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BIOLAB: RIFIUTO TOTALE? di Stefano Falcinelli

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«Non abbiamo bisogno di paura ma di riaffermare la verità, il dubbio guidato dalla razionalità e dalla ricerca scientifica libera, trasparente e al servizio del bene collettivo: competenza, consapevolezza e nessun conflitto di interessi; conoscenza e Scienza al servizio della verità che rende liberi».

Riceviamo e volentieri pubblichiamo nella speranza di suscitare un vero e serrato confronto politico.

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In questi giorni si sta dibattendo sulla questione dei Biolab con particolare attenzione a quelli che dovrebbero essere realizzati a Pesaro e Perugia a potenziamento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche e che stanno suscitando apprensione, paura e proteste da parte di associazioni, movimenti politici e gruppi di cittadini.

Al riguardo, vorrei sottolineare che, a mio avviso, la questione non può essere posta nei termini grossolani e superficiali del no o del sì.

Tale problematica esula da un semplicistico dibattito polarizzato tra bianco-nero, bene-male, giusto-ingiusto, sicuro-pericoloso.

Il problema non è quello di impedire che biolaboratori vengano costruiti nel nostro territorio nazionale; che essi possano svolgere ricerche scientifiche in modo controllato, sicuro (come da grado di sicurezza BSL3) nel momento in cui si vogliano studiare e manipolare agenti patogeni “ad elevato rischio individuale e basso rischio collettivo”, perché essi, per antonomasia, sarebbero pericolosi per la collettività.

La questione politica fondamentale su cui mobilitarsi e pretendere un ruolo di verifica e monitoraggio costante da parte dei cittadini è che tali laboratori debbano operare in accordo ad un progetto di utilità collettiva, sotto il controllo pubblico con modalità trasparenti e condivise dalla cittadinanza. I cittadini, le associazioni e le forze politiche che li rappresentano devono pretendere l’apertura di un “Tavolo di Confronto Istituzionale” con le amministrazioni Comunale e Regionale, assieme all’Istituto Zooprofilattico, con l’obiettivo di verificare l’effettiva utilità e opportunità di creare nuove strutture di tal genere andando ad analizzare in dettaglio: 1) tutti gli aspetti della loro eventuale gestione e operatività in sicurezza; 2) per quali scopi essi dovrebbero essere creati; 3) le operazioni, le analisi e le ricerche che vi verranno eseguite. Tutto ciò, ponendo al primo posto la salute e la sicurezza degli operatori e dei cittadini e una puntuale valutazione delle possibili ripercussioni ambientali per le aree su cui tali biolab si andranno a insediare. Un Tavolo permanente di confronto e discussione a cui dovrebbero partecipare rappresentanti nominati dalla cittadinanza che, mettendo al servizio della collettività le proprie competenze (tecnico-scientifiche, giuridiche, etico-filosofiche, etc.), siano in grado di monitorare in tempo reale quali possano essere le ricadute effettive per la collettività in termini di benefici, salute e grado di rischio legati all’operatività di tali laboratori. Questo tipo di organismo di controllo e democrazia partecipata andrebbe richiesto con forza a livello nazionale, soprattutto, e a maggior ragione, per quello che riguarda il biolaboratorio BSL4 in procinto di essere realizzato presso l’Area Science Park di Basovizza (Trieste) e per il Biotecnopolo di Siena, per il quale lo stesso Anthony Fauci avrebbe dato la sua disponibilità come consulente scientifico.

Questa, a mio avviso, deve essere la battaglia politica da portare avanti al fine di ottenere completa trasparenza sulle analisi e le ricerche che in tali laboratori verranno condotte, sulla loro corretta gestione pubblica al di fuori di speculazioni ad uso e consumo di interessi privati o militari, sul fatto che in essi non devono essere in alcun modo eseguite ricerche di tipo “gain of function” con manipolazioni biotecnologiche tese al potenziamento di microorganismi e virus pericolosi, bandendo ogni possibile applicazione come armi biologiche.

