PRESIDI PER LA LIBERTA’
Liberiamo l’Italia aderisce all’Appello della MARCIA DELLA LIBERAZIONE e partecipa ai Presidi per la Libertà, sotto le prefetture di tante città d’Italia.
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Liberiamo l’Italia aderisce all’Appello della MARCIA DELLA LIBERAZIONE e partecipa ai Presidi per la Libertà, sotto le prefetture di tante città d’Italia.
[ mercoledì 18 settembre 2019 ]
Nella foto la delegazione italiana di solidarietà coi Gilet Gialli che si recò a Nizza il 9 febbraio scorso.
Oggi il più eurocratico degli eurocratici sarà a Roma per incontri con Conte e Mattarella. Si sancisce solennemente la pace dopo l’incidente diplomatico causato dalla solidarietà verso i Gilet Gialli che espressero Di Maio e i 5 Stelle.
Il minimo che i patrioti italiani, amici del popolo francese, potevano fare, è quello di ribadire la loro fraterna solidarietà alla battaglia dei Gilet Gialli, quindi contestare Macron e il servilismo del nuovo governo italiano.
[ 23 marzo 2019 ]
Oggi si svolgerà a Roma la MARCIA PER IL CLIMA, CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI.
Doveva essere una grande manifestazione nazionale contro la TAV, a sostegno della resistenza dei cittadini della Val Susa.
E’ diventata purtroppo un’altra cosa.
Ce lo dice l’appello che promuove la manifestazione, approvato dall’assemblea svoltasi a Roma il 26 gennaio all’Università La Sapienza.
Doveva essere un appuntamento unitario e inclusivo, per portare in piazza le tante voci che in questi anni hanno detto no alla TAV ed al modello sociale globalista, fondato sulla centralità assoluta del capitale e del mercato sregolato e selvaggio, di qui le grandi reti di trasporto funzionali al disegno di rafforzare l’Unione europea, sul cui altare gli stati
nazionali vengono trasformati in zone amministrative prive di sovranità politica.
Nell’appello si rifiutano le grandi opere, ma non si nomina mai l’Unione europea ed il suo mercato unico. Si nomina il peccato, nessuna messa in stato d’accusa del peccatore. Si invoca la sovranità delle piccole comunità locali ma si respinge la sovranità degli stati nazionali. Col che, sia detto per inciso, si resta dentro alla visione globalista. Un globalismo dal basso (il famigerato glocal), ma pur sempre globalismo.
Così nell’appello si tira in ballo la questione dell’immigrazione (non quella dell’emigrazione, si badi) per ribadire l’errato concetto che l’emigrazione sarebbe un “diritto” e non invece una condanna a spostarsi per andare incontro all’esigenza del capitale di disporre di forza lavoro a basso costo; quindi il principio non border per cui s’invoca come magnifica la violazione delle frontiere statuali. Anche qui, sotto le mentite spoglie dell’internazionalismo, trasuda il principale concetto dell’élite globalista, quello per cui Stato e Nazione sono organismi da abbattere.
Lo stato di servitù ideologica rispetto all’élite globalista è confermato dallo scopo stesso della manifestazione, fatta diventare anzitutto, in sintonia con il Friday for Future, una marcia per il clima. Il come minimo controverso cambiamento climatico è infatti il protagonista assoluto dell’Appello della manifestazione.
Così si spiega l’aperto carattere antigovernativo che i promotori hanno voluto dare alla marcia di oggi:
«Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi mesi parlano chiaro».
Di critiche al governo giallo-verde se ne possono fare molto, ma disconoscere che esso, malgrado l’opposizione dell’Unione europea e dei suoi vessilliferi italiani, ha, pur parzialmente, invertito le pluridecennali politiche austeritarie, è sintomo di demagogia per di più impolitica.
Per finire in bellezza l’appello butta dentro, per altro in modo banale e fraudolento, la questione delle minoranze sessuali:
«Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne, soggettività LGBTQIP*A, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo».
La manifestazione di oggi è dunque due cose in una, mentre convoglia la giusta lotta di centinaia di comitati che si battono in difesa dell’ambiente contro le grandi opere, il
dissesto idrogeologico del Paese ed un sistema economico distruttivo della natura; essa, al contempo, è una nuova puntata della saga con cui la sinistra ex-radicale, oramai diventata un’appendice dell’élite globalista, prova e tenersi a galla dimostrando di sopravvivere.
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[ 2 marzo 2019 ]
Le testate di regime parlano di 200mila partecipanti alla manifestazione di Milano contro il razzismo. [vedi foto accanto] Come per ogni altra sfilata poi occorre dividere per tre se non per quattro, ma essi esultano.
