MENZOGNE DI GUERRA di Filippo Dellepiane
È da domenica che la grancassa mediatica spinge sul nuovo, presunto, terribile efferato crimine della Russia a Sumy. Proprio mentre si inizia a parlare di colloqui di pace, guarda caso non si fa altro che cercare pretesti ed eventi che rallentino, sabotino, gli eventuali negoziati. Sarà una coincidenza?
Che gli errori in guerra esistano è evidente, così come i crimini. È naturale sia così, assisteremo sempre a scene di violenza, a volte ingiustificate, nei teatri bellici. Tuttavia, non si può negare che l’operazione russa in Ucraina sia largamente combattuta sui campi di battaglia e faccia “poche” vittime fra la popolazione: in ormai 3 anni di guerra i civili caduti ammontano, secondo “UN human rights office”, OHCHR, tra febbraio 2022 e il 31 dicembre 2024, a 12.456 . Un numero veramente basso, soprattutto alla luce sia dell’intensità delle guerre moderne, sia del potenziale distruttivo dell’esercito russo.
Il doppio standard e la follia occidentale si registrano, però, guardando i giornali anche nel nostro paese: Repubblica apriva ieri il suo quotidiano con la scritta Mosca fa strage di civili, mentre relegava in basso la notizia Gaza city, raid israeliano sull’ultimo ospedale, come se non fosse in corso ormai da quasi 2 anni un genocidio che rischia di cancellare dalla faccia della Terra il popolo Gazawi.
Non bastasse questo, vi è una considerazione metodologica da fare: i nostri giornali hanno dato immediatamente per certa la notizia, riprendendola e sfruttandola per la loro propaganda guerrafondaia, contravvenendo alle norme deontologiche minime del giornalismo.
Se Trump, infatti, si è limitato a parlare di un errore, tanto per il sottile non sono andati i vertici europei, fra cui il suo pseudo ministro degli esteri, Kallas, la quale ha oggi rincarato la dose dichiarando che “vogliamo che nessun Paese candidato all’ingresso in Ue partecipi agli eventi del 9 maggio a Mosca”, giorno in cui la Russia celebra la vittoria contro il nazismo.
Subito Zelensky ha ripreso l’antifona di come non sia possibile fidarsi della Russia, di come quest’ultima violi il cessate il fuoco sulle infrastrutture civili e che la guerra debba continuare. Sappiamo, però, che non è il primo caso sospetto di crimini che l’esercito russo avrebbe presuntamente compiuto in territorio ucraino, che viene utilizzato e ripreso da Kiev e l’Occidente.
Ricorderemo tutti, per esempio, il caso di Bucha, di cui si è parlato anche su questo sito, ma ne esistono altri che sono stati definitivamente debunkati. Un esempio, è l’incidente del missile russo finito in territorio polacco nel novembre del 2022: si scoprì, poi, che era invece un S-300 dell’antiaerea ucraina. Tuttavia, per alcune ore Zelensky rischiò di trascinare l’intera Nato ancora di più nel conflitto ucraino, chiedendo venisse attivato l’articolo 5 del Patto Atlantico.
Più di recente, è ormai celebre il caso del mercato di Kostiantynivka nel settembre del 2023: attribuito ai Russi, in realtà la strage era ancora una volta imputabile ad un missile lanciato per errore dagli Ucraini.
È chiaro che tutto ciò faccia parte di una strategia di guerra ibrida: segnalavamo fin dalla scorsa estate che, a partire dal fallimento della strategia ucraina della controffensiva di giugno-luglio 2023 in poi, sarebbero diventati più frequenti questi casi sospetti.
Il terrorismo dell’indignazione, la mostrificazione del nemico e la sua hitlerizzazione, cerca di colpire nella sensibilità delle persone, portandole a sviluppare un sentimento di sgomento e repulsione. Chi di fronte a scene di massacri di civili non si troverebbe disgustato da esse? La strage di Gaza è un esempio di scuola, che ha portato alla mobilitazione di buona parte della nostra società.
Si spererebbe, perciò, di replicare la stessa reazione anche riguardo l’Ucraina, peccato che la situazione è completamente diversa, come abbiamo di recente dimostrato.
