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FERMARE LA TERZA GUERRA MONDIALE!

Roma 27-28 ottobre 2023  –  Conferenza Internazionale per la pace

Lo scontro tra Russia e Ucraina, a causa del diretto coinvolgimento della NATO, rischia di scatenare una terza guerra mondiale.

Le élite euro-atlantiste giustificano il loro sostegno diretto al regime fantoccio di Kiev come “necessario per respingere l’aggressione russa”.

Il vero aggressore è in realtà il blocco USA-NATO-UE, che ha approfittato del dissolvimento dell’Unione Sovietica per sottomettere economicamente e politicamente tutta l’Europa Orientale nella prospettiva di accerchiare e sconfiggere la Russia. L’ultimo passo di questa strategia sarebbe la definitiva annessione dell’Ucraina alla NATO e alla Unione europea quindi un cambio di regime a Mosca.

Solo degli stolti e degli smemorati possono credere che il blocco capeggiato dagli Stati Uniti d’America abbia innescato questa guerra per difendere i principi di democrazia e di autodeterminazione dei popoli. La verità è che questo blocco, dopo aver sostenuto il colpo di stato di Euromaidan, ha finanziato e armato l’esercito e i gruppi neonazisti ucraini per scagliarli contro le Repubbliche del Donbass e la stessa Russia. La verità è che blocco USA-NATO-UE usa il popolo ucraino come carne da cannone per affermare la propria supremazia e impedire così l’avvento di un ordine multipolare fondato sul rispetto dei popoli e della sovranità delle nazioni. Se questo blocco riuscisse a sottomettere la Russia le porte saranno spalancate verso la guerra contro la Cina.

Sventare la terza guerra mondiale è il primo dovere di tutti coloro che hanno cuore il bene dell’umanità. Occorre dunque costruire una grande alleanza internazionale per la pace e la fratellanza tra i popoli che metta in movimento le diverse anime che combattono contro il militarismo e l’imperialismo in ogni loro forma.

Per avviare questo processo vi invitiamo a partecipare alla Conferenza Europea per la Pace che si svolgerà a Roma nei giorni 27 e 28 ottobre 2023.

I firmatari di questo Appello chiedono:

  • la cessazione dell’invio di armi all’Ucraina;
  • la fine delle sanzioni alla Russia così come della campagna russofoba;
  • l’annullamento della dichiarazione di condanna della Russia come stato terrorista;
  • un armistizio tra le forze belligeranti; un’Ucraina davvero neutrale e democratica;
  • lo stop alla corsa agli armamenti e lo scioglimento della NATO.

I firmatari chiamano infine alla lotta per la fine di ogni imperialismo, di ogni egemonismo imperiale, di ogni sciovinismo nazionalista; per un mondo multipolare basato sul rispetto di ogni popolo e di tutte le nazionalità.

PER UNA PACE VERA, PER UNA PACE GIUSTA

Divisi siano niente, uniti possiamo tutto.

Primi firmatari:

Partito Comunista Russo Unificato, Borotba (Ucraina), Movimento Socialista della Georgia, Fronte del Dissenso (Italia) Comitato No Guerra No NATO (Italia), Italia Unita, Ancora Italia per la Sovranità Democratica, Liberiamo l’Italia, 3V (Italia), MMT (Italia), Socialismo XXI (Spagna), PARDEM (Francia), Austria Autodeterminata, Coordinamento Antimperialista (Austria), Libera Sinistra (Austria), Futuro Libero di Sinistra (Germania), Stop Killing Donbass (Europa)




CASE GREEN: LA RAPINA DEL SECOLO di Liberiamo l’Italia

Dopo l’autorizzazione alla farina di grillo (Regolamento del 3 gennaio 2023), motivata da una folle “transizione alimentare”, siamo ormai a due passi dalla rapina del secolo delle “case green”, giustificata dalla cosiddetta “transizione ecologica”.

Il primo voto avverrà il 9 febbraio prossimo nella Commissione industria del Parlamento europeo, ma la bozza della Direttiva in discussione è fin troppo chiara. Con il pretesto di rendere più confortevoli le case e di ridurre l’uso delle fonti fossili, l’obiettivo è chiaro: deprezzare al massimo il patrimonio edilizio, specie quello delle fasce più povere, per darlo in pasto ai grandi gruppi immobiliari.

Il dispositivo previsto è infatti implacabile, specie per l’Italia. Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà addirittura obbligatorio passare alla classe D. Poiché (dati Ance – Associazione nazionale costruttori edili) più di 9 milioni di edifici residenziali su un totale di 12,2 milioni sono al di sotto della soglia prevista (e tantissimi si trovano in classe G), questo significa che il 74% delle case degli italiani dovrà essere ristrutturato entro la fine del 2029!

Questi passaggi di classe saranno possibili solo con la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuovi sistemi di riscaldamento e con la posa del cappotto termico. Tutti questi interventi richiedono una spesa di almeno 100mila euro a casa. E poiché in Italia ci sono 31 milioni di case, la ristrutturazione del 74% di queste significherebbe un costo di 2.200 miliardi di euro. Più di un anno di Pil! A questa cifra bisognerebbe poi aggiungere la spesa per gli immobili pubblici e non residenziali…

Si tratta chiaramente di una follia, di un obiettivo impossibile da realizzare in questi termini, non solo per i costi ma anche per le carenze di materiali e di forza lavoro che si determinerebbe. C’è però del metodo in questa follia, il cui vero scopo è la drastica svalutazione del patrimonio immobiliare.

Nelle bozze precedenti della Direttiva, gli eurofolli di Bruxelles e Strasburgo erano arrivati ad ipotizzare il divieto sia di vendita che di locazione per immobili privi del “bollino verde” che l’Ue rilascerà solo a quelli ristrutturati. In questo modo milioni di persone si sarebbero trovate nell’impossibilità di acquistare, di vendere e di affittare i loro beni immobiliari. Adesso queste sanzioni sono scomparse, ma il fatto stesso che siano state pensate ci dice chiaramente dove si vuole arrivare.

Anche senza impedimenti formali alla vendita ed all’affitto, è chiaro però come la nuova normativa europea produrrà una svalutazione secca delle case non ristrutturate. Una svalutazione che colpirà soprattutto la piccola proprietà, i milioni di famiglie italiane che hanno investito tutti i loro risparmi nella casa, spesso contraendo mutui, oggi resi ancor più onerosi dalla politica di aumento dei tassi decisa dalla Bce.

L’obiettivo dell’Unione Europea è dunque quello di favorire la svendita delle case, a tutto vantaggio di una grande proprietà immobiliare che non avrà difficoltà a ristrutturare dopo aver acquistato a prezzi irrisori.

Se questo disegno andrà in porto, il risultato sarà che la piccola proprietà immobiliare (in Italia l’83% della popolazione vive in abitazioni proprie) verrà espropriata dai fanatici del clima. Ecco a cosa serve la narrazione catastrofista sul “riscaldamento globale”!

Questa rapina va fermata. Il governo e il parlamento italiano devono bloccare la nuova normativa Ue!

Ma questa vicenda ci parla di un problema più generale, di una gabbia chiamata Unione Europea. Così come bisogna bloccare la Direttiva sulle case, bisogna fermare un Pnrr che serve solo ad imporci nuovi ed inaccettabili vincoli, bisogna impedire che passi il nuovo Mes che invece il governo Meloni pare intenzionato ad approvare.

No alla rapina del secolo sulle case!

No al Pnrr ed al Mes!

Sì alla piena sovranità del nostro Paese!

Via dalla gabbia europea!   

Risoluzione approvata dalla Direzione nazionale di Liberiamo l’Italia il 25 gennaio 2023




DOSSIER: PERCHÉ NO AL MES di Liberiamo l’Italia

Bisogna proprio essere dei mascalzoni (vedi la Meloni, Giorgetti e compagnia),  per giustificare l’accettazione del MES (Meccanismo Europeo di  Stabilità) come lo scambio con la promessa modifica del PNRR. Rinfreschiamo la memoria ai nostri lettori pubblicando il DOSSIER su cosa è davvero il Mes e quanto ci spiegava Leonardo Mazzei sulla reale natura del cosiddetto Pnrr.