Perché esultano? Forse perché c’è tanta brava gente contro il razzismo? Ovviamente no. Quello solo uno specchietto per le allodole. Gongolano perché l’abile regia è riuscita a portare in piazza ogni tipo di frattaglia contro il governo, quindi per ridare slancio al moribondo Pd.
Noi oggi eravamo da un’altra parte, ad un’altra manifestazione, a quella di Roma indetta dalle comunità africane antimperialiste.
Una manifestazione molto più piccola ma enormemente più significante. Un migliaio di neri oggi ha protestato, non solo contro il Franco FCA, ma contro le politiche colonialiste di rapina dell’Occidente, che sono la causa principale dell’emigrazione crescente, emigrazione che i governi locali incoraggiano in quanto considerano una valvola di sfogo delle tensioni sociali che potrebbero seppellirli.
Una manifestazione di patriottismo africano e antimperialista. Una manifestazione unica nel suo genere, straordinaria, ciò non di meno silenziata dal circo mediatico e boicottata da tutte le diverse famiglie della ex-sinistra italiana, quella radicale inclusa.
La ragione è presto detta: occorreva tacere sul fatto che ci siano immigrati di colore che non chiedono il “diritto” ad emigrare bensì quello di restare nelle loro terre natie; che non inneggiano alla “società meticcia”, che non stanno davanti ai bianchi col cappello in mano chiedendo l’elemosina dell’accoglienza e considerano il cosmopolitismo liberale una trappola ideologica dell’imperialismo.
Ma un’altra assenza spiccava su tutte, quella dei Cinque Stelle.
Inutile nascondersi che le comunità africane in Italia hanno trovato il coraggio di autorganizzarsi anche grazie al sasso raccolto e lanciato da Di Battista e Di Maio contro il Franco FCA. In tanti gridavano “Viva Di Maio! Viva i Cinque stelle!”.
Ma nessuno di essi si è fatto vedere. Hanno preferito girarsi da un’altra parte, lasciandoli soli.
[ 27 febbraio 2019 ]
Contro il razzismo ma anche contro la trappola ideologica immigrazionista che vorrebbe far passare l’emigrare come un “diritto” mentre semmai lo è quello a restare nel proprio Paese. Per ribadire che l’emigrazione è la moderna tratta degli schiavi, funzionale sia al capitalismo occidentale a cui serve forza lavoro a basso costo, sia alle corrotte borghesie africane che incoraggiano l’esodo della gioventù per evitare le rivolte sociali.
1. L’abolizione del FCFA, Franco delle colonie d’Africa francofone
2. La fine dello sfruttamento e del saccheggio delle risorse naturali dell’Africa
3. L’abolizione degli accordi coloniali
4. La fine dei colpi di Stato e degli assassini di presidenti e dirigenti africani che vogliono la libertà e la democrazia nei loro paesi.
[ 9 giugno 2018 ]
Nella grande battaglia per dare un futuro al nostro Paese un posto di primo piano spetta al fronte rurale: NON C’È SOVRANITÀ NAZIONALE SENZA SOVRANITÀ ALIMENTARE.
In questa cornice torniamo sulla mobilitazione degli AGRICOLTORI INDIGNATI umbri.
Davamo conto delle loro ragioni e della grande manifestazione del 5 giugno.
Per farsi un’idea delle loro ragioni, qui sotto il comizio di Giovanni Cenci, portavoce degli AGRICOLTORI INDIGNATI.
Più sotto un elenco di come i media locali hanno riportato la giornata di protesta del 5 giugno.