Non ultimo, anche in questo caso i dubbi si sprecano su ciò che è realmente accaduto. Di certo sappiamo che nemmeno da parte ucraina la cosa è così chiara.
Se l’intelligence ucraina, che fa capo a Budanov (uno dei più oltranzisti, di cui avevamo già parlato in precedenza), ha attribuito l’attacco a due brigate russe, la 112ª e la 448ª, ciò che è interessante segnalare è come Artem Semenikhin, sindaco della città di Konotop, nell’Oblast’ di Sumy, abbia accusato il governatore regionale Volodymyr Artiukh di aver organizzato una premiazione della 117ª Brigata a Sumy, proprio la Domenica delle Palme, nella via più affollata della città.
Secondo Semenikhin, l’evento comportava dei rischi per i civili e infatti la Russia ha replicato, dichiarando che l’Ucraina fa uso di scudi umani (non sarebbe il primo caso, anche a Mariupol accadde, ne parlò persino la tv italiana).
Infine, il Kyiv Indipendent, sebbene dica di non poter confermare la fonte, afferma che 2 soldati hanno dichiarato che effettivamente si trovavano lì, insieme a molti altri, per una cerimonia militare di premiazione, ricalcando così la posizione russa che accusa gli Ucraini di organizzare tali eventi all’interno di città popolose. Sono solo i Russi a pensarlo?
In realtà no, ecco cosa dice una deputata ucraina, celebre per le sue intemerate contro tutto e tutti, Maryana Bezuhla:
“La Russia ha bombardato il centro di Sumy la domenica delle Palme. Un appello a Syrsky e separatamente al comandante del Dipartimento di difesa territoriale: non radunare personale militare per i premi, soprattutto nelle città civili – ancora una volta, i russi avevano informazioni sul raduno (…) Nessuno è stato punito per i casi precedenti. Ad esempio, dopo la tragedia della cerimonia di premiazione della 128a Brigata, nessuno è stato ancora incriminato per alcun reato, poiché il generale di brigata Lysyuk è l’uomo migliore del generale Zubanych (…) Signor Presidente, le va bene? Stai zitto e tieni la bocca chiusa???”
Da altre immagini apparse su X, pare evidente che l’evento fosse di natura militare, probabilmente all’interno dell’Università (secondo i Russi questo dato è certo, ma alcune immagini sembrerebbero confermare questa ipotesi).
Nel frattempo, Zelensky ha licenziato il capo dell’amministrazione militare di Sumy, colpevole di aver fornito un ” pretesto ai russi di colpire
Insomma, potremmo andare avanti ore e analizzare, vagliare altri casi, sia da una parte, sia dall’altra. Ciò che è importante segnalare, è il doppiopesismo occidentale e la strumentalizzazione dei fatti di guerra più angoscianti, che comunque coinvolgono i civili in questa guerra molto meno che a Gaza, perché non sia possibile arrivare a una soluzione negoziale. Dal loro punto di vista, tutto fa brodo perché non si arrivi a una soluzione al conflitto.
D’altronde, la guerra è sempre, anzitutto, guerra di propaganda: per dirla con Napoleone, “temo tre giornali più di centomila baionette”.
Quel che non bisogna mai dimenticare, al di là del caso specifico, è che la guerra è iniziata ed è stata resa possibile da una gigantesca menzogna, e cioè che il conflitto sia iniziato il 22 febbraio 2022 e non otto anni prima col golpe di Euromajdàn. Da ciò segue tutto il resto. A parte il doppio standard, valevole per l’Occidente dalla conquista dell’America latina fino al Colonialismo e Imperialismo dei secoli XIX e XX, compresi la guerra all’Iraq alla Jugoslavia e alla Libia, non meraviglia il silenzio sulle vittime della pulizia etnica ucraina nel Donbass e nel resto del Paese da parte delle forze nazifasciste del regime di Kiev. Il problema non è la verità, ma il mezzo per diffonderla. Già un secolo fa Giovanni Papini affermava cinicamente che in questo sistema di dominio non c’è altra verità se non nella menzogna cosciente e organizzata. La verità è sempre rivoluzionaria, chiosava Gramsci. Di quali mezzi disponiamo e abbiamo bisogna per diffonderla?