*   *   *

Il contesto da cui nacque la bestia del MES

Dopo decenni di finanziarizzazione dissennata, nel 2007-2008, scoppiò negli Stati Uniti la bolla dei mutui subprime, in sostanza la più grave crisi finanziaria dopo quella del 1929. La conseguenza fu il cosiddetto “credit crunch”, il sostanziale blocco dell’offerta di credito da parte delle banche. L’onda d’urto globale travolse anzitutto l’Occidente, ma colpì in modo letale l’eurozona. I governi di Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna, dopo qualche esitazione, decisero di obbligare le loro banche centrali ad esercitare la funzione di prestatore di ultima istanza (lender of last resort), ovvero stampare la moneta necessaria per prestarla a banche e istituti simili, in grave crisi di liquidità. Il paracadute fornito dalla banche centrali evitò in effetti la catastrofe e l’economia poté riprendersi presto.

Per farci un’idea di quanto massiccia fu la manovra della Federal Reserve, basti ricordare che questa acquistò titoli sul mercato per circa 4500 miliardi. Risultato: vero che il deficit salì al 4,2% e il debito pubblico passò al 102% del Pil, ma la disoccupazione scese sotto il 5%, il Pil tornò a crescere del 2% e Wall street tornò presto ai livelli pre-crisi. Una linea “interventista” che la FED non ha mai abbandonato, se è vero, com’è vero, che nel settembre scorso è intervenuta con una gigantesca operazione di 260 miliardi in soccorso di diverse banche a rischio di collasso.

Non fu così nell’eurozona. Alla BCE, del tutto indipendente dai governi e dal Parlamento europeo, tenuta per statuto a rispettare le sue ferree regole monetariste (stabilità dei prezzi e tasso d’inflazione non superiore al 2%) è proibito di agire come prestatore di ultima istanza o di correre in soccorso degli Stati. Avemmo così, tra il 2010-2012, la cosiddetta “crisi dei debiti sovrani”: la finanza predatoria, proprio a causa di questa sua natura speculativa, e dato che la BCE non sarebbe intervenuta per assistere gli stati in sofferenza, cessò di finanziarli (i PIIGS in particolare), ed iniziò a sbarazzarsi dei titoli di debito che aveva acquistato. Non soltanto la BCE non corse in soccorso degli Stati sotto attacco ma, ubbidendo al comando della Germania e della Francia, impose alla Grecia di passare sotto il criminale comando della Troika — ricordiamo che il cosiddetto bazooka del “Quantitative easing” arriverà solo nel 2015. Per quanto concerne l’Italia, ottenute le dimissioni del governo Berlusconi che recalcitrava ad adottare draconiane misure antipopolari (lettera di Trichet e Draghi del 5 agosto del 2011), impose il governo commissariale di Mario Monti che adottò politiche austeritarie senza precedenti.

Fu il fallimento di queste politiche (debito pubblico e deficit dei paesi posti sotto comando come la Grecia o auto-commissariati come l’Italia crebbero invece di scendere), che spinse l’Unione europea a dare vita al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità).

Il MES com’era…

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), contestualmente alla modifica del Trattato di Lisbona, venne approvato in fretta e furia dal Parlamento europeo il 23 marzo 2011. Venne quindi ratiticato dal Consiglio europeo il 25 marzo. Questo il testo integrale.

Il Parlamento italiano, governo Monti in carica (sostenuto anzitutto da Pd e Pdl), lo approverà assieme al Fiscal Compact, nel luglio 2012. Solo la Lega votò contro, anche se ci furono molti altri parlamentari contrari e astenuti (sul MES 108 addirittura gli assenti al momento del voto).

Finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla loro importanza economica — la Germania, contribuisce per il 27,1 %, seguita dalla Francia, 20,3%, e dall’Italia,17,9%. Il finanziamento diretto da parte degli Stati ammonta a 80 miliardi di euro (l’Italia ha versato 14,3 miliardi, la Francia 20 e la Germania 27). La cosiddetta “potenza di fuoco” prevista a pieno regime è di circa 700 miliardi — i restanti 620 miliardi, proprio come qualsiasi altro fondo speculativo che deve fare profitto, il MES li raccoglierà sui mercati finanziari attraverso l’emissione di propri bond.

Fondato formalmente come un’organizzazione intergovernativa, esso, per la natura e le smisurate discrezionalità consegnategli, è stato concepito, né più e né meno, che come una super-banca d’affari privata con in più poteri politici e strategici di vita o di morte sui Paesi che dovessero cadere sotto la sua “tutela”.

Scopo principale dichiarato ed essenziale del MES era ed è quello di salvare la moneta unica e l’Unione europea, mettendo entrambi al riparo dal rischio di collasso, esito altamente probabile nei casi eventuali di default di questo o quello stato membro, quindi la loro uscita dall’eurozona. A questo scopo esso doveva reperire sul mercato le necessarie risorse finanziarie per poi fornire “assistenza” (prestiti) ai Paesi dell’eurozona che si trovassero in difficoltà nel finanziarsi sui mercati.

In cambio di questa “assistenza” il MES, costituzionalmente investito di funzionare come prestatore di ultima istanza, ha l’autorità insindacabile di imporre agli Stati “assistiti” feroci politiche economiche e di bilancio: tagli alla spesa pubblica, a pensioni e salari, aumenti dell’imposizione fiscale, privatizzazione e vendita dei beni pubblici. Sotto mentite spoglie proprio il massacro che la Troika ha compiuto in Grecia. In sostanza, come accaduto alla Grecia, i paesi che dovessero ricorrere allo “aiuto” del MES, in cambio, dovranno cedergli piena sovranità, così che il Paese diventa un suo protettorato semicoloniale.

Come se non bastasse il Trattato consegnava, all’interno del comitato direttivo del MES, il potere di veto solo a Germania e Francia. Ergo: questi due Paesi avevano l’ultima parola sugli “aiuti” e nell’imporre le condizioni per erogarli. Tra quests condizioni la stessa “ristrutturazione

Peggio ancora: il MES si sceglieva motu proprio i controllori del suo operato; ad esso era consentito di operare al di sopra di ogni legge nazionale e comunitaria; i suoi membri potevano agire nell’assoluta segretezza; essi godevano di una illimitata immunità civile e penale (nessuno poteva essere perseguito in caso di abusi ed anche crimini); esso gode della cosiddetta “neutralità fiscale”, di fatto si appoggia ai paradisi fiscali per non pagare tasse sui suoi utili

I “sovranisti”, ovvero i pesci in barile

Attenti adesso alle date. Il vertice dell’Unione europea tenutosi il 29 giugno del 2018 (era in carica il governo giallo-verde) annuncia di voler “rafforzare” il MES, “riformandolo”. La ragione di questa “riforma” è palese: il vecchio MES non viene più considerato adeguato a fare fronte al rischio di una tempesta finanziaria globale che, considerata altamente probabile, potrebbe far saltare l’eurozona. Una conferma palese che, al di là delle chiacchiere di circostanza e dei peana verso Draghi, gli stessi tecnocrati prendono atto del fallimento loro e della politica di Quantitative Easing della BCE.

I tecnici si mettono al lavoro per emendare e aggiornare il vecchio Trattato del MES.

Così il 14 dicembre 2018 (governo giallo-verde in carica) il vertice dei paesi dell’eurozona approva le linee generali il “prospetto” con gli emendamenti per la revisione del MES.

E quindi arriviamo al 21 giugno 2019 quando si prende atto dell’accordo generale sul nuovo testo del Trattato. A nome del governo giallo-verde sempre in carica c’erano Conte e Tria che danno l’assenso. In questi giorni assistiamo al baccano assordante della Lega che accusa Conte di aver “tradito” la Risoluzione approvata dal Parlamento il 19 giugno 2019. Salvini e company vorrebbero far credere che quella Risoluzione impegnava Conte e Tria a respingere la riforma del MES.

