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GENERAZIONE SBANDATA di Sandokan

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Forse c’è qualcosa di buono nel fallimento delle manifestazioni studentesche svoltesi oggi (18 novembre) in occasione del cosiddetto “No Meloni Day”, indette dalla rete dei gruppi di sinistra (un variopinto blocco che va dai piddini agli anarchici pompato dai media di regime).

La corretta contestazione della “alternanza scuola-lavoro” o del demagogico principio del “premio al merito” sono infatti passati in sordina rispetto a quelli che invece sono stati orgogliosamente esibiti dai promotori.

Ora che le sinistre transgeniche hanno perso le elezioni e al governo è salita la Meloni, ecco che spuntano come funghi le proteste giovanili, ovviamente in nome… dell’antifascismo (“La Russa, Berlusconi, Salvini, Meloni siete una montagna di merda”).

Forse ricordo male, ma non risulta che ci siano stati un “No Conte Day” o un “No Draghi Day” — e di ragioni per protestare ce n’erano e come! Parliamo dei due anni di misure liberticide e di segregazione di massa messe in piedi con l’Operazione Covid (che se non era fascista, poco ci mancava). Eppure di proteste di massa ce ne sono state, ma di giovani studenti se ne vedevano davvero pochi. La grande maggioranza non ha fiatato (non solo in senso figurato).

Forse la ragione della scarsa partecipazione ai cortei di oggi sta proprio nei contenuti simbolici esibiti con arroganza dai promotori.

Pigliamo il caso della manifestazione di Milano. Il corteo si apre con questo striscione del Coordinamento Collettivi Studenteschi milanese: “LA GENERAZIONE METICCIA QUEER IN LOTTA PER IL FUTURO”. Su alcuni cartelli si poteva leggere “TRANQUILLA MAMMA: SONO BISEX NON FASCISTA”. Diversi altri in difesa delle istanze LGBTQ+ (e chi più ne ha, più ne metta).

Eravamo abituati a dare per scontato che questa ideologia tossica delle élite dominanti avesse conquistato una salda egemonia tra le nostre giovani generazioni. Forse non è così o, come minimo, il successo di questa ideologia ha toccato il suo apice ed ha imboccato la via del tramonto proprio tra le giovani generazioni.

Se un ciclo ideologico-culturale sta finendo, come sarà quello in arrivo? Il posto dei progressisti transgenici di sinistra sarà occupato dai reazionari transgenici di destra? Non è detto. C’è una terza rotta, quella di un umanesimo rivoluzionario che non getta il bambino con l’acqua sporca, che accoglie tutte le straordinarie conquiste del passato e della tradizione; che non teme il progresso in quanto tale, ma lo indirizza davvero per il bene comune, respingendo quindi le sue attuali patologiche manifestazioni.

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