Il Messaggero del 3 giugno 2018
A Perugia la “rivolta dei trattori”: gli agricoltori contro Agea e Regione;
Umbriajournal del 5 giugno 2018
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Poco dopo la partenza del corteo… |
Gli agricoltori indignati, ecco una seconda protesta dopo quella di Coldiretti ;
Corriere dell’Umbria
5 giugno 2018
Agricoltori Indignati invadono il capoluogo con 50 trattori ;
1 giugno 2018
Pronta la protesta degli “indignati” per le vie di Perugia ;
Umbria24
6 giugno 2018
In piazza al grido degli “agricoltori indignati”: «Tutelati solo i grandi, dei piccoli se ne fregano»
6 giugno 2018
Agricoltura, la Regione fa il punto su Agea ;
5 giugno 2018
Perugia, gli «agricoltori indignati» sui loro trattori salgono verso la Regione ;
1 giugno 2018
Un mondo agricolo spaccato porta per due giorni i trattori sotto la Regione. Le richieste a centinaia
24 maggio 2018
“Agricoltori Indignati”, a Perugia scatta la protesta coi trattori sotto la Regione
Umbriaon
Sotto il palazzo della regione umbra |
5 giugno 2018
Col trattore a Perugia andiamo a protestare ;
5 giugno 2018
Trattori indignati: video del corteo ;
5 giugno 2018
«Noi ci riconosciamo solo in noi stessi» video intervista al leader della protesta degli indignati Giovanni Cenci ;
31 maggio 2018
Trattori in piazza: gli agricoltori protestano ;
24 maggio 2018
“Agricoltori indignati”, protesta a Perugia ;
Quotidiano dell’Umbria
5 giugno 2018
A Perugia la rivolta degli Agricoltori Indignati ;
Umbrialeft
5 giugno 2018
A Perugia la protesta degli Agricoltori indignati contro la Regione e l’Agea ;
Assoeuropa.it
5 giugno 2018
Agricoltori indignati, ecco l’altra protesta ;
24 maggio 2018
“Agricoltori Indignati”, protesta a Perugia;
31 maggio 2018
Trattori in piazza: gli agricoltori protestano;
Sollevazione
6 giugno 2018
Con i contadini in rivolta ;
25 maggio 2018
Agricoltori indignati ;
Giorni addietro davamo conto della giornata di protesta degli “agricoltori indignati” che si sarebbe svolta a Perugia il 5 giugno, segnalando quindi le loro sacrosante ragioni. Ebbene, quella di ieri è stata una bella, combattiva ed emozionante manifestazione.
Esageriamo?
«Un impatto maestoso forse mai visto prima. Gli agricoltori indignati assediano le istituzioni» [Corriere dell’Umbria di oggi 6 giugno]
«Centinaia e centinaia di contadini indignati in piazza: “Siamo noi i veri custodi dell’Umbria»
[La Nazione di oggi 6 giugno]
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Prima della partenza del corteo |
Non si discostano da questi giudizi le decine di siti web regionali. Diversi i motivi che spiegano l’importanza e l’impatto della manifestazione di ieri. Quello che spicca su tutti è che questa protesta è nata indipendente, promossa da un gruppo di agricoltori che si sono autorganizzati, fuori e contro le tradizionali associazioni di categoria (Coldiretti e compagnia) denunciate come colluse con un sistema politico neoliberista che favorisce le grandi aziende e uccide le piccole e medie imprese agricole.
Associazioni di categoria che davanti alla montante protesta hanno deciso, in combutta con l’assessorato e la giunta regionale (piddina), di rispondere, col boicottaggio aperto. Quando lorisignori (che le antenne le hanno lunghe) han capito che la marea non si poteva fermare, e sempre allo scopo di far fallire la protesta autorganizzata, son giunti addirittura ad organizzare il giorno prima (4 giugno) una manifestazione di protesta. Ma l’opera sfrontata di depistaggio è fallita, e quella autorganizzata è stata un grande successo.
Merito, appunto, di quel pugno di coraggiosi che con tenacia, pazienza e intelligenza politica hanno saputo non solo evitare l’accerchiamento ma costruire attorno a loro
consenso, solidarietà a partecipazione. Tra essi spicca Giovanni Cenci [nella foto sotto], portavoce degli “AGRICOLTORI INDIGNATI viticoltore di qualità, cuore e testa della protesta. Lo ricordiamo Giovanni, per anni principale portavoce del movimento studentesco, esponente di spicco della sinistra perugina, quella al contempo eretica e popolare, sempre in prima fila nelle mobilitazioni, da quelle contro lo sfascio della scuola pubblica, a quelle di solidarietà con le resistenze dei popoli oppressi.
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Giovanni Cenci |
Giovanni, che più umbro non si può, francescano combattente, impasto tra asceta e indomabile soldato della guerra santa contro le ingiustizie.
Di acqua e melma ne è passata sotto i ponti…
Ecco, se c’è una lezione da trarre è questa: dove c’è memoria, dove c’è coerenza e senso storico, quando non si rompono le connessioni con i semplici, non si può asciugare la sorgente da cui sgorga lo spirito che da forza e speranza al popolo lavoratore. I rivoluzionari hanno questo in comune con i contadini oltre all’amore per Madre Terra: che essi sanno che non basta seminare, che per il raccolto, oltre a tanti sacrifici ed al lavoro, occorre che le stagioni facciano il loro corso.
Una stagione, quella più buia, volge al tramonto. Una nuova si staglia all’orizzonte, la stagione del riscatto e della dignità. Dopo il 4 marzo, che pur per vie discutibili ha portato all’emersione una grande voglia di cambiamento, nulla sarà come prima.
Torneremo sulla giornata di ieri.
