MORTALITÀ IN AUMENTO: MENZOGNE DI REGIME di Leonardo Mazzei
La Repubblica, intesa come quotidiano, ha un grande merito: quello di evitare l’assuefazione alle panzane. Le spara talmente grosse che se ne dovrebbe accorgere anche il più fesso dei lettori. Ma il titolo dell’edizione cartacea di sabato 8 aprile è veramente da primato: «“Più morti per il clima”».
Il virgolettato del titolista serve ad attribuire l’affermazione all’Istat, che il giorno prima ha pubblicato il report sugli indicatori demografici del 2022. Ed è vero come anche l’istituto di statistica avalli l’attuale narrazione sul clima, una vera vergogna scientifica che esamineremo di seguito. Di suo il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ci mette, oltre all’enfasi del titolo, l’imbrattamento (dire “scrittura” sarebbe davvero troppo) delle prime quattro pagine del giornale, dove si apprende tra l’altro che il pianeta verrà salvato da Brunello Cucinelli (pagina 3) ed addirittura dal calcio (pagina 4). E qui, dopo quella scientifica, siamo ad un classico ma monumentale esempio di vergogna giornalistica.
L’obiettivo di questa narrazione è duplice: da un lato, provare a dare una spiegazione dell’elevata mortalità del 2022 che non chiami in ballo in alcun modo il sacro vaccino; dall’altro, portare all’estremo, rafforzandola, la nuova religione dei “cambiamenti climatici” di origine antropica. A sua volta, questa nuova religione ha due precisi scopi: quello di farci vivere in un’emergenza continua che solo i soloni della tecnoscienza saprebbero come affrontare (obiettivo politico); quello di spianare la strada ai giganteschi interessi che si nascondono dietro la cosiddetta “transizione ecologica” (obiettivo economico).
Per raggiungere questi scopi lorsignori si avvalgono di una recente e fondamentale innovazione scientifica: la scoperta dell’acqua calda.
L’Istat ci dice infatti che la mortalità si innalza nei mesi più freddi (ma guarda un po’, il freddo esiste ancora…) ed in quelli più caldi. Una novità sconvolgente, scommetto che nessuno dei lettori lo sapeva! Ma per aggiudicarsi il premio Monsieur de La Palisse 2023, l’Istat aggiunge anche che l’aumento della mortalità in questi mesi riguarda soprattutto gli anziani. Ma chi l’avrebbe mai detto!
Leggiamo direttamente dal report dell’istituto di statistica:
«Nel 2022 i decessi in Italia sono 713mila, con un tasso di mortalità pari al 12,1‰. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità, ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia. Il numero più alto dei decessi si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono osservati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato nella maggior parte dei casi la popolazione più anziana e fragile, composta principalmente da donne».
Insomma, il troppo caldo e il troppo freddo uccidono. E fin qui ci siamo, ma il modo di ragionare dell’Istat non è certo intellettualmente onesto. Intanto il “quasi 40%” è in realtà solo un 37%, non proprio la stessa cosa. Anche perché il 37% è ben poco distante dalla percentuale che otterremmo se la mortalità fosse distribuita in ugual misura in tutte le stagioni, dato che in quel caso i 4 mesi in questione (pari a 124 giorni) dovrebbero comunque raggiungere il 34% del totale. Non solo, perché considerare gennaio e dicembre, quando invece i due mesi più freddi sono stati (e di gran lunga) gennaio e febbraio? Non sarà forse perché in quel caso la percentuale sarebbe scesa al 36%? Come si vede molte cose sembrano proprio aggiustate per giustificare in qualche modo l’allarme climatico.
Ma c’è anche da rilevare un errore di calcolo, assai grave da parte di chi si occupa di numeri per mestiere. L’aumento dei decessi rispetto all’anno precedente è stato infatti di 4.464 unità e non di 12mila come scritto sopra. Questa cifra si ricava dagli stessi dati ufficiali Istat del 2021, che ognuno può facilmente verificare. Ma il punto non è questo, che se poi fosse vero l’incremento di 12mila unità il ragionamento dell’Istat reggerebbe ancora meno.
