Browse By

IL BELLO LA MUSICA E IL POTERE di Francesco Centineo

283 visite totali, 1 visite odierne

“Le persone sono talmente vampirizzate da pensare ciò che si vuole sia pensato. Chiunque può avere la possibilità di fare della propria arte oggetto di consumo: basta iscriversi a uno dei social network e il gioco è fatto. L’arte diventa paritaria a qualsiasi manifestazione della vita privata delle persone. E dunque, letteralmente, pornografia.”

Ha ragione Antonello come dargli torto ormai tutto è merce, tutto deve essere venduto e tutto deve essere di massa e per fare questo ovviamente il senso del bello non può che svanire, infatti un’opera d’arte deve essere unica come osserva all’inizio di questo saggio-dialogo Cresti che risponde a Giordi ”Io partirei da un fatto incontrovertibile: l’opera d’arte dovrebbe essere unica […] Ecco perché mi sento di dire che è proprio l’unicità il criterio fondamentale per distinguere un’opera d’arte dal semplice oggetto di merce.”

E prosegue “Con la mercificazione dell’arte  l’oggetto viene svuotato della propria sacralità e l’azione demiurgica che plasma la materia viene sottratta all’uomo e affidata all’industria.” Ed è proprio l’espropriazione da parte dell’industria il problema: una volta le persone vivevano del proprio lavoro, lo stesso lavoro dava dei frutti concreti, non banconote, una volta anche i poveri, anche il popolo, in un certo senso, viveva della propria arte.

Come intelligentemente osserva Cresti “Quello che dico sempre è che anche nell’oggetto artigianale c’è una potenza simbolica. Pensiamo, ad esempio, agli oggetti del mondo dell’agricoltura. Essi sono affinati da secoli di esperienza […]sapienza tramandata da intere generazioni a rendere bello un oggetto. Forse un oggetto artigianale non è arte nella sua massima espressione, ma di certo non possiamo escludere che in esso manchi armonia e bellezza.

Ed è forse proprio ciò che manca ai giovani: che qualcuno gli tramandi il senso della bellezza, ma purtroppo il capitalismo “assoluto” ha lavorato alacremente per distruggere ogni senso di bellezza e adesso “Ai giovani non importa che una cosa sia bella; a loro importa che quella cosa li faccia simbolicamente appartenere ad una cerchia di consumatori eletti dal dio del nuovo capitalismo.”

E questo accade perché come ben sottolinea Giordi “Quale bellezza potrebbe mai donarci, invece, il potere del capitale? È dissacrante e sterile. Nessun sovrano, nessun Dio da celebrare, né gesta eroiche. Oggi soltanto il capitale può essere oggetto di venerazione, un capitale amorfo, inodore, e, oserei dire, inumano. È per questo che le nuove generazioni sembrano aver perduto la memoria del bello.”

E prosegue “La società di massa si è avviata sulla strada di una disumanizzazione funzionale al capitale” e  Antonello rincara la dose gettando uno sguardo su un altro metronomo dei tempi che corrono “L’architettura del nostro tempo contribuisce all’abbrutimento dei cittadini, soprattutto dei ceti meno agiati. Sembra davvero che oggi bruttezza e povertà siano sovrapponibili.”

Ma il problema è più profondo non si è smarrito  solo il bello, infatti come ben detto da Giordi “Non è certo il brutto che mi spaventa, quanto l’inutilità della produzione seriale. Il vuoto del nostro Occidente non è quello caro ai poeti e ai pittori romantici ottocenteschi, né quel- lo degli esistenzialisti del secolo scorso. Il vuoto contemporaneo è agghiacciante. Il vuoto contemporaneo è stupido.”

Viviamo in un epoca idiota, un’epoca di imbecilli tecnologici, omologati, vamipirizzati, rincitrulliti, privi di identità. Antonello e Giordi in questo piacevole dialogo si interrogano su Il Bello La Musica E Il Potere.

Si interrogano anche sul ruolo della tecnologia e giustamente Cresti precisa che “Il problema di fondo è esaminare il reale rapporto tra tecnica e creatività.

Se si ricorre alla tecnologia salvaguardando il processo di creatività umana allora credo che la cosa sia di per sé positiva. Il suo utilizzo diventa, invece, disastroso quando l’uomo delega interamente il processo creativo alla macchina, distruggendo così l’arte stessa”.

Poi si sofferma su un punto che condivido pienamente “Da tempo sentiamo parlare dell’intelligenza artificiale che sarebbe capace, in pochi secondi, di comporre una sinfonia o di riprodurre un dipinto complesso. Que- sto è il punto di arrivo più devastante: qui il nemico non è tanto la tecnologia in sé quanto l’ideologia transumanista che tende a sacralizzare la tecnica. Rischia- mo di ripeterci, ma è bene ribadirlo più volte: non si può affatto sostituire l’uomo con la macchina.

Mettiamocelo e se lo mettessero in testa: non siamo sostituibili con dei robot, noi siamo “irriducibili” e meravigliosamente umani.

Il Bello, La Musica E Il Potere il nuovo piacevole, brillante e interessante saggio di Antonello Cresti in collaborazione con Roberto Michelangelo Giordi.

Un pensiero su “IL BELLO LA MUSICA E IL POTERE di Francesco Centineo”

  1. Graziano+PRIOTTO dice:

    “A thing of beauty is a joy forever” (Endymion by John Keats):

    Ma si può ancora dire qualcosa di simile per l’arte moderna ?
    Senza la difficile ricerca della bellezza e della perfezione non vi è più arte, solo artefatti . Arte era sempre conquista e spesso sofferenza.
    In una società come l’attuale l’arte come la intendeva Keats non ha più spazio. Il linguaggio della bellezza (intesa come obiettivo che trascende la quotidianità) è divenuto incomprensibile.
    E per questo tipo di umanità disumanizzata non è escluso che si possa spacciare come arte qualcosa costruito da macchine … per l’uomo macchina.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *