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GEOPOLITICA E CYBERCAPITALISMO di Moreno Pasquinelli

«Nessun altro presidente americano prima di Donald Trump era riuscito a far danzare tutti insieme gli alleati al suono del suo piffero». [Paolo Valentino, Corriere della Sera, 26 giugno 2025]

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Il vertice NATO si è concluso. In base a quel che ci lasciano sapere (possono esserci infatti clausole che ci tengono nascoste) americani ed europei avrebbero trovato un punto di compromesso che ripristina e rafforza, beninteso sotto la guida americana, il traballante asse euro-atlantista.

Fallito il tentativo di mettere in ginocchio la Russia e riconosciuto il suo momentaneo successo sui campi di battaglia, scompare (per il momento) l’obbiettivo dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Un’importante seppur momentanea vittoria per Putin, il quale deve tuttavia stare in guardia poiché i suoi nemici europei godono di potenti agganci nel deep state americano ed hanno solennemente deciso di prepararsi per la vendetta, in vista di una futura resa dei conti. Questo c’è dietro l’avvio del colossale piano di riarmo europeo, che ha diverse ragioni ma quella prevalente è di natura geopolitica: costringere la Russia a svenarsi per stare dietro alla minaccia, così da costringerla alla capitolazione preventiva (come avvenne con Gorbaciov ai tempi dell’URSS) quindi, ove fosse inevitabile, dare la parola alle armi.

Qui c’è da intendersi sul vero significato che starebbe avanzando un ordine multipolare o policentrico. Un cinquantennio di globalizzazione e di smisurata interconnessione economica planetaria non evapora senza lasciare traccia. Ben al contrario ha scavato solchi profondi. Alcuni risultati sono sotto gli occhi di tutti: è in coma il mondo westfaliano e cosmopolitico segnato dalla presenza degli stati nazionali come soggetti e attori di prim’ordine, non fosse che come campioni regionali. Al suo posto sta venendo fuori una nuova architettura bipolare in cui due grandi potenze, Stati Uniti e Cina, si contendono la futura supremazia globale — con la Russia che cerca disperatamente di stabilire un sistema tripolare senza tuttavia averne i potenziali se non quello militare —che non è poco ma non abbastanza.

Il vertice NATO conferma che stiamo entrando in una nuova fase, la fase del conflitto tra grandi potenze imperiali per il dominio globale. Ci si riarma non per la pace, ma per fare la guerra, perché la si ritiene ormai inevitabile. Per cui, con buona pace della retorica meloniana, si vis bellum, para bellum.

Il tempo ci dirà se l’alleanza euro-atlantica resterà compatta come braccio armato degli Stati Uniti oppure se essa si scinderà in due poli imperiali concorrenti e ostili. Il tempo ci dirà se chi prenderà il posto della moribonda Unione Europea entrerà nella mischia come polo imperialista indipendente a trazione tedesca — gli inglesi essendo destinati ad essere null’altro che longa manus americana). Senza dubbio c’è chi, tra le élite europee occidentali, immagina il grande piano di riarmo come strumento per sganciarsi dalla sudditanza verso gli Stati Uniti così da entrare nella sfida globale come polo imperialista indipendente. Ed è qui che rientra in gioco la questione russa: questo terzo polo oltre USA e Cina potrà nascere solo sulle ceneri della Russia putiniana, ovvero dando vita ad un blocco euroasiatista con Mosca in posizione vassalla. Se così stanno le cose ci spieghiamo chi sia il più temibile nemico interno di Putin: la potente borghesia russa che non guarda ad Est bensì ad Ovest.

Abbiamo detto e confermiamo che siamo già entrati nella Terza Guerra Mondiale. L’abbiamo definita guerra per tappe, ibrida, combinata e prolungata — un calvario di cui l’attacco congiunto israelo-americano all’Iran è stata una stazione. USA e CINA potranno evitare che diventi una conflagrazione dispiegata su tutti i differenti quadranti? Teoricamente sì se trovassero, ma a stretto giro, un difficile accordo strategico per dividersi il mondo in due e solo due zone di rispettiva “influenza” — leggi predominio. Questa pare essere l’aspirazione di Pechino — mutatis mutandis una ripetizione della “coesistenza pacifica” tra URSS e USA nel secolo scorso. Gli “isolazionisti” alla Trump potrebbero essere disponibili ad una simile spartizione, ma se i presidenti vanno e vengono, l’imperialismo monocratico a stelle e strisce resta, tende in ultima istanza a prevalere, di qui il dilemma strategico cinese.

