DI NUOVO ALLUVIONE di Fronte del Dissenso Toscana
Piove e come al solito impazza l’alluvione. Il fiume Bisenzio rompe gli argini a Campi, un paesone dell’interland, sparso sulla piana ad ovest di Firenze e l’acqua penetra nelle case, irrompe nelle strade trascinando con sé le auto, provocando morti e il dramma dei cittadini dispersi o abbandonati. La popolazione resta senz’acqua, senza corrente elettrica, a volte senza cibo. La protezione civile non può arrivare, sembra non esistere, forse le risorse insufficienti non permettono di avere squadre numericamente adeguate. Eppure ogni 25 anni Campi va sott’acqua; le date parlano chiaro: nel 1991, nel 1966 e nel 1926 il Bisenzio ha rotto gli argini portando la catastrofe nei centri abitati che attraversa. La risposta strategica? Un allarme che arriva direttamente sul telefonino. Pare che stavolta non sia arrivato!
A proposito, a cosa servono le continue allerte arancione che informano il cittadino, un paio di volte a settimana, che facilmente pioverà molto e forse, chissà, potrebbe esserci un grave pericoloso in arrivo? Chiaramente a nulla; gli allarmi, troppo numerosi, sono ampliamente ignorati dalla popolazione che di certo non può mettere in salvo beni e famiglia con frequenza bisettimanale.
Ma le cause di questa nuova catastrofe? Di nuovo gli alvei dei fiumi non puliti? Com’è possibile che, se la pioggia è abbondante, gli alberi si incastrino tra i ponti creando dighe che vanno poi a tracimare nel territorio circostante? Ci si stanca di gridare allo scandalo della scarsa manutenzione e di un territorio ampiamente cementificato, troppo cementificato. Oggi i governatori e i sindaci toscani piangono il destino cinico e avverso, incolpano il climate change, come lo chiamano i poliglotti, le bombe d’acqua, le piogge eccezionali ma i criminali progetti di cementificazione continuano senza sosta.
Un nuovo aeroporto internazionale proprio fuori Campi è già in costruzione, rappresenta il fiore all’occhiello, la scommessa per il futuro che le giunte locali sostengono. Da anni, tra l’altro, lavorano alacremente per costruire una muraglia di cemento armato che impedirà all’acqua di defluire naturalmente dal monte al fiume Arno, si chiama sotto attraversamento ferroviario, un tunnel che taglierà in 2 Firenze a decine di metri di profondità e confluirà in una distopica e monumentale stazione sotterranea. Potremo forse risparmiare 10 minuti sulla
tratta per Roma e garantirci così una bella alluvione tra qualche anno. Come in Emilia Romagna pochi mesi fa, come ogni volta che piove, ci torna in mente che il governo è ladro; investe dove non dovrebbe, nelle green economy, nei faraonici progetti di riconversione ma non spende un euro per i reali bisogni di prevenzione, cura, mantenimento di fiumi, vallate, monti, città e campagne. Eppure anche questi sarebbero investimenti, vedrebbero circolare denaro, creare economia, occupazione, lavoro. Ma probabilmente quei soldi non finirebbero nelle tasche predestinate e garantite. E poi dobbiamo tagliare le spese, ce lo chiede
l’Europa e i biechi vincoli decretati a Maastricht.
Cementificazione, scarsa o inesistente manutenzione dei corsi dei fiumi e infine, di nuovo, gli argini che cedono. Ma come è possibile che le spallette siano crollate nel pieno centro di una cittadina come Campi? Certo i fondi per le pubbliche amministrazioni sono scarsi ma qui siamo al plateale lassismo amministrativo. Eppure, ogni anno, puntuale arriva il bollettino con tassativa e immediata richiesta di denaro per finanziare i Consorzi di Bonifica che quegli argini dovrebbe manutenere. Si dimetteranno i rispettivi Presidenti? Così vorrebbe la decenza.
Una classe politica ciecamente asservita ad interessi economico-finanziari spesso stranieri, un sistema informativo vergognoso, un’amministrazione dello Stato annichilita da anni di tagli e direttive contraddittorie si traducono in un progresso chiamato cemento, in una ripresa economica battezzata PNR e in metri di fango nelle case e nelle piazze delle nostre città. Quando piove. Con il ticchettio dell’acqua accompagnato dallo stridulo starnazzare dell’ecologismo falso e bugiardo che blatera di antropocene.
A Vaiano, a Montemurlo a Prato, lungo l’intero corso del Bisenzio ma anche lungo la valle dell’Arno da Arezzo fino alla foce la stessa situazione: acqua che tracima, inonda, riempie le strade, travolge le auto e affoga gli anziani. Per una settimana verremo inondati di ammuffiti dibattiti sui mali del pianeta, sui caratteri dell’assetto idrogeologico del territorio, sulla quantità abnorme di pioggia caduta poi tutto riprenderà. Businness as usual, gli affari come sempre: cemento, grandi opere, tagli in bilancio, infrastrutture gigantesche partorite direttamente dalla speculazione finanziaria e personale piddinico pronto a giurare che chi si oppone è un passatista, forse fascista, apparentemente terrapiattista e sicuramente da emarginare, siano esse le amministrazioni della Piana, contrarie ai progetti folli della
speculazione, o i comitati cittadini, furenti perché mai considerati, o ancora urbanisti, architetti, geologi che spiegano, inascoltati, perché quei progetti malsani, inutilmente costosi sono solo segnali di certe, future, nuove tragedie.
Intanto scatta come sempre, generosa e commovente, la solidarietà; a centinaia accorrono per scavare nel fango e aiutare le vittime. A tutti loro la nostra partecipata vicinanza e il nostro pensiero.
L’ennesima dimostrazione che le politiche dei tagli lineari e delle tasse per restare in europa non servono. Si aggiunga l’incapacità di spesa dei fondi comunitari da parte di comuni e regioni e il quadro é completo.