D’altra parte, azioni basate esclusivamente sul rifiuto e la negazione “tout court” sarebbero un grave errore politico perché veicolate dalla sola paura irrazionale e figlia della diffidenza e della non conoscenza: esse farebbero trionfare la non-scienza, quella stessa non-scienza che ci è stata fatta passare per vera durante il periodo pandemico, contraddicendo etica e conoscenze mediche acquisite da duemila anni a questa parte. Non abbiamo bisogno di paura ma di riaffermare la verità, il dubbio guidato dalla razionalità e dalla ricerca scientifica libera, trasparente e al servizio del bene collettivo: competenza, consapevolezza e nessun conflitto di interessi; conoscenza e Scienza al servizio della verità che rende liberi.

La paura è l’esatto contrario di tutto ciò. Essa, se non è mitigata da razionalità e consapevolezza, diventa l’anticamera dell’oscurantismo: pericolosa e foriera di reazioni di tipo autoritario come è accaduto e accade ogni volta che nella storia dell’Umanità si dispongono azioni politiche che non sono dettate da ragionevolezza, equilibrio, lungimiranza: vi ricordate dei continui DPCM con cui hanno imposto protocolli sanitari antiscientifici e pericolosi durante l’emergenza covid?

Stiamo dunque attenti a non fare il gioco dell’avversario, concentrando dissenso e protesta su questioni non ben comprese né delineate, distraendo energia ed attenzione da problemi ben più cogenti e forieri di minacce come il continuo invio di armi in Ucraina per far lievitare una guerra sbagliata e aggressiva, quello dell’ennesima cessione di sovranità all’OMS nella gestione di possibili pandemie future, oppure la completa negazione delle libertà individuali con il tentativo di rendere operativo anche da noi il sistema del credito sociale alla cinese, sfruttando la digitalizzazione selvaggia del Paese richiesta e finanziata dal PNRR.

Noi non possiamo essere contro la scienza e la ricerca scientifica che, se sottoposte al controllo pubblico, sono una risorsa fondamentale per i cittadini al fine di poter contrastare e smascherare le nefandezze e le bugie millantate dal potere e dalla propaganda dei mass media ad esso asserviti. Tutti i processi e le trasformazioni chimiche-fisiche e biologiche possono avvenire in un senso e nel senso opposto. Allora, avere a disposizione dei laboratori pubblici di ricerca ad alto livello è una garanzia di sicurezza, sovranità e libertà per le nazioni che li posseggono e gestiscono nel perseguimento del bene e della salute della collettività. Questo, perché, come essi possono essere utilizzati dal male per creare armi biologiche o chimiche, allo stesso modo, sono l’unica possibile strategia a disposizione del bene pubblico per trovare l’antidoto al veleno trans-umano prodotto da chi vuol distruggere ed eliminare secoli di storia in cui l’Umanità e l’umano hanno prevalso con i loro principi di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.

Mi preme sottolineare l’importanza che hanno avuto e hanno molti ricercatori che hanno operato e operano in biolaboratori BSL3 e BSL4 di fama internazionale nella battaglia che è stata e che viene condotta nel combattere l’antiscienza fatta passare per scienza dal regime supino agli interessi di BigPharma: sto parlando dei Premi Nobel Luc Montagnier, Michael Levitt, e Satoshi Omura, di autorevoli scienziati del calibro di Didier Raoult, Robert Malone, Harvey Risch, Pierre Kory, Tess Lawrie, Peter McCullough, Peter Doshi e tanti altri ancora che, sulla base dei loro studi eseguiti proprio in laboratori di ricerca di questo tipo e delle prestigiose pubblicazioni prodotte, hanno la credibilità e l’autorevolezza per denunciare le menzogne e le truffe a danno della collettività che si sono perpetrate nel corso della pandemia, come ben argomentato da Robert F. Jr. Kennedy nel suo libro-denuncia dal titolo “Il vero Anthony Fauci. Bill Gates, Big Pharma e la guerra globale contro la democrazia e la salute pubblica”, edito da Byoblu.

