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INCOSCIENZA ARTIFICIALE di Francesco Centineo

“IASIMA” così la chiama Chiriatti – nel suo saggio Incoscienza Artificiale –  alla cosiddetta Intelligenza artificiale. IA? Si, ma… in che senso? Nel senso che come afferma Massimo Chiriatti, tecnologo e dirigente informatico, che collabora con università e consorzi per eventi di formazione sull’economia digitale, ed esperto di innovazione e futuro del lavoro ed è autore anche di #Humanless. L’algoritmo egoista , l’IA tutt’è tranne che intelligente “sarebbe meglio, quindi, sostituire “intelligenza”, che ha un’accezione positiva con “incoscienza”, poiché gli algoritmi, eseguendo regole che imparano autonomamente dai dati, producono risultati senza alcuna comprensione e coscienza di ciò che stanno facendo”.

Questo, troppo spesso, le persone tendono a dimenticarlo, altresì non si rendono conto che ormai la tecnologia ha raggiunto livelli tali da aver prodotto “macchine autonome”, materiali e soprattutto “immateriali” come i chatbot ed altre diavolerie fisiche e virtuali generate dall’avvento della ”Incoscienza Artificiale” che influiscono, interagiscono, influenzano le nostre vite a tal punto da decidere in molti ambiti per noi! Il saggio del Chiriatti si concentra su questo dilemma. Dove stiamo andando? Chi stiamo diventando? Che cosa stiamo facendo? Siamo sicuri di aver compreso bene che cos’è questa “Incoscienza Artificiale” e come dobbiamo usarla? Cosa succederà nell’avvenire e quali dovrebbero essere le misure da prendere?

Chiriatti con questo brillante lavoro ci aiuta a barcamenarci in questo prossimo futuro che potrebbe colorarsi a tinte “distopiche” se non comprendiamo bene almeno due aspetti: 1) le macchine sono una nostra creazione e dobbiamo quindi sub-ordinarle alla nostra volontà 2) per fare questo dobbiamo imparare a fare le giuste domande e le giuste ricerche  (ah se solo la ricerca e la “scienza” fossero pubbliche) per comprendere bene come tali algoritmi vengono programmati e, soprattutto, dobbiamo prendere e pretendere il “dominio” dei nostri dati – insomma dovremmo abbattere il sistema capitalistico e superare il modello della competizione (sic!)

Come osserva Chiriatti “Quale controllo abbiamo sulle macchine ormai piene di nostri dati e di algoritmi scritti da pochissime persone?” Ed è perciò che per Chiriatti “Nel futuro, a contare non saranno le risposte ma le domande.” E qui il tecnologo pone una questione complicata ed in effetti centrale;  scrive Chiriatti: “Possiamo computare la fiducia che affidiamo alle macchine? Si, ma solo se nelle loro risposte sono compresi il chi, cosa, dove, quando, come e soprattutto perchè.”  E questo sottolinea la necessità che la tecnologia ed il sapere scientifico non siano dominio e proprietà di grandi multinazionali e dei poli “tecno-militari” delle grandi potenze.

In caso poi si superasse questo scoglio, a quel punto avrebbe ragione Chiriatti. Basterebbe  che ci rendessimo conto che è “evidente che le macchine non hanno le abilità necessarie a rispondere, ed è solo comprendendo bene i campi di applicazione e i limiti dell’IA che riusciremo scrollarci di dosso gli entusiasmi e gli scetticismi più ingenui.” – perchè bisogna essere scettici ma con cognizione di causa. Bisogna rendersi assolutamente conto che “Stiamo essenzialmente delegando la nostra fiducia a un’entità che, come abbiamo capito, non è assolutamente in grado di comprendere quello che comporta ogni sua azione e che non può esserne responsabile.”

Chiriatti perciò lancia un monito che dobbiamo accogliere e fare nostro, perchè il punto è proprio questo: “Stiamo cercando attraverso le macchine di deresponzabilizzarci, quando invece dovremo essere più responsabili per evitare rischi sistemici e imprevedibili.” Alchè la domanda è lecita: “Perchè ci comportiamo così?” Per il saggista “alcune cause di questo comportamento sono storiche: le persone connesse in rete sono lontane nello spazio, mentre i tempi di comunicazione si accorciano; altre sono tecniche ed economiche: la facilità di ottenere risposte su tutto in  real time ; altre ancora sono sociali: non ci fidiamo più dell’altro, e neanche di noi stessi.” – siamo giunti a tal punto e questo è un dramma.

Perchè “se questo è vero allora stiamo cambiando il mondo alla cieca: siamo ciechi davanti alla mole di dati, ciechi di fronte ai pregiudizi contenuti in dati e in modelli, ciechi perchè non sappiamo dove stiamo andando . Eppure, ci stiamo affidando alle macchine più che agli esperi perchè Iasima  sembra ma (non è) agnostica e affidabile.” Ma perchè non può essere affidabile “Iasima” non può essere affidabile? La risposta è semplice, scontata e lapalissiana, eppure, ai più, sembra non entrare in testa, soprattutto ai magnate che continuano a sognare ad occhi aperti, ad investire miliardi in progetti assurdi e a sparare cialtronerie per legittimare tale narrazione agli occhi della gente e speculare sui mercati.

Massimo Chiriatti giustamente osserva che “Il problema è che ci comportiamo come se il mondo fosse un dominio lineare, mentre non è così. Un dominio lineare è prevedibile e ha un basso grado di interazione tra gli elementi che contiene; in un dominio complesso, invece i legami causali sono difficilmente visibili e la prevedibilità estremamente bassa. […] In psicologia  ed economia ci sono fattori e cause che semplicemente non capiamo, o che hanno così alti livelli di interdipendenza che le previsioni ex ante sono inaccessibili dal punto di vista computazionale; pertanto le previsioni diventano disponibili solo ex post.”

Questo perchè la realtà è irriducibile, è incalcolabile ed è imprevedibile, perciò invece di venerare l’intelligenza artificiale e perseguire autisticamente come fanno le nostre istituzioni la svolta digitale in tutti gli ambiti delle nostre esistenze  “sarebbe meglio far risolvere a Iasima sia i problemi deterministici sia quelli probabilistici, e lasciare a noi tutto il resto, ossia quando ci sono novità, incertezze e quando servono astrazione, intuizione e creatività” a meno che non preferiamo trasformarci in dei robot, in dei burattini di carne umana, subordinati, sottomessi, soggetti assoggettati a degli artefatti irresponsabili ed incoscienti. Altroché transumani qua al massino ci trasformeremo in sub-umani.