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LA GUERRA DI GAZA: LA SITUAZIONE SUL CAMPO di U.B.

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«Israele o HAMAS? E’ troppo presto per dire chi sta vincendo la guerra».
[Titolo del quotidiano HAARETZ del 26 dicembre 2023]

A fine ottobre, dopo due settimane di devastanti bombardamenti, Israele ha scatenato un assalto via terra su vasta scala. I comandi militari sionisti sapevano che avrebbero incontrato una resistenza accanita. E’ stata molto più forte di quanto si aspettavano, a cominciare dalle zone settentrionali di Gaza, in particolare nel quartiere di Shujaiya. Così ci spieghiamo un fatto di notevole importanza militare — sul quale i media occidentali tacciono malgrado in Israele sia di pubblico dominio.

Il 21 dicembre il generale israeliano in pensione Moshe Kaplinsky riferiva al canale israeliano Channel 13 che la Brigata d’élite Golani, dopo sessanta giorni di combattimenti, si è dovuta ritirare da Gaza “per riorganizzare i propri ranghi” dopo aver subito “perdite senza precedenti”. Per la precisione, nei combattimenti contro le Brigate Qassam di Hamas, la Brigata Quds e i commandos degli altri gruppi della Resistenza, la Golani, avrebbe perso 88 soldati (tra cui il colonnello Tomer Grinberg). Solo il primo giorno dell’offensiva di terra morirono 72 soldati d’élite, un quarto dell’intera brigata.

I comandi militari israeliani annunciarono a fine novembre di avere assunto il pieno controllo del nord della Striscia. In verità i combattimenti continuano ancora oggi a Gaza City, mentre in tutti gli altri quadranti gli occupanti fanno i conti con una Resistenza capillare che sta infliggendo loro perdite molto pesanti. Secondo fonti israelianee quindi per difetto, oltre ai tanti mezzi distrutti, i militari uccisi sarebbero 152.

Il Washington Post riportava il 22 dicembre alcune testimonianze di soldati israeliani sulle incredibili trappole “mortali” tese dai combattenti della resistenza. Alcune di queste imboscate utilizzano altoparlanti che trasmettono suoni e voci di persone che piangono o parlano ebraico, con l’obiettivo di attirare i soldati e far loro credere che possano esserci dei sequestrati nelle vicinanze. “Negli intensi combattimenti urbani, combattuti sopra e sotto terra, i militanti di Hamas sfrecciano da un edificio all’altro in abiti civili colpendo i soldati israeliani con trappole ed esche esplosive”.

La verità è infatti che l’esercito sionista non sta raggiungendo l’obbiettivo di “debellare” la Resistenza. Non si spiegherebbe altrimenti la notizia rivelata il 23 dicembre che Tel Aviv sta pianificando di passare ad una “terza fase della guerra”, ridimensionando se non proprio terminando, le operazioni di terra, per quindi intensificare bombardamenti e attacchi aerei. Secondo alcuni analisti militari citati da Associated Presse, l’aggressione israeliana a Gaza è tra le più letali e distruttive della storia recente: «In poco più di due mesi, l’offensiva ha provocato più distruzione che quella di Aleppo in Siria tra il 2012 e il 2016, di Mariupol in Ucraina o, proporzionalmente, del bombardamento alleato della Germania nella seconda guerra mondiale. Ha ucciso più civili di quanto abbia fatto la coalizione guidata dagli Stati Uniti nella sua campagna durata tre anni contro lo Stato Islamico» — ricordiamo la lunga e sanguinosa battaglia di Mosul, avvenuta tra l’ottobre 2016 e il luglio 2017, battaglia che i comandi israeliani debbono avere studiato bene e preso a modello per condurre la offensiva su Gaza.

Ecco dunque i micidiali bombardamenti senza preavviso degli ultimi giorni su Rafah e tutta la fascia meridionale della Striscia, tra cui il massacro della notte di Natale sul campo profughi di Magahazi con oltre 300 vittime e innumerevoli feriti. Infine l’attacco all’edificio della Mezza Luna Rossa palestinese a Khan Younis.

L’ennesima conferma di quanto tenace sia la Resistenza, pur in condizioni terribili, ci viene dal macellaio capo di Stato maggiore generale Herzl Halevi che ha dichiarato : “La guerra continuerà ancora per parecchi mesi”. Il ministro della Difesa Yoav Gallant conferma.

Ma qual è l’obbiettivo finale del governo Israeliano? Netanyahu lo ha spiegato al Wall Street Journal del 26 dicembre: “HAMAS va distrutta, Gaza demilitarizzata e la sua popolazione deradicalizzata”. Tre obbiettivi che molti ritengono impossibili.

In verità il recondito scopo finale del governo israeliano è la totale pulizia etnica a Gaza, quindi «Realizzare il vecchio sogno sionista di regalare agli ebrei una “terra senza popolo per un popolo senza terra”» [Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera, 27 dicembre 2023]. Una seconda Nakba, una definitiva catastrofe per annientare il popolo palestinese.

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