Non possiamo dunque abbracciare, per paura, l’antiscienza, perché andremmo a riscaldare, energizzandolo, quel brodo malsano su cui proliferano proprio quegli esseri parassiti spiritualmente morti che vogliamo contrastare. Non ce lo possiamo permettere, pena la negazione di una delle poche possibilità che sono rimaste a nostra disposizione per consentire a scienziati veri, onesti e liberi da conflitti di interesse, di far emergere la verità contro la propaganda manipolatoria condotta dall’antiscienza del potere al servizio dell’ideologia trans-, post-umanista.

Inoltre, non mi appare per nulla convincente né corretta l’argomentazione utilizzata da alcuni che, siccome è proprio da un Biolab di tipo BSL4, quello di Wuhan, che sarebbe fuoriuscito il SARS-COV-2, allora, per paura che una cosa del genere si possa verificare di nuovo in futuro, dobbiamo impedire che nuovi biolaboratori di analisi e ricerca, anche di tipo BSL3, possano essere realizzati. Questa posizione così netta e dura è, a mio avviso, sbagliata oltre che controproducente. Sarebbe come dire che, siccome durante la pandemia nelle RSA e in molti Ospedali si sono verificate gravi inadempienze ed errori dovuti soprattutto ad un protocollo sbagliato e omicida (vi ricordate “tachipirina e vigile attesa”?), accompagnato da una campagna sconsiderata volta ad impedire l’utilizzo di farmaci salvavita come l’IVERMECTINA e l’IDROSSICLOROCHINA (la cui somministrazione aveva chiaramente dimostrato un’elevata efficacia di cura contro il Covid: si vedano le centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali prestigiose elencate nel libro di Robert Kennedy sopra citato), allora noi diciamo NO alla costruzione e/o potenziamento di nuove strutture per anziani o di Ospedali. Diciamo No, per paura che ciò che è accaduto si possa ripetere, invece di promuovere una vertenza politica efficace ed intransigente nel riportare queste strutture e servizi essenziali sotto il controllo e la gestione del potere pubblico e dei cittadini.

Quando si fa politica, si deve avere l’ambizione di cambiare il mondo in meglio e questo comporta una forte e decisa assunzione di responsabilità per la quale non si può aver paura di progettare, promuovere e gestire gli asset strategici quali acqua, energia, formazione, ricerca scientifica e sviluppo, sanità, etc. in modo innovativo, dinamico e all’avanguardia, al fine di renderli dominio e luoghi di sovranità pubblica, veri e propri e volani di liberazione da bisogni, costrizioni e malattie per il benessere della collettività come insegnarono Enrico Mattei, Felice Ippolito e Adriano Olivetti.

6 aprile 2023

* Stefano Falcinelli, Professore di Chimica Università di Perugia, militante del Fronte del Dissenso

6 pensieri su “BIOLAB: RIFIUTO TOTALE? di Stefano Falcinelli”

  1. Antonella dice:

    Molto bello questo articolo. Importante l’idea che la popolazione possa essere informata e partecipare alla scelta delle direzioni in cui potrà muoversi la ricerca scientifica, direzioni oggi stabilite da pochi e spesso non nell’interesse della popolazione. C’è però un problema che mi sembra difficile da risolvere: oggi la scienza ha già preso direzioni che hanno creato pericoli per la libertà e la stessa natura umana, almeno nella sua parte cosciente, consapevole; le scoperte che si sono fatte potrebbero certo essere usate in modo utile e in parte lo sono state, ma siccome è possibile un loro uso negativo per l’umanità, vengono usate anche in tale senso dai pochi che gestiscono il potere. D’altra parte la popolazione non ha conoscenze adatte ad un controllo democratico e inoltre segue spesso esigenze miopi, settoriali, di parte. Forse si dovrebbe rendere la popolazione consapevole che è utile e necessario in primo luogo porre dei limiti alle ricerche oltre a cercare di creare modalità per un controllo democratico.