Accordo more uxorio o di convivenza difficile abbiamo detto. E non soltanto perché in giro per il mondo ci sono diverse potenze di mezzo le cui ambizioni è arduo appagare.

Difficile per la natura stessa di quello che abbiamo chiamato cybercapitalismo, o capitalismo di ultima generazione. Esso eredita la proverbiale voracità del vampiro capitalista di cui è figlio ma, diversamente dal padre, esso non può sfamarsi solo saccheggiando la crosta terrestre, soggiogando popoli “arretrati” e succhiando sangue vivo ai proletari. Esso resta polifago, vuole colonizzare grazie ai suoi marchingegni tutto ciò che è alla sua portata, mettere a valore tutto quanto sfiora. La terra, il suo spazio esterno, altri pianeti, il cyberspazio, il metaverso, la sfera dello spirito e oltre.

Abbiamo a che fare con un Moloch che tuttavia è ghiotto di un’altra sostanza, la linfa vitale dell’umanità, la sua stessa anima, che dunque esige gli sia data in pasto come sacrificio. Principali fonti di nutrimento di questo Moloch sono infatti le capacità cognitive e creative, l’immaginazione e la fantasia, le passioni ed i sentimenti dei sapiens, che vengono confiscati affinché procurino vita e valore alla mega-macchina cybercapitalistica. Questo mostro si incarna oggi in GAFAM, il consorzio di multinazionali tecnologiche la cui smisurata potenza extraterritoriale e sovrastatuale dipende dal fatto che esse sono diventate abusivamente proprietarie delle più lucrose tra le miniere esistenti: gli esseri umani stessi; da cui estraggono intelligenza e sapienza per trasferirla e consegnarla a macchine da esse medesime concepite affinché abbiano il comando.

Di cosa sia e come agisce GAFAM possiamo dedurre cosa è destinato a diventare il capitalismo. Torneremo su questo gigantesco processo di alienazione e reificazione che si manifesta come estrema secolarizzazione, via fede nella tecno-scienza, della tradizionale alienazione religiosa.

Ora dobbiamo chiederci: posto che il cybercapitalismo è per essenza universalistico, che vuole  colonizzare tutti gli ambiti, che deve nutrirsi non di una parte ma di tutta l’umanità: possono coabitare due o più Moloch, due o più sistemi cybercapitalistici? Pare altamente improbabile.

Nell’epoca passata le potenze imperialiste si azzannavano ognuna per strappare il proprio geopolitico spazio vitale e allargarlo. C’è di nuovo e di diverso che per il cybercapitalismo lo spazio vitale è tutto il mondo, anzi, la totalità dei mondi, materiali e immateriali. Uno spazio che è geopolitico e metapolitico.

Benvenuti nella nuova età dell’oro, figlia del supremo connubio tra capitale e tecnoscienza, ove “la terra interamente illuminata splende all’insegna di trionfale sventura”.

 

5 pensieri su “GEOPOLITICA E CYBERCAPITALISMO di Moreno Pasquinelli”

  1. Francesco dice:

    L’impressione è che sia la Russia sia la Cina (… almeno per il momento) non abbiano troppa voglia di pestare i piedi al blocco euro_atlantista_sionista. Non mi spiego diversamente il loro atteggiamento PASSIVO in occasione della recente aggressione all’Iran. La Russia ha la “scusante” della guerra in Ucraina, ma la Cina? Avrebbe potuto dare sicuramente un aiuto CONCRETO (… leggasi aiuti militari)… Invece si è anch’essa limitata alle dichiarazioni di circostanza.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

  2. mario di mauro dice:

    caro Moreno, ti sei superato. Con la lucidità del Realismo dialettico senza fronzoli. La Comunità TerraeLiberAzione è giunta alle stesse “conclusioni”, da qualche Tempo. E il “CHE -(non)- FARE” ci è chiaro. Non è poco. – http://www.terraeliberazione.net

  3. Nello dice:

    Concordo con quanto dice Francesco sull’attendismo cinese. Il quadro strategico e ideologico del Cybercapitalismo è altrettanto chiaro e inquietante

  4. sollevazione dice:

    Ringrazio di cuore Terra e Liberazione per l’apprezzamento, e sono d’accordo con Francesco e Nello riguardo alla linea d’ignavia cinese davanti all’aggressione all’Iran

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