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IN GINOCCHIO DA TRUMP di Leonardo Mazzei

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Per Bersaniil governo si è inchinato alle richieste degli Usa”. Vero o falso? Vero, ma quanta invidia in quella frase, quanti rimpianti per i bei tempi andati, quando ad inchinarsi erano loro! Resta il fatto che la “sovranista” Meloni ha svenduto tutto quello che c’era da svendere, esattamente come hanno sempre fatto anch’essi, gli anti-sovranisti asserviti alla Nato ed a Bruxelles.

La “Dichiarazione congiunta dei leader di Stati Uniti e Italia”, leggibile sul sito della Casa Bianca, ma non su quello di Palazzo Chigi, non lascia spazio a dubbi. In cambio di un ipotetico ruolo politico di “pontiera”, verso un’Unione Europea che quella funzione peraltro non le riconosce, Meloni ha mollato su tutto: armamenti, energia, detassazione dei giganti del web, intelligenza artificiale.

Su una sola questione ha tenuto il punto. Esattamente quella dove sarebbe stato meglio il contrario, l’Ucraina. Ma il servilismo di questa “sovranista” da operetta è a tutto tondo: verso gli Usa, ma anche verso la Nato e la Ue. E se Usa e Ue vivono un momento complicato, meglio leccare un po’ qui e un po’ lì. C’è chi la considera alta politica, mentre è solo miserevole galleggiamento.

Ma vediamo alcuni passaggi cruciali della Dichiarazione Trump-meloniana.

Sul riarmo, dunque sugli armamenti che si vogliono acquistare col piano RearmEurope, il testo parla chiaro:

«La nostra cooperazione in materia di difesa deve basarsi su una catena di approvvigionamento transatlantica profonda ed estesa».

Poiché non immaginiamo esportazioni di armi dall’Italia verso gli Usa, la “catena transatlantica” sarà ovviamente unidirezionale, e l’Italia acquisterà perciò sempre più armi dagli Stati Uniti. Ovviamente, il nostro non sarà l’unico Paese europeo a farlo. Del resto, il trend è già piuttosto solido, visto che dal 2020 al 2024 (complice la guerra d’Ucraina) l’export di armi americane verso l’Ue è aumentato del 223%. Ma ora, con il piano di riarmo deciso a Bruxelles, si vuole andare ancora oltre.

Sull’energia siamo addirittura alle comiche, visto che gli Usa vorrebbero pure presentarsi come benefattori:

«Gli Stati Uniti e l’Italia cooperano per rafforzare la sicurezza energetica incoraggiando ulteriormente la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico italiano e aumentando le esportazioni di gas naturale liquefatto statunitense verso l’Italia, in modo reciprocamente vantaggioso».

Ora, dove sia il “reciproco vantaggio” ovviamente nessuno saprebbe dirlo, dato che il gas americano costa all’Italia quasi il triplo di quel che costava quello russo. Ma qui la cosa grave è che, anziché inserirsi nel negoziato per porre fine alla guerra anche allo scopo di riattivare i gasdotti con la Russia, l’Ue (con il governo italiano assolutamente allineato) percorre esattamente la strada opposta: guerra infinita alla Russia, nuove sanzioni, maggiori importazioni da Oltre-oceano. A Washington non lo mandano a dire. Se nel 2024 hanno esportato in Europa 56 miliardi di metri cubi di gas (il 19,4% del totale), nei prossimi anni puntano ad arrivare a 150. Ed intanto Meloni ha pronunciato il suo signorsì.

Ma perché limitarsi ad armi ed energia quando bisogna pur pensare anche a quei poveracci dei giganti del web? Costoro un tempo stavano per lo più con i “Democratici”, ma presto han fatto a saltare sul carro del vincitore, ed oggi battono cassa. Anche in questo caso, Trump chiede e Meloni asseconda. Così i due nella Dichiarazione:

«Sottolineiamo l’importanza delle tecnologie dell’informazione per consentire la libera impresa attraverso l’Atlantico. Abbiamo convenuto che un ambiente non discriminatorio in termini di tassazione dei servizi digitali è necessario per consentire investimenti da parte di aziende tecnologiche all’avanguardia».

Questa cosa della “libera impresa” che troverebbe ostacoli in mezzo all’Atlantico è davvero carina, ma la frase successiva va subito al punto. I giganti del web, tutti rigorosamente a stelle e strisce, devono poter operare e fare profitti (peraltro giganteschi) senza pagare un centesimo di tasse. Il che vuol dire azzerare quelle (bassissime) oggi esistenti, ma soprattutto bloccare ogni idea di nuove tassazioni.

E questo perché? Ma è ovvio, per favorire ancor più gli investimenti Usa nel settore, facendo così dell’Italia un protettorato digitale a stelle e strisce. Leggiamo:

«Accogliamo con favore gli investimenti americani nei servizi cloud e nell’intelligenza artificiale in Italia per massimizzare le opportunità della trasformazione digitale e sostenere l’Italia come principale hub regionale di dati per il Mediterraneo e il Nord Africa».

Possiamo fermarci qui, perché basta e avanza. Tutte queste questioni hanno certamente un rilevante peso economico, tutto in perdita per l’Italia (altro che dazi!), ma il loro aspetto strategico è ancora più grave. Dipendente per armi, energia, servizi e sicurezza digitale: ecco la fotografia perfetta di una colonia del XXI secolo.

Chi scrive non ha mai avuto dubbio alcuno sul servilismo a 360° di Meloni e del suo governo, ma la performance newyorkese è stata davvero esemplare: da certi “sovranisti” ci salvi Iddio, che dai globalisti ci penso io.

Un pensiero su “IN GINOCCHIO DA TRUMP di Leonardo Mazzei”

  1. Nello dice:

    Colonna sonora suggerita: ” In ginocchio da te” di Gianni Morandi

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