Per quanto sia chiaro che Conte e Tria siano asserviti alla cupola eurocratica, l’accusa è falsa. La Risoluzione, riguardo al MES affermava solo quanto segue:

«è opportuno sostenere l’inclusione, nelle condizionalità previste dal MES e da eventuali ulteriori accordi in materia monetaria e finanziaria, di un quadro di indicatori sufficientemente articolato, compatibile con quello sancito dal Regolamento (UE) n. 1176/2011, dove si consideri quindi fra l’altro anche il livello del debito privato, oltre a quello pubblico, la consistenza della posizione debitoria netta sull’estero, e l’evoluzione, oltre che la consistenza, delle sofferenze bancarie, onde evitare che il nostro Paese sia escluso a priori dalle condizioni di accesso ai fondi cui contribuisce».

La Risoluzione, come si vede, non solo non respingeva il MES, accettava la riforma chiedendo solo venissero considerati altri criteri per accedere all’assistenza del MES medesimo e respinti eventuali automatismi nella ristrutturazione del debito pubblico.

In barba alle resistenze di economisti come Alberto Bagnai e Claudio Borghi, c’è stato un evidente e implicito cedimento politico (dopo quello compiuto a dicembre 2018 sulla Legge di Bilancio). De facto la Lega non ha mai deviato dalla “linea Giorgetti”.

Non dimentichiamo che erano i giorni in cui la Commissione europea minacciava una procedura d’infrazione. I giallo-verdi, Lega compresa se l’erano praticamente fatta sotto: non consegnarono a Conte e Tria alcun mandato, né quello di dire no alla riforma, né tantomeno di dire no al MES. Peggio: chi abbia letto la selva di inaccettabili emendamenti è portato a chiedersi se dirigenti e parlamentari di Lega a 5 Stelle li abbiano letti davvero. Temiamo di no, altrimenti avrebbero dovuto convenire, almeno, per un rifiuto categorico della “riforma”.

Il MES com’è diventato

Veniamo ora a questa famigerata “riforma”. Le cose, sono peggiorate o migliorate per il nostro Paese? Fermi restando i già terribili criteri del vecchio MES, sono peggiorate, e di molto. Sono infatti diventate molto più severe, e di molto, le cosiddette “condizionalità” per poter accedere allo “aiuto” del MES. Per di più con le modifiche apportate vengono aumentati sia i poteri del MES che le sue facoltà di ingerenza negli Stati, e si rafforza la sua indipendenza — che diviene totale, anche rispetto agli organismi Ue come la Commissione o il Consiglio, per non parlare del cosiddetto “Parlamento europeo”. Altro che “democrazia”! Il MES è l’incarnazione stessa della natura oligarchica e tecnocratica, oltre che liberista dell’Unione europea.

Non è facile, per un comune cittadino, capirci qualcosa. Si tratta di 35 pagine di farraginosi e contorti emendamenti, quasi quanto l’intero Trattato originale, scritti nel tremendo linguaggio dei tecnocrati, cioè comprensibile solo a degli iniziati.

Incombente minaccia. Vengono istituite, in caso di tempesta finanziaria, due linee di credito, di fatto dividendo i Paesi dell’eurozona, in barba ad ogni principio di solidarietà europea, in affidabili (seria A) e inaffidabili (serie B).

A – Quelli di serie A, che rispettano un deficit sotto il 3%, un rapporto debito/pil entro il 60% (riconfermate, come si vede, come intangibili le assurde due regole alla base della Ue), e che non abbiamo procedure d’infrazione, potranno accedere facilmente ai crediti del MES. Per di più il nuovo Trattato terrà conto dell’assenza di problemi di solvibilità bancaria e che abbiano avuto accesso ai mercati finanziari a “condizioni ragionevoli”. Questa prima linea di credito è chiamata PCCL (Linea di Credito Precauzionale Condizionata).

B – Quelli di serie B, i quali, come scrivono lorsginori “deviano” dal Patto di stabilità e crescita. E’ palese che l’Italia è esclusa da questa categoria, mentre verrebbe collocata nella seconda linea di credito denominata ECCL (Linea di Credito Condizionata Rafforzata). Il MES fornirebbe aiuto solo a determinate condizioni, ovvero che il Paese in questione adotti politiche di bilancio e sociali per un rientro forzoso entro i parametri del 3% e del 60%. Ergo: ove l’euro barcollasse a causa di una nuova tempesta finanziaria globale e l’Italia dovesse ricorrere allo “aiuto” del MES, dovrebbe procedere a tagli immani della spesa pubblica, al massacro sociale, a svendere a predatori stranieri gran parte dei beni e delle aziende pubbliche.

E’ facile intuire come non solo sia falso che nel Trattto non siano contemplati “automatismi”, che date le condizioni terribili e di ardua attuazione, ove l’Italia dovesse ricorrere a questo eventuale “soccorso” del MES, il Paese verrebbe gettato nel girone infernale dei Paesi insolventi, con rischio effettivo di un caotico default.

La spada di Damocle. Per i Paesi di serie B i tecnocrati hanno previsto che il MES, prima di concedere “assistenza” possa chiedere loro la “ristrutturazione” maligna del debito pubblico, ovvero una brutale svalutazione del valore dei titoli di stato in mano ai suoi possessori. Tecnicamente questa “ristrutturazione si riferisce alle famigerate CACs (Clausole di Azione Collettiva) che implicano, in barba all’Art. 47 della nostra Costituzione, che i titoli di Stato potrebbero non essere più garantiti.

Il MES interverrebbe quindi solo dopo il default, comprando quindi i titoli di debito a prezzi stracciati. Perché questa “ristrutturazione” sarebbe nefasta? Perché milioni di cittadini che hanno acquistato titoli italiani, si troverebbero dimezzato il valore del loro risparmio. Va da sé che davanti a questo rischio è altamente probabile che si inneschi una fuga dai titoli italiani, coi paperoni e le stesse banche che vorranno sbarazzarsi di BTP, Bot ecc., per acquistare quelli di Paesi a tripla A. Non si fa altro, quindi, che incoraggiare la fuga dei capitali dal nostro Pese ed aggravare il pericolo di una crisi di debito, con spread in rialzo ecc.

Banche: la corda sostiene l’impiccato

Al peggio non c’è limite. Il Trattato riformato stabilisce che esso verrà applicato contestualmente all’attuazione della letale (non solo per l’Italia) Unione Bancaria europea.

Si istituisce, allo scopo di impedire agli Stati ogni salvataggio, un “Fondo Unico di Risoluzione” costituito dalle banche europee, ma sotto la stringente sorveglianza del MES. Le conseguenze per le banche italiane sarebbero devastanti. Non a caso addirittura due europeisti di ferro come il governatore di Bankitalia Visco e il Presidente dell’ABI Patuelli, hanno lanciato l’allarme.

Nel Trattato del MES, nascosto tra le pieghe degli arzigogolati emendamenti riguardante il “completamento dell’Unione bancaria”, su pressione anzitutto tedesca (in particolare del Ministro delle Finanze Olaf Scholz), è stato introdotto il criterio di “rischio rating sui titoli di debito”. Dato che le banche italiane hanno in pancia centinaia di miliardi di titoli di stato, non solo per esse si renderebbe altamente pericoloso acquistarne di nuovi, il punteggio negativo le spingerebbe in un tunnel senza via di scampo. Ed è evidente che ciò avvantaggerebbe la Germania. Dato infatti che circa 400 miliardi di titoli pubblici italiani è oggi in possesso delle banche italiane, esse si troverebbero con i loro asset falcidiati. Quella che lorsignori, con linguaggio criptico, chiamano “ponderazione dei titoli di stato”, che null’altro sarebbe se non una decurtazione lineare del valore dei titoli, farebbe saltare il sistema bancario italiano.

I tecnocrati hanno previsto pure questo, e hanno stabilito che le banche, se vorranno sopravvivere e non essere mangiate da quelle tedesche e francesi, dovranno ricorrere al bail-in, ovvero pagheranno un prezzo salatissimo i costi del salvataggio non solo gli azionisti e gli obbligazionisti ma pure i correntisti — come già accaduto a Cipro.

Viene così brutalmente calpestato l’Art. 47 della Costituzione che obbliga lo Stato a “favorire” e “proteggere il risparmio”. Si tratterebbe dell’ultimo strappo anticostituzionale, visto che da decenni i governi, accettando di sottomettersi alle regole dell’Unione europea hanno già ucciso il medesimo articolo che recita: “la Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. Sarà il MES e solo il MES ad arrogarsi questa funzione, obbligando le banche italiane, diventate suo ostaggio, a chiudere i rubinetti del credito a cittadini e imprese, con ciò facendo precipitare il Paese in una depressione spaventevole.