Evidenziare che “quasi il 40%” dei decessi (in realtà solo il 37%!) si è verificato nei due mesi più freddi ed in quelli più caldi, oltre ad essere una banalità, si presta almeno ad un’osservazione che smentisce totalmente l’ossessione dei “cambiamenti climatici”. Come sappiamo, la nuova religione climatica utilizza diversi trucchi. Tra questi c’è quello di attribuire tanto il caldo (il che è pienamente legittimo) quanto il freddo (che invece non lo è) al “riscaldamento globale”. In questo modo, ogni picco verso l’alto o verso il basso delle temperature diventa un’anomalia ed un segnale che preannuncia l’imminente catastrofe. Peccato che questi picchi ci siano sempre stati e sempre ci saranno.
Detto questo, resta il fatto che il gennaio 2022 non è stato particolarmente freddo, tantomeno il mese di dicembre, che ha anzi registrato temperature decisamente superiori alle medie stagionali, con 2 gradi in più rispetto al 2021. Dunque, almeno sul lato del freddo non si capisce l’allarme. Casomai bisognerebbe spiegare l’incremento di mortalità (+ 4.747 decessi rispetto al 2021) nei mesi di novembre e dicembre 2022, un bimestre ben più mite di quello dell’anno precedente. Ed un bimestre dalle tante morti improvvise. Mu su questo, chissà perché, i solerti estensori del report nulla ci dicono.
La verità, che chi è curioso può verificare su altri dati Istat, è che l’unico mese del 2022 che ha fatto registrare un picco di mortalità collegabile con le temperature è stato quello di luglio. In quel mese, con un aumento della temperatura media di 1,5 °C rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, la mortalità è salita del 21,3%, con un aumento di 11.438 unità rispetto al 2021.
Questo è l’unico dato riferibile alle temperature. Tutto il resto è pura fantasia. O meglio, pura propaganda. Ma il picco di luglio rappresenta una novità storica da far suonare la grancassa dell’allarme climatico? Ovviamente no.
Ricordiamoci ad esempio del 2003, quando il mese di agosto fece segnare un incremento della mortalità del 15,1%. Ma in Francia quell’anno andò assai peggio, con un eccesso di mortalità pari a 15mila unità solo nelle prime due decadi di quel mese. Dunque, nel 2022 il picco c’è stato, ma andiamoci piano a gridare all’eccezionalità, visto che i precedenti non mancano.
Quel che è certo è che l’elevata mortalità del 2022 può essere spiegata solo individuando ben altre cause, altro che il clima!
I dati complessivi non lasciano del resto spazio a dubbi. Proviamo ad esaminarli considerando adesso i decessi ufficialmente attribuiti al Covid. Sappiamo come questi dati siano altamente opinabili, ma questo vale tanto per il 2021 quanto per il 2022. In quest’ultimo anno i “decessi Covid” sono stati quantificati in 47.080, contro i 63.325 del 2021. Ebbene, nonostante questa diminuzione di 16.245 unità, abbiamo già visto come la mortalità generale sia aumentata di 4.464 unità. Abbiamo così un totale di 20.709 decessi “non Covid” in più. Ed anche se da questi sottraiamo gli 11.438 imputabili al caldo del mese di luglio, resta sempre un eccesso di 9.271 unità. Non un’enormità, ma pur sempre qualcosa di significativo.
Ovviamente, visti gli effetti avversi accertati, i dubbi che il vaccino anti-covid abbia lasciato il segno sono più che legittimi. Ma come non pensare anche agli effetti del degrado della sanità, a quelli dell’impoverimento di larghe fasce della popolazione, ai costi crescenti di una sanità privata alla quale ci si trova sempre più spesso costretti a ricorrere?
Ecco, questi dubbi (chiamiamoli così) non sfiorano né l’Istat né in giornaloni, tantomeno la politica del governo e quella delle finte opposizioni. Meglio prendersela allora con il clima, così la colpa del disastro sanitario ricadrà su tutti noi. O meglio, su quasi tutti. Perché bisognerà pur salvare le oligarchie dominanti, i signori di Davos, le Greta Thunberg con le treccine e le segretarie con passaporto svizzero. Tutta gente che si preoccupa h24 per noi.
Che poi, il rapporto dell’Istat ci consegna ben altri problemi, come ad esempio il minimo storico della natalità con meno di 7 neonati a fronte di più di 12 decessi ogni mille abitanti. Ma anche questo non ha mica nulla a che fare con la precarizzazione del lavoro e la distruzione dello stato sociale! No, ma cosa andate a pensare, la colpa vedrete sarà ancora una volta del clima.
Che dire? I grandi falsari sono al potere, ma le bugie hanno le gambe corte. Certo, smascherarli non basterà, ma quando i più si accorgeranno di quanto sia grande il loro imbroglio sarà quello l’inizio della loro fine.