com/Nueva-Constitucion-Chile-no-acaba-con-herencia-dictadura-Y-ahora-que

https://factual.afp.com/doc.afp.com.32B78YQhttps://factual.afp.com/doc.afp.com.32B78YQ

https://www.laizquierdadiario.com/El-gobierno-de-Boric-es-la-continuidad-de-las-politicas-de-represion-y-persecucion-al-Pueblo

https://www.laizquierdadiario.pe/Boric-llama-a-la-unidad-a-quienes-fueron-organizadores-y-complices-de-la-dictadura-de-Pinochet-para

https://www.chileconvencion.cl/

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