Abbiamo così che i Paesi che coi criteri ordoliberisti avrebbero un sistema bancario “sano” — per lorsignori sarebbero “sane” le banche tedesche, francesi e olandesi piene zeppe di derivati tossici mentre sarebbero “malate” quelle italiane dati i crediti deteriorati che ancora hanno in pancia — sono palesemente avvantaggiati, mentre quelli come l’Italia, malgrado le banche abbiano compiuto enormi sforzi di ricapitalizzazione, per godere dell’assistenza dovrebbero non solo sottomettersi a cure da cavallo —tagli drastici ai costi e una stretta nel credito— ma ricorrere al bail-in. E’ quindi un fatto, visto che i Paesi di serie A godranno di una corsia preferenziale per accedere al soccorso del MES, che coi soldi versati dall’Italia al MES saranno salvate in prima battuta le banche tedesche, francesi o olandesi.

Il soccorso del MES è come la corda che sostiene l’impiccato.

Potremmo continuare scendendo in dettagli che confermano l’impianto vessatorio (anzitutto verso il nostro Paese) della “riforma”. La morale è che lassù sono disposti a tutto pur di salvare l’euro e questa Unione liberista e matrigna, anche a far affondare l’Italia.

Come uscire dalla gabbia

Le destre “sovraniste” non la dicono tutta. Non basta chiedere il governo ponga un veto alla riforma del MES. Il veto va posto sul MES in quanto tale. Ove non lo facesse è giusto che esso si dimetta e che gli italiani siano chiamati al voto. Tanto più risibile, lo diciamo ai 5 stelle e a LEU, limitarsi a chiedere un “rinvio” per riformare la riforma.

Le destre “sovraniste” predicano bene ma razzolano male. Esse stanno sbraitando sul MES, ma cosa effettivamente propongono in alternativa alle direttive che vengono dall’Unione europea in caso di un altamente probabile shock finanziario globale? Essendo, come il loro compari del PD di provata fede liberista, e avendo abbandonato l’uscita dall’euro e la riconquista della sovranità monetaria, non riescono a proporre nulla di serio e credibile.

Se il male è grave la terapia non può che essere radicale. Quando arriverà il prossimo schock finanziario tutto dipenderà fondamentalmente da una questione: quella della sovranità nazionale, che include ovviamente la decisiva sovranità monetaria. Ciò è tanto più vero per un paese come l’Italia. E’ sicuro che un’Italia ancora prigioniera dell’euro e con le mani legate dai vessatori meccanismi europei, non potrà che restare in balia dei mercati finanziari (cioè delle grandi banche d’affari, fondi, etc.).

Un Paese che avesse scelto l’uscita dalla moneta unica avrebbe invece la possibilità di attuare misure difensive di notevole efficacia.

La prima di queste misure è quella del nuovo ruolo da assegnare alla Banca d’Italia, riportata a tutti gli effetti sotto il controllo dello Stato, come prestatrice di ultima istanza. In questo modo l’arma del debito puntata contro il nostro Paese risulterebbe del tutto spuntata.

La seconda misura è la nazionalizzazione dell’intero sistema bancario, a partire dalle principali banche nazionali (che non potranno più svolgere le funzioni proprie delle banche d’affari). In questo modo lo Stato provvederebbe ad eventuali salvataggi salvando il risparmio popolare senza alcun bisogno di interventi esterni. Al tempo stesso le banche pubbliche sarebbero la base di ampi progetti di investimenti pubblici, senza i quali non è possibile immaginarsi alcuna uscita dalla crisi.

La terza misura consiste nel blocco all’esportazione dei capitali, sia attraverso drastiche misure d’emergenza, sia con un’intelligente politica di investimenti nazionali in grado di ridare credibilità ad un percorso di ripresa economica.

La quarta misura dovrebbe consistere in provvedimenti tesi a favorire lo spostamento delle attività finanziarie da quelle speculative ed estere, a quelle interne e volte a finanziare il piano di investimenti pubblici (che andrà visto anche come grande piano per il lavoro). Se si riuscisse a riportare una quota del 20% della ricchezza finanziaria complessiva (4.500 miliardi) ad investire o direttamente nell’economia reale, o a finanziare gli investimenti statali con l’acquisto dei titoli del debito pubblico, la crisi finirebbe sia sul lato del lavoro che su quello del bilancio statale. A tale proposito utile sarebbe l’emissione di nuovi titoli di stato rivolti esclusivamente alle famiglie italiane, garantiti al 100%, e adeguatamente remunerati a condizione della loro non negoziabilità sul mercato secondario per un certo numero di anni.

Il Coordinamento nazionale di Liberiamo l’Italia
Dossier a cura di Moreno Pasquinelli




SENTENZA INFAME di Fronte del Dissenso

Così è deciso, ingiustizia è fatta! 

La gravità della pronuncia della Corte (In)Costituzionale che ha sostanzialmente avallato, convalidato e legittimato l’illegalità di quei provvedimenti che per anni hanno consumato, fino a svuotarla, la stessa titolarità e l’esercizio dei diritti e delle libertà individuali, non ha trovato sorpreso nemmeno chi, tra noi, ha saputo ostinarsi, fiducioso, in un sistema che non merita ormai alcun rispetto.

Non ci deve sorprendere che il più importante organo di garanzia, che presiede al controllo e alla conformità di ogni atto avente forza di legge della Repubblica Italiana alla sua Carta Costituzionale, resti di fatto intrappolato nella funzione di semplice servizio a un sistema di potere il cui epicentro è ben più vasto dei palazzi capitolini.

Non ci deve sorprendere che, per legittimare atti che non hanno tutelato né i diritti né la salute dei cittadini, la corte abbia accettato di pagare il costo di delegittimare alla radice proprio quei diritti fondamentali sui quali avrebbe dovuto invece esprimersi. Whatever it takes? Da copyright…®

Non ci deve sorprendere che in una fase di trasmutazione antropologica, se non di transizione o transumanesimo per i più arditi, gli interessi e le dinamiche dell’ultra capitalismo, del cyber capitalismo, del trans capitalismo, dettino l’agenda delle Corti, e le interpretazioni delle leggi che “governi governati” hanno voluto promulgare, perseguendo prima ancora che una asservita e orrenda globalizzazione di economie e  mercati d’elite, il progressivo smantellamento dell’identità biologica, sociale e culturale dell’essere umano.

Non ci deve sorprendere che l’asserito progresso scientifico “alla velocità della scienzah” si palesi, blaterando anche per bocca di una Corte che ha saputo financo negoziare la sicurezza di un farmaco sperimentale con la “proporzionalità” e la “ragionevolezza” del legislatore che ne ha imposto la somministrazione.

Non ci deve sorprendere che la moltitudine di studi scientifici, che pure dimostrano la pericolosità del farmaco, con incremento di eventi avversi seri e fortemente invalidanti quando non letali, ormai noti anche ai più refrattari, non abbiano ricevuto ascolto. Per ragioni procedurali o di merito, non cambia.

Non ci deve sorprendere che a un farmaco costruito al fine di barattare diritti e libertà, avanguardia di un controllo sociale sempre più capillare, secondo l’orrenda logica premiale che tutto sorveglia, sia stato consentito di valicare, e di violare, i confini della nostra integrità, della nostra dignità, del nostro corpo.

Dovremmo invece sorprenderci se, accanto all’inerzia delle istituzioni, seguisse la nostra!

Dovremo sorprenderci se davvero non capiremo che questo è solo un altro passo verso l’attuazione di quell’agenda globalista che ci vuole bisognosi di terapie inesistenti, ma disponibili a qualunque tipo di baratto. Che ci vuole soggiogati dal bisogno, impauriti e infine…vinti.
Invece, nessun attacco ci troverà sorpresi.

E che sia chiaro, consapevolezza e coscienza sono e resteranno vive, sane, salde e vitali.