Sotto il Palazzo della regione |
Intanto rivolgiamo un appello ai nostri lettori, anzitutto agli agricoltori (che sappiamo essere numerosi) a dare una mano agli INDIGNATI, a prendere contatto con loro, ad organizzarsi.
Anzitutto a firmare la loro PETIZIONE
La Petizione su change.org
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1) Contestiamo le politiche agricole della Regione Umbria:
➡︎ per il privilegio dato a noti gruppi agroindustriali, impegnando per essi la maggior parte delle risorse del Piano di Sviluppo Rurale;
➡︎ per la penalizzazione dei piccoli produttori, biologici e di qualità, con una netta riduzione dei finanziamenti programmati;
➡︎ per il fatto che oltre il 75% delle domande di insediamento dei giovani agricoltori non sono state finanziate.
2) Contestiamo AGEA (l’Ente di rogazione dei fondi in agricoltura) che pur avendo ampia disponibilità di risorse stanziate dalla Comunità Europea non riesce a saldare i progetti di investimento regolarmente rendicontati e le regolari domande di sostegno all’agricoltura per inettitudine e incompetenza, mettendo a serio repentaglio la vita stessa delle aziende per motivi esclusivamente burocratici.
3) Contestiamo alcune associazioni di categoria per quei comportamenti che spesso non hanno rappresentato i diritti degli agricoltori e per non essere riuscite a porre argine a queste problematiche.
Nessuna bandiera ma trattori, pale, zappe e prodotti della nostra Terra!
ore 15.00: raduno dei TRATTORI parcheggio PIAZZALE DEL BOVE, Perugia
ore 16.00: partenza del corteo dei TRATTORI con sosta sotto la Regione Umbria (Broletto), arrivo parcheggio Minimetrò PIAN DI MASSIANO
ore 18.30: assemblea pubblica degli agricoltori sotto il palazzo del Consiglio Regionale PIAZZA ITALIA con una delegazione di 5 trattori (Minimetrò da Pian di Massiano per raggiungere Piazza Italia)
Tutta la cittadinanza è chiamata a partecipare per difendere i nostri cibi, il nostro territorio, le nostre acque e i nostri Agricoltori veri custodi del territorio.
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[ 17 aprile 2018 ]
Informiamo i nostri lettori della capitale, invitandoli a partecipare, che oggi, a partire dalle ore 15.00, si svolgerà in Piazza Vidoni a Roma un presidio contro la guerra. Il presidio è promosso da varie forze tra cui Potere al Popolo.
“Alla fine della guerra tra i vinti faceva la fame la povera gente, tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente”(B.Brecht). I lavoratori, contro i quali si combatte una guerra interna che toglie loro il reddito, diritti e welfare, devono sapere che il rischio di una guerra devastante non è mai stato così alto e che serve una mobilitazione per opporsi alla guerra “esterna” e a quella “interna”.
NON ESISTONO BOMBE INTELLIGENTI e GUERRE UMANITARIE, la guerra è sempre promossa per disegni imperialistici e di sopraffazione. E in Medio Oriente, per le sue ricchezze e la posizione strategica, il conflitto è stato intensificato negli ultimi venti anni con un copione che si ripete: un pretesto per muovere guerra, il mostro di turno da presentare all’opinione pubblica e si avvia la guerra con migliaia di morti civili come tragico risultato. Solo dopo aver fatto la guerra in Iraq, Blair riconobbe che erano inesistenti le tanto decantate armi di distruzione di massa, con buona pace delle centinaia di migliaia di civili uccisi.
Oggi tocca alla SIRIA; a Douma, sarebbero state usate armi chimiche provocando morti e civili e, senza accertare se ciò sia accaduto realmente, senza alcuna delibera delle istituzioni nazionali e internazionali, Trump con un messaggino ci avvisa che darà una lezione ad Assad, quasi come se giocasse alla play station. Questa volta Macron fa il Blair e assicura che le armi chimiche sono state davvero usate ed è pronto per la guerra! Gli stessi difensori dell’umanità, non dimostrano la stessa sensibilità nei confronti delle azioni perpetrate contro la popolazione civile dello Yemen, ad Afrin contro i Curdi, in Palestina, dove ISRAELE ha fatto di Gaza un enorme campo di concentramento e si allena con il tirassegno sui palestinesi.
I TRE PAESI (USA-FRANCIA e GRAN BRETAGNA), che bombardano ora in SIRIA, sono i principali trafficanti di armi nello scenario di guerra. Nel 2018, in Italia, si spenderanno 23 miliardi di euro (64 milioni di euro al giorno), di cui 15,5 per il rinnovo degli armamenti, ossia per avere armamenti idonei a uccidere meglio.
La guerra va respinta e impedita!