CRITICA DELLA RAGIONE ARTIFICIALE di Francesco Centineo
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È da una decina di anni che nella nostra società si è cristallizzato un cambiamento radicale di rilevanza epocale, un punto di rottura con il passato mai visto prima forse, peccato che di tale cambiamento non ne abbiamo colto immediatamente la portata, né la travolgente forza del suo impatto sulla vita umana.
Lo sviluppo dell’I.A. ed il suo utilizzo di massa nella società segna un punto di svolta nell’era della tecnologia, infatti oramai il compito dell’intelligenza artificiale è quello di “enunciare la verità”.
Secondo il filosofo Eric Sadin “il digitale si erge a potenza aletheica[…] l’aletheia, la verità, nel senso della filosofia greca antica, intesa come lo svelamento, la manifestazione della realtà dei fenomeni aldilà della loro apparenza.”
Con la nostra ottusità e con la nostra cieca fede nello sviluppo tecnologico abbiamo erto un artefatto ad entità ontologica di natura divina e così facendo, ci assoggettiamo al verbo proferito da un algoritmo dotato di una “techne-logos”, il Golem post-moderno è già tra noi.
Ma è chiaro e palese che siamo di fronte ad una pericolosa allucinazione, ad un inganno a cui partecipa anche la coscienza collettiva delle masse, perché di fondo tutti credono che questa I.A. in qualche modo sia utile e semplifichi la vita.
Ma ha senso parlare di I.A.? Secondo il filosofo Sadin assolutamente no! In quanto l’intelligenza, la mente, è il prodotto dell’interazione tra corpo e cervello ed è nutrita da un’esperienza multisensoriale ed oltreciò, noi umani siamo dotati di coscienza, qualità “irriducibile” ad un codice binario. Ci stiamo in buona sostanza condannando ad una società disumana, alienante ed in cui saremo ridotti a dei burattini mossi dalla mano invisibile dell’intelligenza artificiale.
Eric Sadin osserva correttamente che “l’umanità si sta rapidamente dotando di un organo che la spossessa di sé stessa e del suo diritto di decidere, con coscienza e responsabilità le cose che la riguardano. Prende forma uno statuto antropologico e ontologico inedito che veda la figura umana sottomessa alle equazioni dei suoi artefatti” e così facendo finalmente l’Occidente da di nuovo forma a “la visione escatologica occidentale dell’avvento di un regime compiuto di perfezione” – brutto vizio ereditato dai totalitarismi novecenteschi.
L’adesione pedissequa al sistema “smart” dell’I.A. segna la fine dell’esercizio del libero arbitrio sostituito dalla dittatura dell’algoritmo, e scaraventa l’umanità in una società ridotta ad un codice binario, per il sogno dei signori del silicio, di sfruttare e duplicare ogni istante della nostra vita, alimentando il loro sogno pervertito di ridurci a degli schiavi dei robot che hanno inventato.
A questo delirio noi dobbiamo porre freno e come nelle conclusioni sottolinea l’autore ”l’unico modo per opporci non è certo costruire un’altra utopia ma procedere con metodo, stilando un elenco plurale e aperto delle azioni da compiere sul campo[…] questa soluzione necessita di una prassi e non certo di “sermoni di piazza” dove la politica è ridotta alla sola parola, risponde a una funzione catartica e non producendo alcunché di concreto niente”.
Insomma al compito di trovare una prassi deve rispondere la politica e deve farlo in fretta. Critica Della Ragione Artificiale, un’analisi lucida, critica e centrata della nostra società alla deriva ed anche un tentativo di opporsi realmente con coscienza e consapevolezza a questa distopia tecno-schiavista.
Francesco Centineo