I nostri corpi capaci, le nostre menti attente e tutrici amorevoli di quell’impegno politico senza il quale, la stessa Costituzione è, o rischierebbe di rimanere, solo un pezzo di carta ….




MOLTI SARANNO I SOMMERSI, POCHI I SALVATI

MOLTI SARANNO I SOMMERSI, POCHI I SALVATI

Lettera ai cittadini a cura del Comitato Popolare Territoriale Liberiamo L’Italia di Lecce

CON L’OBBLIGO DELLA MEDICALIZZAZIONE DI MASSA È COMINCIATA UN’ERA DI MACELLERIA SOCIALE.

Senza darvi il tempo di capire, sfruttando cinicamente la paura, la disinformazione, la minaccia mediatica e clinica di pandemie incredibilmente previste e provocate, imponendo lo stato di emergenza continuo e obbligando gli stati europei ad una economia di guerra, i signori del governo mondiale, che occupano e dirigono illegittimamente il nostro sfortunato paese, stanno realizzando il loro progetto di asservimento dei corpi degli esseri umani nella più estesa forma di prigionia cibernetica mai creata prima. Da green pass alla schedatura elettronica e al guinzaglio digitale per tutti il passo è breve.

Il controllo telematico nel corpo e nella vita privata dei cittadini non è un semplice strumento di modernizzazione della rete dei rapporti sociali, come l’informazione di regime vorrebbe farci credere. Diminuendo sempre più la volontà decisionale dei cittadini nel controllo politico sulle istituzioni e abolendo i diritti di sovranità costituzionale si estingue di pari passo lo Stato di Diritto e tutte le garanzie di democrazia conquistate da secoli di civiltà e di lotte nella storia. Senza la reciprocità tra individuo e istituzioni viene meno il patto sociale che è alla base di ogni libertà. L’individuo cessa di essere una persona e diventa uno strumento di manipolazione genetica in totale asservimento di un potere invisibile e incontrollato.

Pochi padroni del mondo, dall’oscurità delle loro roccaforti finanziarie, intendono realizzare il dominio perfetto e irreversibile sul resto dell’umanità. A questo stato di asservimento disumano ci ha portato la logica criminale di una “razza eletta” che si autoproclama unica detentrice del potere di governare il nostro pianeta. Sono dei veri cannibali: si nutrono dei loro simili dopo averli oggettivati e ridotti in uno stato di servitù!

Per esemplificare la loro mistificazione: da una parte ci dicono che è necessario ridurre la crescita demografica, dall’altra ci inondano di milioni di africani deportati in Europa per abbattere il costo del lavoro e per stravolgere l’identità antropologica dei popoli.

LA VERITÀ È CHE HANNO SOLO BISOGNO DI SCHIAVI! NON DI CITTADINI LIBERI NÉ DI LAVORATORI ADEGUATAMENTE RETRIBUITI.

Non fanno mistero dei loro progetti e chiamano tutto questo con il nome di “Transumanesimo”, riforma strutturale dell’uomo e dei rapporti sociali. Niente sarà più come prima! Lo dicono apertamente. Attraverso l’emergenza del covid, l’obbligo di vaccino e le misure per “combattere” l’epidemia, ed ora con l’emergenza della guerra, stanno trasformando per sempre la nostra stessa identità di esseri umani. A cominciare dai nostri figli, già manipolati da tempo attraverso i videogiochi, i programmi televisivi, il distanziamento, la descolarizzazione e l’induzione di modelli sessuali indifferenziati.

Le nuove generazioni sono avviate a sviluppare condizioni biologiche e funzionali mutanti, senza avere neanche la possibilità di maturare una capacità critica per comprendere e per opporsi.

Mentre per gli anziani è prevista una prassi di obsolescenza programmata: piano piano, ma senza tanti riguardi, verranno fatti fuori. E con gli anziani se ne andrà la memoria di un diverso concetto di individuo umano protagonista della propria storia e della vita.

Non è più tempo di negare ciò che sta accadendo sotto i vostri occhi.

– Potete forse negare che i continui stati di emergenza stanno rapidamente instaurando un regime di obblighi contro ogni sovranità biologica, economica, politica e civile dei cittadini?

– Potete negare che le misure di allarme, di distanziamento e di isolamento sociale per imporre una politica di schedatura e vaccinazione di massa hanno fallito tutti gli obbiettivi producendo un peggioramento della situazione reale fino a delineare una vera e propria dittatura?

– Potete negare che sia stato totalmente abolito il concetto di “individuo sano” imponendo al suo posto l’idea paranoica che ciascun individuo asintomatico sia già pregiudizialmente un pericolo per gli altri, omo omini virus?

– Potete negare che i bambini siano stati catalogati alla stregua di “untori” e quindi costretti alla contenzione di mascherine, banchi per handicappati, allontanamento dai contatti affettivi e sociali con l’obbligo di essere telematizzati in tutti i loro processi formativi e cognitivi?

– Potete negare che già da tempo le nevrosi indotte dalla manipolazione mediatica abbiano introdotto artificialmente conflitti di genere, istigazione all’odio contro la paternità ed il maschile, esaltazione delle varianti alla norma sessuale come modelli da sostituire alla stessa normalità, affievolimento della potestà genitoriale a favore di una ingiustificata invadenza delle istituzioni nella famiglia?

– Potete negare che siano continuamente proposte e attuate misure di cancellazione dell’identità sessuale dei genitori nei documenti anagrafici ufficiali della popolazione (genitore uno, genitore due…, terzo sesso indifferenziato)?

– Potete negare che le nevrosi indotte sui bambini come conseguenza di queste misure di nevrotizzazione sociale siano state bollate da una asfissiante campagna diseducativa nelle scuole presentata come “bullismo”, cioè come sindrome del “bambino cattivo” da curare con la psichiatrizzazione e la somministrazione di psicofarmaci?

– E, contemporaneamente, potete negare che tutti i territori stiano subendo l’invasione di gigantesche antenne per la creazione di una rete 5G capace di penetrare all’interno delle abitazioni al fine di connettere tra loro cellulari, computer, strumenti elettronici, applicazioni di tracciamento personale e i microchip ormai presenti in ogni prodotto in attesa di essere impiantati anche nell’uomo?

– Potete negare che tutto questo stia avvenendo in deroga ad ogni garanzia di tutela della salute sui possibili effetti di esposizione a medio e lungo temine delle microonde sulla biologia umana?

– Potete negare che siano in atto programmi di creazione e consumo di prodotti artificiali Ogm nell’alimentazione umana fino al punto di produrre una enorme insorgenza di disturbi metabolici mentre si scoraggiano in tutti i modi le sane tradizioni alimentari tradizionali e, al loro posto, si introducono mangimi per animali?

– Potete negare che nei media e nelle dichiarazioni dei politici non si perda occasione per annunciare l’abolizione del possesso di contante, di beni e di risorse che non siano direttamente controllati dalle banche e da una fiscalità gestita dagli interessi della finanza multinazionale (di fatto abolizione della proprietà privata dei singoli cittadini e limiti nell’utilizzo dei propri beni monetari)?

Tutte queste misure vengono presentate come “riforme” necessarie all’ammodernamento dei circuiti sociali, come misura di contenimento della popolazione, come necessità produttive ed economiche, come risorse per fronteggiare il cambiamento climatico, per prefigurare i nuovi soggetti con “poteri speciali”, risorse da mandare sulla Luna o su Marte o da adibire a funzioni di controllo, difesa e ordine sociale. Ci parlano di alieni, di cyborg e di “turismo spaziale”.

Insomma vi stanno dicendo in tutti i modi che il loro programma sul destino di tutti noi umani è quello di una ibridazione forzata di massa tra uomo-animale-macchina! In realtà realizzano la loro necessità di possesso e controllo sulla specie umana. Intendono impedire che le enormi potenzialità di ricchezza, gratuità e benessere, che la tecnologia può finalmente offrire, possano affrancarci da ogni bisogno, da ogni miseria e da ogni necessità, com’era invece nel passato.

Al contrario, la libertà e la nostra indipendenza possono solo significare la fine di ogni potere oligarchico e dittatoriale su scala mondiale! Ed è proprio la ricchezza, conseguenza di un potenziale di benessere senza precedenti, che i padroni del mondo (They live; esistono veramente) ci vogliono espropriare in modo preventivo ed irreversibile!

