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DOPO BAKHMUT di Piero Ferri

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La battaglia per Bakhmut si è conclusa. La propaganda occidentale ci metterà le sue consuete due settimane per “accettare” la cosa ed ammettere la sconfitta. Ma, di fatto, Bakhmut è stata conquistata e sarà, entro qualche giorno, in mano russa e non solo di Prigozhin.

La conquista della città

Una battaglia che molti si aspettavano sarebbe finita a fine marzo, se non fosse stato per la tenace resistenza ucraina, non in stile Mariupol ma quasi, che ha dissanguato le fila di Kiev ed ha alzato vertiginosamente il tasso di morte giornaliero di questa guerra, di cui sicuramente la battaglia di Bakhmut è quella più sanguinosa.

Il rilievo altimetrico di Bakhmut (IN AZZURRO) e le colline (IN ROSSO) vicino a Casiv Jar

Infine, gli Ucraini, hanno alleggerito il fronte sui due lati della città, mettendo più al sicuro le vie di comunicazione martoriate da mesi dall’artiglieria russa, e si sono riposizionati sulle colline dietro la città (l’area rossa in foto).

Qual è la valenza di questa città? In realtà non moltissima, essa è certamente un punto della seconda linea difensiva ucraina del Donbass. Per intenderci, la città di Soledar catturata a gennaio (sempre dalla Wagner) era molto più importante sotto certi aspetti, avendo questa grandi miniere e riserve di munizionamento. Di Bakhmut, tuttavia, bisogna valutare il potere simbolico enorme. Zelensky ha puntato moltissimo sulla tenuta della città, non solo in termini di uomini, ma anche in termini di immagine: la canzone Fortezza Bakhmut, l’idea che la città non sarebbe mai caduta e probabilmente si iniziava a crederlo per davvero. Insomma, da questo punto di vista, lo schiaffo per gli Ucraini è molto forte.

Dall’altra parte Prigozhin guadagna sempre più popolarità in madrepatria ed è visto anche come colui che attacca un certo establishment russo ritenuto corrotto che fa riferimento al ministro Shoigu e al generale Gerasimov.

In mattinata, ad ogni modo, sono arrivati i complimenti anche del presidente Putin che non viene mai attaccato dal leader della formazione mercenaria. È evidente come Prigozhin sia una figura comunque scomoda, ma riguardo al tema della guerra utilissimo per ottenere vittorie, potenzialmente impopolari per il numero dei morti, ma in grado di sollevare il morale della truppa e della popolazione la quale, nonostante i dubbi sulla conduzione della guerra, la considera comunque legittima.

C’è chiaramente un grande dubbio in tutta questa riflessione, ovvero la cosiddetta “controffensiva ucraina” che potrebbe iniziare a giorni. Sebbene si siano registrate nevicate tardive, la rasputiza (il famoso fango ucraino) è quasi andata via. Non c’è dubbio, secondo il sottoscritto, che i russi si attesteranno ora su una posizione difensiva su tutto il fronte. La Wagner andrà a puntellare le difese dove c’è bisogno e credo che la situazione si congelerà sulle posizioni attuali (salvo qualche aggiornamento su Marinka ed Adviika dove i combattimenti continuano violenti).

Tornando brevemente alla battaglia di Bakhmut, vedremo chi ha perso più uomini e mezzi. Si ha come l’impressione che gli ucraini, favoriti da una lotta diventata casa per casa, abbiano utilizzato con il contagocce mezzi e strumentazioni occidentali permettendo quindi di conservare armamenti per questa imminente controffensiva. Dove avverrà? Ci sono in realtà più opzioni, non per forza escludibili fra loro. A sud, nella zona di Zaporizha oppure più a nord nella zona di Bakhmut. Altre opzioni, sbarchi in Crimea e/o dall’altra parte del Dniepr, sono da escludere.

Il problema per gli Ucraini è che gli armamenti, effettivamente, non sono tanti o meglio non sono sufficienti per quello che i vertici militari NATO ed ucraino considerano sarebbe necessario. I russi da settimane temono questa controffensiva, è un vero proprio spauracchio ed ogni contrattacco è vissuto come potenziale inizio di un attacco su più larga scala. Ciò che l’esercito russo ha sostanzialmente fatto durante i mesi invernali è stato fortificare il territorio il più possibile, come d’altronde gli Ucraini avevano fatto per otto anni con l’apertura del conflitto in Donbass.

La mia impressione è la seguente: o l’esercito ucraino accuserà la botta soprattutto in termini numerici e di morale al punto di dover attendere mesi prima di riprendere seriamente l’iniziativa (ciò implicherebbe, il che è possibile, che ci siano gravi situazioni di difficoltà nascosteci) oppure, stante anche difficoltà, proverà quasi fin da subito ad attaccare in forze su molti punti del fronte, certo a Sud ma anche a Bakhmut dove i contrattacchi ai lati della città degli ultimi giorni, di cui parlavo sopra, potrebbero mettere a rischio la stessa conquista e causare molti problemi ai russi, soprattutto sapendo che questi ultimi non hanno in programma di passare nuovamente all’attacco dopo una battaglia così dura e che aspetteranno l’esercito ucraino in una posizione difensivista. Come ormai fanno, salvo specifici momenti, da ormai l’estate scorsa.

Mappe utili e di semplice fruizione:

1)  https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?mid=1-LwzM0MjUnpsrwZIJq-Shqf8YIAJZgIa&ll=47.78865007536773%2C36.497971776154394&z=5

2) https://blog.parabellumhistory.net/mappa-crisi-ucraina/

2 pensieri su “DOPO BAKHMUT di Piero Ferri”

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