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UNA VERGOGNA CHIAMATA MÉLENCHON di Leonardo Mazzei

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C’è stato un momento in cui Jean-Luc Mélenchon pareva una speranza. O, quantomeno, una voce diversa in una sinistra europea sempre più sistemica. Adesso, finito il tempo dell’illusione, quello della delusione è stato saltato a piè pari per arrivare dritti a quello della vergogna. Un vero anno olimpico a Parigi!

A giugno, alla vigilia del primo turno delle elezioni legislative, avevamo già visto come il programma del Nuovo Fronte Popolare (di cui La France Insoumise fa parte) fosse ormai “ucraino-compatibile” (questa la definizione della stampa francese).

Ma è a luglio che si è disvelata interamente la natura del partito di Mélenchon. Il 16 del mese, prima di confermare alla guida della Commissione la signora Ursula Pfizer von der Leyen, l’aula di Strasburgo ha votato una vera e propria dichiarazione di guerra alla Russia. Sorpresa: tra i favorevoli diversi pezzi della “sinistra radicale” europea (quella “antifascista” e “di classe”…). Tra questi pezzi il più importante era appunto quello rappresentato dagli europarlamentari de La France Insoumise. Al confronto gli italiani dei Cinque Stelle, con il loro voto contrario, fecero invece un figurone!  

Giustamente il Fronte del Dissenso parlò nell’occasione di: «Uno smottamento gravissimo che riporta alla memoria il voto favorevole ai crediti di guerra espresso dai partiti socialdemocratici nel 1914. Una vera vergogna!».

Con quell’atto si spaccava di fatto il gruppo della sinistra al parlamento europeo (The Left), un ulteriore tassello della fine politica di quel mondo. Adesso quella spaccatura viene ufficializzata. Proprio su iniziativa di Mélenchon, diverse formazioni ormai chiaramente schierate con la Nato, hanno annunciato l’uscita da The Left e la nascita di un nuovo gruppo dal nome altisonante e dalla politica opportunista: “Alleanza della sinistra europea per i popoli e il pianeta”. Boom!

La domanda di costituzione del nuovo gruppo porta la firma di tre donne, a loro avviso un marchio “femminista” (!). Si tratta della svedese Malin Anna Björk, della portoghese Catarina Martins e della francese Sophie Rauszer. Tre parlamentari che già a luglio avevano votato la dichiarazione di guerra della maggioranza Von der Leyen. Stando alle notizie di stampa, dovrebbero far parte di questo gruppo della sinistra atlantista il Partito della sinistra svedese, il Blocco della sinistra portoghese, l’Alleanza rosso-verde della Danimarca, l’Alleanza della sinistra finlandese, ma soprattutto Podemos e appunto La France Insoumise. Ma si dice che pure quel che resta de la Linke tedesca potrebbe aggiungersi.

Cosa possiamo dire su questa mossa se non un triplice vergogna, vergogna, vergogna!? Ma se l’operazione su scala europea ci dice tutto sulla deriva della sinistra sinistrata del continente, il fatto che essa sia stata il frutto della sofisticata cucina francese ci dice qualcosa di più sull’assoluta mancanza di principi del signor Mélenchon.

Al leader de La France Insoumise la mossa atlantista serve anche a tenersi agganciato al caravanserraglio del NFP (Nuovo Fronte Popolare) nella fase che dovrebbe portare alla formazione del nuovo governo a Parigi. E qui c’è un altro motivo di vergogna, che non possiamo passare sotto silenzio.

Di fronte alla protervia di Macron, che si è rifiutato di dare l’incarico di formare il governo a Lucie Castets, indicata dal NFP, Mélenchon grida ai quattro venti lo sdegno suo e del suo partito. Sdegno giusto, beninteso, vista la concezione autoritaria e bonapartista dell’inquilino dell’Eliseo. Ma, domanda da un centesimo di euro, chi ha dato a Macron la forza di restare in partita al secondo turno delle elezioni legislative del 7 luglio?

Risposta semplice assai: gliel’ha data proprio il NFP (inclusa LFI) con la sua irresponsabile desistenza, che ha portato all’indicazione di voto per i candidati macroniani in tanti collegi. Quelli che hanno fatto la differenza.

Così scrivevamo dopo il turno di ballottaggio:

«Ma davvero dopo 7 anni di macronismo, di autoritarismo, di feroci politiche antisociali, in ultimo di una postura guerrafondaia ed antirussa, il pericolo principale era Le Pen? Non scherziamo, per favore. Oltretutto, senza i ritiri il Rassemblement National avrebbe avuto sì più seggi, ma mai la maggioranza assoluta, mettendo un Macron enormemente più debole davanti ad un quadro totalmente ingestibile, una situazione che prima o poi avrebbe imposto le sue dimissioni».

Dunque, la sinistra francese ha ben poco da lamentarsi. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso!

E’ da notare come, nonostante questi regali ricevuti, Macron sia ugualmente in difficoltà, il macronismo in crisi nera, come pure il sistema presidenziale che qualcuno (non solo Meloni) vorrebbe importare in Italia.

A giugno avevamo previsto instabilità, crisi istituzionale e (alla fine) la probabile cacciata di Macron. Nonostante lo schifo della sinistra transalpina, nonostante le piroette di Mélenchon, questa nostra previsione resta valida. Ma senza la sciagurata desistenza “antifascista” Macron avrebbe già fatto le valigie. Quanto sia grande questa differenza ognuno lo può giudicare.

Vergogna, vergogna, vergogna!

4 pensieri su “UNA VERGOGNA CHIAMATA MÉLENCHON di Leonardo Mazzei”

  1. Yak dice:

    Quella mozione che cita Mazzei bollandola, giustamente, come una “dichiarazione di guerra” alla Russia è stata votata da vari partiti e deputati della cosiddetta “Left” (primi fra tutti quelli di Melenchon), altri si sono astenuti, come la beniamina dei sinistrati Carola Rackete (fra l’altro in prima fila contro il governo venezuelano). Solo uno su tre della bollita Linke ha votato contro. Dei deputati italiani quelli eletti coi 5 stelle hanno votato contro, più Mimmo Lucano e la Salis. D’altronde, fra i contrari, molti deputati di sinistra non iscritti ad alcun gruppo: quelli tedeschi eletti col raggruppamento di Sahra, i deputati del KKE, del Partito Comunista Portoghese e del Partito Comunista di Boemia-Moravia. Forse ci sono le basi per ri-costruire un gruppo parlamentare di opposizione non opportunista e filo-Nato

  2. Francesco dice:

    Personalmente avevo definito Melechon un “COLLABORAZIONISTA” …e puntualmente questo è stato. Non credo che, almeno per il breve periodo, dalla Francia possa arrivare qualcosa di positivo.
    Dalla Germania invece forse possiamo sperare realisticamente qualcosa…

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

  3. Dany Rutili dice:

    Altra pessima sinistra quella tedesca di BSW che in nome dell’antifascismo e dell’antiGermania si è già detta pronta a governare con i SERVI della NATO. Vergogna anche lei! Meglio ADF di lei, almeno è ANTINATO

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