O la tecnologia è usata a favore del genere umano, oppure per la nostra negazione, manipolazione e controllo. Davvero l’umanità ha bisogno di accessori di contenimento come museruole, guinzagli elettronici, microchip, castrazione, abuso di vaccini e medicalizzazione forzata?

Davvero permetteremo a questi vampiri criminali di trattare noi ed i nostri figli come se fossimo i loro cani? Hanno bisogno di schiavi, di robot di carne, non di esseri umani.

L’epidemia, l’induzione delle varianti con mutazioni genetiche attraverso vaccini sperimentali, resi di fatto obbligatori per tutti i sani, sono solo l’inizio dell’attuazione di questi programmi criminali. E intanto annunciano nuove minacce di pandemie e carestie da cui solo loro ci possono “salvare”.

Secondo la logica di questa “razza eletta” di vampiri non ci deve essere spazio per tutti sull’Arca del nuovo Eden sociale: molti saranno i sommersi, pochi i salvati!

Come potete affidarvi a individui che per decenni hanno costruito virus e antivirus per fini commerciali, che ora ammettono persino l’origine artificiale delle pandemie, e si propongono come produttori di antivirus per umani? Sono stati responsabili del cinico sfruttamento delle risorse del pianeta per soli fini di potere e accumulo di capitali, come possono essere la soluzione dei problemi che loro stessi hanno creato?

Chi non sa rispettare la macchina perfetta della natura e dell’uomo può solo distruggere, non può creare nulla di meglio né qui né altrove. E soprattutto NON DEVE GOVERNARE!

Pensateci, svegliatevi, informatevi e datevi da fare. Sostenete chi lotta per i diritti e la giustizia sociale.




GOVERNO MELONI: TUTTO COME PRIMA di Liberiamo l’Italia

Pubblichiamo di seguito il documento di Liberiamo l’Italia sul governo Meloni.

La Legge di Bilancio varata dal governo Meloni è stata scritta a Roma, ma decisa a Bruxelles. Dall’incontro con la cupola eurista, avvenuto il giorno prima della riunione del Consiglio dei ministri che ha approvato la Nadef, erano arrivati ordini chiari e secchi: dato che la guerra contro la Russia deve continuare, tutte le risorse derivanti dallo scostamento di bilancio autorizzato devono andare sulle bollette, per il resto non ci sono risorse. Dunque, ogni altra misura dovrà autofinanziarsi con nuovi tagli e/o nuove tasse. E così è stato. Altro che difesa dell’interesse nazionale!

Meloni ha obbedito alla lettera al Diktat dell’Ue, portando ad un impatto vicino allo zero ogni altro intervento, riducendo in polvere le stesse promesse elettorali della sua coalizione. Basti pensare alla micragnosa “quota 103”, che consentirà al massimo un pensionamento di 48mila lavoratori, o all’incremento delle pensioni minime arricchite di ben 7 euro: un’offesa alla povera gente che grida vendetta.

Ma c’è di peggio. Tutto l’impianto della Legge di Bilancio è ispirato ad un obiettivo di fondo, quello di tenere bassi i salari. Non solo non c’è nessun intervento teso al recupero del potere d’acquisto falcidiato dall’inflazione, non solo il taglio del cosiddetto “cuneo fiscale” è irrisorio, non solo non ci sono interventi strutturali sull’IVA, ma si attacca frontalmente il Reddito di cittadinanza, mettendo così alla fame centinaia di migliaia di famiglie. E questo mentre 5 milioni e 600mila persone vivono in povertà assoluta, un record storico certificato dall’Istat per il 2021. Un anno in cui le persone in condizione di povertà relativa sono arrivate a 8 milioni e 500mila, un milione in più rispetto al 2020.

Questo schiaffo ai poveri è ancora più grave nel momento in cui si trovano invece i soldi per inviare le armi contro la Russia e per aumentare le spese militari di 13 miliardi all’anno.

Possiamo discutere all’infinito sui limiti del Reddito di cittadinanza così come fu partorito dal governo gialloverde, ma esso rimane l’unico strumento concretamente esistente di contrasto alla povertà nel nostro Paese. Proprio per questo il governo Meloni, andando incontro ai desideri della Confindustria, lo vuole abolire. La ragione è semplice: senza il Reddito, milioni di persone saranno ancora più ricattabili e costretti alla precarietà estrema, al lavoro nero ed a salari da fame.

La questione salariale è infatti centrale. Secondo i dati Ocse, in Italia i salari reali sono più bassi di quelli del 2007 (-4%) ed addirittura di quelli del 1990 (-2,9%). Nello stesso periodo (dal 1990) i salari francesi sono cresciuti del 31,1%, quelli tedeschi del 33,7%. Miracoli della moneta unica! Ed è proprio per la volontà di restare nella gabbia dell’euro che il blocco dominante persegue con forza la svalutazione interna, dunque innanzitutto il taglio dei salari. E’ quello che avviene da anni, è il succo della cosiddetta “Agenda Draghi”, è ciò che sta proseguendo in forma particolarmente odiosa con il governo del centrodestra.

Il giudizio politico deve dunque essere netto. Abbiamo scritto per tempo che il governo Meloni sarebbe stato il “piano B” dei dominanti, e così è stato. La continuità con il governo Draghi è totale sulla politica estera (atlantismo ed europeismo servile, aggressività antirussa, ecc.), come sulla politica economica e sociale. Chi si era illuso sulla possibilità di un qualche cambiamento farà bene a chiarirsi le idee quanto prima.

Su questo siamo fiduciosi. Presto milioni di persone si accorgeranno dell’ennesima beffa. Presto si renderanno conto della natura antipopolare del governo uscito dalle urne del 25 settembre. Presto le stesse misure sulle bollette dell’energia si riveleranno insufficienti (gli stanziamenti della Legge di Bilancio coprono solo fino a marzo 2023!). Presto tutti dovranno fare i conti con nuovi sacrifici (a partire dall’aumento delle accise sui carburanti) chiesti per continuare la guerra contro la Russia.

L’interesse nazionale, inteso anzitutto come interesse del popolo lavoratore del nostro Paese, verrà calpestato ancor più che nel passato, mentre la stessa unità nazionale è già sotto attacco con il rilancio di un “regionalismo differenziato” che (se attuato) ridurrebbe l’Italia in coriandoli.

Ci attendono tempi duri. Una nuova opposizione dovrà sorgere. Non possiamo lasciare quel ruolo a Pd e M5s. La nuova opposizione dovrà essere apertamente anti-sistemica, rivendicando da subito l’uscita dalla guerra, dalla Ue e dalla Nato. La riconquista della sovranità nazionale, popolare e democratica è la premessa per farla finita con il neoliberismo, con il dominio delle oligarchie globaliste e con un sistema di oppressione che ognuno può vedere sempre più chiaramente con i propri occhi.

Abbiamo resistito per quasi tre anni alle misure liberticide basate sulla narrazione pandemica, ora si tratta di resistere al governo della guerra e della miseria per iniziare a costruire una vera alternativa!

Liberiamo l’Italia aderisce, ed invita a partecipare, allo sciopero generale dei sindacati di base del 2 dicembre.

Fonte: Liberiamo l’Italia




PER UNA NUOVA VERA OPPOSIZIONE di Liberiamo l’Italia

Grazie ad una legge elettorale truffaldina e ad un successo nelle urne tutt’altro che travolgente, è nato il Governo Meloni. Sarebbe tuttavia sbagliato non vedere che questa vittoria è anche il frutto della speranza di cambiamento di tanti italiani.

Il successo di Fratelli d’Italia si deve anzitutto all’opposizione ai governi Conte 2 e Draghi. Un’opposizione accomodante, a tratti addirittura inesistente, ma pur sempre l’unica opposizione parlamentare di un certo rilievo al governo del “vile affarista”.