  2. Pier mario pagliacci dice:

    Ciao Stefano.
    Come possono i cittadini controllare un laboratorio di ricerca?
    Chi può avere le sufficiente competenze per capire,?
    E la libertà del ricercatore?

  3. Graziano+PRIOTTO dice:

    Il pericolo dei laboratori biologici è duplice:
    1) la fuga inavvertita di agenti patogeni (oltre una qzuarantina storicamente documentati) e ricerche ed esperimenti pericolosi (a partire da Pasteur, la cui figura non è priva di ombre tanto che la via dove si trova l’omonimo istituto a Parigi è rue du docteur Roux, quello che in verità aveva studiato e pubblicato le ricerche che resero famoso l’istituto).

    2) l’uso di ricerche biologiche per scopi bellici: tanto criminale quanto impossibile da vietare. Il presidente Obama aveva vietato alcune ricerche in patria, ma subito si trovarono altri luoghi (Ucraina, Cina e chissà ancora dove, almeno dai processi contro Pfizer et alii. si sa che se ne è fatto ampio uso in Africa ).

    I laboratori biologici sono un po’ come le armi atomiche: illusione vietarle, si può al massimo evitarne l’uso e gradualmente ridurne il numero attaverso la decolonizzazione d’Europa dal dominio statunitense. Senza le bombe atomiche stazionate in europa, gli USA sarebbero costretti a venire a trattative con Russia e Cina e Israele ed altri Paesi per ridurre gradualmente queste armi.

    Che i cittadini possano chiedere un controllo sui laboratori biologici mi pare invece tanto auspicabile quanto impossibile. E quindi inutile anche chiederne il divieto, che verrebbe comunque aggirato.

  4. antonella dice:

    Penso che si debba chiedere di rendere pubbliche le ricerche che vengono fatte nei laboratori, cercando nello stesso tempo di informare la popolazione sui possibili rischi. Solo da una maggiore consapevolezza può nascere qualcosa di utile. Se non si fa questo e si dice solo no la gente si troverà a scegliere fra un no privo di dati certi e le affermazioni del main stream. Probabilmente la maggior parte rimarrà nel dubbio o si sentirà impotente. D’altra parte eviterei un eccessivo pessimismo sulla possibilità dei cittadini di influire sulle decisioni o sulla loro capacità in tal senso; molti possono capire se debitamente informati e una minoranza consapevole può avere peso. In passato le ricerche che sono state effettuate in Italia sono state rese note agli esperti ( certo questo non basta); evitiamo che la situazione scivoli verso una deriva di segretezza e irresponsabilità.

  5. Alberto dice:

    Come fare a controllare se l’uso di questi laboratori è per un fine o per un altro?? Non vi fanno entrare, non c’è forza governativa che abbia una qualsiasi ingerenza (anche volendo, non potrebbe, considerto che sono considerati in pratica extraterritoriali). Chi pensa che i biolab non vadano rigettati in toto e di cui bisogna bloccarne OGNI traccia è complice dei globalisti. Non si tratta di antiscienza, ma di politica contro una scienza ormai sfiduciata perché pervertita e venduta.

  6. Alba Canelli dice:

    Il principio dell’articolo è condivisibile, la logica è indiscutibile, ma sembra un articolo di “altri tempi”…
    Come possiamo pensare che un laboratorio del genere “sotto il controllo pubblico dello Stato” sia sicuro?
    E’ proprio lo stato che in 3 anni di “pandemia” ha fatto le peggiori nefandezze contro il popolo, e costringendolo a inocularsi terapie sperimentali, pena la perdita dei diritti fondamentali!
    Come possiamo pensare che una colonia statunitense come l’Italia dal quel 25 aprile di tanti anni fa, non obbedisca più ai suoi padroni?
    L’utopia è bellissima, ma rimane sempre utopia…

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