Altro che “Agenda Draghi”! Pur nella sua contraddittorietà, e contrariamente a quel che vorrebbero farci credere, il voto ha bocciato proprio l’ex presidente della Bce. Se a destra le urne hanno premiato Meloni piuttosto che i governativi Salvini e Berlusconi, la stessa cosa è avvenuta nel campo (sia pure non coalizzato) del centrosinistra, dove il Movimento Cinque Stelle ha recuperato consensi grazie alla rottura con Draghi, all’opposto di quel che è avvenuto per il Pd che li ha persi proprio per l’essersi incollato al destino del noto banchiere.

Con questa pur parziale e generica volontà di cambiamento viene dunque riconfermata la scissione tra popolo ed élite. Questa protesta contro il Palazzo, che in passato aveva premiato i Cinque Stelle (2013 e 2018), Matteo Salvini (2018 e 2019), ed addirittura Matteo Renzi (2014), questa volta ha portato al potere Giorgia Meloni.

Le élite dominanti non si sono fatte cogliere di sorpresa. Saltato Draghi, il loro “piano A”, Meloni viene ora usata come “piano B”, per questo la sponsorizzano rispetto ad alleati (da Salvini e Berlusconi) ritenuti meno affidabili specie sulla politica estera — che oggi, in tempo di guerra, è quel che più conta. Il profilo “polacco” assunto dalla nuova Presidente del Consiglio, urta sì i palati fini del politically correct eurista, ma alla fine la sua fedeltà atlantica a prova di bomba gli assicura il decisivo appoggio americano almeno per un certo periodo.

Vista la gravità della situazione economica, vista l’accettazione sostanziale del vincolo esterno, vista l’insostenibilità delle bollette energetiche proprio a causa della guerra alla Russia, le promesse elettorali della destra su fisco e pensioni resteranno in gran parte lettera morta. E’ molto probabile che Meloni, ma pure Salvini, reagiscano a questo fallimento sul programma con l’accentuazione di alcuni scottanti temi ideologici e identitari: il presidenzialismo per Fdi, l’immigrazione per la Lega, la difesa della famiglia tradizionale per entrambi.

Ci sono, però, due temi sui quali Meloni potrebbe battere un colpo. Il primo riguarda l’economia. Apparentemente la partita dell’energia si è spostata in Europa, con la discussione sul price cap. Ma le conclusioni del recente vertice europeo non hanno detto nulla di preciso sul punto, e tutto lascia pensare che si arriverà a decisioni pressoché ininfluenti sul prezzo effettivo del gas. Diversa è la questione dell’energia elettrica, sulla quale basterebbe un semplice decreto per sganciare il prezzo del chilowattora da quello del gas, con una riduzione immediata e consistente delle bollette. Avrà Meloni il coraggio di modificare le regole della Borsa elettrica? Avrà il coraggio di contestare il dominio del “mercato”? Da quel che possiamo vedere oggi, specie con il ruolo assegnato a Cingolani, sembrerebbe proprio di no. Ma siccome questa è l’unica scelta di rilievo in suo potere, posto che non intende uscire dalla suicida politica della guerra e delle sanzioni, non escludiamo che ci stia facendo un pensierino.

Il secondo tema su cui la Meloni potrebbe segnare una discontinuità con chi l’ha preceduta è quello relativo alle leggi liberticide cosiddette “anti-pandemiche”. Ella ha ribadito la critica alla gestione liberticida dell’emergenza sanitaria ed ha lasciato intendere che non ripristinerebbe né lockdown né green pass.

La finta opposizione del Pd sarà tutta incentrata su diritti civili, osservanza del “politicamente corretto”, ossequioso allineamento ai dettami della cosca mondialista, convergendo invece su politica estera ed impianto neoliberista. Una “opposizione” così sarà pure peggio del governo. La nuova e vera opposizione che dovremo costruire, che dovrà sorgere nel Paese come autentica alternativa, dovrà fare esattamente l’opposto.

Tre i principali terreni su cui costruirla:

Primo, bisogna portare l’Italia fuori dalla guerra della Nato: basta sanzioni ed invio di armi, si ponga fine alla russofobia e si ristabiliscano normali rapporti con Mosca.

Secondo, bisogna difendere l’economia italiana, rompendo con i vincoli europei e con i dettami del neoliberismo, a partire dalla nazionalizzazione del settore energetico e dallo stop alla speculazione nelle borse dell’energia elettrica e del gas.

Terzo, bisogna sfidare il governo ad essere coerente con alcuni suoi impegni programmatici: il totale superamento della “linea Speranza” sul Covid, l’abolizione delle prescrizioni ancora in auge, la difesa dell’uso del contante.

Costruiamo da subito la nuova e vera opposizione, a partire dalle manifestazioni contro la guerra della Nato e contro una politica energetica che sta portando il Paese nel baratro.

Liberiamo l’Italia

26 ottobre 2022

Fonte: Liberiamo l’Italia




NO ALLA GUERRA! GLI ITALIANI VOGLIONO LA PACE! di Liberiamo l’Italia

Riunitasi d’urgenza dopo le dichiarazioni di Putin la Direzione Nazionale di Liberiamo l’Italia ha approvato il seguente comunicato.

Il mondo è sull’orlo dell’abisso.

Fermare la corsa verso la terza guerra mondiale è possibile.

La principale minaccia alla pace è la paura degli Stati Uniti d’America di perdere la supremazia mondiale, la loro volontà di impedire ad ogni costo la nascita di un ordine internazionale multipolare basato sul rispetto dei popoli e delle nazioni sovrane.

L’impero americano può tollerare solo stati vassalli e nazioni asservite e tributarie. Davanti a governi considerati ostili gli USA prima li hitlerizzano dipingendoli come il “male assoluto”, poi ricorrono alle “rivoluzioni colorate”, infine fomentano la guerra (ne hanno scatenate decine negli ultimi decenni). La NATO è la loro micidiale macchina da guerra per schiacciare ogni popolo ribelle e serve a tenere soggiogati gli alleati europei come l’Italia.

La Russia di Putin, malgrado abbia tentato di stabilire con l’Occidente una pacifica coesistenza, è diventata il principale bersaglio del blocco USA-NATO-UE. Perché? Perché, oltre a difendere la propria indipendenza, si è messa alla guida dello schieramento internazionale dei paesi che perorano un ordine multipolare.

Il regime di Kiev e i suoi ascari neonazisti sono la longa manus dell’imperialismo occidentale, gli arnesi con cui esso punta a rovesciare Putin, a smembrare e sottomettere la grande Federazione Russa. Col destino della Russia è in gioco quello del mondo, il futuro degli stessi cittadini ucraini, usati dal blocco USA-ANTO-UE come carne da cannone.

Nonostante l’asfissiante propaganda russofoba, la  maggioranza degli italiani non condivide né la decisione del governo Draghi di armare e finanziare l’Ucraina, né quella dei partiti di regime di continuare ad ubbidire agli americani.

E’ possibile fermare la corsa verso la terza guerra mondiale? Non disperiamo! Draghi sembrava invincibile ma ha fatto le valige a causa della sua impopolarità e del suo indecente servilismo verso gli Stati Uniti.

Giorgia Meloni, data per vincente alle elezioni, malgrado questa politica stia già causando una catastrofe economica e sociale, ha dichiarato che continuerà la politica avventurista dello scontro contro la Russia.

Che farà la Meloni se Stati Uniti e NATO chiedessero anche all’Italia di mettere a disposizione le basi militari come avvenne nel 1999 nella guerra alla Iugoslavia? Deciderà di inviare truppe in Ucraina per affrontare l’esercito russo? Sarà disposta a mandare a morire i nostri giovani ed a fare del nostro Paese un bersaglio dei missili russi?

Dovremo impedirglielo e ce la faremo se uniremo tutte le forze che si oppongono alla guerra contro la Russia, se trasformiamo il dissenso apatico della maggioranza in una grande mobilitazione per la pace.

Né armi, né soldi, né uomini per la guerra americana!

Italia neutrale e fuori dalla NATO!

Basta sanzioni alla Russia!

LIBERIAMO L’ITALIA

21 settembre 2022




LE ELEZIONI E NOI Movimenti di Resistenza Costituzionale e Fronte del Dissenso

Il 25 settembre sarà il giorno delle elezioni politiche. Saranno elezioni truccate e dall’esito scontato: truccate da un regime bipolare che si ripresenta con due poli intercambiabili che hanno governato insieme fino a luglio, truccate dal controllo totalitario dei media, dall’esito scontato a causa delle norme truffaldine della legge elettorale.

Le cose sarebbero andate diversamente se, come noi abbiamo chiesto fino all’ultimo, le forze dell’area del dissenso si fossero unite in un’unica lista. Nonostante fosse questa l’aspirazione della stragrande maggioranza delle persone che hanno lottato contro la nuova dittatura in questi ultimi due anni, i gruppi dirigenti di Italia sovrana e popolare, Italexit e Vita hanno scelto la strada della divisione. Una scelta disastrosa che condurrà ad un esito elettorale altrettanto rovinoso. La lista unica sarebbe stato il vero fatto nuovo di queste elezioni, primo ma indispensabile passo verso la costruzione di un nuovo polo, quello dell’opposizione e dell’alternativa al sistema dell’oppressione, dei sacrifici e della guerra.

Ora che tutto ciò è stato reso impossibile dalla miopia politica di dirigenze quantomeno inadeguate, bisogna guardare oltre. Oltre alla scadenza elettorale, per riprendere a costruire lotta, organizzazione ed una progettualità politica all’altezza dei tempi e della portata dello scontro in atto (dalla guerra all’emergenza sociale). Oltre alle divisioni e per una nuova unità, per impedire che il disastro annunciato del 25 settembre colpisca a morte quel che resta del movimento No green pass.

La scelta della divisione ha reso dunque impossibile un voto forte, convinto e soprattutto capace di incidere. Tuttavia, com’è normale che sia, molti si chiedono quale sia la miglior scelta da compiere il 25 settembre. Non ci sottraiamo perciò ad un’indicazione di massima sul voto.

Premesso che, fermo il nostro giudizio politico, portiamo un profondo rispetto per gli attivisti in buona fede impegnati nella campagna elettorale, è inutile nascondersi come la delusione prodotta dalla scelta divisionista stia spingendo tante persone dell’area del dissenso verso l’astensione. Consideriamo questa scelta pienamente legittima, resa tale proprio dalla totale irresponsabilità di chi ha prodotto il carnevale di liste presenti sulle schede elettorali.

L’astensione non è però l’unica possibilità. Molti rivendicano comprensibilmente la volontà di esercitare comunque, magari turandosi il naso, il proprio diritto di voto. A costoro consigliamo di votare, in base alle proprie preferenze sui programmi e sui candidati, una delle liste dell’area del dissenso.

L’importante è che – astensionismo o voto critico che sia – nessuno si faccia illusioni. Dalle urne del 25 settembre non ci verrà nessuna buona notizia. Il nostro compito è dunque quello di iniziare a lavorare già da ora per il dopo elezioni.

Proprio per questo promuoviamo la manifestazione del17 settembre a Bologna, dedicata alla figura di Enrico Mattei. Non pagare le bollette di Draghi, nazionalizzare ENI ed ENEL, fuori l’Italia dalla guerra e dalla Nato, via le sanzioni alla Russia, debellare la speculazione: saranno queste le parole d’ordine con le quali lanciare le battaglie dell’autunno. Queste le vere questioni per milioni di famiglie ed aziende.

L’Agenda Draghi sta portando il Paese al disastro. La nuova opposizione da lì dovrà ripartire. Noi ci siamo e da subito!

Movimenti di resistenza Costituzionale

Fronte del Dissenso




UN ERRORE TROPPO GRANDE di Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia

UN ERRORE TROPPO GRANDE

Il movimento non lo meritava, noi non lo avalleremo

di Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia

  1. Il governo Draghi è finalmente caduto. Il Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia salutano con soddisfazione la sua cacciata e la conseguente crisi del progetto tecno-autoritario che portava avanti.
  2. L’uomo della Nato, dell’Ue e delle banche non ha retto al palese fallimento delle sue politiche, ad una stagflazione che egli stesso ha contribuito a produrre con la scelta di entrare in guerra contro la Russia.
  3. Proprio perché il sistema è in affanno, mentre grandi minacce (dalla guerra, al carovita, alla recessione) incombono sul futuro del nostro popolo, diventa ancora più urgente la costruzione di un fronte unito di lotta, per dare vita a una vera opposizione e per costruire quell’alternativa politica e sociale di cui milioni di persone sentono il bisogno.
  4. E’ su questa linea della massima unità che Liberiamo l’Italia ed il Fronte del Dissenso hanno operato in questi mesi. Da qui la proposta di una lista unica, con un simbolo unico, per le prossime elezioni politiche. Da qui l’Appello dei 100 sottoscritto da oltre tremila persone, in larga parte attivisti del movimento.
  5. Subito dopo il dibattito parlamentare del 20 luglio, abbiamo chiamato tutte le forze in qualche modo riconducibili al movimento contro il green pass ad un tavolo unitario. Lo scopo era quello di proporre un salto in avanti per arrivare finalmente all’unità, condizione imprescindibile per potersi presentare alle elezioni in maniera credibile, con buone possibilità di successo.
  6. Come passo concreto verso una scelta unitaria, abbiamo proposto un’iniziativa immediata davanti al parlamento per chiedere l’abbattimento sostanziale del numero delle firme necessarie alla presentazione elettorale, minacciando in caso contrario una campagna sull’irregolarità delle elezioni. Siamo infatti di fronte ad un vero e proprio golpe elettorale. La scelta di votare addirittura a settembre – imponendo la raccolta delle firme ad agosto, quando sarà quasi impossibile trovare gli autenticatori delle stesse – è un attacco ai diritti democratici senza precedenti. Di fronte a questa porcheria, la nostra proposta è stata quella di batterci tutti insieme per ottenere una riduzione delle firme ad un decimo, ristabilendo così una proporzione che tenga conto della riduzione del tempo di raccolta rispetto a quello previsto dalla legge (6 mesi).
  7. Purtroppo, al di là degli apprezzamenti formali, anche questa proposta – su un tema che ci avrebbe consentito un deciso affondo contro l’attuale regime bipolare – è stata lasciata cadere dai nostri interlocutori. I quali, da lì a poche ore, hanno subito iniziato – l’un contro l’altro armati – a lanciare le proprie candidature. Abbiamo così davanti la prospettiva di almeno tre liste (Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Vita). Un quadro disastroso, che condurrà ad un esito elettorale altrettanto catastrofico. Una scelta miope ed irresponsabile, che abbiamo cercato di contrastare in tutti in modi, ma che non siamo riusciti ad impedire.
  8. Le conseguenze di questo errore imperdonabile sono evidenti. Mentre si accentueranno le divisioni nel movimento e nella nostra area sociale, finiranno per accreditarsi come “opposizione” quelle forze (da quel che rimane di M5s alla lista di De Magistris) che nulla hanno fatto contro il regime autoritario instaurato con l’Operazione Covid.
  9. L’irresponsabilità dei gruppi dirigenti che hanno rifiutato l’unità è tanto più grave se consideriamo la vicinanza dei rispettivi programmi. Contro ogni logica politica, contro la forte domanda unitaria del movimento, hanno prevalso protagonismi ed egocentrismi, figli di decenni di neoliberismo.
  10. Noi non intendiamo essere corresponsabili in alcun modo di questo disastro annunciato. In queste ore ci giungono proposte di candidatura da ognuna delle tre liste. Le abbiamo cortesemente respinte. E’ il momento della responsabilità ed ognuno si deve assumere le proprie. Liberiamo l’Italia e Fronte del Dissenso non intendono in alcun modo coprire una scelta autolesionista, non intendono contribuire alla divisione, non intendono lavorare per il re di Prussia.
  11. Continueremo invece sulla strada della costruzione di un’opposizione che guardi più avanti, oltre ad un appuntamento elettorale certamente importante, ma che non sarà certo la fine della storia. Lo facciamo con la consapevolezza di aver fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità per presentarci all’appuntamento elettorale in maniera credibile e competitiva, dunque unitaria. Tutto ciò non è stato possibile per le ragioni che abbiamo qui sommariamente illustrato, sulle quali non mancheranno occasioni di riflessione collettiva. Ma la sera del 25 settembre che nessuno venga a lagnarsi, che chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Fronte del Dissenso

Liberiamo l’Italia

26 luglio 2022